LA STORIA
“La Cattedrale di Brindisi, ovvero la Basilica di San Giovanni Battista, della quale la prima pietra fu posta da papa Urbano II nel 1089, fu compiuta entro il 1143.” (1)
La sua origine è “avvolta nella leggenda: il primo Apostolo della città di Brindisi, S. Leucio, avrebbe appreso in sogno che la sua missione era quella di abbandonare la cattedra vescovile nella nativa Alessandria d’Egitto per recarsi a Brindisi e liberare la città dagli eretici. La missione fu compiuta così degnamente che il Santo volle innalzare una chiesa proprio nel luogo in cui aveva avuto la consolazione di battezzare 27.000 convertiti; la chiesa fu dedicata alla Beata Vergine e a S. Giovanni Battista e sorse su un antico tempio pagano dedicato al Sole e alla Luna. Era il secondo secolo dell’era cristiana. Nessun documento storico è a sostegno della tradizione che vorrebbe vedere in questa chiesa le prime origini della cattedrale brindisina, la cui esistenza è invece documentata nel secolo XII: due epigrafi su lastre marmoree murate nella sagrestia riportano, con chiaro riferimento, al normanno Ruggero e all’arcivescovo Bailardo che edificò il tempio negli anni 1139-1143.” (2)
“L’intrapresa sottolineava la ricostruzione della città, voluta dai normanni nel contesto della loro politica d’espansione verso oriente; Brindisi, di fatto, riacquistò in breve il ruolo, già suo proprio nell’età antica, di caposcalo nelle rotte verso levante, passaggio obbligato per quanti da Roma volevano dirigersi verso Gerusalemme.
A sottolinearne il ruolo, Ruggero, figlio di Tancredi, fu qui, nella grande cattedrale, incoronato re di Sicilia nel 1191, primo fra i normanni ad esserlo fuori Palermo, e nell’anno successivo si unì in matrimonio con Irene, figlia di Isacco l’Angelo imperatore di Costantinopoli.
Nel 1225 ancora proveniente dall’oriente, la quattordicenne Isabella di Brienne, regina di Gerusalemme, avrebbe celebrato le proprie nozze in Brindisi; lo sposo era il signore dell’occidente, l’imperatore Federico II.
È nella cattedrale, prossima alle banchine del porto, che si riuniscono in preghiera i crociati prima di salpare verso Terra Santa: Brindisi è campo di raduno già dei partecipanti alla I crociata. I segni della secolare presenza della basilica cattedrale nella via dei pellegrini, da Roma a Gerusalemme, sono nelle reliquie che allora arricchiscono il suo tesoro: il braccio di San Giorgio, l’idria delle nozze di Cana, le reliquie di san Teodoro d’Amasea rendono alla sede metropolitica brindisina prestigio e alla città flusso ininterrotto di pellegrini. ” (3) (a)
“Di questa antica chiesa rimane oggi ben poco: nella notte tra il 20 e il 21 febbraio dell’anno 1743 un violento terremoto causò danni alla Cattedrale, al palazzo arcivescovile e al campanile. Le lesioni causate alla Cattedrale indussero il clero a ristrutturarla radicalmente, secondo il gusto dell’epoca. Alla Cattedrale normanna appartengono: i resti dell’abside con un doccione a forma di elefante e del pavimento musivo, che fu quasi del tutto distrutto lo scorso secolo dall’arcivescovo R. Ferrigno; un capitello, ora nel Museo Provinciale , che presenta animali poggianti su fogliami d’acanto” (2).
Occorsero alcuni anni perchè la Cattedrale risorgesse; questo accadde nel luglio del 1750 quando la “nuova” chiesa fu terminata, come attestano le epigrafi a lato del portale. In seguito fu più volte restaurata.
“Tra il 1920 e il 1923, ad iniziativa dell’arcivescovo Tommaso Valeri (1910 – 42), si completò la facciata con un timpano cui si pensò di sostituire, coi restauri avviati nel 1957, promossi dall’arcivescovo Nicola Margiotta (1953-75) e condotti sotto la direzione dell’arch. Lorenzo Cesanelli, le statue dei santi Teodoro, Lorenzo da Brindisi, Leucio e Pio X, in cemento, modellate da Alessandro Fiordegiglio. I lavori si conclusero con la solenne riapertura della basilica il 18 luglio 1959..
