Per accompagnare le foto di Brundarte delle opere di Edgardo Simone e dei documenti riguardanti la sua carriera in esposizione in questi giorni al MAP (via Tarantini 37) riportiamo integralmente, con il consenso dell’autrice, l’articolo di Pamela Spinelli sul Quotidiano di Brindisi del 22/12/2015, dedicato al grande artista brindisino, con il titolo davvero emblematico per chi ne ha conosciuto le vicissitudini (per conoscerne la storia leggi Qui – Monumento ai caduti): “Lo scultore dimenticato ritorna nella sua città”.
Scrive Pamela Spinelli:
Al Map è stata allestita e aperta una mostra con le “piccole opere ” di Edgardo Simone.
«Una mostra last minute, perché totalmente autofinanziata fatto salvo qualche contributo da parte di privati, di enti ed associazioni che si occupano di conservazione e ricerca. Abbiamo proposto – e non solo una volta – questa ed altre iniziative alla Amministrazione comunale, ma non c’è mai stata data risposta». Così il professor Massimo Guastella, docente di Storia dell’Arte Contemporanea e direttore scientifico del Museo Mediterraneo dell’Arte Presente (Map) di Brindisi, nel corso della conferenza stampa di presentazione della mostra “Edgardo Simone. Piccola Esposizione”, inaugurata ieri sera.
«Per oltre due mesi (la mostra si protrarrà sino al 27 febbraio 2016. ndr) – ha detto Guastella – e per la prima volta nella sua città natale, saranno esposte in città le opere di piccolo formato di Edgardo Simone. Nato nel 1890, Simone lascia Brindisi, si forma a Roma poi a Napoli, lavora in tutta Italia sino alla fine degli anni ’20. Poi tenta un sogno, quello degli Stati Uniti, dove vive per 20 anni con una produzione importante. Scompare nel 1948 ed il figlio Silvan gli dedica una mostra retrospettiva nel 1961 a Los Angeles. Da allora, questo scultore brindisino è passato all’oblio, poi gli studi più recenti lo hanno consegnato alla storia dell’arte del ’900. «Esattamente la settimana scorsa – ha detto ancora Guastella – è stato pubblicato un volume a cura di Isabella Valente, storica dell’arte dell’Università di Napoli, in cui un intero saggio è a lui dedicato».
L’ingresso al MAP in Via Tarantini
L’interno del Museo
Sarà lo stesso Map in via Tarantini, ad accogliere la mostra, grazie all’iniziativa della società Cracc, “spin off” (a) dell’Università del Salento, con i contributi di Aba Federalberghi Brindisi, Palazzo Virgilio, degli Amici dei Musei Brindisi, e in collaborazione con Club Unesco Brindisi, Fondazione Biblioteca Arcivescovile “De Leo” Diocesi di Brindisi, Archivio di Stato Brindisi, Confraternita dei Musici.
«Una mostra di grande valore che Brindisi non poteva perdere, tanto più perché è l’occasione per la città per conoscere un grande artista, nostro concittadino» – ha detto Guastella nel corso della conferenza, alla quale erano presenti anche Veniero Ruggiero, nipote dello scultore Edgardo Simone (che ha portato a Brindisi 4 opere dello zio), Franca Mariani responsabile degli “Amici dei Musei” e Pierangelo Argentieri presidente di Federalberghi.
Ventidue opere esposte, tra bronzetti, gessi, terrecotte e ceramiche, provenienti da collezioni italiane e americane, insieme a cataloghi e periodici d’epoca prestati dalla “Biblioteca De Leo” e privati cittadini e fotoriproduzioni di documenti predisposti dall’Archivio di Stato per far conoscere la produzione dello scultore brindisino che, in America, lavorò per la Metro Goldwyn Mayer e alle scenografie del film “Bernadette”.
I documenti storici
Le foto originali
L’esposizione del Map si arricchisce di alcune importanti opere prestate dagli eredi dello scultore, tra cui il ritratto di Salvatore Simone, padre dell’artista, ed il Ritratto di Leda, la bellissima sorella. Per tutta la mostra il liceo musicale “Durano” accosterà allo scultore la figura del violinista-compositore Ugo Giuseppe Gigante, musicista brindisino che, emigrato a New York, fu in contatto con il concittadino Edgardo che gli fece un ritratto e a cui dedicò un interessante articolo.
