Chiesa di San Paolo Eremita – Brindisi

La Storia

Nel 1284, il re Carlo I d’Angiò donò ai padri francescani, l’intera area appartenuta all’ammiraglio Margarito da Brindisi e denominata “Domus Margariti” (con l’eccezione della Zecca e della Banca di Stato riservati alla Corona) per la costruzione della chiesa di S. Paolo. Si trattava di una notevole porzione di territorio posto in posizione strategica, sopra al porto della città.

La Domus doveva essere davvero stupenda e sontuosa, in quanto fornita di bagni (terme private), giardini, forni ed altri annessi. Ma, con l’atto di donazione, Carlo I d’Angiò ne concesse ai Frati minori di S. Francesco, l’autorizzazione alla demolizione per la successiva edificazione, con il materiale di risulta, della chiesa di S. Paolo Eremita e del Convento.

Chiesa di San Paolo Eremita
Chiesa di San Paolo Eremita
Chiesa di San Paolo Eremita

“Secondo Giovanni Maria Moricino (1558-1628) (*), la chiesa di San Paolo di Tebe, primo eremita, fu terminata nell’anno 1322, data riportata anche su una delle travi del soffitto dell’edificio stesso. La dedicazione si spiega sia con la fortuna in Francia del culto di questo santo, ove ebbe un importante riferimento a Cluny, che con la traslazione delle sue reliquie da Costantinopoli in Venezia, nella chiesa di San Giuliano, il 1240.” (1)

Soffitto a capriate

“Sino al 1809, ossia sino alla sua soppressione, fu questa dimora dei francescani fra le più notevoli di Terra d’Otranto, vi potè completare la propria prima formazione Giulio Cesare Russo, il futuro San Lorenzo da Brindisi, dottore della chiesa universale, fu indirettamente ricordata dal Pontano, costituì centro di propagazione del culto verso la Vergine Immacolata. La chiesa (..)  fra il 1825 e il 1826, trovandosi pericolante, subì sostanziali modifiche. Demolita l’antica facciata, fu sostituita con l’attuale, arretrata di circa 8 metri rispetto alla precedente con conseguente inevitabile soppressione di due altari.” (2)

Chiesa di San Paolo Eremita
Chiesa con Campanile
Veduta del Campanile

L’Esterno

“La facciata (sec. XVIII) presenta un semplicissimo portale sormontato da una nicchia e da un finestrone a lira; è animata dalla modesta sporgenza di quattro paraste. Ai lati del portale erano collocati due leoni stilofori, uno dei quali fu ritrovato durante i lavori di restauro. L’annesso Convento dei Francescani è ora sede della Prefettura (dall’ottobre 2014, dopo il restauro è entrato nella disponibilità della Provincia).” (5)  Dall’attiguo cortile sono visibili il settecentesco Campanile e le altissime monofore della chiesa.

La facciata

“Senza dubbio l’edificazione conclusasi nel 1322, sotto Roberto d’Angiò, re di Napoli, dimostra che i lavori andarono a rilento. (..) Tuttavia, la chiesa di S. Paolo è l’unica testimonianza parlante dell’architettura gotica nell’area provinciale brindisina. Gli elementi importanti che possiamo ammirare sono l’arco ad ogiva ed una sequenza di monofore sulla fiancata destra, ove si apre un portale sormontato da un protiro cuspidato ed in cui si evidenziano segni che rimandano a temi orientali.” (3)

Chiesa di S. Paolo – fiancata destra

Sul muro si intravedono incise alcune scritte non decifrabili

Portale con protiro cuspidato
Portale con protiro cuspidato

“La lunetta è sostenuta da un architrave decorato con una fila di boccioli mentre l’archivolto ripropone motivi vegetali classici, tipici della Terra d’Otranto e di chiara ascendenza orientale.” (1)

Particolare del portale
Particolare dell’archivolto
Particolare ingrandito

“In essa, la parte inferiore è costituita da grossi massi in carparo mentre quella superiore è scandita da conci più piccoli e regolari: ciò è da addebitarsi alla pratica medievale di riutilizzare materiale di risulta da altri edifici per ottimizzare i tempi e i costi delle nascenti costruzioni. Come attesta l’atto di donazione del suolo, qui era l’arx messapico romana ancora utilizzata dai normanni; la sopraelevazione del piano di calpestìo della chiesa, rispetto alla strada, è il frutto del riutilizzo di tale antica rocca cui pertiene il bugnato di carparo che riveste la zoccolatura inferiore dell’edificio.” (1)

Bugnato di carparo che riveste la zoccolatura dell’edificio

“Aggancio alla tradizione culturale romanica può considerarsi la riproposizione della bicromia, tema decorativo che ha, fra i suoi precedenti locali, le esperienze di Santa Maria del Casale e del Cristo dei Domenicani.