Il campanile, ove è ammurato lo stemma dell’arcivescovo Giovan Battista Rivellini (1778-95) che ne promosse la costruzione protrattasi dal 1780 al 1793, fu progettato dagli architetti Giuseppe e Carlo Fasano di Ostuni; danneggiato dai bombardamenti aerei alleati su Brindisi durante la seconda guerra mondiale, fu ricostruito attenendosi all’antico modello. Della chiesa romanica è rimasta la planimetria basilicale, comune a quella della coeva basilica di San Nicola in Bari, a tre navate senza transetto” (7). Sulla navata destra si apre il cappellone del Santissimo Sacramento comprendente anche gli altari di S. Antonio di Padova e S. Teodoro d’Amasea.
Il pavimento a mosaico
“Il pavimento musivo di Brindisi, voluto dall’arcivescovo francese Guglielmo (1173-81), ha grandemente sofferto lungo i secoli sino alla distruzione avvenuta per volere dell’arcivescovo Raffaele Ferrigno (1856-75). Oggi sono visibili alcuni frammenti nella navata laterale sinistra ed intorno all’altar maggiore. Il mosaico fu opera di un artista che probabilmente conosceva i pavimenti di Otranto e Taranto; creò tuttavia una composizione originale sia per lo stile che per l’inserimento di nuove immagini, come la figura di Ascanio e per il rilievo dato ad episodi della Chanson de Roland. Nei frammenti che sono verso il fondo della navata sinistra è la rappresentazione di un tronco d’albero che ha radici sopra un globo con decorazione a giglio, spinto verso destra da due uomini, tra cerchi a larghe bordure e con decorazioni zoomorfe nell’interno.
Gli altri vicino l’altare maggiore includono cerchi a larga bordura in cui sono motivi zoomorfi. A differenza di ciò che resta nella navata, vi sono animali non inclusi in cerchi o cornici che giocano dentro e fuori i bordi, alla destra e alla sinistra dell’altare. Questi animali sono movimentati e vari: cani che mordono cani, uccelli con colli legati, bestie con code trasformate in feroci teste ed uccelli appaiati coi colli intrecciati attraverso le eleganti bordature alla base dell’originale muro absidale.” (3)
Presbiterio e Altari
“L’area presbiteriale fu rialzata, rispetto al piano delle navate, allorché si ripensarono gli spazi della chiesa in relazione alle indicazioni offerte dal Concilio di Trento; l’abside centrale fu demolita sul finire del 1582 per dar luogo al magnifico coro dei canonici. Il presbiterio è definito da una balaustra marmorea “di marmo saravazzo” eseguita durante l’episcopato di Antonino Sersale (1743-50) che ne commise la realizzazione al napoletano Aniello Gentile che iniziò il lavoro il 1748. Nel novembre di quell’anno il maestro si fece sostituire nell’incarico dal concittadino Michele Capuezzo cui si sarebbero aggiunti, su indicazione dello stesso Aniello, Antonio Polmone e Gennaro Chiriatti. Il 5 ottobre 1749 fu consegnata l’opera. Ancora al Gentile va ricondotto il rifacimento degli altari nelle cappelle del Santissimo Sacramento, di Sant’ Antonio da Padova e di San Teodoro d’Amasea” (3). Il gusto contemporaneo ha privato la chiesa degli altari barocchi laterali.
