Casertavecchia

Brevi cenni storici

“Casertavecchia (frazione di Caserta) è un borgo medievale che sorge alle pendici dei monti Tifatini a circa 401 metri di altezza e a 10 km di distanza in direzione Nord-Est da Caserta. Le origini di Casertavecchia sono ancora incerte, ma secondo alcune informazioni estrapolate da uno scritto del monaco benedettino Erchemperto, già nell’anno 861 d.C. esisteva un nucleo urbano denominato “Casahirta” (dal latino casa che significa villaggio e hirta che significa aspra).
Il borgo ha subito nel corso della storia varie dominazioni.
Originariamente appartenente ai Longobardi, fu ceduto nell’ 879 al Conte Pandulfo di Capua.


A seguito delle incursioni saracene e alle devastazioni di Capua, gli abitanti e il clero delle zone circostanti trovarono in Casertavecchia, protetta dalle montagne, un rifugio sicuro.
In questo periodo la popolazione aumentò in modo così considerevole da determinare il trasferimento della sede vescovile all’interno del borgo.
Nel 1062 ebbe inizio la dominazione normanna che portò il paese al massimo livello di splendore con la costruzione dell’attuale cattedrale, consacrata al culto di San Michele Arcangelo. Con alterne vicende il borgo passò sotto la dominazione sveva con Riccardo di Lauro (1232-1266), il quale accrebbe l’importanza del borgo anche dal punto di vista politico.
Nel 1442 il borgo passò sotto la dominazione aragonese, iniziando così la sua lunga e progressiva decadenza: a Casertavecchia restarono solo il vescovo e il seminario.
Con l’avvento dei Borboni e la costruzione della Reggia, Caserta diventa il nuovo centro di ogni attività a scapito di Casertavecchia, alla quale, nel 1842, viene tolto il vescovado, anch’esso trasferito a Caserta. Il borgo di Casertavecchia è (oggi) meta di interesse turistico per via del Duomo, del campanile, dei resti del castello e delle strade dell’intero borgo che ricordano lo splendore di un tempo che fu.” (1)

Cappella di S. Rocco

Itinerario nel piccolo Borgo
“La piccola Cappella di san Rocco, con portico ad un solo pilastro, accoglie con semplicità i visitatori, che spesso la degnano solo di uno sguardo distratto. Essa, come testimonia una piccola lapide alla sinistra dell’ingresso, è lì da almeno quattrocento anni per impetrare dal Santo protezione dalla peste, sempre allora in agguato. Nell’interno vi sono affreschi del 1600 e del 1700. (..)
Dalla Cappella di san Rocco si attraversa in salita la pineta e si arriva al Castello, sulla destra, e sullo slargo da cui si ha bella vista sulla pianura, con sullo sfondo il Vesuvio, il mare e le isole campane. ” (2)


Castello di Caserta Vecchia (attualmente in restauro)
“In pieno medioevo, durante il periodo di conquiste longobarde, fu costruito nell’861 il castello nel borgo di Caserta Vecchia. Il centro storico, che mostra ancora intatti i segni di un passato vissuto più di mille anni fa, circondato da mura, è dominato dalla vista del castro con la torre, realizzato per motivi essenzialmente difensivi. Tuttavia la fortezza sin da subito fu abitata dalla comunità del ducato, richiedendo principalmente ad opera dei Normanni-Svevi diverse modifiche strutturali. L’impianto presentava quattro torri, negli angoli estremi della cinta muraria, con un mastio più alto, circa 32 metri, e più ampio intorno ai 10 metri, che rappresentava, in caso di attacchi esterni, l’ultimo rifugio più sicuro circondato da un fossato artificiale. Il castello accessibile da due ponti levatoi, si sviluppava in tre piani con sale circolari. Quella più bassa, apparentemente senza accessi, probabilmente fungeva da deposito d’acqua, la centrale mostrava invece solo feritoie da cui partivano i colpi di difesa ed infine la più alta divisa ulteriormente in due piani circolari. Oggi, in parte rudere, con il mastio, che conserva invece quasi interamente le fattezze originarie, divenuto oggetto di restauro, è location elegante e raffinata di eventi ed incontri culturali. (3)

Il vecchio castello (attualmente in restauro)

Il Mastio
I resti delle antiche mura

L’asse viario cittadino

Superato il Castello “lo slargo termina con la Porta della Torre (Castello), che segna l’accesso alla città, da cui si prosegue per Via dell’Annunziata che, innestandosi con Via san Michele Arcangelo oltre la Cattedrale, forma con essa l’asse principale della città molto suggestivo da vedere.

