“Allo sguardo di chi proviene dalla Via Palmieri la Piazza del Duomo appare maestosa in tutto il fascino del barocco leccese.
Superato l’ingresso, con i due propilei (*) di destra e di sinistra, costruiti nel 1761 a spese del vescovo Sozy Carafa (1751-1783), il cortile ci si mostra come un enorme palcoscenico i cui fondali sono rappresentati dal Campanile, dal Duomo, dall’Episcopio, dal Seminario.” (1)
” Nel secolo XVII, demolito il portone di ingresso alla piazza, si realizzarono i propilei, che rappresentano il passaggio tra la città e la piazza. Il Vescovo Alfonso Sozy Carafa abbellì tale ingresso facendovi apporre una significativa scritta in latino: “A rendere più libero e più facile l’accesso alla piazza, che era chiusa da sacri bastioni e per decorare l’atrio del nostro maggior tempio, fu aperto l’ingresso più libero e più elegante”. ” (2)
LA CATTEDRALE
Storia
“Il Vescovo Formoso Lubelli costruì nel 1114 la prima Cattedrale in onore della Vergine Maria con il generoso apporto di sovrane concessioni di feudi e casati del Conte Normanno Goffredo II.
Nel 1230 l’intera Chiesa Cattedrale crollò e il Vescovo Roberto Volturio, grazie al largo contributo dei leccesi, riedificò il Duomo e il Campanile, opera da tutti apprezzata e lodata, in memoria di Sant’Irene, protettrice della città.” (2)
Ma, nel 1658 fu demolita poichè ritenuta inadatta a contenere molti fedeli e inadeguata alle nuove esigenze cultuali, scaturite dal Concilio di Trento. Sull’area della preesistente chiesa, nel gennaio del 1659 furono gettate le fondamenta dell’attuale Cattedrale, dedicata alla Vergine Assunta.
“Per questa nuova costruzione fu chiamato a dirigere i lavori Giuseppe Zimbalo (1659-1670), dal vescovo Luigi Pappacoda. Per contribuire alle spese edilizie furono chiamati privati cittadini ed il clero, che versò per vent’anni alla fabbrica della Cattedrale parte di una franchigia. Entrambi i prospetti dell’edificio furono progettati dallo Zimbalo.” (3)
A proposito dello Zimbalo, detto lo Zingarello, anche se è riconosciuto che fu l’architetto più famoso e imitato del barocco leccese (fonte wikip.), artefice di tantissimi lavori tra i quali c’è anche la Colonna di Sant’Oronzo in Lecce, può essere interessante conoscere questa curiosa vicenda che lo riguarda: “Pare che, iniziando la costruzione dalla parte del cortile, le volte e i pilastri (della chiesa) minacciarono rovina. L’architetto Zimbalo riconobbe il grave errore commesso e, temendo serie e gravi conseguenze, pensò di rifugiarsi nella chiesa di S. Angelo donde non osò uscire se non quando le ire e le liti non furono ricomposte. (..)
La costruzione fu ripresa dallo Zimbalo il quale fu obbligato a prestare la sua opera gratuitamente ed a costruire anche il coro, il campanile e l’altare di San Carlo.” (1)
Esterno
“La facciata principale del Duomo, nascosta allo sguardo di chi si affaccia sulla piazza, è piuttosto lineare, caratterizzata da paraste scanalate che rispecchiano la suddivisione interna in tre navate e presenta due ordini abbelliti da quattro statue scelte dallo stesso Vescovo Pappacoda: i Santi Apostoli Pietro e Paolo, i vescovi San Gennaro e San Ludovico da Tolosa, che sono caratterizzate da iscrizioni poste sopra e sotto le statue stesse.” (2)
“A ricordo del grande Giubileo dell’anno 2000, per esplicito volere dell’Arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, fu arricchita la facciata principale della Cattedrale con la monumentale Porta di Bronzo, opera di grande valore artistico dello scultore Armando Marrocco.
Nella parte superiore è rappresentato Cristo risorto e glorioso, luce del mondo. Il mistero della Pasqua è passaggio dalle tenebre alla luce; la porta diviene quindi simbolo di passaggio spirituale e materiale.