Il Coro
“Di particolare interesse artistico è il coro ligneo, commissionato dall’arcivescovo Andrea de Ajardi alla fine del XVI secolo, una delle poche cose sopravvisute al terremoto e successiva demolizione del XVIII secolo. Esso, tuttavia, ha subito, soprattutto nei due secoli successivi a quello della costruzione, aggiunte, asportazioni, sostituzioni, visibili peraltro nelle differenze stilistiche delle varie parti e nel differente colore del legno. Si segnalano, per capacità creativa e magistrale esecuzione: la formella di S. Giorgio e il drago, con uno scorcio della Brindisi cinquecentesca (riconoscibili Porta Mesagne, la chiesa e il campanile di S. Benedetto, la chiesa di S. Paolo, la Cattedrale); la formella di S. Teodoro che, nelle vesti di cavaliere spagnolo, trafigge il demonio, sullo sfondo, il mare con nave a vela e le antiche torri poste all’ingresso del porto di Brindisi.” (2)
Coro, S. Andrea apostolo tra la Giustizia e la Carità. (4)
“Precisata l’età in cui furono intagliate le formelle con le immagini dei santi (XVI secolo ndr), ossia della parte più importante di questo monumento ligneo brindisino, resta da precisare la personalità dell’anonimo intagliatore. Egli offre notevoli elementi di contraddizione. In alcuni casi si attiene a schemi iconografici del passato, come nella rappresentazione dei santi vescovi e delle vergini Lucia e Marina, in altri ostenta una propria autonomia creativa. Dimostra d’essere libero dalle contingenze e dal luogo in cui visse, superando i limiti veristici in una tesi d’idealizzazione. La più valida conferma, per considerare nell’artista i meriti di architetto e scultore, e nell’uomo una propria visione filosofica della vita, può essere data dall’esame del suo autoritratto, eseguito in un rettangolo orizzontale alle spalle della cattedra dell’arcivescovo. In esso egli è rappresentato in costume di liberto, scalzo, coperto di una corta tunica, con una mano sopra l’impugnatura di uno scudiscio e l’altra al cappello dalle larghe falde che pare calcarsi in testa.” (4)
A QUESTO LINK un articolo specifico e dettagliato di Brundarte sul coro ligneo
L’interno
“A destra di chi entra ed a metà della Navatina, si trova l’apertura completa dell’arco che immette nella Cappella del SS. Sacramento, costruita fin dal 1500 e restaurata poco dopo il terremoto del 1743. La bella cappella con cupoletta nel centro e lucernario illuminante, porta ai lati due altre Cappellette, od Oratori votivi, dedicati il destro a S. Teodoro, e il sinistro a S. Antonio da Padova.” (5)
La Cupola del Cappellone del SS. Sacramento con i dipinti.
“Nelle quattro tele poste sul tamburo della Cappella del SS. Sacramento in Cattedrale sono rappresentati rispettivamente, i seguenti temi: a) Mosè e il serpente di bronzo; b) Mosè e il sacrificio offerto a Dio; c) Mosè e le acque scaturite dalla roccia; d) Mosè e la manna caduta dal cielo. Le quattro opere sono dovute ad unico autore (ignoto pittore locale ndr) operante su schemi compositivi classicheggianti, databili alla seconda metà del Settecento.” (6)
La Cappella del SS. Sacramento
le Volte e gli Affreschi
I Dipinti.
“Dipinto raffigurante l’Ultima Cena di Diego O. Bianco (Manduria 1683-1767). In questa pala centinata (ricurva ndr) è rappresentata l’ultima cena di Gesù. Il Cristo, in piedi innanzi ad una tavola rotonda imbandita, istituisce l’Eucarestia. Attorno alla tavola seggono gli apostoli; S. Giovanni dormiente s’appoggia al Maestro, Giuda in primo piano sulla destra, guarda verso l’esterno, tenendo con la mano sinistra i denari del tradimento. In basso al centro, un cane beve in una bacinella ricolma d’acqua. La scena è racchiusa in un vano architettonico.” (6)
Sulle pareti vi sono due tele rappresentanti, a sinistra, il Giudizio di Salomone e a destra, Salomone e la Regina di Saba.