Verso la Cattedrale: Campanile del 1234, alto 32 m. largo 8 m.


La Chiesa dell’Annunziata
“Sul fianco destro della cattedrale si innalza la chiesetta dell’Annunziata, piccola e graziosa costruzione gotica della fine del sec. XIII. Nella facciata si aprono tre monofore sormontate da un piccolo rosone. Purtroppo essa è in parte nascosta e deturpata da un portico settecentesco. Lateralmente sorge un piccolo campanile a tre piani. L’interno è interessante per la policromia dell’arcone che precede l’abside quadrata: su di esso sono raffigurati in medaglioni circolari gli apostoli. Anche in questo tempietto sono del tutto scomparsi gli antichi affreschi.” (4)

La strettissima vicinanza della via di fronte alla chiesa impedisce l’inquadratura completa della chiesa e del maestoso campanile che si può osservare solo in questo modo

Chiesa dell’Annunziata
Di fronte alla chiesa dell’Annunziata

Duomo di Casertavecchia
“La chiesa di San Michele Arcangelo, anche conosciuta come Duomo, è il principale luogo di culto cattolico di Casertavecchia, fino al 1841 Cattedrale della diocesi di Caserta.
L’abitato costituisce una frazione collinare posta a circa 10 chilometri dal capoluogo ed è oggi denominato “Caserta vecchia” o Casertavecchia ma nel Medioevo semplicemente “Caserta” (originariamente Casa Hirta) prima che la denominazione passasse al centro in pianura (prima chiamato Torri, poi Caserta nuova ed infine Caserta).
Casertavecchia fu importante centro fortificato, sede di una contea longobarda, poi normanna, e sede di diocesi, dopo la distruzione, nell’alto medioevo, dell’antica sede episcopale di Calatia (nei pressi dell’attuale Maddaloni).
Documentato come castrum già intorno all’861, divenne possesso del normanno Riccardo di Aversa nel 1062. Ebbe così inizio il periodo della dominazione normanna che vide lo sviluppo urbano dell’abitato, la creazione della diocesi ed il sorgere della cattedrale. La chiesa episcopale venne costruita a partire dal 1113 per volontà del vescovo Rainulfo come precisa l’iscrizione sul portale laterale destro della facciata:
« POST PATRIS EXCESSUS RAINULFI PONTIFICATUS
SUBSEDIT CATHEDRAM NYCOLAUS VIR MODERATUS
PREDECESSORIS FRETUS QUI TEMPORE DEXTRA
CAEPIT ET HANC AULAM DUM QUIVIT ET EXTULIT
EXTRA »” (5)


“La fondazione forse avvenne sui resti di una precedente chiesa longobarda, visto che già in una bolla del 1113 (bolla di Senne), che enumera le chiese della diocesi affidate al vescovo Rainulfo, si ricorda anche quella di “S. Michaelis Archangeli, quae est Sedes tua Episcopalis”. Si è pensato, quindi, che fosse qui già esistente una piccola chiesa in cui si venerava il santo.
La costruzione continuò quindi con il successore Nicola e fu terminata, sotto il vescovo Giovanni, nel 1153 quando fu consacrato al culto, come si legge sulla iscrizione nell’architrave del portale centrale che cita anche il nome dell’architetto, Erugo, che seguì i lavori, quantomeno nell’ultima fase.” (5)