Monofora di dimensioni ridotte

Particolare decorativo della finestra a forma di drago
Particolare ingrandito

Il Tetto

Nell’interno, ad unica navata e coro rientrante rettangolare, con copertura a capriate riferibile al 1505 ed ora nuovamente a vista dopo la rimozione dei plafoni affrescati da Agesilao Flora, è il segno degli interventi compiuti dopo il concilio tridentino.” (2)

Sulla travatura del soffitto è impressa un’iscrizione dove si attesta che nel 1505 la Chiesa subì delle modifiche a spese dei cittadini sotto il guardianato di Fra Mari da Matera, di Bartolomeo Porcio e di Dragonetto Pisano. (3)

L’immagine che si vede in alto potrebbe essere quella di un Santo Cavaliere (San Giorgio?) che secondo l’iconografia classica cavalca il cavallo col mantello che svolazza nell’aria, mentre lancia in resta si appresta a colpire il drago, rappresentazione del demonio, annidiato tra le zampe del cavallo.

Alcuni stemmi nobiliari che potrebbero far individuare i casati che hanno partecipato alla ricostruzione della chiesa

Processo alle campane
“A proposito di devozione alla Madonna, seguite ciò che accadde durante il settenario alla Madonna del terremoto.
Premettiamo che il settenario avveniva intorno alle 4 del mattino per cui al primo scampanio, i devoti lasciavano la casa e muniti di una sedia, accorrevano in Chiesa, poiché non sempre era possibile trovare un banco libero per assistere comodamente alla liturgia e al sermone di eminenti predicatori.
Qui, benché lontano nel tempo, riportiamo un episodio poco piacevole.
Un gruppo di persone abitanti intorno alla Chiesa di S. Paolo, inviano un esposto alle autorità di polizia, poiché il suono delle campane disturba la quiete pubblica.

RITENUTO IN FATTO
che con verbale degli agenti di P.S. in data 20 febbraio u.s. vennero denunciati per contravvenzione all’art. 457 Cod. Pen. Bar¬naba Ferdinando e Fischetto Giovanni, il primo sacrestano, il secondo Priore della Chiesa di S. Paolo di questa città, poiché in quel giorno a cominciare dalle ore 4 ant., ripetutamente ed a brevissimi intervalli furono suonate le campane di quella Chie¬sa in modo da disturbare la quiete dei cittadini circostanti sia per frastuono, sia per la quasi continuità del suono. All’udienza gli imputati hanno risposto che in quel giorno le campane furono suonate secondo il solito dei dì festivi e regolarmente. (..)

CONSIDERATO IN DIRITTO

(..)

DICHIARIAMO

gli imputati Barnaba Ferdinando e Fischetto Giovanni

COLPEVOLI

della contravvenzione loro ascritta in rubrica, e, come tali,

CON CIRCOSTANZE ATTENUANTI

li condanniamo ad una lira di ammenda per ognuno, ed in solido alle spese processuali ed alla tassa sulla sentenza.

Giudicata e pronunziata in continuazione dell’ultimo atto della pubblica discussione,

oggi 4 marzo 1899 in Brindisi in presenza del P.M. e degli accusati.

Firmati: Rossani, Pretore – Trizzo, Cancelliere (3)

Estratto dal suo originale esistente nella Cancelleria del tribunale di Brindisi n. 106 del Registro Gen. delle Cause 1898.” (3)

L’Interno

Vista della navata lato porta
Vista della navata lato altare
Vista della navata lato altare

Il vano absidale

La chiesa è oggi coperta da un tetto ligneo a capriate decorate e comunica con il vano absidale mediante un arco a sesto acuto; l’abside come la navata reca frammenti di affreschi. Tuttora esiste anche una nicchia, collocata nel lato sud, che un tempo era coperta da coro ligneo poi eliminato con i restauri effettuati nel corso di tutto il novecento che avevano lo scopo di conseguire una vera e propria “sbarocchizzazione” della chiesa. Sempre nell’abside è presente anche una decorazione barocca della quale rimangono oggi i larghi fiori scolpiti sui basamenti dei pilastri.

