Il monumento ai circa 500 caduti brindisini della prima guerra mondiale fu commissionato dall’amministrazione comunale al nostro concittadino, scultore già affermato, Edgardo Simone nel 1926. Il progetto è dettagliatamente rappresentato dal “Giornale di Brindisi” dell’epoca, che descrive in un articolo il bozzetto (che poi alla fine non si discosterà molto dalla realizzazione), che sarebbe divenuto opera scultorea da collocare nella Piazza Cairoli in sostituzione «della inestetica ed antigienica fontana».
Così viene definito: «Dalla linea classica ed austera, avrà il basamento in marmo rosso di Verona e le sculture in marmo bianco di Carrara.
Tra le sculture vi sono: una classica Vittoria Greca, originale nella sua forma, con le ali orizzontalmente spiegate, volte in alto e stilizzate con una robustezza e grandiosità ellenica. La Vittoria reca nella sinistra la figura di Roma, nella destra la daga col lauro e quercia;
in basso alla Vittoria poggia un guerriero agonizzante con il capo cinto di gloria. Un grande scudo romano medusato poggia sotto il glorioso caduto formando l’elemento principale della grande vasca della fontana anteriore.
Ai lati due grandi gruppi, con figure due volte la grandezza naturale, anch’esse in marmo, rappresentano: quello di destra, la madre italica che armato il figlio gli addita la via del dovere;
quello di sinistra la vecchia madre accasciata dal dolore che accarezza sul suo grembo l’elmetto coperto di lauro, del figlio caduto e stringe al seno l’orfano sacro.
Due gruppi d’uno spirito nobile e sentimentale che infondono intensa commozione.
Nella parte posteriore: due grandi maschere. quella del mutilato cieco e quella del combattente, formano severa decorazione mentre nel centro un grande scudo medusato, con ai lati due grandi fasci littorì è l’elemento principale della fontana posteriore. Come vedremo in seguito, tutti questi addobbi andarono perduti nell’adattamento e sistemazione del Monumento a piazza S. Teresa.
Per questi motivi, la facciata posteriore si presenta adesso con la sola incisione delle principali battaglie combattute durante la prima Guerra Mondiale.
I restauri del 2018
Nel mese di maggio, ad iniziativa di una ditta locale, è iniziato il restauro del Monumento ai Caduti, bisognoso di opere di manutenzione; l’opera è stata consegnata nella prima decade di giugno.
Per vedere nello specifico i lavori effettuati ed il nostro confronto con la situazione precedente leggi QUI.
Il monumento oggi, visto attraverso le nostre foto
La Vittoria alata
Il Guerriero caduto
La Madre che indica la via del dovere
La madre e l’orfano
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Vita e Opere di Edgardo Simone
Prima di passare ad una rapida esposizione della vita e dei lavori fatti da Edgardo Simone, ritengo doveroso mostrare il video di presentazione del libro da cui sono tratte la maggior parte delle informazioni di questo articolo, “Edgardo Simone – Scultore (1890-1948)”, del Prof. Massimo Guastella per la Casa Editrice Mario Congedo Editore 2011 – Galatina (Le).
Edgardo Giovanni Francesco Simone, primo di otto figli, nasce a Brindisi il 2 giugno 1890, da Salvatore e Maria Antonia Giuseppa Vitali. La sua è una famiglia modesta; il padre è negoziante di uve, vini, oli e prodotti agricoli per commissioni, mediazioni e rappresentanze”. La residenza dei Simone è in Piazza Sedile prima, via Santi 2 poi. Edgardo o Ninì, diminutivo utilizzato affettuosamente nell’ambiente familiare, compie gli studi alla Regia Scuola Tecnica di Brindisi, sino alla licenza ottenuta nell’anno scolastico 1906-07.
La scelta di indirizzare Edgardo agli studi artistici è vincolata, considerate le ristrettezze economiche della famiglia, all’ottenimento di «una borsa di studi affinché egli possa frequentare i corsi del R. lstituto di Belle Arti in Roma»“. Le abilità artistiche raggiunte all’età di diciotto anni sono attestate dai due «esimi Professori della Provincia» di Terra d’Otranto, i leccesi Luigi Guacci e Cesare Augusto Lucrezio, entrambi con trascorsi formativi al Regio Istituto di Belle Arti romano; le personali valutazioni sul promettente Edgardo sono accluse, utilmente e secondo normativa su carta bollata da 50 centesimi, alla richiesta di borsa di studio formulata da Salvatore Simone.