“Dipinto raffigurante il Giudizio di Salomone del 1715 di Diego O. Bianco (Manduria 1683-1767). Al centro è raffigurato il saggio Salomone seduto su un trono ligneo. Innanzi a lui le due madri ed il soldato che si accinge a dividere il neonato “in questione”. Alla destra del re giace il corpo esanime di infante. Sul lato sinistro sono rappresentate alcune figure dietro una balaustra ed una colonna con immagini e decorazioni scolpite.” (6)
“Dipinto raffigurante Salomone e la Regina di Saba del 1715, di Diego O. Bianco (Manduria 1683-1767). La Regina di Saba s’inchina innanzi al Re Salomone. Alle spalle della Regina, alcune donne recano capienti anfore ricolme di monete d’oro. Altri personaggi sullo sfondo ove è raffigurata una struttura architettonica circolare con cupolone.” (6)
Cappella di S. Teodoro
I Dipinti.
Pregevoli le tele: il Santo a cavallo (di Filippo Palizzi, 1840) con sullo sfondo una veduta del porto di Brindisi;
“Il martirio di S. Teodoro, dipinto di Diego O. Bianco (Manduria, 1683-1767), raffigurante il Santo, nella parte centrale del dipinto, attorniato dai carnefici che attizzano il fuoco del suo martirio;” (6)
“S. Teodoro davanti ai giudici, dipinto di Diego O. Bianco (Manduria, 1683-1767), raffigura il Santo protettore di Brindisi davanti al giudizio del sacerdote della dea Cibele.”
Nella Cappella di S. Teodoro abbiamo, inoltre :
alle basi delle colonne dell’altare sono scolpiti gli stemmi della città, forse a indicare le pie oblazioni dei cittadini o del Comune, concorrenti alle spese dei restauri.
Sotto la mensa dell’Altare si conservano le ossa del Santo Martire,
icone sull’altare
Altre foto
La Cappella di S. Antonio da Padova
che si apre di prospetto a questa è del medesimo stile. Il quadro in tela dell’altare, rappresentante l’apparizione di Gesù Bambino a S. Antonio, è autografo di Diego O. Bianco.
I Dipinti.
“Il dipinto che raffigura S. Antonio col Bambino è del II-III dec. del XVIII sec. e descrive “S. Antonio vicino ad un tavolo, abbraccia il Bambino che è posato su un libro. Alle spalle del frate due serafini. In alto a sinistra un serafino, a destra due puttini reggenti uno stemma gentilizio illeggibile. In basso due puttini col giglio bianco.” (6)
A lato, abbiamo il dipinto “Resurrezione di un morto di Diego O. Bianco (Manduria, 1683-1767), stesso periodo. Qui S. Antonio è raffigurato nell’atto di miracolare un defunto, resuscitandolo. Vari personaggi assistono alla scena. Un uomo con barba, col Crocifisso tra le mani, muove verso il defunto che ha aperto gli occhi.” (6)
Notevole la statuaria presente
Come si è già detto, la struttura della chiesa è a tre navate senza transetto; qui vediamo la navata centrale con l’altare, il coro dei canonici e la balaustra marmorea
presenta anche uno splendido soffitto, finemente lavorato
la navata centrale vista dall’altare
e due navate laterali, le cui absidi furono occluse dagli altari per i quali , Oronzo Tiso (1726-1800) dipinse le due tele rappresentanti la Predicazione di san Leucio
con dipinto raffigurante la “Predicazione di S. Leucio di Oronzo Tiso (Lecce 1726-1800). Qui il vescovo è ritratto nell’atto di svolgere la predica con ampi gesti delle mani. Attorno a lui una folla di uomini. In basso a destra e a sinistra, personaggi in primo piano. Trattasi di opera del maggior pittore salentino del ‘700 che si appaia alla tela raffigurante il Martirio di S. Pelino nella stessa chiesa.” (6)
ed il Martirio di san Pelino, compiute nel 1771.
