“E’ uno dei più grandi ed importanti musei della storia del mondo. La sua nascita è dovuta al volere del medico e naturalista Sir Hans Sloane (1660-1753). Durante la sua vita Sloane riunì una invidiabile collezione di curiosità ed oggetti e, non volendo che venisse smembrata alla sua morte, ne fece dono a Re Giorgio II per la cifra di 20.000 sterline. La collezione di Sloane consisteva a quel tempo di circa 71.000 oggetti di ogni tipo, inclusi circa 40.000 libri stampati, 7.000 manoscritti, un’ampia collezione di esempi di storia naturale inclusi 337 volumi di piante essiccate, stampe e disegni tra cui quelli di Albrecht Dürer e antichità dall’Egitto, Grecia, Roma, dal Vicino Oriente antico, dall’estremo oriente e dalle Americhe e dall’Asia.
Il museo ospita oggi circa otto milioni di oggetti (a) che testimoniano la storia e la cultura materiale dell’umanità dalle origini ad oggi, ma molti di questi sono ammassati negli scantinati per mancanza di spazio. Si trova in Great Russell Street, a Londra.” (1)
L’ingresso è gratuito.
“Nel 2003 Il British Museum (Museo Nazionale della Gran Bretagna) ha celebrato il 250° anniversario della sua fondazione. Il Museo si propone di essere al centro della cultura internazionale e allo stesso tempo di avere una funzione educativa per il pubblico in generale.” (2)
“A questo scopo vengono realizzate mostre, allestite nel Museo e in altre sedi tramite prestiti, ed un intenso programma didattico che comprende seminari e visite guidate, la pubblicazione di libri, e di numerosi articoli. Sin della sua istituzione nel XVIII secolo, il Museo ha raccolto con gran zelo, ha esibito, conservato, e preservato le opere dell’umanità (e inizialmente anche le opere della natura). Erano gli anni dell’illuminismo, e come scrisse nel 1761 l’autore della prima guida del Museo «La curiosità prevale quasi universalmente… Niente può contribuire meglio a preservare l’erudizione, di cui l’illuminismo è così ricco, della creazione di edifici in ogni nazione per contenere le antichità, ed il Museo della Gran Bretagna ne è un singolare esempio».
Il British Museum non è mai stato semplicemente il museo delle antichità della Gran Bretagna. Fin da principio gli interessi furono svariati, e anche se le collezioni senza dubbio riflettono le mode nel corso degli anni, la collezione odierna è la più rappresentativa al mondo in quanto a periodi e diversità di culture. Le collezioni sono enormi e comprendono: Antico Egitto e Sudan; il Vicino Oriente nell’antichità; Africa, Oceania e le Americhe; Asia; il mondo classico; Europa; monete e medaglie; stampe e disegni. Nella loro globalità fanno attualmente del British Museum forse la migliore introduzione possibile alle culture e alle civiltà di tutto il mondo.
Nelle collezioni del British Museum vengono inclusi relativamente pochi oggetti di cui si conoscano con certezza l’identità e la storia. Il Museo ha il compito di studiare quanto più possibile il contesto relativo a ciascun oggetto. La ricerca viene effettuata per lo più da conservatori accademici, ma attività essenziali di ricerca vengono anche svolte da scienziati e tecnici della conservazione. Sia pubblico che docenti possono consultare gli esperti delle varie materie per corrispondenza o nelle apposite sale adibite alla studio e alla ricerca dei vari dipartimenti. Il pubblico può seguire lo sviluppo della ricerca attraverso lezioni, seminari, mostre, programmi didattici e pubblicazioni.” (2)
L’Atrio Monumentale (Great Court)
“Il nuovo imponente cuore del British Museum che va sotto il nome di Queen Elizabeth II Great Court, è stato aperto al pubblico nel dicembre 2000. La sua costruzione è nata dall’esigenza di soddisfare nuovi bisogni in seguito a nuove opportunità sviluppatesi. Gran parte del Museo era stata concepita dall’architetto Smirke nel 1823, quando il massimo annuo di visitatori non superava le 100.000 persone. Negli anni novanta il numero di visitatori ha talvolta superato i 6 milioni. Il Museo presentava problemi di sovraffollamento e risultava pertanto inadeguato.(..) Il Museo elaborò allora un progetto per la realizzazione di un edificio più razionale che facilitasse la circolazione dei visitatori ed includesse i necessari servizi per il pubblico.