“La chiesa ebbe comunque un secondo momento costruttivo con notevoli modifiche ed accrescimenti anche durante il XIII secolo (transetto, cupola, campanile) con caratteri più vicini allo stile gotico.
Il periodo tra il XIII ed il XIV secolo rappresentò il periodo di maggior importanza per il centro di “Casertavecchia” (allora “Caserta”) centro difensivo importante sia per i normanni che per gli Svevi. Nel XVI secolo, addossata sul lato sinistro della cattedrale fu costruita una cappella quadrata, coperta da una cupoletta simile a quella della chiesa stessa.
Alla fine del Seicento furono effettuati lavori interni che trasformarono l’originario aspetto romanico in quello di una chiesa barocca. Fu aggiunto un soffitto piano ligneo, decorato da una cornice ornamentale e dipinti; le pareti furono decorate con stucchi, distruggendo probabilmente affreschi medievali, ed alle pareti delle navate laterali furono addossati vari altari. Dopo una lunga decadenza iniziata nel XV secolo, con la costruzione a partire dal 1752 della Reggia dei sovrani Borboni, la “Caserta nuova”, sorta, intorno ad un centro abitato già esistente, in funzione della residenza reale, diventa il nuovo centro di riferimento del territorio circostante, per cui nel 1841 con bolla apostolica di papa Gregorio XVI, venne trasferita la diocesi e la chiesa perse il titolo di cattedrale e divenne una parrocchia, servita, in un primo periodo, dai padri Alcantarini.
Nel 1926 un radicale restauro riportò la chiesa all’originario aspetto romanico.
La chiesa rappresenta un episodio esemplare del periodo romanico in Campania in quanto presenta contemporaneamente influssi provenienti dalla Sicilia con altri provenienti dal romanico e dalla tradizione paleocristiana.
Troviamo così caratteri e soprattutto elementi decorativi derivati dal complesso stile architettonico presente nel romanico di Sicilia in cui convivevano elementi normanni con altri arabi e bizantini i cui influssi arrivarono in Campania tramite Amalfi. Altri elementi, per esempio i caratteri del corredo scultoreo, risultano invece provenienti da nord o dal romanico pugliese.
Lo schema costruttivo sembra invece derivato da un ambito più locale ed in particolare da Montecassino, allora all’apice del suo ruolo di centro spirituale e culturale che diffuse nell’area sud di Roma una tipologia corrispondente a quello della tradizione basilicale paleocristiana.
L’edificio è costruito in “tufo grigio campano” una ignimbrite simile al piperno, lasciato a faccia a vista. Facilmente lavorabile, si presenta nella varietà utilizzata a Casertavecchia con un prevalente colore grigio utilizzato, tra il XII ed il XVI secolo, anche a Capua e Salerno.” (5)

Piazza Vescovado

“In piazza Vescovado oltre al duomo vi si affaccia il palazzo vescovile decorato con antichi archi e finestre risalenti al secolo XIII.
Di fronte al Duomo e possibile ammirare quello che una volta era il seminario, questo fino all’anno 1842 quando il Papa Gregorio XVI ne sancì il definitivo trasferimento a Caserta, e venne trasformato in un convento.
Il palazzo è ornato con un bel portone centrale realizzato tutto in marmo cipollino, e sovrastato da uno stemma del Vescovo Diodato Gentile.
La casa canonica, costruita in seguito (nell’anno 1600) per volere del Vescovo Giuseppe Schinosi aveva come funzione quella di congiungere insieme il seminario con la cattedrale.
Ad oggi e la residenza dell’attuale parroco di Casertavecchia.” (6)

Piazza Vescovado

Campanile
“Lateralmente alla chiesa, a destra della facciata, è presente un grande campanile, terminato nel 1234, al tempo di Federico II, dal vescovo Andrea, come si può leggere in una iscrizione posta sull’alta torre. Il campanile, di 32 metri, simile a quello della cattedrale di Aversa, manifesta anche influssi gotici, quanto meno nel grande arcone ogivale che al piano terra permette il sottopasso di una strada diretta verso il castello, ma presenta anch’esso il motivo degli archetti incrociati, al primo ordine sopra l’arco. Sovrapposto a questo troviamo due piani a bifore ed uno strano coronamento con una cella campanaria ottagonale e torrette cilindriche agli angoli.” (5)