L’ingresso si compone di due ante apribili e di una fissa in alto. Le ante rappresentano il passaggio di eventi: le genti in cammino verso il Padre, la visita di Giovanni Paolo II a Lecce nel 1994, l’incontro tra la Chiesa universale e la Chiesa locale, il martirio dei Santi Protettori, l’Assunzione della Vergine Maria, titolare della Cattedrale.” (2)
“Entrando nella piazza la facciata che viene offerta alla vista del visitatore è quella laterale del Duomo, di grande effetto e ricca di decori barocchi, che acquista quasi l’aspetto di un arco trionfale.
La facciata laterale è caratterizzata da uno sfarzoso portale aggettante con ai lati due nicchie con le statue di San Giusto e San Fortunato (compatroni di Lecce), superiormente si trova una balaustra riccamente decorata su cui svetta la maestosa statua di Sant’Oronzo. Da notare nella lunetta del portale il fregio con putti danzanti reggenti un festone.” (2)
“I due prospetti, per la loro collocazione rispetto a chi entra nella piazza, sono in realtà completamente diversi: lo Zimbalo infatti intese offrire a chiunque entrasse nella piazza una visione maestosa del prospetto laterale, artisticamente più importante, più ricco e maggiormente decorato rispetto a quello principale, in posizione poco visibile, che invece rimase più sobrio e composto.
La facciata laterale del Duomo venne così trasformata nella veduta principale che avrebbe accolto i visitatori.” (2)
“Il Duomo è costruito con un materiale tipico del territorio: la pietra leccese, che assume colori particolari e crea giochi chiaroscurali che variano al variare della luce.” (2)
Interno
“L’interno si presenta come una semplice e imponente croce latina a tre navate, divise da pilastri e da semicolonne addossate, con transetto.
All’entrata, dopo aver attraversato la porta a due battenti in bronzo, troviamo i ritratti di Fabrizio e Michele Pignatelli, entrambi vescovi di Lecce:
Le navate laterali, in cui si aprono i due ingressi laterali della Cattedrale, ospitano quattro cappelle per lato, arricchite da altari barocchi e da preziose tele.” (2)
Il soffitto ligneo
“Lo splendido soffitto ligneo a lacunari risalente al 1685 conclude superiormente la navata centrale, il transetto e il presbiterio dell’edificio.” (2)
“Lungo il soffitto della navata centrale sono incastonate tre interessanti tele, opere settecentesche attribuite al pennello di Giuseppe da Brindisi, che rappresentano tre episodi significativi della vita di Sant’Oronzo: l’apostolato con la Predicazione, l’episcopato con la Protezione dalla Peste e il Martirio.” (2)
“L’incrocio del transetto con la navata centrale accoglie invece il dipinto dell’Ultima Cena.” (2)
Controfacciata
“Entrando sulla destra si nota il monumento sepolcrale al vescovo Alfonso Sozy Carafa morto nel 1783, e sulla sinistra il monumento sepolcrale in marmo con il busto in bronzo, opera di Antonio Bortone, raffigurante Monsignor Gennaro Trama, vescovo di Lecce dal 1902 al 1927.” (2)
“Segue il Battistero lapideo, commissionato nel 1760 dal vescovo Pappacoda allo scultore Giovanni Pinto, arricchito nel 1917 da un altorilievo in cartapesta di Raffaele Caretta, raffigurante il Battesimo di Cristo.” (2)
Ai lati le statue di Mosè ed Ezechiele
“Sull’altro lato dell’ingresso principale è posto un “Busto in bronzo del papa Giovanni Paolo II”.” (2)
“Di grande importanza sono gli altari che arricchiscono le cappelle delle navate e del transetto, caratterizzati da decorazioni barocche, con colonne tortili sovraccariche di molti elementi naturali. Si trovano inoltre alcune tele dei pittori salentini Tiso, Del Fiore e Coppola, la cui opera testimonia i contatti tra la pittura leccese e quella toscana, napoletana ed emiliana.