La soluzione ai pressanti problemi di spazio fu data dal cortile disegnato da Smirke che originariamente era un grande giardino attorno a cui sì diramavano le gallerie espositive. Il problema è stato risolto in modo molto semplice: intorno alla sala di lettura è stato creato uno spazio aperto che attraversa il cortile connettendo a piano terra le varie gallerie disegnate da Smirke.
Questo ha risolto in modo efficace l’accesso alle sale espositive, senza incorrere in problemi di sovraffollamento e circolazione limitata. L’Atrio Monumentale (Great Court) è coperto da un magnifico tetto in vetro e acciaio in forma di rete. La Great Court è in tutto e per tutto la prima piazza coperta di Londra con tanto di vasti spazi ed altezze ariose che ospitano splendidi esempi di scultura provenienti dalle collezioni del Museo.” (2)
Vista grandangolare della Queen Elizabeth II Great Court (Atrio monumentale)
Il Leone di Knidos è il nome di una antica, colossale, statua greca scoperta nel 1858 nei pressi del porto antico di Knidos, sud-ovest dell’Asia Minore (oggi vicino a Datça in Turchia). Poco dopo la sua scoperta, la statua è stata spedita a Londra, dove è entrata a far parte della collezione del British Museum. Anche se vi è un certo dibattito circa l’età della scultura, in generale, l’opinione degli studiosi la fa risalire al 2° secolo aC. Dal 2000, è ben visibile sotto il tetto della Great Court
Obelisco nero del Re Nectanebo II d’Egitto, XIII dinastia, circa 350 aC
Testa della monumentale statua in quarzite di Amenhotep III datata 1350 aC. Questa statua, posta su un grande piedistallo all’ingresso della sezione del British Museum dedicata all’Egitto, raffigura il faraone Amenhotep III, che regnò in Egitto oltre 3.000 anni fa. Dopo aver regnato per 30 anni, i re celebravano un giubileo – la festa Sed – durante la quale i loro poteri venivano simbolicamente rinvigoriti e ringiovaniti. La festa cioè mirava a rinnovare il potere del re regnante che si era impoverito nel tempo, mettendo in pericolo l’esistenza dello stato. Più anticamente invece il re che non era in grado di continuare efficacemente il suo regno a causa dell’invecchiamento veniva ucciso. Le fattezze giovanili di questa statua potrebbero essere un tentativo di Amenhotep III di ritrarsi ringiovanito appunto dopo uno di questi festival.
Collezione British Museum
Dimensioni: 117.00 cm
Tebe, Egitto. Testa di statua di Amenhotep III (1350 aC)
Il Nisga’a Totem Pole è stato acquisito nel 1932 dalla valle del fiume Nass, sulla costa nord-occidentale della Columbia Britannica. E ‘stato scolpito nel 1850-1860 dal leggendario scultore Oyai per onorare il Capo Luuya’as. Rappresenta il Geebelk (un uccello dal volto umano)
Salone dell’Illuminismo
Una mostra permanente sull’illuminismo, intitolata «Dìscovering the World in the 18th Century», illustra come lo studio della natura e degli artefatti, nel periodo tra la fondazione del Museo nel 1753 e il XIX secolo, formino le basi della visione moderna del mondo. Nessun altro posto avrebbe potuto illustrare tutto ciò meglio del British Museum.
Sala – Le Raccolte
L’ultima parte del XX secolo è stato un periodo estremamente attivo, particolarmente con le acquisizioni degli antropologi del Museo. Questo ha sempre fatto affidamento su donazioni e lasciti privati per le sue acquisizioni, e oggi usufruisce anche del sostegno di enti come Heritage Lottery Fund, il National Memorial Fund, il National Art Collections Fund, e gli Amici del British Museum (precedentemente conosciuta come la British Museum Society).