Il campanile è caratterizzato da un fornice a sesto acuto alla base al di sotto del quale transita la strada principale del borgo. (9)
Il secondo ordine presenta una sequenza continua di archi intrecciati, cui si sovrappongono bifore di altezza decrescente. (9)
Interessante è la cella campanaria ottagonale con torrette angolari dove viene ripreso il motivo degli archi intrecciati (9)

Esterno del Duomo
“La facciata, posta ad occidente come da tradizione, è a salienti e riflette l’interno a tre navate; è caratterizzata da tre portali in marmo bianco di Luni (che contrasta con la muratura tufacea color grigio-ocra) con ornati vegetali che riprendono iconografie antiche. Sculture zoomorfe sostengono gli architravi e fuoriescono, a mensola, dalla muratura. Il timpano è caratterizzato da una serie di archetti ciechi intrecciati a formare ogive poggianti su sei colonnine di marmo. Una cornice ad archetti pensili corre su tutte le facciate. Il prospetto meridionale è decorato con losanghe marmoree, mentre il lato opposto è caratterizzato da forme ellittiche.

Sulla facciata sono presenti mensole aggettanti sulle quali sono rappresentati, in marmo chiaro che contrasta con la pietra color grigio-ocra della muratura, forme zoomorfe, tra cui dei leoni. Tali mensole figurate sono presenti nel romanico pugliese (Bari, Ruvo di Puglia). (..)

L’influsso lombardo, forse mediato dal romanico pugliese viene individuato nell’impianto della facciata della chiesa con tre portali ed una navata centrale che si eleva sulle minori per circa otto metri, oltre che nelle serie degli archetti pensili che percorrono i vari prospetti.” (5)

“Sui tre portali delle iscrizioni in caratteri longobardi ricordano vari momenti della costruzione: la prima sul portale destro, del 1113, ricorda che, alla morte del fondatore, al vescovo Raintrifo, successe il vescovo Nicola; l’altra, a sinistra, del 1129, dice che Nicola continuò e ultimò i lavori, la terza, al centro, che nell’anno lì 53 il vescovo Giovanni fece rivestire di marmo le pareti della chiesa.” (4)

La Cattedrale di S. Michele Arcangelo (1129-1137). La parte sommitale della facciata unisce un elemento architettonico di origine lombarda (gli archetti pensili) ad un elemento di derivazione arabo-normanna (gli archi intrecciati su colonnine in marmo). (9)

Sul portale: al vertice è posta la statua di un toro mentre ai lati si osservano due leoni, uno dei quali è raffigurato mentre atterra un moro (9)
Al di sopra del portale centrale si apre un finestrone in stile pugliese, con una ghiera che ricade su colonne sostenute da mensole in forma di leoni stilofori che tengono tra le zampe un montone ed un maiale. (9)
I portali laterali hanno la stessa struttura di quello centrale; su quello sinistro la ghiera termina su rilievi raffiguranti dei centauri. (9)

Il Tiburio (*)
“La cupola, nascosta da un tiburio ottagonale, risale anch’essa all’intervento voluto dal vescovo Stabile (1207-1216) e presenta all’esterno influssi siciliani che la accomunano alla coeva cattedrale di Salerno. Sono presenti analogie con chiese di Ravello della fine del XII secolo (San Giovanni del Toro e Santa Maria a Gradillo) anche se la cupola di Caserta supera per imponenza quelle più o meno coeve della costiera amalfitana.” (5)

L’elemento architettonico più sorprendente è il tiburio, percorso da due ordini di archi intrecciati e ricoperto con tarsie policrome di gusto islamico. (9)
Muro che costeggia via dell’Annunziata
Tiburio della Cattedrale
Tiburio della Cattedrale. Temi geometrici, vegetali e figurati si affiancano per fornire un risultato di grande raffinatezza. (9)

L’interno

Navate, Transetto, Cupola e Tamburo (**)