Entrando dal prospetto principale, lungo la navata sinistra s’incontra il primo altare datato 1670 e dedicato a San Giovanni Battista.” (2)
Cappella di S. Giovanni Battista
“Sulla parete sinistra della cappella si può osservare il monumento lapideo con busto ed epigrafe di Onofrio Manesi, poi vescovo di Bisignano in Calabria.La realizzazione dell’altare è attribuita a Giuseppe Zimbalo, cui vanno assegnati anche gli altari di San Giusto, di Sant’Antonio da Padova, di San Fortunato e dell’Assunta.
L’altare di questa cappella è dedicato a San Giovanni Battista, la cui statua in pietra leccese proviene dalla vecchia Cattedrale.
Sugli stipes laterali sono collocate le statue di San Clemente e di Sant’Onofrio.
Sulla trabeazione il dipinto di San Liborio è incassato tra le sculture lapidee di due angeli con la mitra e il pastorale.” (2)
Cappella dell’Annunziata
“segue la Cappella della Natività o dell’Annunziata, le cui sculture lapidee del Presepe, sono una delle opere più importanti di Gabriele Riccardi (1545 circa). Tra le poche sculture che dall’antico Duomo vennero trasferite nel nuovo c’è senza dubbio il famoso Presepe, magistrale opera cinquecentesca dello scultore leccese Gabriele Riccardi; mantenendo infatti la sua architettura, così come si trovava nella cappella Assumptionis della vecchia cattedrale, le statue del presepe furono collocate sopra e sotto il baldacchino dell’altare, quest’ultimo opera di sofisticata bellezza tradizionalmente assegnata a Giuseppe Cino.
Ad imprecisati anni risale l’ovale di Tobia e San Raffaele Arcangelo appeso sulla parete sinistra, al di sopra della nicchia in cui è ospitata una statua raffigurante il santo gesuita San Bernardino Realino, autografo lavoro del maestro cartapestaio Giuseppe Manzo, che lo realizzò nel 1896.
Nella parete destra una nicchia accoglie il busto di Santa Lucia martire.” (2)
Cappella di San Fortunato
“Percorrendo la navata sinistra, subito dopo il portale dell’ingresso laterale, s’incontra la cappella dedicata a San Fortunato vergine e martire.
Sulle pareti laterali della cappella, eretta nel 1674 a spese del Capitolo cattedrale di Lecce, si ammirano due statue lapidee: a sinistra Santa Veneranda e a destra Sant’Irene, venerata come patrona della città prima che la devozione passasse a Sant’Oronzo nel 1656.
Entrambe le opere sono attribuite a Giuseppe Zimbalo, cui si assegna anche la realizzazione del grandioso altare dedicato a San Fortunato, il cui martirio è rappresentato magistralmente nella pala del dossale dal pittore leccese Oronzo Tiso.” (2)
Cappella di Sant’Antonio da Padova
“La terza cappella della navata sinistra fu eretta nel 1674 da Gaspare Lecciso, nipote nonché esecutore testamentario dell’abate Giovan Giacomo Lecciso, tesoriere della Cattedrale.
L’altare, assegnato a Giuseppe Zimbalo, è dedicato al santo patrono di Padova, di cui è riproposta, nella nicchia del dossale, una statua del XVII secolo. Corona il fastigio dell’altare un olio su tela del XVIII secolo raffigurante Santa Maria Maddalena penitente.
A Giuseppe Cino invece si ascrivono le due epigrafi sepolcrali con relativi ritratti datate 1674: sulla parete destra l’epigrafe del tesoriere Lecciso, che riassume la storia dell’erezione della cappella; a sinistra quella commemorativa di Scipione Spina, che fu vescovo di Lecce dal 1591 al 1639.” (2)
Cappella dell’Immacolata
“La Cappella dell’Immacolata o dell’Assunta, posta nel braccio sinistro del transetto, fu edificata per volontà del vescovo Luigi Pappacoda nel 1670. La sua storia tuttavia è costellata da diverse trasformazioni: col consenso del reverendo Capitolo della Cattedrale nel 1692 fu trasformata e abbellita con dorature a spese dell’Abate Isidoro Turrisi, la cui famiglia ottenne il diritto di patronato dell’altare, che fu dedicato alla Madonna Immacolata.