Indagini sul campo e scavi vengono oggi condotti più attivamente che nel passato, con lo scopo di accrescere le collezioni con materiale che concerne abitudini culturali contemporanee, così che il British Museum continui a svolgere il ruolo di museo che rappresenta culture di varie parti del mondo passate e presenti.
Sala – Lascito Waddesden (Rotschild Found.)
Waddesdon Manor è stata costruita dal barone Ferdinando Rothschild per ospitare la sua collezione di arti decorative da oltre 130 anni. La sua collezione è alla pari con quella della Wallace Collection e la Collezione Reale . La condizione di tutti i suoi tesori è fenomenale grazie agli straordinari sforzi di conservazione. Quella esposta è solo una piccola parte di quella donata al Museo.
Sala – Dipartimento Antico Egitto & Sudan
“Il British Museum ospita la maggiore collezione al mondo di reperti dell’antico Egitto (con più di 100.000 pezzi catalogati) dopo quella del museo egizio di Torino e del museo egizio del Cairo. Si tratta di una collezione di enorme importanza storica per la sua vastità e qualità, che include reperti risalenti a tutti i periodi delle dinastie egizie e della storia del Sudan. Insieme essi illustrano ogni aspetto delle culture presenti nella valle del Nilo (inclusa la Nubia), dal periodo neolitico predinastico (c. 10.000 A.C.) all’epoca dei cristiani coopti (XXII secolo D.C.), un lasso di tempo di più di 11.000 anni.
I reperti archeologici dell’antico Egitto hanno fatto parte della collezione del British Museum sin dalla sua fondazione nel 1753 quando il museo ricevette 160 oggetti egizi da Sir Hans Sloane. Dopo la sconfitta nel 1801 della Francia di Napoleone nella Battaglia del Nilo, le antichità egizie lì custodite furono confiscate dalle truppe britanniche e portate al British Museum nel 1803. Queste opere, compresa la celebre stele di Rosetta, furono il primo gruppo importante di sculture acquisite dalla struttura. (..) Nel 1924 la collezione aveva ormai raggiunto i 57,000 pezzi. Un attivo supporto da parte del Museum per l’effettuazione di nuovi scavi in Egitto continuò lungo tutto il 20° secolo permettendo l’acquisizione di ulteriori reperti fino a quando il cambiamento della legge in Egitto sui reperti archeologici portò ad una sospensione forzata dell’importazione di antichità. Attualmente la collezione del museo consta più di 110,000 reperti egizi.” (1)
Il Faraone
“Secondo la tradizione egizia, un sovrano del Sud assunse il controllo dell’intero paese attorno al 3100 a.C. e stabilì la prima capitale nazionale a Menfi, vicino all’intersezione del Nilo con il suo delta. L’unificazione simbolica delle terre dell’Alto (la valle). e del Basso Egitto (il delta) era centrale nella concezione egizia di sovranità. Il sovrano chiamato «Faraone» (che letteralmente significa
«Grande Casa») era considerato sia umano che divino; si credeva che fosse figlio del dio sole Ra, e incarnazione del dio-falco Horo. Dopo morto diveniva invece il dio degli inferi Osiride. I templi
dedicati agli dei erano usati dai faraoni come mezzi di propaganda dove venivano ritratti in statue colossali e bassorilievi nelle pose convenzionali di unificatori e difensori dell’Egitto.” (2)
La mummificazione