“L’interno della chiesa presenta una pianta a croce commissa in cui la navata centrale, coperta a capriate, è delimitata da 18 colonne di spoglio, quasi tutte di marmo cipollino, sovrastate da archi a tutto sesto. I capitelli, tutti diversi l’uno dall’altro (per lo più corinzi ed in diverso stato di conservazione) provengono evidentemente da antichi edifici di età romana di età imperiale (forse un vicino tempio di Giove Tifatino), a parte tre capitelli di epoca medievale. Essi sono sormontati da una sorta di pulvino di semplice forma parallelepipeda con funzione di compensare la diversa altezza delle colonne, ma comunque lascito culturale paleocristiano e bizantino.
Nella prima fase costruttiva la cattedrale presentava una pianta piuttosto semplice a tre navate e con presbiterio a tre absidi allineate, in diretta comunicazione con le navate, senza transetto. Uno schema di origine paleocristiana molto diffuso anche in aree vicine (cattedrale di Alife) e del tutto simile a quello della vicina Abbazia di Sant’Angelo in Formis, per la quale è documentata la derivazione dall’Abbazia di Montecassino essendo stata fondata dall’abate Desiderio alcuni decenni prima della cattedrale di Casertavecchia.
Una seconda fase costruttiva, posteriore al 1207, determinò l’ampliamento e la trasformazione della parte presbiteriale, con la realizzazione di un transetto a tre absidi, coperto con volte a crociera caratterizzate da robusti costoloni, ed una cupola con un alto tamburo. Dalla navata si accede al transetto attraverso un arco a sesto acuto.” (5)

Complessità stilistica
“Gli influssi arabi giunti probabilmente per il tramite dell’architettura siciliana ed amalfitana si possono riconoscere negli archi a ferro di cavallo delle finestre del transetto e negli archetti incrociati che, soprattutto nel tiburio, posti su due ordini sovrapposti, trasformano la massa volumetrica con accenti linearistici e cromatici, anche a causa delle tarsie policrome che praticamente ricoprono il tamburo.” (5)

Navata centrale
Navata laterale sinistra
Navata laterale destra
Navata centrale: Veduta della controfacciata con colonne in marmo e tetto a capriate

“Il transetto è rialzato; la navata centrale si conclude in un arcone a sesto acuto; più piccole le absidi che chiudono la navatelle laterali. Con richiami più all’architettura araba che a quella gotica si presentano le volte costolate del transetto, mentre ancora in legno è la copertura delle tre navate.” (4)

Altare maggiore

Lato sinistro del transetto con sarcofago del conte Francesco de La Rath (1359)

Statua di S. Michele Arcangelo
Lato destro del transetto con sarcofago del Vescovo G. Martono
Volta a crociera

La campata di fronte all’abside è coperta da una bella cupola ad ombrello. Il tiburio ottagonale su pennacchi è percorso da una finta loggia su colonnine. (9)

Cupola e tamburo

“Purtroppo in età barocca furono distrutti gli affreschi, già ritenuti del Cavallini o della scuola, che ricoprivano le pareti, e andarono perduti i dipinti del soffitto con la maggior parte del mosaico del pavimento. Gli unici affreschi superstiti sono nella Cappellina trecentesca che è a destra entrando nella chiesa.” (4)

Cappella del Fonte Battesimale
“La cappella che risulta addossata alle mura principali sembra essere stata realizzata in un secondo momento. Ha uno stile tipicamente gotico e sembrerebbe realizzata nel secolo XIV, tesi avvalorata anche dalle tracce di affreschi trecenteschi.
Scopo della cappellina era quello di promuovere, molto probabilmente, il culto di San Cristoforo, poichè nel medioevo al santo si attribuiva una funzione di protezione da uno dei mali più temuti, quale la morte senza la confessione.
Ad oggi la piccola cappella svolge la funzione di battistero con la sua grande vasca battesimale presumibilmente del XII secolo, sistemata al centro della cappella.” (6)

Cappella del Fonte Battesimale

Vasca Battesimale (XI-XII sec.)