Nella stupenda struttura barocca lo Zimbalo, cui è attribuita l’opera, previde l’inserimento negli intercolunni di sei piccoli dipinti ad olio relativi a sei Episodi della vita di Maria Vergine, nel dossale un dipinto dell’Immacolata, e sulla trabeazione due statue lapidee raffiguranti San Giuseppe e San Gioacchino.
Nel 1757 fu rimossa la tela dell’Immacolata e in sua vece fu creata una nicchia dove venne sistemata una statua lignea dell’Assunta, opera dello scultore napoletano Nicola Fumo, oggi conservata nel Museo Diocesano. In sua vece fu collocata, durante l’episcopato di Giuseppe Minerva, una statua lignea dell’Immacolata di Giuseppe Stuflesser di Ortisei.
Sulla parete destra si ammira in basso una statua del Beato Filippo Smaldone, in alto la targa epigrafica del vescovo Braccio Martelli, che resse la diocesi di Lecce dal 1552 al 1560. Del vescovo Alberto Costa (1928- 1950), che fu un valoroso latinista, la cappella custodisce sulla parete destra il marmoreo sepolcro.” (2)
Cappella di San Filippo Neri
“Lungo il braccio sinistro del transetto i signori Filippo e Carlo Tafuri fecero costruire a proprie spese nel 1690 la cappella dedicata a San Filippo Neri, fondatore della confraternita laica dedita alle opere di carità: gli Oratoriani.
La pala d’altare, che rappresenta il titolare inginocchiato dinanzi a una visione della Vergine con Gesù Bambino, è un lavoro autografo del pittore mesagnese Luca Antonio Paciolla (1638-1706) ed è datato 1685.
Il fastigio è completato da un dipinto della martire Santa Barbara.
Sulla parete sinistra una scultura lignea di Cristo risorto è collocata in una nicchia, di fronte alla quale, sul lato destro della cappella, si trova il sarcofago del vescovo Salvatore Luigi Zola, che resse la diocesi di Lecce dal 1877 al 1898; quest’ultima è opera di Luigi Guacci.” (2)
Presbiterio
“Il sontuoso altare maggiore dedicato all’Assunta pervenne a duomo per volontà del vescovo Scipione Sersale (1744 – 1751), che commissionò personalmente l’opera a uno dei migliori maestri marmorari napoletani, il De Martina. Ai lati dello stesso fece apporre lo stemma della sua famiglia, con larghe bande di preziosi lapislazzuli.
Il 29 maggio 1757 il preziosissimo altare fu consacrato dal Vescovo Alfonso Sozy Carafa e l’11 agosto dello stesso anno il dipinto dell’Assunta opera del pittore gallipolino Gian Domenco Catalano (oggi nella sala capitolare) fu sostituito da un’altra grande tela dell’Assunta, magistrale opera di Oronzo Tiso.
Sempre a quest’ultimo si ascrivono inoltre le due grandiose tele datate 1758, rappresentanti i Sacrifici di Noè ed Elia, delle due pareti laterali del coro, commissionate dal vescovo Sozy Carafa, che, per la magnificenza dei suoi atti e per le splendide innovazioni apportate nell’edilizia leccese, fu definito l’Alessandro VII del suo tempo. Altre importanti tele, tra cui quelle dei quattro evangelisti, dei profeti, degli apostoli, quelle relative ad episodi della vita di Maria Vergine e ai simboli della città arricchiscono e completano le pareti e il soffitto ligneo.
Il 3 aprile 1759 fu collocato nell’abside dell’altare maggiore, in sostituzione del precedente in pietra leccese, il nuovo coro di noce intarsiato, del valore di 700 ducati, eseguito nel 1758 su un probabile disegno di Emanuele Manieri.
Nel 1763 si collocarono le magnifiche e sontuose balaustre di marmi preziosi e i cancelli in ottone, con le insegne del vescovo Sersale e del Capitolo cattedrale.
Sotto l’episcopato di mons. Minerva (1950-1981) fu consacrato l’altare centrale, costituito da una recuperata tarsia napoletana del XVIII secolo e fatto costruire per le rinnovate esigenze liturgiche.” (2)
“Nel soffitto ligneo a lacunari sono incassate quelle relative ad episodi della vita di Maria Vergine e ai simboli della città.
