Casa del Beato Bartolo Longo – Latiano (Br)

Chi è il Beato Bartolo Longo

“Il Beato Bartolo Longo nasce il 10 febbraio 1841 a Latiano (Br). E’ un bambino un po’ “birichino”, come lui stesso amava definirsi, ma di acuta intelligenza. All’età di 5 anni giunge nel collegio dei Padri Scolopi di Francavilla Fontana (Br), dove trascorre alcuni anni fino a quando, nel 1858, lascia il collegio dopo aver conseguito il titolo di studio che lo abilita all’insegnamento di “rudimenti grammaticali”.” (1)

“Di agiate condizioni economiche il giovane Bartolo Longo si dedicò appassionatamente al ballo, alla musica e alla scherma. Completò nel frattempo gli studi superiori in forma privata a Lecce.

Avvenuta l’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno d’Italia, con la legge Casati estesa a tutto il Regno d’Italia, gli studi subirono un forte mutamento, per cui i titoli conseguiti finora non gli erano riconosciuti. Per tale ragione, dovette iscriversi presso la Regia Università di Napoli negli studi di giurisprudenza.

In quegli anni, a Napoli, soprattutto nell’ambiente accademico, vi era un forte anticlericalismo.

Bartolo Longo, dopo la lettura del libro Le Vie de Jesus del filosofo francese Ernest Renan, aderì completamente alla contestazione anticlericale; egli seguì in quel periodo anche le lezioni di Lettere e Filosofia di alcuni professori apertamente anticattolici come Augusto Vera, Bertrando Spaventa e Luigi Settembrini, lezioni improntate al positivismo dominante, e quindi alla negazione del soprannaturale. Si avvicinò quindi a un movimento spiritista di tipo satanico che in quel tempo era molto diffuso nel napoletano e si impegnò in modo tale che divenne per circa un anno e mezzo un “sacerdote satanista”.

“Con il passare del tempo tuttavia si verificò in lui una profonda crisi; una vera e propria depressione psichica e fisica, forse indotta anche dai riti del satanismo che comportavano lunghi periodi di digiuno e che gli danneggiarono anche l’apparato digerente; ma fortunatamente questa grave depressione non lo portò al suicidio, come invece accadde purtroppo ad un suo caro amico.” (2)

Bartolo Longo a 22 anni

Dopo aver trascorso qualche anno buio  si riconverte alla religione e alla carità cristiana con l’aiuto del professor Vincenzo Pepe ed il domenicano padre Alberto Radente.

Il professor Vincenzo Pepe, conterraneo ed amico di Bartolo, fu uno dei primi “angeli” sulla strada della conversione
Il domenicano Alberto Radente raccolse a Napoli la confessione del neo-convertito Bartolo Longo e divenne poi il primo Rettore del Santuario di Pompei

Grazie alla nobildonna Caterina Volpicelli, beatificata il 29 aprile 2001, conosce la Contessa Marianna Farnararo De Fusco, rimasta vedova in giovane età, con cinque figli piccoli. L’incontro con la contessa è per lui un segno del destino visto che, proprio per amministrare le proprietà della De Fusco, giunge, nel 1872, nella Valle di Pompei. Ed è proprio in queste campagne che il Beato Bartolo trova risposta al suo continuo tormento. Da tempo egli si domanda come avrebbe fatto a salvarsi, a causa delle esperienze poco edificanti della vita passata. Ma proprio in quel luogo “dove erano adorati gli idoli e i demoni”, giunge una risposta che per lui sarà il motto ispiratore della sua intera esistenza: “Se propaghi il Rosario, sarai salvo!”.

