Visioni sfuggenti. Esposizione fotografica di Max e Monica

Esposizione fotografica

dal 4 al 13 luglio dalle 18:00 alle 21.30

 

Nella splendida ubicazione dell’ex Chiesa di Santa Chiara ed annesso Monastero, accompagnati dal prof. Massimo Guastella docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università del Salento di Lecce, siamo andati a vedere la mostra fotografica di Max Martini e Monica Conserotti. Il primo è un nostro conterraneo mentre lei  viene da Venezia ed è innamorata della nostra città.

 

 

 

Restiamo subito colpiti dall’affascinante angolo per l’accoglienza creato a fianco dello stemma di Rodrigo de Valdez  e della sua epigrafe sepolcrale.

Inutile dire che la suggestione provocata dallo splendido luogo scelto per l’ambientazione ha contribuito non poco ad esaltare la bellezza delle opere esposte che, vuoi per la tecnica compositiva della fotografia, vuoi per il gioco di colori che è stato realizzato, hanno dato l’impressione di perdere l’originaria fattura per diventare altro,  degli splendidi acquerelli oppure quadri astratti.

Foto che, in questo caso, hanno senz’altro un valore aggiunto, perchè sbirciando bene tra i colori delle “immagini in movimento”, anche l’osservatore meno attento potrà notare un monumento, una viuzza, un particolare della nostra città che, in silenzio quasi di soppiatto, entra nelle nostre menti e diventa “protagonista discreta” della mostra.

Visioni sfuggenti (commento di Max e Monica)

“Max Martini di Brindisi e Monica Conserotti di Venezia, due fotografi che con occhi diversi si confrontano e si completano esprimendo, ognuno a modo proprio, la “realtà” che li circonda.
L’acqua e la luce riflessi e “riflessioni” su elementi carichi di simboli e di significati, immagini specchiate di qualcosa di esistente nella realtà oggettiva, diverse e in continuo mutamento ma non per questo meno reali, semplicemente visioni sfuggenti, uniche e soggettive.
Stasi e movimento, superficie e profondità, oscurità e luce, cristalli e specchi.
Riflessi che frantumano, deformano e ricreano nuove e più elaborate combinazioni di forme e di colori, di superfici reali che perdono la loro rigidità in una trasformazione caleidoscopica, non meno vere della realtà stessa.
Opere che si propongono, allo stesso tempo, come un’analisi interiore, la ricerca in profondità di un nuovo “sé” e il suo riportarlo “a galla”, in superficie; il frangersi, rifrangersi e ricomporsi o ricrearsi dell’essere.
Acqua come simbolo di vita, di nascita, di rinascita, di purificazione e di metamorfosi. E come l’Io interiore anche la città è in continuo mutamento e miglioramento ed è perciò che questo lavoro si pone anche il fine di promuovere un territorio così ricco di storia, di arte e di bellezze naturali.”

E allora, con lo spirito rinfrancato ma creativo ed attento al particolare, andiamo a vedere questi loro lavori.

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