Questa estate, alla fine di luglio, siamo andati – mia moglie ed io – a trascorrere un breve periodo di vacanza a Contursi Terme, un piccolo paese dell’Irpinia vicino a Valva, un centro maggiore dove è stato possibile visitare Villa d’Ayala e il suo castello (per saperne di più vedi QUI).
Per caso, in un edificio della proprietà in cui prima si conservava il vino, abbiamo trovato una esposizione fotografica dedicata al terremoto che nel 1980 sconvolse la vita di quei luoghi e delle persone che vi abitavano.
La mostra, fatta in occasione del ventennale dalla tragedia, è rimasta lì in esposizione permanente ed ha un nome che all’epoca fu davvero emblematico: “FATE PRESTO” riprendendo il titolo del giornale il Mattino che il 26 novembre 1980, a tre giorni dal dramma, titolava “Cresce in maniera catastrofica il numero dei morti (sono 10.000?) e dei rimasti senza tetto (250.000?) – FATE PRESTO per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla”. La cifra dei morti, approssimativa per eccesso soprattutto a causa dei gravi problemi di comunicazione e ricognizione, fu poi ridimensionata fino a quella ufficiale, ma la cifra dei senzatetto non è mai stata valutata con precisione.
Anche l’artista Andy Warhol volle dare il suo contributo reinterpretando, nello stile della Pop Art, la prima pagina de “Il Mattino” pubblicata il 26 novembre 1980, tre giorni dopo il terremoto. L’opera esorta ad un tempestivo intervento a soccorso delle vittime del sisma, concentrando l’attenzione sull’emergenza, sui suoi risvolti sociali e stimolando emozioni-reazioni di solidarietà.
Vedere le foto della mostra – per noi che abbiamo vissuto quel dramma – ha avuto l’effetto di una sferzata che ci ha catapultato in una grigia serata di novembre in cui, per la prima volta nella nostra vita, abbiamo conosciuto il significato vero delle parole: Terrore e Morte.
Anche se l’epicentro del terremoto fu l’Irpinia e quindi la Puglia fu toccata solo marginalmente, avemmo ugualmente la possibilità di vedere la paura che si trasformava in panico, con la gente che si riversava in massa nelle strade, gli edifici danneggiati e le case messe a soqquadro.
La percezione dell’avvenuta catastrofe fu immediata e molti, come anche chi scrive, si recarono in quei luoghi a portare aiuto in quel momento disperato ed eccezionale, ma anche nella speranza di supplire alle carenze e agli errori della politica con la solidarietà umana.
Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini denunciò (edizione straordinaria Tg2, 26 novembre 1980): «Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi ». Le dure parole del presidente della Repubblica causarono l’immediata rimozione del prefetto di Avellino e le dimissioni (in seguito respinte) del Ministro dell’interno Virginio Rognoni.
La cronaca
“Il terremoto dell’Irpinia del 1980 fu un sisma che si verificò il 23 novembre 1980 e che colpì la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale.
Caratterizzato da una magnitudo del momento sismico di circa 6,9 gradi Richter e del X grado della scala Mercalli con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza, e Conza della Campania, causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti.
Il terremoto colpì alle 19:34 di domenica 23 novembre 1980: una forte scossa della durata di circa 90 secondi con un ipocentro di circa 30 km di profondità colpì un’area di 17.000 km² che si estendeva dall’Irpinia al Vulture, posta a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza. Gli effetti, tuttavia, si estesero a una zona molto più vasta interessando praticamente tutta l’area centro meridionale della penisola: molte lesioni e crolli avvennero anche a Napoli interessando molti edifici fatiscenti o lesionati da tempo e vecchie abitazioni in tufo; a Poggioreale crollò un palazzo in via Stadera, probabilmente a causa di difetti di costruzione, causando 52 morti. Crolli e devastazioni avvennero anche in altre province campane e nel potentino, come a Balvano dove il crollo della chiesa di S. Maria Assunta causò la morte di 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti che stavano partecipando alla messa.
