Le scritture delle donne in terra di Brindisi
E’ da questa casa di Brindisi, al Casale, che il 21 ottobre 1924 Giulia Poso scrive al suo Teo.
Giulia nasce a Lecce il 25 ottobre 1881 dall’anarchico Antonio, da tutti conosciuto come il “sarto parigino”, a causa della grande sartoria di cui è titolare nel cuore della città, e da Donna Maria.
E’ la quarta di sette figli. Dopo aver conseguito il diploma di maestra si iscrive al Magistero a Roma e consegue il titolo nel 1901 con una tesi in Storia su Giulio Cesare Capaccio, letterato ed erudito del XVII secolo. Quel suo lavoro è ancora oggi citato nella bibliografia su Capaccio.
Inizia la sua carriera d’insegnante presso un istituto internazionale svizzero, quindi a Potenza, e poi a Lecce dove insegna presso la Scuola Normale.
Una svolta nella sua vita privata si determina nel 1921 quando sposa Teodoro Guadalupi, ingegnere brindisino, e diventa madre. Si trasferisce quindi a Brindisi non mancando mai di alimentare gli affetti attraverso una fitta corrispondenza.
Pur non essendosi mai considerata una scrittrice, pubblica molti suoi discorsi di argomento storico tenuti in numerose conferenze a cui partecipava per esigenze lavorative.
Mettere i pensieri su carta rimane però per lei un’attività privata e talvolta la dimensione intima diviene talmente segreta da farci ritrovare in una sua moleskine pagine fittamente percorse da una scrittura criptata.
Si deve alla figlia Mimina Guadalupi la raccolta, nel volumetto intitolato semplicemente Giulia, dei pensieri, le lettere d’amore, la corrispondenza con gli allievi accumulata negli anni dalla madre, prima di distruggere completamente queste memorie dandole alle fiamme.
Brindisi, dal Casale, 21 ottobre 1924
Caro Teo,
Stamane pareva volesse allietarci il sole; ma la pioggia ricade uggiosa dal cielo di piombo! E viene dal cuore il desiderio del rimpatrio! Oggi son giusto cinque mesi di esilio, cinque mesi di separazione da te, cinque mesi di segregazione dal mondo.
Mi fa compagnia Dante; ancora altri sei Canti; ne avrò per un’altra settimana. Le beatitudini celesti culminano (e Iddio mi ha concesso la serenità d’animo per meglio gustarle attraverso lo scritto divino). Ho dolcezze intime, che bene armonizzano cò regni dell’amore e della luce! Ho rinsaldata in cuore la fede nello spirito familiare nostro. Ho ingigantito nel cuore l’amore per te, l’amore che, dopo quelli fraterni perduti, mi parve luce nelle tenebre, vita nella morte dell’anima mia.
Mi disse la Palumbo [Giulia Palumbo, collega d’italiano negli Istituti Magistrali], guardando la nostra piccola neonata: “Questa è la cosa più bella che tu abbia fatto in vita tua!” Ora io dico a me stessa, ripensando a giorni e cose passate: se tardai a scegliermi un consorte, seppi far cadere la scelta sul più degno dei compagni che la fortuna mi aveva offerti! E questa, si, è la cosa più bella ch’io abbia mai fatta, per mio bene. E tu sai che questo è convincimento mio antico: tanto ebbi a temere di unirmi a te, per quanto più ti stimavo e ti amavo.
Ed ora un po’ di cronaca… un cucchiaino di pastina al Plasmon con burro è stato appena sufficiente alla piccola pappona, che ha finito per leccare il piattone fino all’ultimo granello e poi ha voluto rosicchiare del pane! La farina lattea non è più roba per i suoi denti (e meno male che ne ha due soltanto, se no rosicchierebbe anche me!).
Orecchie per udirla non ne ho più: strilla come una disperata, perché vuol mangiare assai. Grazie di tutto ciò che hai messo nella valigetta. Io te la riempio col resto delle mandorle, che sono ancora per l’Ofelia. Baci in fretta per tema che Mimina laceri lo scritto; l’ho in braccio mentre chiudo la presente.
Giulia
Fonti
Giulia – Cosimina Guadalupi, Brindisi, Tipografia Ragione, 1964, p. 34.
Per Amore, per Professione e per Diletto – Le scritture delle donne in terra di Brindisi (secc XVI – XX) – Edizione Amici della Biblioteca De Leo