“I cimiteri egizi si trovavano generalmente nel deserto ad Ovest delle citta. Originariamente i cadaveri venivano sepolti sotto terra dove venivano preservati dalla sabbia calda e asciutta. La credenza nella vita ultraterrena era già diffusa in era Predinastica, quando venivano generalmente inclusi nelle tombe semplici oggetti funerari. Per le persone benestanti si iniziarono poi a costruire tombe vere e proprie, prima in mattoni di argilla, e più tardi in pietra. La mummificazione fu inventata per preservare il corpo ritenuto la sede dell’energia vitale chiamata ka. Dopo la rimozione degli organi interni, conservati separatamente in quattro contenitori, cosiddetti canopi, il corpo veniva essiccato con natron, un sale naturale. La mummia veniva quindi avvolta in bende di lino e chiusa in una bara. In quanto divinità incarnate, i faraoni venivano sottoposti ad un processo di mummificazione particolarmente elaborato; venivano accuratamente bendati con lino pregiato, e i loro corpi venivano ricoperti con gioielli e amuleti protettivi. Una maschera d’oro veniva posta a coprire la testa e il collo della mummia che era poi riposta in una serie di bare; chiuse infine in un gigantesco sarcofago in pietra.” (2)
Lastra sulla tomba di Nihebsedpepy primo Periodo Intermedio, circa 2100 aC. Nel tardo Antico Regno, in particolare al di fuori della zona di Memphis, le tombe cominciarono ad essere fornite di una piccola stele, piuttosto che grandi false porte. Le variazioni di stile tra le diverse città, in particolare nei geroglifici, possono indicare la provenienza di una stele. Questa lastra mostra Nihebsedpepy in piedi in preghiera. I colori sono insolitamente brillanti. Molti dettagli sono dipinti invece che scolpite.
Come abbiamo precedentemente detto, i reperti archeologici dell’antico Egitto hanno fatto parte della collezione del British Museum sin dalla sua fondazione nel 1753 quando il museo ricevette 160 oggetti egizi da Sir Hans Sloane. Dopo la sconfitta nel 1801 della Francia di Napoleone nella Battaglia del Nilo, le antichità egizie lì custodite furono confiscate dalle truppe inglesi e portate in Gran Bretagna. Tra queste opere anche la celebre stele di Rosetta, qui fotografata da Brundarte, ceduta alle forze britanniche come parte del trattato di Alessandria nel 1801 e regalata al British Museum da re Giorgio III nel luglio del 1802.
La stele, datata 195 aC, ha tre iscrizioni dello stesso testo di un decreto tolemaico in tre differenti grafie: geroglifico (adatto per un decreto sacerdotale), demotico (scrittura nativa utilizzata per scopi quotidiani) e greco (la lingua governativa). Per queste sue caratteristiche uniche questa stele è stata la chiave per decifrare i geroglifici, dal momento che gli studiosi comprendevano bene il greco antico. Il fisico inglese Thomas Young fu il primo a dimostrare che alcuni dei geroglifici della Stele di Rosetta scrivevano i suoni di un nome reale: Tolomeo. Lo studioso francese Jean-François Champollion continuò questi studi riuscendo a mettere insieme l’alfabeto dei geroglifici. Fu così finalmente possibile comprendere l’antica scrittura egiziana e leggere completamente le iscrizioni geroglifiche.
La stele di Rosetta è esposta al British Museum dal 1802, con una sola pausa quando nel 1917, verso la fine della prima guerra mondiale, venne messa in salvo dai bombardamenti pesanti che Londra stava subendo insieme ad altre opere “importanti” in un nascondiglio sotterraneo presso la Postal Tube Railway.
Statua calcare dipinta di Nenkheftka, Egitto 2400 a.C.
Statua di Nenkheftka. Un bell’esempio di copia del defunto. La scultura conserva conserva ancora su notevoli aree del corpo la sua vernice originale. 6 ° dinastia, Deshasha
Coperchio di sarcofago con figura maschile. Il defunto indossa un lungo avvolgente abito persiano con una sciarpa che passa sopra la spalla sinistra. I polsi sono incrociati sul basso ventre nell’atteggiamento di mummie maschili contemporanee.
A sinistra coperchio di granito del sarcofago di Setjau, Tebe (Egitto) 1230 aC. A destra il sarcofago di Pahemnetjer, 1250 a.C.