L’entità drammatica del sisma non venne valutata subito; i primi telegiornali parlarono di una «scossa di terremoto in Campania» dato che l’interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l’allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò a evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l’altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti; interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati.” (1)
Le foto in Mostra
All’interno delle ex cantine della Villa di Ayala a Valva è allestita una mostra permanente curata da Mimmo Jodice (per saperne di più http://www.mimmojodice.it/) dal titolo Fate presto! Il libro e l’esposizione fotografica furono promossi nel 2000 dalla Provincia di Salerno, inaugurata in occasione del ventennale del terremoto e dopo l’apertura a Santomenna, fu allestita a Salerno, Lioni, Eboli, Sant’Angelo dei Lombardi e Campagna, fino a quando nel 2004 la Provincia decise di collocarla definitivamente nella splendida cornice della villa del Marchese D’Ayala a Valva. L’esposizione fotografica permanente, dalle tinte bianche e nere, suggestiona moltissimo ancora dopo tanti anni da quei momenti impressi sulla pellicola. La mostra racconta del terremoto dell’Irpinia del 1980, attraverso i luoghi, la distruzione, la sofferenza delle persone coinvolte nel cataclisma e che in quei terribili attimi persero tutto ciò che avevano. Volti, lacrime, tombe, case, paesaggi sono i soggetti delle immagini di vari fotografi ( le immagini furono allora realizzate da importanti fotografi italiani quali Mario Cresci, Luciano D’Alessandro, Mario De Biasi, Vito Falcone, Mauro Galligani, Gianni Giansanti, Roberto Koch, Giorgio Lotti e Jodice stesso – http://www.mimmojodice.it/ita/ita.pdf) che parteciparono all’esposizione sotto la guida di Mimmo Jodice, uno dei grandi nomi della storia della fotografia italiana, nato a Napoli dove tuttora vive. Anche un giovane che fu salvato, strappato dalle macerie in cui era sepolto, viene immortalato nella memoria fotografica trasmessa dall’esposizione che arricchisce il suggestivo percorso della villa di Valva. Le foto non recano didascalie o riferimento ai luoghi, per unire in un’unica grande strage e disperazione quell’evento terribile datato al 23 novembre del 1980. (2)
Sulla strada del ritorno
Mentre dalla cima della montagna guardavamo il Castello di Senerchia, costruito tra l’VIII e il IX secolo dai Longobardi, e posto a difesa di Conza della Campania, abbiamo avuto la possibilità di vedere dall’alto il paese ricostruito di Senerchia che si stendeva ai suoi piedi nella valle del Sele.
Siamo andati a guardare ed abbiamo scoperto che sorgeva proprio di fianco al vecchio paese colpito dal terremoto nelle cui case gli abitanti non son più voluti ritornare e che adesso è diventato un paese fantasma, dimora delle erbacce, a testimonianza di un passato che NON DEVE mai più ritornare.
Note
Tutte le fotografie della mostra sono scattate in Italia (o in territorio italiano) ed ora sono nel pubblico dominio poiché il copyright è scaduto. Secondo la legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, modificata dalla legge 22 maggio 2004 n. 128, le fotografie prive di carattere creativo e le riproduzioni di opere dell’arte figurativa divengono di pubblico dominio a partire dall’inizio dell’anno solare seguente al compimento del ventesimo anno dalla data di produzione (articolo 92). In accordo al testo di legge, tali fotografie sono: «immagini di persone o di aspetti, elementi o fatti della vita naturale e sociale, ottenute col processo fotografico o con processo analogo, comprese le riproduzioni di opere dell’arte figurativa e i fotogrammi delle pellicole cinematografiche. Non sono comprese le fotografie di scritti, documenti, carte di affari, oggetti materiali, disegni tecnici e prodotti simili» (articolo 87).
Le immagini considerate opere dell’ingegno di carattere creativo, invece, diventano di pubblico dominio dopo 70 anni dalla morte dell’autore, in accordo all’articolo 2, numero 7 e all’articolo 32-bis. (fonte Wikipedia)
Bibliografia e sitigrafia
(1) https://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_dell%27Irpinia_del_1980
(2) http://www.ecampania.it/video-campania/salerno/cultura/fate-presto-scatti-della-memoria-valva
Eccezionale servizio fotografico.
Le fotoin bianco e nero potrebbero avere un titolo di Luchino Visconti: “La terra trema”
Grazie, però tutto il merito è degli artisti che hanno fatto quelle fotografie veramente uniche ed eccezionali.
Ciao, Contursi Terme è in provincia di Salerno e nulla c’entra col terremoto irpino dell’80