“Il comune di San Vito dei Normanni in provincia di Brindisi, si trova a 21 chilometri a ovest del capoluogo. Giace in pianura, ai piedi dell’altopiano su cui sorge Ostuni.
Fino al 1863 era denominato S. Vito degli Schiavoni, in forma abbreviata degli Schiavi, probabilmente perchè ebbe origine dallo stanziamento nella zona, nell’XI secolo, di un gruppo di slavi, precisamente dalmati, chiamati appunto Schiavoni.
Il santo protettore, d’altra parte, è direttamente legato alla cultura slava: la testa di San Vito, infatti, sembra fosse stata trasportata da Pavia a Praga. Da lì il culto si era diffuso anche nella Slovenia e nella Croazia, luoghi da cui provenivano in parte gli Slavi immigrati nel territorio del brindisino.
Secondo alcuni autori l’immigrazione slava avvenne negli ultimi anni del ‘400, probabilmente con una forte componente proveniente da Fiume, che ha proprio San Vito come patrono. San vito dei normanni è situata al centro di un’area ricca di testimonianze archeologiche dall’età preistorica all’età medievale. Un documento del 1120 sembra confermare l’esistenza di un casale: S.Vito, collegato ad Ostuni da una via che, divenne in seguito feudo di Boemondo il Normanno, dopo le discordie sorte tra quest’ultimo e il fratellastro Ruggero Borsa. A quell’epoca risale anche la costruzione del primo nucleo fortificato.” (1)
Sullo sfondo dello stemma civico è presente una torre, che si riferisce alla struttura difensiva principale della città, ossia il castello.
L’attuale città di San Vito conserva, nei suoi monumenti, importanti testimonianze del suo passato. Nel solo centro abitato si contano ben dieci edifici sacri degni di interesse; tra questi anche la piccola chiesa di S. Giovanni Evangelista (in una viuzza a lato del Municipio),
ormai sconsacrata, che fu “venduta” dalla famiglia Dentice di Frasso, di cui si vede ancora lo stemma araldico in pietra, all’interno della chiesa) alla cifra simbolica di 10.000 lire al Comune di San Vito.
Oggi è perfettamente ristrutturata e ospita mostre e incontri culturali. Ciò nondimeno rilevante è l’interesse artistico per la struttura dell’edificio e per le sei tele pregevoli ivi contenute, di cui due inserite in una struttura lignea comprendente cornice e baldacchino. Le quattro tele sulle pareti laterali sono del leccese Serafino Elmo (*).
Struttura e interni della chiesa
“E’ l’oggetto architettonico che più sta a cuore al popolo sanvitese. Di fattura tardo barocca, la chiesa di San Giovanni a navata unica trovò il suo successo nella sapiente distribuzione degli spazi di facciata, marcati dalla scansione in superfici da 4 lesene a capitello corinzio che delimitano il misurato portale d’ingresso arricchito da festoni e putti sormontati da un nicchione che avrà certamente ospitato una statua, così come le altre due nicchie laterali.” (2)
“Frontone che si eleva prepotentemente verso l’alto e che ha acquistato dinamicità dall’inserimento delle due volute laterali che vanno a infrangersi nel taglio barocco del timpano in cui, come di consueto, è stata posta una croce in ferro battuto.” (2)
“Grazia ed armonia esaltate e rese più significanti dalla presenza di una originale balconata ritmata da colonnine tufacee, ormai tutte erose dal tempo (e per questo rese più espressive), che corrono a filo della cornice terminale dei capitelli delle lesene e creano il necessario diaframma col corpo retrostante meravigliosamente arretrato alla quinta della chiesa.” (2)
All’interno, “di buona qualità e di probabile provenienza napoletana di fine ‘700 sono l’altare maggiore e i due altari laterali.” (2)
Coro ligneo
Quattro tele di Serafino Elmo
“Sulle pareti laterali vi sono quattro tele con cornice di forma ottagonale rappresentanti: la Fuga in Egitto, il Battesimo di Gesù, S. Giovanni che predica alle folle, la Visita di Maria SS. a S. Elisabetta. Due di esse, il Battesimo e la Visita, sono firmate dal pittore leccese Serafino Elmo e portano la data del 1737. Le altre due sono da attribuire allo stesso autore perchè hanno le stesse caratteristiche pittoriche oltre che le stesse misure (cm. 180 x 110).