Sarcofago di Merymose. Si tratta di uno dei primi esempi di sarcofago a forma di mummia. La forma della bara riproduce una mummia le cui iscrizioni sono fatte sulle bende esterne di un corpo avvolto. Merymose fu viceré di Nubia sotto il re Amenhotep III, un ruolo che gli ha dato l’autorità sull’Egitto meridionale e quello che oggi è il Sudan settentrionale.Dinastia 18, da Tebe.
Sarcofago di Ankhnesneferibra, XXVI dinastia, circa 530 aC
Statua di Osorkon, Egitto 920 a.C.
Sarcofago di Hapmen. Trovato in Cairo, Egitto, 600-300 aC
Interno del sarcofago di Hapmen
Sala Dipartimento mediorientale
Con una collezione di circa 330,000 opere, il British Museum possiede la più vasta quantità di reperti archeologici della Mesopotamia al di fuori dell’Iraq. Si tratta di una collezione di importanza incalcolabile, grazie alla presenza di preziosi reperti assiri, babilonesi e sumeri.
La collezione illustra le civiltà dell’antico Medio Oriente e delle aree circostanti. Esse includono la Mesopotamia, la Persia, la penisola araba, l’Anatolia, il Caucaso, parti dell’Asia centrale, la Siria, la Palestina e gli insediamenti fenici nel mediterraneo occidentale dal periodo preistorico fino all’ascesa dell’Islam nel VII secolo. La collezione include sei statue alate di leoni con testa umana provenienti da Nimrud e Khorsabad. Bassorilievi in pietra, inclusa la celebre scena della caccia reale al leone, rinvenuti nei palazzi reali assiri di Nimrud e Ninive. La biblioteca reale di Ashurbanipal di Ninive e i tesori sumeri del cimitero reale di Ur.
Le Città-Stato
Poco prima del 3000 a.C. apparvero le prime città mesopotamiche. Ci fu un incremento della popolazione ed emersero stratificazioni sociali e specializzazione artigianale. Ogni città era governata come un mini stato con un proprio governo ed un sovrano. All’inizio si suppone che il potere fosse associato ai templi. Sembra che i governanti delle città-stato nella antica terra di Sumer, oggi in lraq meridionale, fossero figure religiose.
Il controllo delle città-stato mesopotamiche passò gradualmente nelle mani di capi secolari, e sebbene le istituzioni religiose continuassero ad avere un ruolo importante, figure di sovrani sostituirono i sacerdoti al potere. Scavi archeologici condotti da Sir Leonard Woolley nella città di Ur negli anni ‘20 portarono alla luce magnifici sepolcri che indicano l’esistenza di una classe aristocratica. Alcuni personaggi erano sepolti con oggetti preziosi in oro, argento, corniola e lapislazzuli, ed erano accompagnati dai loro servitori uomini e donne. La tomba più grande di Ur conteneva 74 servitori sacrificati per accompagnare il morto nel sepolcro.
La scrittura
La Mesopotamia è la culla della scrittura. Inizialmente la scrittura era simbolica e serviva alla contabilità. Pittogrammi erano incisi su tavolette di argilla umida usando un giunco come penna. In questo sistema una testa di bue rappresentava un bue, e il sole crescente rappresentava il giorno. Tali simboli venivano accompagnati da cerchi e semicerchi che rappresentavano numeri. Già nel III millennio i pittogrammi erano sufficientemente stilizzati da non essere più riconoscibili come figure. l simboli si svilupparono fino a rappresentare sillabe, e gradualmente divenne possibile scrivere frasi ed esprimere idee incidendo segni «cuneiformi» La scrittura cuneiforme divenne la scrittura di molte delle lingue parlate nel vicino Oriente Antico così come l’alfabeto romano è utilizzato oggi per scrivere varie lingue moderne. Una gran quantità del materiale scritto su pietra e argilla che ci è pervenuto include lettere, testi storici, matematici ed astrologici, racconti mitologici, canzoni, poemi, leggi, decreti, mappe ed anche una ricetta per fare la birra.