Altare maggiore

Il Crocefisso
Parete absidale lato nord

Parete absidale lato sud
Nicchia gotica
Una vecchia entrata murata
Residui della decorazione barocca
Residui della decorazione barocca
Residui della decorazione barocca

Gli affreschi

“Le pareti erano inizialmente ricoperte interamente da affreschi: i pannelli rimasti sono databili per lo più a partire dalla fondazione fino alla fine del secolo XIV. I frammenti rimasti sono relativi alla rappresentazione de “L’albero della Croce, Santi e Madonna con il Bambino” sulle pareti dell’antico coro; alle “Opere di misericordia, Santi, storie di Maria Maddalena, scene cortesi, Santo Stefano” sulla parete meridionale della navata. (3)

Santo Stefano
Madonna con Bambino
Scene cortesi
Scene cortesi
Scene cortesi
Teoria di Santi
Teoria di Santi – particolare

Diversi frammenti sparsi nella chiesa.

 

Nicchia con motivo a zigzag e  giglio scolpito

Agli affreschi che ricoprivano le pareti della navata furono nel tempo sovrapposti altari barocchi in pietra locale: lungo la parete meridionale gli altari di S. Giuseppe da Copertino (sec. XVIII), S. Antonio da Padova (1632), Santa Maria (1603).

Altare con tela di S. Giuseppe da Copertino (XVIII secolo)

Tela di S. Giuseppe da Copertino (XVIII secolo)

Altare con statua lignea di S. Antonio

Dedica con alcune immagini della vita del Santo (1682)

Particolare delle colonne
Particolare con puttino annoiato

Altare con tela dell’Incoronazione della Vergine del Carmelo e dei Santi Caterina, Paolo Eremita e Diego e la famiglia Perez Noguerol. L’altare è probabilmente opera di Francesco Antonio Zimbalo (1603-1604) (5)

Parte superiore dell’altare recante l’indicazione della famiglia Noguerol
Tela dell’Incoronazione della Vergine del Carmelo e dei Santi Caterina, Paolo Eremita e Diego e la famiglia Perez Noguerol
Part.

Lungo la parete settentrionale gli altari del SS. Crocifisso, dell’Immacolata (sec. XVIII), dei Santi Vito Martire, Modesto e Crescenza.

Altare del SS. Crocifisso

Altare dell’Immacolata (secolo XVIII)

Tela raffigurante l’Immacolata ( secolo XVIII)
Parte superiore dell’altare

Altare dei SS. Vito, Modesto e Crescenza

Tela dei SS. Vito, Modesto e Crescenza

Fra le tele il dipinto raffigurante “L’incoronazione della Madonna del Carmelo e dei Santi Caterina, Paolo Eremita e Diego, e la famiglia Perez Noguerol”, attribuito ad Alessandro Fracanzano (1603).

“In fondo alla navata, a destra, la tela di S. Maria della Siatica di Domenico Antonio Sambrino (1724).

S. Maria della Siatica

Sotto la tela una lapide (1309), con stemma di N. Castaldo e consorte.

Lapide (1309), con stemma di N. Castaldo e consorte

La Madonna della Concordia, recentemente restaurata, dipinta fra la fine del secolo XVI ed i primi del secolo XVII, proviene dall’omonima chiesa che nel 1883 fu acquistata dal Comune di Brindisi per la conseguente demolizione finalizzata all’ampliamento di Largo Concordia. ” (3)

Madonna della Concordia

“Lungo la parete meridionale vi è una nicchia gotica decorata con un affresco raffigurante la Vergine e san Giovanni sotto la Croce di cui però restano visibili solo frammenti su fondo scuro. Un dipinto molto simile, riferibile al XV secolo, si trova in analoga collocazione in San Benedetto. Nella cuspide sovrastante sono invece riprodotti due angeli in volo che reggono un tondo. In generale, i motivi trilobati, le cornici zigzagate, gli elementi a foglia, che si rintracciano tra nicchie e monofore rimandano a tradizioni figurative ancora una volta orientali su cui si inseriscono innovazioni goticheggianti di origine transalpina.” (1)