Esemplare è il giudizio di Luigi Guacci, trentasettenne artista che a Lecce dirige un avviato laboratorio per la produzione scultorea e in particolare della cartapesta, che attesta le inclinazioni per le arti plastiche di Edgardo Simone: «avendo eseguito alcuni saggi in mia presenza, ha mostrato attitudini tali da lasciar fondatamente presumere che egli, mediante un regolare corso di studi artistici, possa divenire un eccellente scultore». “Nel 1910 il giovane Ninì avvia la sua produzione artistica con l’opera “Rimorso”, in cui si scorgono riferimenti a invenzioni michelangiolesche (si noti il piede sinistro accavallato dietro la caviglia destra), ma soprattutto al dantesco “Pensatore” di Auguste Rodin, scultore da ritenersi suo maestro d’elezione” e che influenzerà tutta la sua produzione successiva.
Agli esordi della produzione del ventunenne Simone, va ascritta anche, “l’inedita coppia muliebre di stucchi che sorregge stemmi araldici bronzei, che campisce la facciata dell’edificio tombale dei Conti Balsamo” a Brindisi.
Opera di un impegno più personale, dagli intenti veristico sentimentali è la Testa di bimbo. Sia il Soggetto sia la sua trattazione inscrivono l’opera nella tradizione della ritrattistica ottocentesca in cui le annotazioni veriste convogliano nel bozzettismo. Avviando dunque il genere del ritratto, lo scultore brindisino si specializza in statuette di piccolo formato in bronzo, sin nella produzione giovanile.
Le parole di encomio a Simone, redatte già nel 1913 presumibilmente dal direttore Giustino Durano sulla testata locale “Indipendente” (*), lasciano presupporre un’attività precocemente avviata, per lo meno, in ambito cittadino: «Noi che dal primo momento abbiamo seguito con simpatia l’inclinazione di questo giovane ingegno d’artista additandolo al pubblico, non abbiamo che a compiacerci con noi stessi per averlo incoraggiato a ben continuare, sicuri che la nostra profezia si sarebbe avverata! Oggi con orgoglio tracciamo queste righe. certi che non saranno le ultime, perché fidiamo che il Simone onorerà il paese stesso e se stesso». Per avere un’idea della stima che il mondo artistico aveva per Edgardo Simone, basti pensare che il più famoso storico e critico d’arte italiano, Federico Zeri, aveva voluto nella sua prestigiosa collezione privata una statuetta di Simone: Lucerna d ‘amore, da credersi identificabile nel Nudo femminile, opera in bronzo rubata pochi giorni prima della mostra dedicata alla sua collezione.
La Statua è appartenuta a una personalità dalle competenze talmente autorevoli che il possesso, è stato osservato, si traduce in preferenze di gusto e legame affettivo non disgiunte dal richiamo, per l’esperto e conoscitore, delle intrinseche problematiche storico-artistiche di un manufatto di alta qualità. A partire dagli inizi degli anni venti e per l’intero decennio, Simone si indirizza con particolare dedizione alla pratica monumentalistica scultorea in onore dei caduti della Grande Guerra, che si diffonde nelle provincie italiane dando vita ad un vivace dibattito tra sostenitori e contrari.
Concessa alla Città di Brindisi la croce al merito di Guerra, la Sezione locale dell‘Associazione nazionale Combattenti, in pieno clima di fidelizzazione fascista, decide, al primo di marzo del 1924, di apporre a muro una targa bronzea che riporti la motivazione. Volendola inaugurare il 24 maggio ha “già dato incarico al valoroso scultore nostro concittadino prof. Edgardo Simone per tradurre in atto la nostra idea, il quale con entusiasmo ha accolto ed accettato l’incarico affidato, ed ha già preparato il ricalco in gesso del lavoro di cui spedirà la fotografia tra qualche giorno. La targa è previsto che venga murata sulla facciata della Dogana prospiciente il porto accanto a quella in marmo per il salvataggio dell’esercito serbo”.
Chi volesse approfondire può leggere qui
Al centro va incastonato il messaggio del capo di Stato Maggiore della Marina Militare Thaon di Ravel, che conferisce la Croce al merito di Guerra alla città. In basso a sinistra si legge il nome dell’autore.
Simone adorna la lastra bronzea, fusa presso la fonderia napoletana Laganà, con i simbolici rametti di alloro e quercia; in alto colloca lo stemma civico coronato, con le effigi del cervo e delle colonne romane, ai lati una colonna a destra mentre a sinistra risalta l’immagine della dea Roma che assume le sembianze di Minerva chiaro riferimento alla grande statua zanelliana posta sul Monumento a Vittorio Emanuele II a Roma, un ricordo visivo diretto degli anni della giovanile formazione nella capitale che resterà una cifra costante nell’arco della sua produzione monumentale.