Dipinto raffigurante il “Martirio di S. Pelino di Oronzo Tiso (Lecce 1726-1800). Il vescovo Pelino è raffigurato inginocchiato ed incrocia le mani al petto. Dietro di lui le due figure dei carnefici nell’atto di colpire il martire con due pugnali. Una folta schiera di personaggi circonda il luogo del martirio. In alto due serafini recano i simboli del martirio.” (6)
Entrati in chiesa, procedendo da sinistra verso destra, si rilevano le seguenti opere:
“Dipinto raffigurante il Battesimo di Cristo, di ignoto pittore locale (forse Serafino Elmo) del XVIII sec. Descrizione: in basso a sinistra è raffigurato il Cristo inginocchiato nelle acque che riceve il battesimo da S. Giovanni. Il Battista è alla sua sinistra ricoperto da un manto rosso. Sullo sfondo prosegue il paesaggio lacustre sino ad incontrare la montagna. In alto la Colomba dello Spirito Santo tra i puttini. In basso all’angolo sinistro, vi è lo stemma dell’Ordine di Malta.” (6)
“Dipinto raffigurante la Pietà, di Giovanni Scatigno del 1750. Descrizione: la scena è composta lungo la diagonale del quadro che va dal basso angolo sinistro, a partire dalla figura del Cristo morto, segue la direttrice segnata dalla Vergine Maria, sino a giungere all’anfolo destro in alto. Il Cristo è raffigurato nudo e in posizione raccolta. Maria seduta porta le mani sulle proprie ginocchia e volge lo sguardo verso l’alto.” (6)
“Dipinto raffigurante il Transito di S. Giuseppe, di ignoto pittore locale del sec. XVIII. Descrizione: S. Giuseppe sul letto di morte, al suo fianco Gesù Cristo; ai piedi del letto siede la sposa Maria che si asciuga le lacrime. Più dietro sono rappresentati l’angelo Michele e altri angeli.” (6)
“Dipinto raffigurante il Miracolo di Soriano di ignoto pittore locale, del XVII sec. Descrizione: La Vergine Maria mostra una tela effigiante S. Domenico ad un gruppo di domenicani. Le stanno accanto Maria Maddalena a destra, S. Caterina d’Alessandria a sinistra. In alto sono raffigurati dei serafini tra le nuvole.” (6)
“Dipinto raffigurante la Trasverberazione di S. Teresa di Diego O. Bianco (Manduria 1683-1767). Descrizione: il dipinto raffigura S. Teresa inginocchiata, in atteggiamento estatico con gli occhi rivolti verso un angelo che sta per colpirla con un’asta infuocata. Intorno, variamente disposti, angeli di cui alcuni adagiati su soffici nuvole.” (6)
“Dipinto raffigurante la Comunione di S. Girolamo eremita, di ignoto pittore locale, seconda metà XVII sec. Descrizione: la scena racconta l’episodio della comunione di Girolamo, primo eremita. Il santo è raffigurato inginocchiato mentre riceve l’Ostia divina da un angelo che è innanzi a lui. Sulla destra altre due figure di angeli adulti recanti ceri accesi. In alto dei puttini con i ceri. Al lato destro ed a quello sinistro, in margine, due alberi.” (6)
“Dipinto raffigurante S. Giuseppe col Bambino, di Diego O. Bianco (Manduria 1683-1767). Descrizione: S. Giuseppe al centro in ginocchio, solleva il Bambino Gesù. In alto dei puttini sollevano una cortina rossa. Altri puttini si muovono attorno alle due santità. Sulla destra un angelo discende recando un giglio bianco nella mano destra. A destra, lungo il limite verticale della tela, vi è una colonna con ai piedi del basamento, un puttino col bastone fiorito.” (6)
Dipinto raffigurante l’Estasi di Santa Teresa, di ignoto meridionale, sec. XVIII.