Nicchia gotica
Nicchia gotica

 

“La cappella contigua all’altare maggiore, è legata ad un evento tragico che colpì il medico e storico brindisino Giovanni Moricino. L’unico suo figlio, Francesco, salito su un albero di gelso moro che si trovava nel giardino del monastero di S. Paolo, cadde e dopo qualche giorno morì: aveva 16 anni. Fu in questa occasione che fece costruire in San Paolo una cappella dedicandola al Santo omonimo dell’estinto e fece modellare a Venezia una statua in legno di S. Francesco, opera di notevole pregio artistico.

Statua lignea di S. Francesco

Il desolato padre fece seppellire il cadavere del figlio nella stessa chiesa in un sontuoso sepolcro.”(3)  Sul sarcofago fece incidere i distici latini che il De Fabrizio traduce così: Ancora oggi le more godono del sangue dei mortali, una seconda volta, o figlio, le more rosseggiano del tuo sangue. O Moricino, caduto da un moro, tu muori, (giacchè cotesto tuo nome era un tempo un triste presagio!) le more morte ti danno.

Cappella del SS. Sacramento (già di S. Francesco)
Parte superiore dell’ingresso

Altare della cappella SS. Sacramento
Particolare dell’altare
Particolare dell’altare
Particolare dell’altare

“La tomba del Moricino è su quella di Obedenzio Vavotico (sec. XVII) letterato brindisino e vicario generale della diocesi. Nel testamento il Moricino, tra le altre disposizioni, espresse la volontà che le sue spoglie riposassero nel sepolcro che conservava le ceneri del figlio. Così, infatti, fu eseguito alla sua morte che avvenne nel settembre del 1628.” (3)

Tomba dei Moricino – Vavotici
Stemma dei Vavotici
Particolare della tomba
Particolare della tomba
Tomba di Obedienzio Vavotico (secolo XVII) letterato brindisino
Epigrafe voluta da G.M. Moricino in memoria del figlio morto

“Entra questa chiesa nel novero dei santuari mariani per la devozione verso la Vergine Immacolata cui si attribuì lo scampo dal terremoto del 20 febbraio 1743. Si tratta di una macenula, una statua vestita in corso d’anno con quattro abiti diversi con cambio evidenziato in occasione della Pasqua di Resurrezione. Di particolare interesse è quello caratterizzato da un ricco ricamo, presumibilmente settecentesco, originario ornamento di una veste nuziale della famiglia serra.” (2)

Madonna macenula

Statuaria presente nella chiesa

Acquasantiera

La rinnovata chiesa di San Paolo Eremita dopo i restauri del 2018

Esterno

La grande navata

Gli altari

La Sagrestia

Cappella del SS. Sacramento (già di S. Francesco)

 

Il catino absidale

Durante l’esecuzione dei lavori furono ritrovate tracce di affreschi e sculture sui muri alle spalle di alcuni altari

La Madonna del terremoto

Serata inaugurale – Domenica 28 Ottobre 2018 

Dopo 2 anni di lavori di restauro la chiesa di San Paolo Eremita in Brindisi ritorna nel suo antico splendore ad essere luogo di culto, accoglienza, conforto, consolazione e ascolto. Le foto della serata inaugurale

Articoli comparsi sulla pagina di Brundarte durante i lavori di restauro

Tracce di affresco sulla facciata esterna della chiesa

Dopo il lungo e importante restauro comincia ad alzarsi il velo sulla chiesa di S. PAOLO. Svelata con la rimozione delle impalcature l’antica facciata, cominciano ad affiorare i primi, meravigliosi particolari che vi mostriamo in queste nostre foto. Emergono anche dei lacerti di affreschi addirittura sulla fiancata esterna della chiesa: lo vedete quell’occhio così espressivo che è apparso sulla muratura dopo aver tolto l’intonaco? Si ipotizza possa appartenere al Santo cui è dedicata la chiesa, ma ovviamente gli elementi sono al momento insufficienti e saranno necessari ulteriori approfondimenti.
La bellezza di questa chiesa rifulge di nuova vita!