Le novità della mostra
Tra le altre cose, anche un documentario sulla sua vita e le sculture d’arte contemporanea, tra cui “Ri-Nascita” di Giovanni Carpignano, che anche quest’anno rinnova il consueto appuntamento con i presepi, realizzati con materiali d’arte contemporanea nella chiesa di San Michele delle Suole Pie, dove sono tuttora in esposizione le Pale d’Altare e la mostra di Giuseppe Ciracì.
Riferimenti biografici
Edgardo Simone nasce a Brindisi nel 1890. Appresi i rudimenti dell’arte plastica, nel 1908 si reca a Roma. Sotto la guida dei Cozza accede al Regio lstituto di Belle Arti.
Nel clima artistico romano assimila quell’eclettismo in voga nei primi decenni del Novecento, tra verismo ottocentesco, simbolismo, Déco e poliedrismi dei secessionisti, che sarà la sua ricorrente cifra stilistica.
Lascia Roma per diplomarsi a Urbino. Raggiunge Napoli e completa gli studi nell’Accademia partenopea.
Dopo la leva nella Grande Guerra, nel milieu artistico napoletano adotta il verismo di D’orsi e l’art nouveau di Renda e De Luca.
Negli anni Venti alterna bronzetti di folclore e di gusto liberty all’esecuzione di monumenti ai caduti, a Napoli e in Campania, Verona, nel ferrarese, Lucania, Monopoli e Brindisi, riecheggiando i fregi vittoriani dello Zanelli, il simbolismo rodiniano e la potente plastica del Mestrovich. Sul finire del 1927 si trasferisce negli Stati Uniti per erigere il Monumento ai caduti a Tampa.
Dopo New York, durante la crisi del ‘29, risiederà con alterne fortune tra Washington e Detroit, poi a Cleveland e Chicago, dove presenta le sue opere all’Esposizione Universale del 1933, Coronado e Hollywood. Qui collabora a varie scenografie con la MGM.
Muore cinquantottenne a Hollywood, nel 1948.
Note su Edgardo Simone (di M. Guastella)
È questa la prima mostra in Brindisi dopo la morte di Edgardo Simone, scomparso a Hollywood nel 1948, e dopo la retrospettiva organizzatagli dal figlio Silvan nel 1961, nella sua galleria di Los Angeles.
Da Brindisi, dopo le giovanili prove artistiche, attestate dai maestri salentini Luigi Guacci e Cesare Augusto Lucrezio, si reca nel 1908 a Roma. È affidato al magistero di Adolfo e Lorenzo Cozza, che gli consente l’accesso all’istituto di Belle Arti.
Nel triennio 1908-1911, assiste al completamento del Vittoriano, con la Dea Roma e i rilievi di Zanelli, la Fontana di Rutelli di Piazza Esedra, vede le opere dei maestri europei presenti all’Esposizione Internazionale, su tutti di Mestrovic e Rodin. È al francese e al simbolismo che si ispira nel Rimorso, perduta figura virile assisa che con il Ritratto del padre ( 1910) è tra le sue prime produzioni plastiche.
II suo iter artistico troverà la costante cifra stilistica nell’eclettismo dell’ambiente romano, dove confluiscono art nouveau e stile simbolista, suggestioni neobarocche e gusto art Decò dei secessionisti austriaci-tedeschi (si veda la Galera assalita), ritorno alla classicità rievocata dalla scultura dei francesi e dalla plasticità monumentale d’ispirazione michelangiolesca del serbo Mestrovic. Più che i corsi accademici, pratica i cantieri delle «due esposizioni di P. d’Armi e Valle Giulia», assiste Adolfo Laurenti nelle decorazioni per il Palazzo dell’Esposizione e osserva Giovanni Prini (vedi il Fante che bacia una donna con elmetto). Tra gli esiti memori del soggiorno romano va considerato il bronzeo Nudo femminile, appartenuto alla collezione del Marchese Moronti di Rieti e poi a Federico Zeri. Passato all’accademia di Belle Arti di Napoli, accoglie la lezione verista di D’0rsi, l’eclettismo di Luigi De Luca, il gusto liberty di Peppe Renda.