La dea consegna simbolicamente con la mano destra la croce di Guerra, ponendola sotto l’emblema comunale, mentre nella sinistra sorregge il simulacro della Vittoria alata.
A Brindisi, non senza propaganda a sostegno, si procede per avere un nuovo monumento ai Caduti, ideato dallo scultore brindisino. Nella delibera del Consiglio Comunale di Brindisi del 25 Settembre 1926, si rendiconta della rimozione e vendita al Comune di Erchie del Monumento ai caduti di De Bellis, già collocato in Piazza della Vittoria, e si comunica «che lo scultore Edgardo Simone si è offerto di ideare e di eseguire gratuitamente il lavoro, restando al Comune l’onere di fornirgli le necessarie provviste e forniture». Lo scultore prestò la sua opera gratuitamente probabilmente perché mosso da un debito di riconoscenza nei confronti del Comune che per anni gli aveva concesso il sussidio per il proseguimento degli studi.
Per la scelta del luogo dove collocare l’opera, sorsero forti divergenze tra l’artista e la classe politica locale che, dopo aver indicato diverse sedi che a Simone sembrarono inidonee, optò per piazzetta Dionisi su suggerimento del sovrintendente alle Opere di Antichità e Belle Arti. Il monumento fu inaugurato dal re Vittorio Emanuele III il 22 novembre del 1931, lo stesso giorno in cui veniva inaugurato anche il palazzo del Banco di Napoli.
Ma Simone non fu d’accordo perché giudicava tale sede forse troppo piccola e angusta per un monumento così grande e imponente, e lo esplicitò in una lettera dagli Stati Uniti, ove risiedeva dal 1924, in cui esprimeva al podestà , fra altro, il suo duro parere, cosa epica per quei tempi, sulla collocazione alternativa del monumento:
«(…) Sono oltremodo addolorato, per non dire di più, della assolutamente cervellotica ubicazione che si vuol dare al mio monumento. M‘accorgo sempre più che i miei più illustri concittadini mancano assolutamente di quel senso d‘estetica artistica e di raziocinio a non velersi far guidare quand’essi sono incapaci di risolvere (per mancanza d’educazione artistica e Statica) una soluzione abbastanza delicata e nobile. La loro determinazione è assolutamente banale e mi perdoni se devo parlare in questo modo, così crudele, a dei miei concittadini. Quando non si sente la forza e la capacità, si ricorre alle persone competenti senza consumare uno stupro che porta offesa al paese e alle persone che si desidera onorare. A Bari esiste il fior fiore degli ingegneri ed architetti e quando non avete fiducia nel vostro unico concittadino chiamatene due di essi, e sottoponete loro la soluzione d’un problema delicatissimo ed importante senza cercare arrangiamenti dannosi. Da che storia, è storia, si è sempre saputo e visto che le persone che si vogliono onorare si onorano nel foro e non nella periferia della città. É ignobile per chi si onora, oltre che per colui che, modestia a parte, ha eseguito l’opera con amore e con il più grande interesse. La piazza scelta per me non è degna di avere l’ubicazione del monumento, e specie di quel monumento. Mi scusi, si scusi sig. Podestà, se elevo a Lei così acremente la mia protesta. Che elevo sia pur da lontano con tutta la forza dell’animo mio. Mi perdoni se sono impulsivo e forse poco rispettoso, ma mi sanguina il cuore e perciò non devono averla a male, ma accettare la voce del mio forte dolore (…)».
Dopo il collaudo, ad opera del sessantenne scultore Ieccese Luigi Guacci — lo stesso che più di vent’anni prima, nel 1908, certifica le qualità artistiche del giovane Edgardo Simone —s‘inaugura il Monumento ai Caduti alla presenza di sua maestà il Re. Come si legge su “L’indipendente” tra i tanti nomi citati nell’articolo l’unico nome che non viene fatto è quello di Simone, l’autore del Monumento. Qualche anno dopo, con la costruzione del Palazzo della Provincia e l’approvazione del piano regolatore, si creavano i presupposti perché piazza S. Teresa divenisse la piazza più bella ed importante della città, collegata da un’ampia arteria a piazza Vittoria e chiusa verso il mare da una terrazza semicircolare. Quindi, a partire dal 1936, si avviano i lavori di rimozione e di nuova collocazione del monumento nell’attuale Piazza Santa Teresa.
In Piazza Dionisi resterà dal 1931 al 1938, quindi sosterà per 2 anni in Piazza Vittoria finchè nel 1940 non troverà definitiva sistemazione in piazza S. Teresa.