Primi ritrovamenti – Il Sole e la Luna

Simboli che dopo un percorso iniziale di tradizione pagana entrano nella tradizione grafica cristiana. Presentati insieme, rappresentavano la notte e il giorno, quindi il passare del tempo, confermando l’entità divina del Cristo che è al di sopra del tempo e della storia.

Tra le tante meraviglie scoperte durante i recenti restauri della chiesa di S. Paolo, un posto importante è sicuramente riservato alle sculture del Sole e della Luna che si trovano nel primo altare, alla sinistra di chi entra dalla porta superiore. Non è un caso, infatti, che in una chiesa di Frati minori di S. Francesco, ci sia un riferimento al Cantico delle creature (Canticum o Laudes Creaturarum), anche noto come Cantico di Frate Sole. E’ un cantico di Francesco d’Assisi composto intorno al 1226, ed è anche il testo poetico più antico della letteratura italiana di cui si conosca l’autore.

«Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e ‘honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore,de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.”

L’affresco di una città

Gli studiosi pensano che l’affresco raffigurante una città, ritrovato nella chiesa di S. Paolo, possa raffigurare l’antica città di Gerusalemme. Il porto di Brindisi era, infatti, un passaggio obbligato per quanti da Roma volevano dirigersi verso la Terra Santa. C’è però una costruzione che si intravede appena fuori le mura, che si ipotizza potrebbe essere l’antica Cattedrale di Brindisi edificata negli anni 1139-1143 per volontà del re normanno Ruggero II e dell’arcivescovo Bailardo (purtroppo distrutta dal terribile terremoto del 20 febbraio 1743), come si evince anche dalle antiche epigrafi murate all’interno della nuova Cattedrale (vds. Brundarte “I resti della Cattedrale normanna” http://wp.me/p8GemW-1RI).
La sua struttura dovette essere, in quello stile romanico-pugliese ad aula unica e con tetti spioventi, che caratterizzò le chiese pugliesi dall’XI al XIII secolo e di cui abbiamo gli esempi più vistosi nella basilica di San Nicola a Bari e nella cattedrale di Otranto, ma anche nelle chiese di S. Maria del Casale, del Cristo Crocefisso e nella vecchia chiesa di S. Lucia.
D’altro canto, la somiglianza dell’antica Cattedrale con l’affresco è evidente nel disegno del Blaeu del 1703 e nella ricostruzione fatta dallo studioso brindisino Antonio Mingolla che vi proponiamo.

IL RESTAURO DELLE TELE DELLA CHIESA DI S. PAOLO – 5 mesi fa

Le recenti operazioni di restauro presso la chiesa di San Paolo Eremita, hanno interessato anche buona parte delle tele presenti. Qui, di seguito, la descrizione delle opere che sono state sistemate a cura della D.ssa Katiuscia Di Rocco, direttrice della Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo” accompagnata dalle nostre foto prima e dopo il restauro. Le altre tele, S. Maria della Siatica, San Giuseppe da Copertino, la Madonna con Bambino, l’Annunciazione, non sono state restaurate perché in buone condizioni. I lavori di restauro delle tele sono stati condotti dalla Ditta Lorenzoni Restauri, regolarmente approvati dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per Brindisi, Lecce e Taranto ed hanno previsto l’attenta rimozione dei depositi superficiali incoerenti dalla superficie dei dipinti, quindi il preconsolidamento e la messa in sicurezza della pellicola pittorica. Verificato ciò si è proceduto a liberare le tele dai vincoli lignei di sostegno e velinare tutta la superficie pittorica con colletta animale e carta giapponese. Quindi sono state eseguite le necessarie operazioni di disinfezione e disinfestazione, poi si sono consolidati gli strati preparatori e sono state seguite le operazioni di foderatura e verificatone il buon esito è stata rimossa la velinatura. Successivamente le tele sono state montate su nuovi telai lignei ad espansione trattati con prodotti antitarlo. Poi si è dato avvio alle operazioni di pulitura critica della pellicola pittorica dopo aver eseguito una serie di saggi preliminari. Ad operazioni di pulitura terminate ha avuto seguito una verniciatura intermedia eseguita con vernice mastice diluita che ha avuto lo scopo di riconferire il giusto indice di rifrazione e proteggere la pellicola pittorica dalle successive operazioni additive. Infine si è provveduto alla stuccatura delle lacune con un impasto a base di gesso Bologna e colletta animale, alla successiva rasatura a bisturi e all’integrazione cromatica eseguita con colori a vernice con sovrapposizione di velature. Quindi la verniciatura di protezione finale ha concluso gli interventi. Katiuscia Di Rocco Luigi Dell’atti

