Santuario di S. Biagio – Ostuni

“Incastonati nelle pittoresche gole carsiche del territorio di Ostuni, in un paesaggio davvero incantevole, furono costruiti i primi Santuari (..).” 

 

“Oltre il colle di S. Oronzo e di S. Biagio si trova il Santuario di S. Biagio in Rialbo, parte in muratura e parte scavato nella roccia. Si può raggiungere o percorrendo la Strada dei Colli fino a S. Oronzo o deviando sulla provinciale Ostuni-Cisternino. Prima di giungere al santuario di S. Oronzo bisogna prendere una stradina di campagna e proseguire sino alla masseria Pizzicocco. Ivi giunti, bisogna proseguire a piedi per circa 700 metri. In una stretta gola si trova la chiesetta di S. Biagio (..)”. (1)

 

“La chiesetta romanica del sec. XI dedicata a San Biagio dista da Ostuni circa 4 Km.  E’ il santuario più antico della città ed una delle migliori interpretazioni di insediamento cenobico in rupe. In una pergamena del 1191, segnata 65-XVI, il Vescovo Ursileone concede la chiesa di San Biagio in Rialbo ai monaci Luca, Goffredo e Giovanni, ma si tratta piuttosto di una conferma, in quanto in un documento del 1148 (?) la chiesa risulta già concessa al Monaco Martino.” (3)

“La chiesa, in stile romanico, non presenta elementi architettonici di grande interesse ed è costruita addossata dal lato destro al banco roccioso; infatti all’unica navata in muratura della chiesa si affianca sul lato destro una lunga grotta naturale, che è posta in comunicazione con la navata attraverso due grandi archi a tutto sesto.

Sulla facciata con profilo a capanna si ammira una bifora che sormonta il portale d’ingresso; un piccolo campanile a vela si erge sulla parete di sinistra. L’interno, costituito da un’unica navata in muratura, è voltato a botte; addossato alla parete di fondo, sopraelevato di due gradini, è ubicato l’altare dalle linee molto semplici. Quattro pilastri sorreggono il piano mensa dal quale si elevano due ripiani.
Al centro, in una grande cornice modanata avente all’apice una scultura raffigurante un cherubino ed ornamenti floreali, è posta la statua del titolare del Seggio di Ostuni.” (3)


“Sotto la chiesa vi è una cripta, molto probabilmente affrescata, non più praticabile. Sulla cripta venne eretta una chiesa, poi un convento, come apprendiamo da un documento del 1148.
Intorno alla chiesa sono scavate le grotte, quasi piccole certose che si aprono a gruppi o solitarie lungo i fianchi del monte. Esse erano il rifugio abituale dei monaci basiliani, Soprattutto per coloro che sceglievano di vivere in solitudine. Nelle grotte si possono ancora osservare affreschi bizantini in parte consunti dal tempo, cancellati dalle piogge e, soprattutto, resi irriconoscibili dalla manomissione incosciente degli uomini. (..)
Anche il Santuario, per l’ingiuria del tempo e l’incuria degli uomini, rischia di perdere il prestigio e l’importanza che rivestì in passato. Sarebbe auspicabile che le autorità preposte elaborassero un piano atto a rivalutare e valorizzare le zone che come questa, esempio irripetibile di civiltà rupestre, sono degne di non essere abbandonate ed obliate.” (3)

Un tempo, nel lontano Medio Evo, ogni città eleggeva un Santo Patrono alla cui protezione erano affidati gli uomini e le loro case, e del quale si custodivano gelosamente le reliquie. La città di Ostuni, che ebbe un ruolo preminente nel nostro territorio mille anni fa, si gloria di venerare fin da allora come Patrono San Biagio Vescovo e Martire.
San Biagio nacque a Sabaste in Cappadocia, e convertitosi al Cristianesimo, fu poi eletto vescovo nella sua città. Ma quando, nella metà del secolo XI, i turchi invasero la Cappadocia, la comunità di San Biagio lasciò il paese. Tra i profughi, monaci e fedeli raggiunsero il nostro paese e diffusero la devozione a San Biagio, estendendola in seguito in tutta la regione.
I monaci si stabilirono sulle colline ad occidente di Ostuni, dove fissarono la loro dimora.
Ogni anno, il 3 febbraio, a ricordo del martirio e decapitazione del Santo (3 febbraio 316 d.C.) convengono al Santuario folle di devoti non solo da Ostuni ma anche dai paesi limitrofi.” (3)

Un ringraziamento agli amici Mario Carlucci e Antonio Tedeschi che hanno collaborato con me nella ripresa delle immagini.

Bibliografia e sitigrafia:

“Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica o sitografica.”

(1) Gli insediamenti rupestri della Provincia di Brindisi, di Antonio Chionna. Schena Editore.

(2) http://www.ostuni.tv/SoronSantuario.htm.

(3) Le chiese rurali del territorio di Ostuni, di Giuseppe Palagiano. Grafischena srl – Fasano (Br) aprile 1990.

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