“Dipinto raffigurante S. Pompilio Maria Pirrotti di ignoto pittore locale. Descrizione: lo Scolopio è raffigurato inginocchiato su una nuvola. Dei bambini lo portano in gloria innanzi ad un altarino su cui compare l’immagine della Vergine con Bambino.” (6)
“Dipinto raffigurante S. Andrea e SS. Ignazio e Francesco Saverio di Serafino Elmo (Lecce 1696-1777) del 1750 ca. Descrizione: in uno schema piramidale sono rappresentati S. Andrea con croce decussata al centro, S. Ignazio di Loyola alla sua destra, S. Francesco Saverio alla sua sinistra. In alto, puttini; uno di essi, sulla sinistra, ha con sè un gruppo di piccole croci. Due angioletti, in basso al centro. Uno ha un libro aperto ove è scritto AD MAIO REM DEI GLORIAM.” (6)
“Dipinto raffigurante la Visitazione di Niccolò Perillo del 1750 ca. Descrizione: al centro del dipinto è raffigurato l’abbraccio tra Elisabetta e Maria Vergine sulla soglia di un’abitazione. A destra in basso una fanciulla con un cestino con due galletti, in alto S. Zaccaria. In basso a sinistra Giuseppe col bastone ed un sacco.” (6)
“Dipinto raffigurante la Morte di S. Anna di Domenico Viola del 1682. S.Anna, rappresentata nell’attimo precedente il transito, distesa sul letto. Alla sua sinistra S. Giuseppe le mostra il Bambino Gesù che le porge una corona. Più dietro vi è l’arcangelo Michele. Alla destra di S. Anna, sua figlia Maria, un angelo recante una ghirlanda di fiori e S. Gioacchino alquanto costernato.” (6)
A destra della porta si trova un antico Crocefisso
mentre, a sinistra, c’è il fonte battesimale, voluto dall’arcivescovo Bernardino de Figueroa (1571-86), in pietra leccese; la vasca, ornata da quattro cherubini, poggia su un supporto in cui si evidenzia il motivo del delfino, simbolo del Cristo. (3)
(*) Si ringrazia il Prof. Antonio Mingolla per il materiale messoci cortesemente a disposizione.
Note:
a) attualmente esposti al Museo G. Tarantini presso la chiesa di S. Teresa – Brindisi;
Bibliografia e siti web:
“Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica.”
(1) G. Carito, Brindisi Nuova Guida;
(2) Vittoria R. Petrosillo – Guida di Brindisi, ed. Finiguerra Arti Grafiche – Lavello (Pz) per conto Congedo editore 1993;
(3) G. Carito, Brindisi Nuova Guida;
(4) Rosario Jurlaro – Il coro della Cattedrale di Brindisi. La scultura figurativa in legno dei secoli XVI e XVII in Puglia.Ed. Arti Grafiche Schena, Fasano (BR) 24 giugno 1969.
(5) P. Cav. Domenico Bacci dei minori – Cattedrale Brindisina, tip. del commercio brindisi 1924.
(6) Tesi di laurea: Catalogazione della pittura sacra dei secc. XVI-XVII-XVIII nella città di Brindisi presso Univ. degli Studi Lecce, Fac. Lettere e filosofia – Dott: Massimo Guastella
(7) Rosario Jurlaro, Cronaca dei sindaci di Brindisi (1787-1860). Rist. anastatica
grazie
Gentile Matilde, non credo di conoscerla, ma le assicuro che il suo semplice “grazie” mi dà la forza per continuare ad esplorare la nostra bella città e soprattutto “mostrarla” attraverso tante foto, ai nostri concittadini. A presto.
L’ha ribloggato su Brundarte.
Poderosa, dettagliatissima presentazione della Cattedrale di Brindisi, con la messa in evidenza di particolari, anche fotografici, che sfuggono all’occhio del frettoloso visitatore che di nulla s’accorge, Notevole lavoro di catalogazione e rivisitazioine storica-artistica.
Grazie. Troppo generoso! Falla vedere anche a Gina.
Come no…
gran bel lavoro interessante e particolareggiante. Ti fa avvicinare alla nostra città ed amarla.
Grazie Nico! Credo che non mi potessi fare un complimento più bello.
Molto interessante e documentato da belle foto. Ti ringrazio
Grazie e Buone Vacanze.
Complimenti. Bel resoconto. Solo che il Guiscardo era Roberto, morto il 1085. Ruggero d’Altavilla Re di Sicilia era un suo nipote, figlio di Tancredi, fratello del Guiscardo.
Grazie per i complimenti e per la segnalazione. Abbiamo provveduto alle opportune rettifiche.