Ultimi ritrovamenti – Quindi, la  nuova previsione che, entro marzo 2018 la chiesa sarebbe stata aperta al pubblico

Ma, anche questa ipotesi era destinata a cambiare in conseguenza del ritrovamento dietro un altare di un altro splendido affresco raffigurante la “Dormizione di Maria”. Per la verità quest’ultimo non è posto proprio dietro l’altare ma su una muratura più esterna, da cui è separato da un’intercapedine il che ne rende possibile la visione solo attraverso un ampio buco praticato nel muro.

Per questo motivo si prevede che una parte del dipinto resterà incastonata nella parte retrostante dell’altare ma potrà essere effettuata una riproduzione in 3D che darà la possibilità di poter ammirare l’opera nella sua completezza.

Oltre all’affresco, nel corso delle stonacature è stata rivelata anche la presenza di un Portale medievale e del Capitello di un piedritto.

Adesso la previsione di apertura al pubblico è per settembre, sempre che non intervengano fatti nuovi o ulteriori ritrovamenti per i quali, ne siamo certi, tutti sono disponibili ad aspettare ancora pur di avere il privilegio di poter visitare la Chiesa di S.Paolo Eremita in tutto il suo rinnovato splendore.

“Dormitio Virginis” – Secondo l’iconografia classica il sonno eterno della Vergine e la sua Assunzione al cielo,  che qui è possibile vedere solo di sbieco attraverso un foro praticato nel muro dagli operai durante i lavori di restauro, poi subito sospesi; e una figura di Santo  che dovrebbe essere San Francesco, sulla parete laterale.

Si vede la nuova parete che copre quella precedente, distanziata di circa una ventina di centimetri, e, anche se non si conoscono ancora i motivi che, all’epoca avevano portato alla sua costruzione è lecito pensare che abbia occultato anche altri affreschi tuttora giacenti dietro il muro.

Eccezionale ritrovamento durante i lavori di restauro della chiesa di S. Paolo.
Le pitture a fresco sono quella della “Dormitio verginis” – secondo l’iconografia classica il sonno eterno della Vergine e la sua Assunzione al cielo – che è possibile vedere solo di sbieco attraverso un foro praticato nel muro dagli operai durante i lavori di restauro, poi subito sospesi; e una figura di Santo sulla parete laterale.
Si vede la nuova parete che copre quella precedente, distanziata da circa una ventina di centimetri, e, anche se non si conoscono ancora i motivi che, all’epoca avevano portato alla sua costruzione è lecito pensare che abbia occultato anche altri affreschi tuttora giacenti dietro il muro.
Cogliamo l’occasione per mostrare l’arco a sesto acuto anch’esso scoperto di recente e l’epigrafe al suo fianco recante la data del 1558.
La data di consegna, che si è dovuta prolungare a causa delle nuove scoperte, è comunque prevista entro l’anno.
Ringraziamo l’arch. Luigi Dell’atti e la D.ssa Katiuscia Di Rocco che ci hanno accompagnato nella visita.

In sagrestia – Portale medievale a sesto acuto ed epigrafe recante la data del 1558

Capitello di un piedritto a forma di volatile ripiegato su se stesso. Il volatile rappresentato dovrebbe essere un pellicano comune, a cui “si attribuisce sin dal medioevo un importante significato allegorico.
Il fatto che i pellicani adulti curvino il becco verso il petto per dare da mangiare ai loro piccoli i pesci che trasportano nella sacca, ha indotto all’errata credenza che i genitori si lacerino il torace per nutrire i pulcini col proprio sangue, fino a divenire “emblema di carità” (O. Wirth).
Il pellicano è divenuto pertanto il simbolo dell’abnegazione con cui si amano i figli. Per questa ragione l’iconografia cristiana ne ha fatto l’allegoria del supremo sacrificio di Cristo, salito sulla Croce e trafitto al costato da cui sgorgarono il sangue e l’acqua, fonte di vita per gli uomini.” (Wikip.)

