L’omiletica era usata dai predicatori ed era il ramo degli studi teologici cristiani che si occupava dell’arte e della teologia della predicazione. L’arte dell’omiletica ricalcava i temi pure trattati dalla retorica, cioè l’invenzione (trovare cosa dire), disposizione (sistemare il materiale), memoria (fissare nella mente ciò che si doveva esporre) ed esposizione.
Gli antichi sermoni cristiani erano chiamati omelie, termine derivante dal latino homilia, cioè “conversazione”.
Nel commento della Bibbia scritto nel 1760 da Giacomo Tirino conservato nella Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo” di Brindisi (In universam Sacram Scripturam commentarius tribus tomis comprehensus, tomus primus, Venetiis: ex typis Nicolai Pezzana, 1760) è stato ritrovato un foglio sciolto che rappresenta un particolare disegno: una sorta di canovaccio di un’omelia. La rappresentazione di una mano dove come in un gobbo settecentesco venivano riportate le parti da dire in sequenza dalla falange poi alla falangina quindi alla falangetta, da leggere man mano che si piegava le dita.
In universam Sacram Scripturam commentarius tribus tomis comprehensus, tomus primus, Venetiis: ex typis Nicolai Pezzana, 1760