Caterina Volpicelli, nobile napoletana, avviò alla preghiera nel suo oratorio la contessa De Fusco e l’avvocato Longo

Da quel momento in poi la sua vocazione diventa unicamente quella di propagare il culto alla Vergine del Rosario. E per far questo, egli inizia proprio dai “poveri ed abbandonati contadini” che dimorano quelle terre. Oltre a catechizzare i contadini, decide, su consiglio del Vescovo di Nola, di erigere una nuova chiesa, dedicata alla Madonna del Rosario. All’interno della Chiesa pone, come immagine sacra da venerare, un prodigioso ritratto della Vergine del Rosario, che, il 13 novembre del 1875, arriva a Pompei trasportato su di un carretto di letame. Inizia così a diffondersi inarrestabilmente la devozione di tutti i fedeli che da tutte le parti del mondo inviano offerte per la costruzione della nuova Chiesa, la cui prima pietra viene posta l’8 maggio 1876, giorno solenne che nel tempo verrà celebrato come giornata della Supplica (bellissimo omaggio da egli composto) in onore della Vergine del Rosario.

Nel 1877 il Longo scrive e divulga la pia pratica dei Quindici Sabati. Ma l’opera più bella che gli dobbiamo attribuire è sicuramente la Novena alla Madonna del Rosario. Si tratta di una mistica preghiera che procura una miracolosa guarigione allo stesso Bartolo Longo. L’affetto dei fedeli e il fortissimo legame con la Madonna del Rosario portano alla immediata stampa di ben novecento edizioni, in ventidue lingue, della Novena.

La devozione cresce in maniera esponenziale, basti pensare che il 14 ottobre 1883, ventimila pellegrini, riuniti a Pompei, recitano, per la prima volta, la Supplica alla Vergine del Rosario, sgorgata dal cuore di Bartolo Longo, in risposta all’Enciclica Supremi apostolatus officio (1° settembre 1883), con la quale Leone XIII, di fronte ai mali della società, additava come rimedio la recita del Rosario. L’incredibile opera del Beato Bartolo Longo non si limita soltanto alla costruzione di quella che diventerà da lì a breve la splendida basilica di Pompei, ma egli si dedica alla costruzione di un altro tempio, altrettanto importante, “la città dell’amore e della carità”, costituito inizialmente dall’Orfanotrofio Femminile, la prima delle sue Opere di Carità a favore dei minori.

In risposta alle continue richieste avanzate all’avvocato Longo da parte dei condannati per esortarlo a prendersi cura dei propri figli, egli matura quella che ancora oggi è considerata la sua intuizione più originale: credere nella possibilità del recupero e del riscatto sociale dei figli dei carcerati. Mosso da tale divina intuizione, nel 1892, dà vita alla costruzione dell’Ospizio per i figli dei carcerati. In seguito, accoglie anche le figlie dei carcerati che affida alla cura delle Suore Domenicane “Figlie del Santo Rosario di Pompei”, da lui fondate nel 1897. Mentre nel mondo ormai è ben avviata la sua opera di pedagogia sociale in favore soprattutto dei meno fortunati, il 5 ottobre del 1926 il Beato Bartolo Longo muore, a ottantacinque anni, lasciando in eredità un insegnamento pieno di amore e di carità, un modo nuovo di accogliere gli orfani ed i fanciulli abbandonati, restituendo loro la piena dignità umana ed un futuro degno di essere vissuto.

Qualche anno dopo, il 26 ottobre 1980, l’Opera di Bartolo Longo riceve il suo solenne riconoscimento con la Beatificazione da parte di Giovanni Paolo II.

Bartolo Longo a 35 anni
I coniugi Longo dopo il matrimonio
L’immagine della Madonna del Rosario fu trasportata da Napoli a Pompei su di un carro di letame il 13 novembre 1875
Bartolo nella sua maturità, agli inizi della fervorosa attività pompeiana
I coniugi Longo. Bartolo sposò la contessa Marianna Farnararo ved. De Fusco nel 1885, furono i provvidenziali Fondatori del Santuario ed Opere sociali di Pompei
I Coniugi Longo, ormai anziani, in una foto del 1920
Il venerando “Commendatore” Bartolo Longo riceve omaggio da autorità religiose, civili e militari al termine del suo lungo e fruttuoso viaggio
Il 26 ottobre 1980 B. Longo fu dichiarato “Beato” dal Papa Giovanni Paolo II