Nella Fuga in Egitto la Vergine stringe al petto il Bambino coperto dal suo manto. Ai suoi lati un angelo e S. Giuseppe con un bastone al quale è appeso un fagotto. Lo sfondo è costituito da alberi e nubi.” (2)
“Nel Battesimo, Gesù coperto da un perizoma, ha i piedi immersi nell’acqua fino al polpaccio. Riceve il battesimo dal Battista, il quale gli versa l’acqua sulla testa con una piccola coppa ed ha nella sinistra il bastone terminante a croce. Indossa un abito di pelle ed un mantello rosso. Tra i due si nota un giovanetto (un angelo) che regge gli abiti di Gesù. In alto, tra uno squarcio di nubi, una colomba; sullo sfondo un paesaggio e tre figure umane.” (2)
“Numerosi sono invece i personaggi del S. Giovanni che predica alle folle. Su un fondo scuro di nubi ed alberi, il Battista, vestito di pelli d’animali e con un manto rosso, si rivolge alla folla. Nella destra ha il solito bastone con cartiglio, la sinistra levata in alto. Attorno a lui nove persone: uomini, donne, giovani, anziani ed un bambino in braccio alla madre. Alcuni sono seduti per terra, altri sono in piedi.” (2)
Più luminosa la Visita a S. Elisabetta, in cui la Vergine indossa una veste rossa con manto azzurro. L’accompagna in casa S. Elisabetta, dove sulla porta l’attende un uomo dalla barba folta (forse Zaccaria). Alle spalle delle due donne, appoggiato ad un bastone un altro uomo (forse S. Giuseppe), in alto, tra le nubi, due cherubini; sul fondo, a destra, un albero.
Le tele dei due altari laterali
Sui due altari laterali vi sono due tele(cm. 180 x 110) raffiguranti S. Giuseppe e S. Irene. Non sono firmate, ma dovrebbero appartenere a qualche pittore al seguito del De Mura (**). Stilisticamente sono da inserire nell’ambito della scuola napoletana del maturo ‘700 con forti influssi del Solimena e più ancora del De Mura, da cui traggono certi effetti di luce. Le due tele risultano già nell’inventario fatto nel 1793 nel corso della S. Visita di Mons. G. Brancaccio.
San Giuseppe è raffigurato secondo i tradizionali schemi iconografici: veste chiara, manto celeste, bastone con giglio fiorito nella sinistra, Bambino sostenuto sul braccio destro. Sul fondo un paesaggio e una serie di cherubini.
Santa Irene, a figura intera, in primo piano, indossa una veste chiara ed un manto celeste. Nella sinistra appoggiato al fianco ha un libro e nella destra una palma. Ai piedi, a sinistra, un angioletto con un vassoio e in alto all’altezza della spalla un altro angioletto. Sul fondo tre cherubini ed un paesaggio.
Nostro intervento facebook del 29 marzo 2023
La chiesa di San Giovanni Evangelista a San Vito dei Normanni, ci mostra tutta la bellezza prorompente del barocco.
La facciata, movimentata da quattro lesene con capitelli corinzi, è in pietra leccese, molto morbida, che permette suggestive decorazioni.
Nel 1745, su iniziativa del principe Giuseppe Marchese Belprato, fu ricostruita e attribuita ai feudatari di San Vito.
Nel 1988, la chiesa ormai sconsacrata, venne “venduta” dalla famiglia Dentice di Frasso al Comune di San Vito, per la cifra simbolica di 10.000 lire.
Dopo i restauri del 2004, oggi è perfettamente restaurata e ospita continue mostre ed incontri culturali.