Nicchia della Madonna con Bambino
“La scultura in pietra di tufo e malta posta sulla parete, per il suo atteggiamento rigido, fa pensare alla antica Chiesa Longobarda, sulla quale è stata costruita la cattedrale” (6)

Madonna con Bambino (sec. X)
Capitello riutilizzato ad uso acquasantiera

“All’inizio della navata centrale, a destra, è posta una pila a forma di capitello corinzio sorretta da un leone marmoreo del XIII secolo; a sinistra un identico leone sorregge una pila rinascimentale.” (4)

Leone scolpito con acquasantiera

Leone scolpito con acquasantiera

Tomba di Ortensio Giaquinto

Addossata alla parete della navata sinistra una tomba cinquecentesca eretta da Alberico Giaquinto, signore del luogo, per il fratello Ortensio. “La tomba è costituita da una cassa sul cui coperchio inclinato in avanti e scolpito in bassorilievo la figura del defunto che indossa la toga, con la sinistra tiene un libro e con la destra si mantiene il capo. Sul frontale e anche scolpito lo stemma, che raffigura uno scorpione con la luna in alto, e due stelle.
Nella parte inferiore tra due pilastri e racchiusa una epigrafe che tradotta significa “A Dio Ottimo Massimo A Ortensio Giaquinto Dottore che degnissimo del padre espertissimo dottore e dello zio paterno religiosissimo vescovo nella Santa Romana Chiesa di Telese e di tutti i suoi maggiori uomini nobili, fio per virtù e per ingegno. Visse anni trenta. Alberico Giaquinto fece a suo fratello di beata memoria. Lo stesso piamente deliberando per le anime di tutti i suoi defunti nel 1590 assegnò in perpetuo ogni anno cinque denari d’oro a questo altare dai beni dei suoi ad Alberico e dei suoi eredi, perchè si celebri un servizio divino in loro suffragio nel giorno della morte una volta alla settimana.” (6)

Tomba di O. Giaquinto (1590)

Affresco di Maria SS. delle Grazie
All’incrocio tra il corpo longitudinale e il transetto, a destra, si conserva, alla base di un pilastro, un “Delicatissimo affresco di scuola senese del 1300, che per la sua collocazione fa pensare che l’intera zona fosse affrescata.
Nell’affresco la Vergine regge sulle ginocchia il Bambino che reca nella mano sinistra un rotolo e con la destra è intento a benedire.
Adiacente al disegno, si nota un cucciolo di leone che dorme e sulla parete, schiacciato dalla colonna si nota un serpente con la testa quasi umana. La presenza di questo tipo di materiale di spoglio fa pensare che alcune parti possano provenire da chiese cristiane.” (6)

Affresco di Maria SS. delle Grazie (XIV sec.)

“Nei bracci del transetto si conservano altre due tombe del tipo dei sepolcri di Tino da Camaino: a destra quella di Giacomo Martono (vescovo di Caserta nel 1360) sotto un baldacchino ogivale; a sinistra il sepolcro del conte Francesco della Ratta (m. 1359).” (4)

Tomba del vescovo Martono
“Il sarcofago del vescovo Giacomo Martono, è sostenuto da 4 colonne, ed è coperto con una lastra di marmo inclinata in avanti, dove finemente scolpita a bassorilievo, è visibile la figura del vescovo. Sul frontale del sarcofago sono scolpite, sempre in bassorilievo, le figure di Gesù, Maria, e San Giovanni, e tra ogni figura è presente la figura di un angelo.
Tutti gli affreschi interni ed esterni al baldacchino si attribuiscono alla scuola napoletana di Simone Martini.
Sulla destra del sarcofago c’è una lapide che ricorda la concessione di 40 giorni di indulgenza plenaria a chi farà visita al Duomo nel giorno di S. Michele (29 Settembre).” (6)