Tra gli anni Dieci -Venti, risponde a quei caratteri una serie di statuette da salotto, in terracotta o bronzo, come il Cocchiere napoletano, II Territoriale congedato, di vivo folclore partenopeo,
il Tango di genere mondano ed i soggetti femminili dai volti graziosi, nei piccoli busti, o di maliziosa sensualità, come Garconne o Salomè con la testa del Battista dalle suggestioni simboliste e secessioniste.
Escluso il soggiorno ferrarese dove, verso il 1922, ha il «suo studio a Palazzo dei Diamanti», impegnato al progetto del concorso aggiudicatosi per il Monumento ai Caduti e ai Martiri, mai realizzato, Simone muove lungo tutta la penisola per eseguire numerosi monumenti commemorativi dei caduti della Grande Guerra. ln bronzo o marmo bianco di Carrara, impiega l’ampio repertorio che gli è proprio, non privo di retorica, tra rievocazioni zanelliane, secessioniste e attenzione per l’arte classica, facendo ricorso alle poderose anatomie mestroviciane.
Talvolta concepisce il monumento-fontana quale arredo urbano. Simone è apprezzato nelle rassegne espositive leccesi, da Pietro Marti a Totò Genovesi.
Sul finire del 1927, parte per gli Stati Uniti d’America, per realizzare il Monumento ai caduti di Tampa. Giunto a New York avvia il ventennio della stagione americana. Inizialmente, espone parte della produzione italiana, come i bronzetti fusi a Napoli dalla Fonderia Laganà. La padronanza delle tecniche artistiche e l’ecletticità del suo stile assicurano le attenzioni della critica, ma soprattutto della committenza per le abilità di ritrattista. Effigia, tra altri, Solomon R. Guggenheim, Thomas Edison, David Niven, Marlene Dietrich. Una mostra personale gli viene ordinata alla National Gallery di Washington. Sin dal 1929, per far fronte alla crisi, oltre ai ritratti, reitera a uso commerciale un repertorio bozzettistico di genere su temi infantili. Traduce scugnizzi e guapparielli dei vicoli napoletani in monelli chapliniani come il Bellhop (Facchino di Hotel), il Caddie o i piccoli jazzisti di colore.
Le graziose statuine femminili sono tratte dall’American life. Coast to coast esegue, con versatilità, opere di tipologia e generi diversi, dalla ritrattistica alla statuaria, dal soggetto civile alle allegorie, dal genere sacro all’oggetto d’arredo, in piccola e in larga scala, dalle statuine-lampade alle sculture da giardino. Nel 1933, naturalizzato americano, si trasferisce a Chicago, per ordinare le sue opere alla Mostra Italiana dell’Esposizione Universale. Sua ultima tappa Hollywood, dove realizza ceramiche nelle stilizzazioni Art Nouveau. Negli anni Quaranta collabora come scenografo con la Metro-Goldwyn-Mayer: dovrebbe appartenergli il Gesù Cristo che appare tra gli arredi sacri del film The song of Bernardette, vincitore degli Oscar nel 1944.
Opere in mostra
Testa di bimbo
Opera di un impegno più personale, dagli intenti veristico sentimentali è la Testa di bimbo. Sia il soggetto sia la sua trattazione inscrivono l’0pera nella tradizione della ritrattistica ottocentesca in cui le annotazioni veriste convogliano nel bozzettismo. Avviando dunque il genere del ritratto, lo scultore brindisino si specializza in statuette di piccolo formato in bronzo, sin nella produzione giovanile. Perciò le parole di encomio a Simone, redatte già nel 1913 presumibilmente dal direttore Giustino Durano sulla testata locale “Indipendente”, lasciano presupporre un’attività precocemente avviata, per lo meno, in ambito cittadino:
«Noi che dal primo momento abbiamo seguito con simpatia l’inclinazione di questo giovane ingegno d‘artista additandolo al pubblico. non abbiamo che a compiacerci con noi stessi per averlo incoraggiato a ben continuare, sicuri che la nostra profezia si sarebbe avverata! Oggi con orgoglio tracciamo queste righe, certi che non saranno le ultime, perché fidiamo che il Simone onorerà il paese stesso e se stesso».