Completano il presbiterio il meraviglioso coro in noce intarsiato, eseguito nel 1758 probabilmente su un disegno di Emanuele Manieri, che sostituì il precedente in pietra locale, e l’altare centrale, fatto costruire e consacrato dal vescovo Francesco Minerva per le rinnovate esigenze liturgiche, il cui paliotto, ottenuto da una tarsia napoletana del XVIII secolo, era precedentemente sistemato nell’altare della cappella dedicata alla Natività.” (2)
Cappella di Sant’Oronzo
“La famosa pala d’altare, che raffigura il Santo Protettore in abiti episcopali, è opera di Giovanni Andrea Coppola di Gallipoli, grande protagonista della stagione artistica salentina della prima metà del Seicento. Lo splendido altare, opera di G. A. Larducci da Salò e di G. Zimbalo, fu completatao dalle statue poste dentro nicchie di San Giusto e San Fortunato e, in alto, di Santa Emiliana martire, sorella di Sant’Oronzo, e Santa Petronilla, nobile e ricca matrona romana, che raccolse nel suo palazzo il corpo del Santo dopo la sua decapitazione.
Sulla parete sinistra si ammira il cenotafio di papa Innocenzo XII (1692), Antonio Pignatelli, vescovo di Lecce dal 1671 al 1682, mentre sulla parete destra quello del vescovo Pappacoda, realizzato nel 1670, anno della sua morte.
La balaustra di questa cappella fu sistemata nel 1763.” (2)
Cappella dell’Addolorata
“L’ultima cappella, che si incontra percorrendo la navata destra dall’ingresso principale, venne costruita nel 1658 da Don Pompeo Paladini.
L’intera cappella è dedicata alla Madonna Addolorata: in una nicchia della parete destra è custodita una statua in cartapesta della titolare. Il tema è comunque riproposto anche nella pala d’altare, firmata nel 1878 dal pittore romano Pietro Gagliardi, che raffigura la Deposizione di Gesù Cristo dalla croce con la Madonna addolorata; al Gagliardi si deve con molta probabilità anche l’esecuzione del dipinto incassato nel fastigio dell’Eterno Padre.” (2)
Cappella di San Giusto
“Posta sulla navata destra, frontalmente a quella di San Fortunato, si trova la cappella di San Giusto, compatrono della città di Lecce.
La cappella fu edificata nel 1656 a spese e per devozione del vescovo Luigi Pappacoda. I lavori di realizzazione vennero assegnati a Giuseppe Zimbalo, cui sono attribuite anche le statue lapidee di San Gennaro e San Fortunato, poste su due mensole delle pareti laterali della cappella.
Collocata tra due splendide colonne zimbalesche, la pala d’altare raffigurante l’incontro del discepolo di San Paolo con il patrizio Publio Oronzo è frutto della partecipazione tra Giovanni Andrea Coppola, autore del dipinto di Sant’Oronzo dell’omonima cappella, e il giovane Antonio Verrio.
Corona la trabeazione una scultura lapidea di San Michele Arcangelo che combatte contro Satana.”
Cappella di San Carlo Borromeo
“La seconda cappella che s’incontra percorrendo dall’ingresso la navata destra è dedicata a San Carlo Borromeo, protettore del Capitolo della Cattedrale, che la fece erigere tutta in oro.
La cappella fu poi ricostruita nel 1692 per disposizione del cardinale Giulio Spinola.
Il bellissimo altare, che fu collocato nella cappella nel 1700, è attribuito allo scultore leccese Cesare Penna, così come le due statue lapidee che completano gli stipes laterali, raffiguranti Sant’Irene protettrice di Lecce (a sinistra) e Santa Lucia vergine e martire (a destra), e i due Angeli con la palma del martirio collocate sulla trabeazione.
La pala d’altare raffigurante San Carlo Borromeo in adorazione della croce è un olio su tela del XVI secolo attribuito al pittore leccese Antonio Del Fiore. Sul fastigio la tela rappresenta l’Incoronazione di San Carlo Borromeo.” (2)
Cappella di Sant’Andrea
“La cappella, prima della navata sinistra, fu costruita a spese dell’abate Giovan Andrea Gustatane e l’altare fu scolpito nel 1700, da leccese Cesare Penna.