Tomba di De La Rath
“Francesco De La Rath, morì a 41 anni il 23 Aprile del 1359, e il sarcofago fu innalzato dalla moglie Caterina e dai figli.
Il sarcofago è composto da un baldacchino e dal sarcofago vero e proprio.
Sul sarcofago nella parte anteriore è possibile vedere altri tipi di sculture a bassorilievo raffiguranti la Madonna, Gesù e S. Giovanni. Mentre sul coperchio scolpita vi è la figura del conte.
Anche in questo sarcofago il richiamo al simbolismo cristiano e più che chiaro.” (6)

Tomba di Ludovico Alois
“Nella parte superiore dell’altre padronale dei Crauso è sistemata la lapide di Marco Antonio Alois, fra due stemmi con leone rampante. L’iscrizione riportata sulla tomba farebbe supporre l’esistenza di un grande monumento di cui oggi però mancano le tracce.” (6)

Il Pulpito
“Costruito nel periodo 1604-1616 dal vescovo Gentile è un assemblaggio di antichi amboni del Vescovo Stabile. Ed a conferma di ciò basta leggere la scritta sulla lastra in alto, che per quanto possa essere rovinata ci rivela l’epoca del mosaico (1213).
Le cinque colonne in fattura barocca sono di marmo cipollino con capitelli diversi tra loro. Tre sono realizzati con semplici foglie, mentre i capitelli prospicienti la navata centrale hanno diverse figure scolpite sopra.
Il mosaico è un piccolo gioiello nel suo insieme, e sembra addirittura un merletto. Vi dominano le stelle a quattro, sei ed otto punte.
All’inizio della scaletta di accesso, sul lato posteriore, vi è la figura di un Ebreo, con intorno al petto attorcigliato un serpente. Ancora quindi figure (Geremia) che rimandano alla simbologia della chiesa cristiana.” (6)

Pulpito costruito con materiali del XIII sec.
Cassa del pulpito
Capitello con figura di vecchio ignudo

Uomo seminudo avvolto da serpente

Profeta Geremia

Pavimento musivo
“Il pavimento antistante l’altare è composto a mosaico. Può farsi risalire al 1213, ed è diviso in 8 riquadri, tutti con figure di animali, tra cui l’aquila che potrebbe essere il simbolo di Federico II, poichè il conte Di Lauro ne sposò la figlia.” (6)

Di fronte all’altare si conserva parte del pavimento che associa temi decorativi cosmateschi (***) con formelle a soggetto zoomorfo

L’Altare

“Anche l’altare come altre parti del Duomo è il mosaico di più parti, in particolare il frontale (paliotto) è ricavato da antichi amboni. Precedentemente a questo altare vi era un altare di tipo barocco.” (6)

Sacra Olea

“Nella stessa cappella del Rosario, sulla sinistra, e murato un rettangolo in marmo tutto scolpito in bassorilievo.
Nella parte superiore del rettangolo sono scolpite le parole Sacra Olea, e sono raffigurati due angeli che con le ali spiegate danno fiato alle tombe, altri quattro angeli con le ali spiegate e le mani giunte sono rivolte verso la porticina, la quale e sostenuta da due putti.
Questa lastra di marmo probabilmente doveva appartenere ad un antico ciborio, forse del 1300. Ad oggi è stata utilizzata per la conservazione degli oli santi.” (6)

Cappella del Rosario
Fatta costruire nel XVII secolo sotto il vescovo Schinosi, è l’unica superstite di 4 cappelle barocche che si aprivano sul lato Nord della Cattedrale, tutte distrutte a seguito della demolizione del 1920. La cappella è dedicata alla Madonna del Rosario, e l’interno è alquanto spoglio, ma da quanto è noto, un tempo l’intera cappella doveva essere affrescata. Sopra l’altare, di stile barocco ad intarsi, è situata una tela raffigurante la Vergine, opera di ignoto dei primi del settecento, e le pareti ai lati della tela sono completamente affrescate con ricche decorazioni, anche queste, di tipo barocco.