Territoriale in congedo
In mostra (si tratta della Prima Mostra d’Arte Salentina, ideata e organizzata dal prof. Pietro Marti ndr) compare per la prima volta il Territoriale in congedo, una estroversa figura di soldato “divertente” e sbrindellato. Senz’altro una delle sue invenzioni plastiche più gradevoli e felici, il bronzetto è esposto in varie mostre; evidenzia un verismo strettamente imparentato con quello ottocentesco di scuola napoletana, da Gemito a D’Orsi e Cifariello, e ci riporta alla mente i musicanti del De Matteis. Il soldato territoriale, in divisa e berretto, gavetta a tracolla e scarpe rotte in punta, che incede allegramente suonando l’organetto a bocca si ricollega a una serie di piccoli bronzi di gusto verista e di costume che segnano il passaggio a una maniera di modellare con caratteri di realismo minuto e insistenti dettagli.
Ritratti di donna
Sul ritratto femminile Simone sviluppa una serie di piccole teste in bronzo, all’incirca di 15 cm di altezza, di consonanza stilistica.
Il Ritratto di donna (Brindisi, Collezione privata) — acquisito sul mercato d’arte ceco —, potrebbe confermare trattarsi di un’effige con cui vi è familiarità, a cui è accostabile una affine versione in ceramica, già presente nella collezione Simone Britain.
Simone dimostra perizia esecutiva, assimilata ed espressa con sicura padronanza tecnica plastico-compositiva nel genere, caratterizzata da un intenso verismo; non manca di un modellato costituito da piccoli dettagli tratti dalle modelle: occhi, orecchie, naso, bocca, capigliature, sono appena accennati ma di grande efficacia in virtù di delicati passaggi chiaroscurali.
Il condizionato movimento dei volti, portati verso l’alto per seguire lo sguardo, (..) intona un atteggiamento di serenità, interiore, il cui intento appare vagamente simbolico, di purezza morale.
Nei bustini femminili Simone mette a fuoco la fisionomia reale del soggetto — dato ricorrente nella linea della scultura italiana coeva, eredità della tradizione tardo ottocentesca —, e pur tuttavia si avvale di motivi di aggiornamento stilistico, che esprime in una elegante sintesi plastica di ascendenza liberty, facendone un apprezzabile esempio della sua produzione di questi anni.
Tango
La rappresentazione della coppia danzante un passo di tango, che sembra riprendere il canyengue (a), evidenzia qualità e motivi di buona scultura per l’accurata rifinitura di ogni sua parte.
Il gruppo bronzeo, di piccole dimensioni, si inscrive nel genere della ritrattistica mondana, dando prova di un realismo attento al dettaglio — si vedano gli indumenti dei due personaggi — e alle intonazioni espressive, con quel sorriso marcato della donna di matrice rendiana, che suggerisce di accostarlo, latamente, a “Uscita dal ballo” del maestro di Polistena.
Fors’anche la scena di genere aspira, tardiva, alla tematica del ballo cara all’impressionismo. Un significativo precedente plastico di inclinazione simbolista è il Valzer del 1891 di Camille Claudel, in cui la scultrice francese sa trovare il giusto equilibrio tra dinamica del passo e stabilità nella danza appassionata della coppia bronzea.
Nell’articolato andamento spaziale, fortemente dinamico, del ballo argentino, generato da Simone attraverso molteplici punti di vista, sembra concretizzarsi l’equilibrata composizione scultorea a un tempo verista, espressionista e simbolista.
Bambino che passeggia – Bellhop (Facchino d’Hotel) – Abbondanza
L’impronta monumentale ed eroica in cui si era mantenuta costantemente la sua scultura pubblica degli anni venti, nelle prove americane è abbandonata via via in favore di un’analisi del vero di nitida espressività, non disgiunta da fini elogiativi. come rivela la copiosa ritrattistica, riferibile alla sua prima produzione statunitense. Si tratta di opere sostenute da una elaborazione compositiva che, per quanto personale, non è priva di influssi da ambienti italiani, quali un Saverio Gatto ad esempio.