Il Penna è probabilmente l’artefice delle due statue, sempre in pietra leccese, di San Carlo e San Nicola di Mira poste sugli stipes laterali, e degli Angeli che concludono la trabeazione.
L’altare esibisce tra due colonne tortili un’interessante pala d’altare, opera di ignoto scultore salentino del XVII secolo, che rappresenta Il martirio di S. Andrea apostolo.
In alto, la tela della Comunione di Santa Petronilla, la matrona leccese che raccolse nel suo palazzo il corpo del Santo dopo la sua decapitazione.
Sulla destra di questa cappella è situato il monumento sepolcrale al vescovo Alfonso Sozy Carafa, opera di G. B. Pinto.” (2)
Nella navata centrale sono collocati:
Il Campanile
“L’attuale campanile, eretto dall’architetto Giuseppe Zimbalo tra il 1661 e il 1682, è costituito da cinque piani rastremati terminanti con balaustre e raggiunge un’altezza di 68 metri.” (2)
“Le cinque campane che attualmente sono al terzo piano del campanile sono chiamate Crocifisso, Annunciazione, Campana del Capitolo, Sacra Famiglia e Assunta Oronzo.
Quest’ultima reca scolpite le stazioni della Via Crucis in altorilievo e quattro medaglioni. Le iscrizioni epigrafiche che si leggono guardando dal lato della Piazza del Duomo vennero dettate dal canonico Giovan Camillo Palma, che fu Arcidiacono della Cattedrale nel XVII secolo.” (2)
“Al secondo piano si trova un’ulteriore iscrizione: “In onore di Giusto di Corinto loro Apostolo, di Oronzo e Fortunato cittadini e primi Vescovi, Patroni presso Dio potentissimi, Luigi Vescovo, il clero ed il popolo di Lecce, religiosi, grati e supplici posero”,” (2)
“così come al terzo piano: “Vegliando Irene da questa torre fende e spezza i fulmini, dai quali nessuno dentro questa città cadde colpito: questo fatto prodigioso lo tramandiamo ai posteri”.” (2)
“Al quarto piano si legge la data in cui fu completata l’opera: “1682”.” (2)
“L’ultimo piano è occupato da un’edicola di forma ottagonale, coperta da una cupola con quattro vasi fioriti, prospicienti la piazza e reca un’iscrizione latina: “O cittadino, se non sei di pietra, accetta quello che io pietra ti parlo, conservalo, tramandalo agli altri. Questa torre che si eleva verso il cielo, sorge in onore della Vergine Madre di Dio Assunta in cielo, per la pietà, il contributo e la cura del Vescovo Luigi Pappacoda, del clero, della Gerarchia, del popolo di Lecce, i quali furono grati e riconoscenti verso di Lei che ha tenuto e tiene tuttora sotto la sua protezione questa città. L’anno della salute 1661”.” (2)
“Il quinto ordine è completato da una piccola cupola al centro della quale è fissata una effigie in ferro alta due metri di Sant’Oronzo che benedice la città, che si muove al mutare del vento. ” (2)
L’Episcopio
“L’Episcopio, palazzo dimora del vescovo, realizzato nel 1425 da Mons. Girolamo Guidano, vescovo di Lecce, fu ampliato dal suo successore Luigi Pappacoda nel 1649 realizzando anche strutture per l’accoglienza. Il vescovo Fabrizio Pignatelli nel 1725 lo rese più leggero e armonioso con un portico dalla lunga teoria di archi e colonne.” (2)
“Nel 1761 Mons. Alfonso Sozy Carafa collocò un orologio, opera del maestro Domenico Panico di Lecce, nella parte superiore dell’edificio.” (2)
Il Palazzo del Seminario
“Furono i vescovi Michele e Fabrizio Pignatelli a promuovere tra il 1694 e il 1709 la costruzione del Seminario, che oggi accoglie il Museo Diocesano, la Biblioteca Innocenziana e l’Archivio Diocesano.