Cappella del Rosario
Immagine della Madonna del Rosario (XVII sec.)
S. Michele Arcangelo
Statue della Madonna e del Bambino

 

Il Crocifisso

“Il crocifisso collocato dietro l’altare, risale al 1500, prima dei lavori di restauro era abbandonato sulla parete a Sud del pulpito.” (6)

Crocifisso ligneo del XVI sec.

 

Cero pasquale del XIV secolo
Navata laterale destra vista dal pulpito
Mezzobusto in bronzo di S. Pio da Pietralcina
Statua della Vergine Addolorata

 

Confessionile
Antica acquasantiera

Miti e leggende
“Al periodo nel quale Casam Hirtam divenne Normanna risale l’ampliamento della cattedrale che viene costruita integrando materiali di spoglio di monumenti romani di altri edifici. Allora nacque la leggenda che lega la cattedrale alle fate. Si racconta che le colonne in marmo della cattedrale provenissero dalla cattedrale dell’antica Calatia che era posta in pianura e che il loro peso non consentisse di trasportarle a Casertavecchia per l’allora impervia strada. Allora ci si rivolse alle fate che si trovavano sui monti Tifatini. Queste non si fecero pregare nell’esaudire la richiesta e ciascuna di loro trasportò una colonna con facilità per la difficile salita, volando direttamente dalla pianura alla cima del monte, tenendo ognuna di loro una colonna in bilico sulla testa. Così la costruzione della cattedrale poté finalmente essere ultimata.” (8)

 

Bibliografia e sitigrafia:

Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica.”

(1) http://www.comune.caserta.it/pagina699_borgo-di-casertavecchia.html
(2) http://www.casertamusica.com/rubriche/speciale/Casertavecchia/Casertavecchia.asp
(3) http://www.incampania.com/beniculturali.cfm?Menu_ID=205&Sub_ID=206&Info_ID=4579
(4) http://www.araldo.net/caserta_vecchia.html
(5) https://it.wikipedia.org/wiki/Duomo_di_Casertavecchia

(6) http://www.casertavecchia.net/sito/cevecchia/piazza.htm – http://www.casertavecchia.net/schede/interno-del-duomo-di-casertavecchia

(7) http://www.comune.caserta.it/pagina699_borgo-di-casertavecchia.html

(8) https://it.wikipedia.org/wiki/Casertavecchia

(9) http://www.medioevo.org/artemedievale/Pages/Campania/CasertaVecchia.html

Note:

(*) In architettura, particolare forma di copertura esterna di certe cupole, nelle quali la calotta interna è racchiusa entro una struttura muraria a forma di cilindro o di prisma a base poligonale e coperta da un tetto piramidale a falde inclinate, spesso terminante con una lanterna; nasce con l’architettura paleocristiana e bizantina, ma è presente anche in costruzioni romaniche, gotiche, rinascimentali, spec. d’area lombarda: si ritiene abbia la funzione di proteggere l’estradosso della cupola costituito da materiale leggero. (http://www.treccani.it/vocabolario/tiburio/)

(**)  Nelle coperture a cupola, struttura verticale su cui si imposta la calotta, con funzione di raccordo tra questa e l’edificio sottostante del quale segue la forma cilindrica o poligonale, spesso traforata da occhi e finestre, difficilmente realizzabili (spec. in epoca medievale) nella superficie sferica della calotta. (http://www.treccani.it/vocabolario/tamburo/)

(***) I pavimenti cosmateschi, coloratissimi tappeti marmorei la cui ricchezza e varietà contrasta con l’austera semplicità delle architetture romaniche nelle quali sono inseriti, nonostante l’inevitabile degrado prodotto dal trascorrere di quasi mille anni, riescono ancora a sopraffare i nostri sensi con la loro vibrante bellezza. Il termine cosmatesco si riferisce ad un particolare stile di decorazione policroma caratterizzata dall’impiego di tessere o piccoli tasselli di marmo, granito o ceramica utilizzati per creare motivi geometrici. Questo tipo di decorazione prende il suo nome dai membri di alcune famiglie di artigiani che operarono nel corso dei secoli XII° e XIII° in Italia. (http://matematica-old.unibocconi.it/tassellatura1/cosmati.htm)

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