A sculture allegoriche l’artista accosta opere di genere improntate a schietta semplicità in cui riprende il mondo dei bambini napoletani rapportandoli alla società “statunitense“. (..) Esemplari tesi a infondere nello spettatore emozioni e suggestioni del mondo infantile sono alcuni piccoli gessi, Bambino che passeggia (passato per il mercato americano a Buffalo Grove Illinois), e Bellhop (Facchino d’Hotel) (..), Abbondanza.
Leda e il cigno
Leda e il cigno (Brindisi. Coll. privata), un esuberante corpo femminile in posa accanto al volatile che è tra gli esiti migliori dell’artista.
La scultura, dall’attenta modulazione plastica che slancia il corpo assiso della figura, evidenzia l’assunzione di modelli derivanti dall’arte simbolista, tanto nell’impostazione formale quanto nella trattazione dettagliata della corporatura; la rappresentazione, laica ancorché mitologica, manifesta non solo la pura bellezza del nudo ma anche una spudorata voluttuosità, assistita dall’acuta intensità espressiva che gli infonde abilmente lo scultore.
Testa di fanciulla
La produzione ceramica del periodo della sua maturità artistica vissuto a Chicago e poi a Hollywood, consta di alcuni pezzi di singolare qualità che artatamente Edgardo fonda su modi realisti sino a spingerli poi in direzione Art Nouveau. Lo testimonia tra gli altri la “Testa di fanciulla” copiata da un esemplare in bronzo di altro autore e di proprietà di Edgardo, (..)
Vaso con Cariatidi passanti
Sin dalla partecipazione alla mostra alla galleria napoletana Corona del 1926, emerge che Simone si dedica all’arte decorativa con la realizzazione di vasi in terrecotte policrome.
L’artista brindisino pratica l’arte del fuoco anche negli Stati Uniti portando avanti una produzione in ceramica, assai meno nota, caratterizzata da morbide linee sia sotto il profilo formale che decorativo. Esaminando le opere ceramiche si direbbe che lui sia tra i tardi cultori del secessionismo floreale, ispirato ai modi del formulario Art Nouveau, del quale adotta un linguaggio eclettico, tra figurazioni e stilizzazioni astratte.
Ninì realizza un limitato numero di oggetti dalle svariate forme, gamme di colori variegate, e funzioni – candelieri, vasi, brocche, centrotavola. Conferisce alle superfici, curate nelle decorazioni, effetti molto particolari. In ogni elemento mette in evidenza la valenza estetica del dettaglio plastico, ovverosia nelle applicazioni non perde le peculiari caratteristiche artistiche. (..)
Sono poco più di una decina di esemplari dalle policromie smaltate, marcati nei Simone Studios, quelli oggi noti della sua attività d’oltreoceano. (..)
Completa il gruppo degli oggetti d’uso “Il vaso con Cariatidi passanti”.
Bagnante (Nausica?)
Risalgono alla produzione plastica del 1944 alcune sculture (..). Si dedica, inoltre, ad alcuni rilievi tra sacro e profano: i due tondi della Cacciata dal Paradiso terrestre, identici nella redazione, due raffinati nudi femminili, la Bagnante e il pendant Donna che decora un’anfora e un mitologico Pan.
Altre opere presenti nella esposizione:
Caddy – Addetto alle mazze da golf anni ’30
Suonatore di armonica anni ’30
Maschera anni ’40
Testa di bimbo
Brundarte ringrazia per la collaborazione: la giornalista Pamela Spinelli e l’amico Mario Carlucci
Note
(a) Lo spin-off (scritto anche spin off o spinoff) in diritto ed in particolare nell’economia aziendale è il fenomeno di creazione di una nuovo soggetto di diritto per particolari finalità e/o scopi. I soggetti che lo pongono in essere abbandonano una precedente attività svolta all’interno dell’impresa o di un’altra istituzione già esistente (ad es. università, laboratori di ricerca ecc.). La nuova realtà potrebbe essere considerata come una riorganizzazione più efficiente del processo produttivo.