L’interno è ad aula unica con due altari laterali.
Nella chiesa sono rimaste sei tele pregevoli. Due sistemate sugli altari laterali con le immagini di San Giuseppe e Sant’Irene, inserite in una struttura lignea comprendente cornice e baldacchino, e attribuibili al De Mura o alla sua scuola.
Le altre quattro, sistemate sulle pareti laterali, sono del leccese Serafino Elmo, e, rappresentano: la Fuga in Egitto, il Battesimo di Gesù, S. Giovanni che predica alle folle, la Visita di Maria SS. a S. Elisabetta.
Due di esse, il Battesimo e la Visita, sono firmate dal pittore leccese Serafino Elmo e portano la data del 1737. Le altre due sono da attribuire allo stesso autore perchè hanno le stesse caratteristiche pittoriche oltre che le stesse misure (cm. 180 x 110).
Note:
(*) Serafino Elmo nacque a Lecce nel maggio del 1696 e muore nella sua villetta della Cupa nel novembre del 1777 all’età di ottantuno anni.Personalità non di primissimo piano, e tuttavia niente affatto trascurabile nell’ambito delle vicende dell’arte nel Salento in Età Moderna, il pittore leccese Serafino Elmo compare sulla scena artistica locale nei primi decenni del Settecento. La sua lunga e proficua attività, che attraversa gran parte del secolo qualifica il gusto e le tendenze artistiche di una realtà periferica del Regno.(..) Nell’ottica di una generale gravitazione napoletana della cultura di Terra d’Otranto le parziali aperture verso la cultura artistica romana attestate nella pittura dell’Elmo, mostrano il tentativo dell’artista di emanciparsi dai tradizionali modelli di riferimento a vantaggio di nuove soluzioni che rispondessero a più precise esigenze di tipo classicistico. Rimane tuttavia aperto il problema delle modalità di acquisizione di tali modelli da parte dell’Elmo: in maniera diretta, attraverso un viaggio di formazione o di soggiorno a Roma, oppure in maniera indiretta, mediata dalla circolazione di stampe ed incisioni. (http://www.salentonline.it/personaggi/dettagli.php?id_elemento=39&i=1&parola_chiave=&id_categoria=)
Per una descrizione più dettagliata dell’attività dell’artista, in cui sono descritte anche le opere appartenenti alla chiesa di S. Giovanni Evang. a San Vito dei N.nni, vedere il sito: http://www.treccani.it/enciclopedia/serafino-elmo_%28Dizionario_Biografico%29/
(**) Francesco De Mura (Napoli, 21 aprile 1696 – Napoli, 19 agosto 1782) è stato un pittore italiano, di scuola napoletana; può senz’altro essere considerato un esponente di rilievo del Rococò italiano.
(1) Guida storico-artistica di Lecce, Brindisi e Taranto – all. al Quotidiano. A cura di Soc. Fondamentale a r.l.
(2) Beni culturali di San vito dei Normanni, di Antonio Chionna. Ed. Grafichena SpA – Fasano di Puglia (Br), Maggio 1988
Francesco, non finisci mai di scoprire piccoli tesori.! Ho taggato l’articolo al dott. Giuseppe Siciliano, funzionario delle Poste (ora in pensione) che è di San Vito dei Normanni, consigliandogli di soffermarsi sul tuo blog per leggere tant’altro e ammirare le innumerevoli foto. ALFIO
Grazie Alfio, sei sempre molto gentile!
ATTENZIONE
La chiesa sanvitese di San Giovanni non è dedicata a San Giovanni Evangelista come erroneamente da voi riportato, bensì a San Giovanni Battista.
A testimoniarlo sono tre delle quattro tele di Serafino Elmo tutte relative al Battista, la quarta riguarda la Fuga in Egitto.
19.12.2021
Potrebbe essere più chiaro? Le notizie noi le abbiamo prese dal libro di don Antonio Chionna e da una pubblicazione del Quotidiano.