Innumerevoli ritrovamenti

Tra gli ormai possiamo dire innumerevoli ritrovamenti che si sono avuti durante il restauro della chiesa di S. Paolo vogliamo segnalare anche questi ultimi: Muro che collega la sagrestia alla Cappella di S. Francesco contenente la lapide commemorativa in latino del 1558, la più antica presente nella chiesa, dal seguente significato: “Quest’opera fu posta in divenire da fratello Giorgio Persa da Brindisi per sua elemosina Grazie a Dio”. 1558 (n. 3 foto); muro adiacente quello di collegamento con lacerto di affresco raffigurante un Santo (n. 1 foto); volatili in bassorilievo alla base dell’arco di collegamento (n. 2 foto); serie di archetti nel muro della Cappella (n. 1 foto); giglio sulla statuina di S. Rocco (n. 1 foto). Inoltre sono stati portati a nuovo dalla capillare pulizia effettuata: i reliquiari della Cappella (n. 2 foto); i bassorilievi presenti nella zona absidale (n. 5 foto).

Affresco S. Caterina

Affresco del XIV secolo raffigurante santa Caterina rinvenuto nel corso dei lavori di restauro, al di sotto di un altare barocco.

Per la festa liturgica dell’Immacolata Concezione ritorna nella chiesa di S. Paolo appena restaurata la statua della Vergine Maria detta anche Madonna del Terremoto.

Tale denominazione ci viene dalla tradizione orale e risale ad alcuni secoli fa, quando la città venne devastata da un terribile terremoto che provocò morti e feriti oltre alla caduta di alcune chiese tra cui anche la Cattedrale. Si narra che il mattino successivo al 20 febbraio 1743, nella chiesa di S. Paolo fu trovata la statua della Madonna con le mani e gli occhi rivolti al cielo come ad implorare un intervento divino in favore della città che altrimenti avrebbe potuto subire un dramma ancora maggiore. Si parlò di miracolo perchè la statua in precedenza stava in una nicchia e aveva le mani giunte.

Si tratta di una macenula (la Madonna macenula è quella che si può rivestire con abiti sempre diversi in quanto non sono fissati al corpo), che viene vestita nel corso dell’anno con quattro abiti diversi, la cui veste è caratterizzata da un ricco ricamo, presumibilmente settecentesco, donata dalla famiglia Sierra. Secondo la tradizione, nel passato molte famiglie hanno donato alla chiesa i loro abiti nuziali.

 

 

Ringraziamenti:

Un sincero grazie a Don Vittorio Papadia parroco della chiesa di S. Paolo Eremita, per la cortesia usatami nel mostrarmi personalmente la chiesa e anche, per il libro a sua firma “Brindisi dal paganesimo al cristianesimo”, che confesso di aver letto tutto d’un fiato e che, mi è stato grandemente utile nelle descrizioni.

Note:

(*) Giovanni Maria Moricino (1558 o ’60-1628), gloria brindisina per l’ampia e profonda cultura, del quale resta l’opera “Dell’antiquità e vicissitudini della città di Brindisie della di lei origine sino al 1604”, manoscritto inedito, conservato nella Biblioteca Arcivescovile A. De Leo. (5)

Bibliografia e sitigrafia:

“Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica o sitografica.”

(1) Chiesa di San Paolo eremita di Silvia Palano.

(2) Brindisi Nuova Guida, di Giacomo Carito – Ed. Amici della A. De Leo. Italgrafica Edizioni srl, 1993.

(3) La chiesa di San Paolo Eremita, di Vittorio Papadia. Neografica Latiano (Br), 2002.

(4) Storia e cultura dei monumenti brindisini, di Rosario Jurlaro – Ed. Amici della A. De Leo. Ed. Salentina, Galatina (Le) Aprile 1976.

(5) Guida di Brindisi, di Vittoria R. Petrosillo. Ed. Finiguerra Arti Grafiche – Lavello (Pz) per conto Congedo editore 1993.

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