Alla sua conclusione, l’opera non supererà i 7 metri, avrà perduto gli scudi bronzei, le maschere e i due fasci littori del lato posteriore nell’adattamento e sistemazione a piazza S. Teresa; la stessa idea della fontana-monumento nei progetti di Simone sarà ridimensionata. Ma, nonostante ciò, “il Monumento ai Caduti brindisini, vuoi per le dimensioni considerevoli, vuoi per l’utilizzo del marmo bianco di Carrara dal candore abbacinante, assume un’imponenza dal piglio eroico e di intenzioni simboliche”.
Nel frattempo Simone a New York, dove si è trasferito per lavoro, sfruttando le sue abilità di ritrattista esegue numerose effigi di personaggi in vista della società statunitense, che costituiscono per l’artista immigrato dall’Italia una notevole fonte di reddito. Diventa famoso e nel 1930 viene ricevuto alla Casa Bianca dal Presidente Hoover e signora.
Dice di lui il musicista brindisino Peppino Gigante, da diversi anni residente a New York e suo grande amico:
“Ciò che mi fa piacere ricordare è che il Simone in mezzo a tutto ciò è rimasto nettamente e puramente brindisino di nascita e di costumi; nelle sue animate conversazioni a quattrocchi quando egli può intercalare una parola intima del nostro dialetto lo fa con un senso d’infinito godimento; purtroppo un detto, un motto anche un pò licenzioso si riveste d’una certa ineffabile poesia di ricordi quando è rievocato in uno di quei momenti in cui la nostalgia tortura più il nostro spirito. Bisogna aver vissuto lontani tanto tempo per sentire ingigantirsi in noi cogli anni quest’affetto per la Patria grande. È qualche cosa che la parola non può esprimere, è poesia e musica che risuona nel nostro cuore coll’accento più dolce ed indefinito che nessun segno grafico può tradurre, mentre colla lontananza sentiamo ancor più il bisogno di rievocare la sua storia ed amare le sue glorie. Edgardo Simone è una fulgida gloria nostra! Brindisi presto sarà gelosa custode della concezione d’arte più ispirata ed elevata che il genio dell’eletto suo figlio ha creato eternando nel marmo la memoria dei nostri gloriosi morti a noi brindisini spetta il dovere d’amare ed onorare Edgardo Simone come egli merita e ripete con più diritto e maggior orgoglio le parole d’entusiasmo che il celebre pittore americano pronunziò in omaggio dell’illustre nostro concittadino. A Edgardo Simone giungano graditi i voti nostri sinceri di maggiori trionfi nelle terre americane ov’egli è stato inviato d’oltremare come degno ambasciatore dei domini sconfinati della grande Arte Italiana».
Concluderà la sua carriera e la sua vita a Hollywood, capitale del cinema mondiale, ove si dedicò anche all’attività di scenografo e proprio alla vigilia di un importante accordo con la MGM (che poi non si concretizzò), morì per una banale ernia strozzata a 58 anni.
Per chi volesse approfondire a questo link l’articolo correlato Edgardo Simone – Piccola esposizione negli spazi del MUSA
Note:
(*) L’Indipendente: settimanale di Brindisi, diretto da Giustino Durano fino al 1914, poscia dal figlio Baldo. Cominciò a pubblicarsi nell’agosto 1892. Tip. del Giornale. Nel 1932 recava l’anno 40°. Successivamente prese il nome de: L’Informatore in piccolo formato. Numeri sparsi presso N. Vacca e G. Petraglione. Tratto da “Giornali e giornalisti salentini” di N. Vacca.
Talvolta è stata utilizzata la forma contratta BAD per indicare la Biblioteca Arcivescovile A. De Leo – Brindisi.
Bibliografia e sitigrafia: “Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica.”
(1) Edgardo Simone – Scultore (1890-1948), di Massimo Guastella. Mario Congedo Editore 2011 Galatina (Le)
Molto interessante la presentazione del curriculum artistico di Edgardo Simone.
Grazie! Ciao.
Francesco
[…] Brindisi – Cartolina del 1926. Si veda che, di fronte all’entrata del Palazzo delle Poste, è presente il Monumento ai Caduti che non fu mai inaugurato perchè non piacque alla cittadinanza e, successivamente fu venduto alla città di Erchie. (8) Per approfondire clicca QUI […]
[…] Per chi volesse ulteriormente approfondire a questo link l’articolo correlato Monumento ai caduti – Brindisi di Edgardo Simone […]
Bravissimo, che modo chiaro che hai per spiegare, complimenti.