Nasce il Comitato per salvare la sua casa

Il 22 luglio 2014 si costituiva nella sala Flora del Palazzo Imperiali a Latiano, il comitato “Salviamo la casa natale di Bartolo Longo”, fondatore del Santuario della Madonna del Rosario di Pompei.
Obiettivo del comitato, costituto con un atto notarile, è quello di promuovere l’acquisto pubblico della casa natale del Beato a Latiano e sostenere la promozione e lo sviluppo turistico della città di Latiano.
Ha tenuto a battesimo il Comitato, il cantante Al Bano Carrisi, eletto all’unanimità presidente onorario, che non ha escluso di tenere presto a Latiano un concerto per la raccolta di fondi.
Anche grazie all’interessamento del Presidente del Consiglio regionale è stato chiesto alla Soprintendenza per i beni culturali della Puglia, di porre il vincolo per la tutela del monumento.
Lo stesso Al Bano Carrisi nell’apprendere la notizia ha commentato: sono davvero contento. “La casa natale del Beato Bartolo Longo è un bene universale. In quel palazzo è nato un grande uomo del quale non si parla ancora come dovremmo. Un uomo che da satanista è diventato Beato rappresenta un esempio unico nella storia della Chiesa. E tutto ciò che ha lasciato deve restare patrimonio di tutti”.
Il 4 Ottobre la Soprintendenza di Bari comunicava di aver ufficialmente avviato la procedura di vincolo dell’immobile di via Santa Margherita, comunicando per iscritto ai proprietari, Regione Puglia e Comune di Latiano, l’interesse culturale per il bene.

La casa natale di Bartolo Longo

Noi di Brundarte abbiamo avuto la possibilità di visitare la “casa” del Beato in via S. Margherita a Latiano, proprio di fronte alla Torre del Solise ex Sedile della città, e  la mostriamo così com’è.

Esterno

Ingresso principale
Ingresso secondario
Torre del Solise

Interno

L’ingresso

L’ingresso al piano terra
Decorazione al soffitto che ricorda antichi ordini militar-religiosi

Vecchia cassapanca con due immagini inedite del Beato

Dopo una breve scalinata si accede alla prima stanza del primo piano

oggetti presenti nella prima stanza

finestra con vista sulla Torre del Solise

Uno stretto corridoio ci porta alle altre stanze

La stanza da letto

Una vecchia foto di B. Longo con una bimba che non sembra troppo contenta di esser presa in braccio
Opera omaggio dell’artista G. De Gennaro del 1922

Letto in ottone e pavimento originari
Letto con rosario

infine raggiungiamo il salotto

Specchio ottocentesco
Arazzo d’epoca

Quadro raffigurante padre Radente

Codice civile del Regno delle due Sicile, stampato in Napoli nell’anno 1819

Ricca raccolta di libri antichi

Stampe e litografie presenti nella casa

Ringraziamenti:

all’amico Mario Carlucci per la consueta disponibilità e collaborazione;

a Giuseppe Spirito titolare dell’Agenzia Lachiocciola Immobiliare di Latiano che ci ha concesso la visita alla casa del Beato Bartolo Longo

Alle famiglie Perrone e Longo

Bibliografia e sitigrafia: “Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica o sitografica.”

(1) http://www.beatobartololongo.it/bartololongo/il-santo-beato-bartolo-longo.php

(2) https://it.wikipedia.org/wiki/Bartolo_Longo

2 commenti

  1. Grazie della documentazione. Mi sto occupando come sai di qs iconografia. Te ne parlerò. Stai bene         Stefania.

  2. […] grande mole di documenti e ricordi del Beato Bartolo Longo è dovuta al rapporto di parentela che aveva con la famiglia Ribezzi che, durante la sua permanenza […]

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