L’inno dedicato alla dea Ishtar (b), datato 875 a.C.
Quando sono seduta sulla soglia di una taverna,
Io Ishtar, la dea,
Sono prostituta, madre, sposa e divinità.
Sono ciò che si chiama Vita;
Benché voi la chiamate Morte.
Sono ciò che si chiama Legge
Benché voi la chiamate Emarginata.
Io sono ciò che voi cercate
E quello che avete ottenuto.
Io sono ciò che avete diffuso
E ora raccogliete i miei pezzi
I Rilievi dei Palazzi Assiri
Nimrud, Khorsabad e Ninive furono le capitali dei re neo-assiri che dominarono il Vicino Oriente, dall’Egitto al Golfo Persico, dal IX al VII secolo a.C. I maggiori punti di attrazione di queste città furono i palazzi reali, provvisti di ingressi monumentali protetti da tori alati dalla testa umana, e le cui mura erano ricoperte da bassorilievi raffiguranti le gesta dei re durante la caccia, e in guerra. Il British Museum è l’unico luogo al mondo dove sono esposte nell’ordine originale così tante di queste lastre magnificamente conservate. Per lo più portate alla luce da Sir Henry Layard, tra il 1845 ed il 1855, comprendono i famosi rilievi del re Assurbanipal a caccia di leoni, provenienti dal suo palazzo di Ninive (ca. 645 a.C.).
Note:
(a) Nell’autunno del 2001 la collezione totale di otto milioni di pezzi del museo è stata ampliata ulteriormente con l’aggiunta di altri sei milioni di oggetti provenienti dalla collezione Wendorf di antichi manufatti egizi e sudanesi. Essi furono donati dal Professor Fred Wendorf della Southern Methodist University del Texas, e comprendono l’intera collezione di reperti provenienti dai suoi scavi effettuati tra il 1963 e il 1997. (Wikipedia.it)
(b) Ishtar era la divinità femminile più importante nella civiltà assiro-babilonese. Era dea dell’amore e della guerra, sorella gemella del Sole (Samash) e figlia della Luna (Sin), e nel culto astrale si identificava con Venere. I sumeri la assimilarono con la loro Inanna, dea della madre terra e della fecondità, e il culto di Ishtar si diffuse poi anche fuori dalla Mesopotamia ai popoli vicini: in tutta l’Asia occidentale Ishtar divenne la personificazione della fertilità e della maternità. (Focus.it)
(1) https://it.wikipedia.org/wiki/British_Museum
(2) Il British Museum Guida-ricordo – The British Museum press
Almeno lì l’ISIS non ha potuto arrivare! Almeno per ora.
Però qualche danno l’abbiamo fatto anche noi! Ti riporto il commento del British per la statua del Dio Rongo: ” Da Mangareva, Polinesia Francese. Forse 18 o 19 ° secolo dC. Figura di legno intagliato, probabilmente del dio Rongo. E’una delle sette immagini note per essere sopravvissute a una distruzione di massa di sculture che si è svolta sulle isole Gambier il 16 aprile 1835 ad opera di alcuni frati. I primi europei a sbarcare furono uomini dell’equipaggio della HMS Blossom, capitanata da Frederick W. Beechey, nel dicembre del 1824. Gli ospiti successivi furono missionari , in particolare i rappresentanti belgi dell’ordine cattolico di Picpus, che convertì gli isolani al cristianesimo. Nel 1835 Padre Honoré Laval e Padre Caret hanno bruciato la maggior parte delle figure di divinità in legno allora esistenti. L’anno seguente Padre Caret ne ha inviato un paio in Europa come prova di deità pagane già adorate dagli isolani. Questa statua non è stata identificata, ma altre figure di questo tipo sono state identificate come rappresentazioni del dio Tu (il dio del pane e il dio principale della Mangareva).”
Heya i’m for the first time here. I came across this board and I find It really useful & it helped me out much.
I hope to give something back and help others like you aided me.