L’architetto del monumento Giuseppe Cino, seguendo l’idea che pochi anni prima aveva sviluppato lo scultore Zimbalo per la facciata del convento dei Celestini, ideò un disegno unitario del Palazzo del Seminario, coniugando insieme bellezza e rigore attraverso lesene e pilastri, finestre e balconi che determinano una meravigliosa armonia della superficie, facendolo divenire uno tra gli edifici più esemplari del barocco leccese.” (2)
“L’imponente facciata si compone di dieci enormi paraste bugnate, poggianti su un alto piedistallo, che incorniciano un doppio ordine di eleganti finestre riccamente decorate, chiaro rimando alle finestre superiori del Convento dei Celestini.
Al centro della facciata si trova lo splendido portale finemente decorato, sormontato dallo stemma dei Pignatelli e da una loggetta a tre aperture ad arco, caratterizzate da una raffinata decorazione di fiori, frutta, foglie che abbellisce, con i suoi chiaroscuri, la fattura tipica e la pietra velata dai secoli. La piccola balconata, con la sua caratteristica fuga di colonnine, rende leggera la facciata.” (2)
“L’edificio è poi coronato da una balaustra che chiude elegantemente il piano inferiore. La parte superiore, costruzione semplice e lineare, è stata realizzata in epoca posteriore per rispondere alle esigenze educative del Seminario.
Dal portone di ingresso si accede ad un’ampia sala decorata da graziosi festoni lapidei, in cui il visitatore è accolto dalle solenni statue dei Santi Padri che hanno lasciato un solco profondo nella storia della Chiesa, da secoli pronti ad accogliere, quali vigili sentinelle della cultura e della formazione, i futuri presbiteri.
Si possono quindi ammirare i severi busti lapidei dei Dottori della chiesa: a destra San Attanasio, San Tommaso d’Aquino, San Gerolamo e Sant’Ambrogio;
a sinistra, nell’ordine, San Giovanni Crisostomo, San Bonaventura, Sant’Agostino e San Gregorio.” (2)
“Attraverso questa sala si accede ad un cortile quadrangolare dalle grandi arcate e dalla suggestiva tranquillità, al centro del quale si staglia su tre gradini concentrici il famoso pozzo, detto della Vera Ovale, con una ricca ed esuberante decorazione seicentesca. Opera di finissima scultura, anche questa del Cino, è decorata con fregi, festoni di fiori e grappoli di frutta e coronata nella sommità dalla statua di Sant’Irene posata su un arco sorretto da putti.” (2)
“Dal cortile si accede sulla sinistra alla piccola cappella privata del Palazzo del Seminario, costruita nel 1696 e dedicata a San Gregorio di Neocesarea.
La “chiesetta” a navata unica è caratterizzata da pregevoli altari, forse anche questi del Cino; l’altare maggiore, sulla parte di fondo, è dedicato a San Gregorio Taumaturgo e la pala d’altare raffigurante il santo è firmata nel 1696 dal pittore napoletano Paolo De Matteis.
L’altare della parete destra, entrando, è dedicato a Santa Domenica vergine e martire di Tropea; l’effige in alto è di Monsignor Scipione Martirano, che nella veste di Vicario Generale resse la Diocesi quando, in seguito ad un interdetto, il vescovo Fabrizio Pignatelli da Lecce fu mandato a Roma.
L’altare della parete sinistra è invece dedicato a San Vincenzo Diacono, martire spagnolo di Saragozza.” (2)
Un ringraziamento all’amico Mario Carlucci che ha collaborato con me nella ripresa delle immagini.
Note:
(*) Il nome designa l’ingresso d’onore, e come tale grandioso e monumentale, d’una sede o d’un complesso d’edifici pubblici, come un santuario o un’agorà (piazza). Fonte Treccani.it
Bibliografia e sitigrafia
“Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica o sitografica.”
(1) Piazza Duomo a Lecce, di Teodoro Pellegrino. Editoriale Adda, Bari 1972
(2) http://www.artefede.org/cattedrale_storia.html
(3) Guida Storico-Artistica delle province di Lecce, Brindisi e Taranto, di Quotidiano. Ed. Soc. Fondamentale a r.l., 1997