Il Santo
Nel centro storico di Mesagne sorge tuttora una chiesetta dedicata a San Leonardo abate.
“Nato tra la fine del V e l’inizio del VI secolo, in Francia, ebbe come padrino di battesimo il re Clodoveo.
Da giovane si mise al seguito di San Remigio, Arcivescovo di Reims. Eremita nei pressi di Limoges, ebbe in dono da re Clodoveo una proprietà per erigersi un oratorio in onore della Madonna e di San Remigio. Tale luogo egli chiamò Nobiliacum a ricordo del nobilissimo re Clodoveo, che glielo aveva donato. Dal luogo, dunque, il titolo di San Leonardo da Nobiliacum. Qui sorse, in seguito, il monastero che diede origine ad una cittadina con il nome di Saint-Lèonard-de-Noblat. Leonardo visse in un’operosa carità in favore dei sofferenti ed in special modo dei prigionieri. Per tali ragioni ottenne dal re il privilegio di poter liberare tutti i prigionieri che avrebbe incontrato; e liberò, di fatto, un gran numero di questi infelici. (..)Particolare devozione riscosse durante le crociate: Boemondo di Antiochia, prigioniero dei musulmani nel 1100, attribuì la sua liberazione a San Leonardo, tanto che, rientrato in Europa, donò in voto al santuario di Saint-Lèonard-de-Noblat delle catene di argento.
Oltre che dei carcerati, San Leonardo venne riconosciuto patrono delle partorienti e puerpere, degli agricoltori e, sempre per un curioso riferimento alle catene, anche protettore dei fabbri. La sua fama di taumaturgo, dalla Francia, ben presto si diffuse in molte regioni d’Europa, soprattutto in Germania e un po’ dovunque sorsero luoghi di culto a lui dedicati.” (1)
Statua in pietra di S. Leonardo
I Cavalieri Teutonici in provincia di Brindisi
“La presenza del Santo suggerisce di riferire alcuni cenni storici relativi all’introduzione del suo culto da parte dei Cavalieri Teutonici. Quello dei Cavalieri Teutonici era un ordine religioso fondato ad Acri durante la terza crociata (1187-92) come congregazione assistenziale. Già nel 1191, però, stando ad un documento rogato da notar Petracco nel mese di giugno, Guinando «magister hospitalis Alamannorum», con altri fratelli chiese ed ottenne dall’arcivescovo Pietro di avere una dimora accanto alla chiesa di Santa Maria sul porto, che in seguito scomparve. Lì il Maestro edificò, accanto alla chiesa, un grande ospedale con un cimitero per accogliere i pellegrini malati, che dovevano recarsi o che tornavano dalla Terra Santa.
Il documento citato – come osserva giustamente il Wieser – «non fu emesso né per l’Ordine Teutonico (che ancora non esisteva), né per la comunità ospedaliera fondata pochi mesi prima in Terra Santa, ma soltanto per l’Ospedale Alemanno di Brindisi, eretto per accogliere i pellegrini malati, che stavano per imbarcarsi o che tornavano dai luoghi santi della Palestina ».
Il documento, tuttavia, attesta una vivace presenza dell’elemento tedesco, legata all’assistenza di quanti, per vari motivi, si recavano in Terra Santa o da lì facevano ritorno in Europa.
Con ogni probabilità, però, allorché nel 1198, in una solenne adunanza nella Casa dei Templari a Tolemaide (Accon) i principi e grandi della Germania trasformarono quella prima comunità ospedaliera in un ordine cavalleresco (appunto, l’Ordine Teutonico), l’Ospedale Alemanno di Brindisi dovette essere in Puglia, «originariamente il luogo centrale dell’Ordine», che peraltro, proprio in questa regione era destinato a rivestire un ruolo di primo piano sia in campo economico, sia in campo militare.
Dall’esame di alcuni manoscritti si rileva con certezza che “durò otto anni il possesso del Castrum Mezzaneum (Mesagne) da parte dei Cavalieri Teutonici. (..) È molto probabile, però, che i Cavalieri, fin dal loro insediamento, abbiano avuto anche in Mesagne la loro cappella dedicata a San Leonardo abate. Gli storici locali, nulla hanno scritto sull’originario luogo di culto, che della presenza teutonica era un piccolo segno, di fronte agli aspetti socio-economici di più vasta portata.” (1)
La chiesa
“Dall’analisi della pianta dell’antico insediamento urbano e dall’osservazione della muratura del transetto, che circonda l’altare maggiore, emersa durante i recenti restauri, si rafforza l’ipotesi della coincidenza tra l’attuale luogo di culto e l’antica cappella, la quale – come tutte le chiese medievali – dovette avere l’ingresso orientato ad ovest (sull’attuale vico Mauro Leopardi, dove ancora oggi permane l’ingresso alla sacrestia) e l’abside collocata ad est secondo la norma comune a tutte le chiese antiche.
Ulteriore conferma viene, poi, dalla struttura laterale dell’attuale presbiterio, che conserva, ai due lati, le basse arcate della primitiva cappella, strutturalmente assai diverse dal resto dell’aula, e mostra i segni evidenti del posteriore rifacimento in età barocca, periodo in cui si ampliò il luogo di culto e se ne modificò l’orientamento con l’ingresso su via dei Teutonici (oggi via E. Santacesaria).
Inesistente la documentazione sulla cappella (..) che ormai apparteneva al territorio, umile segno di una presenza socio-religiosa, diradatasi con l’abbandono dei nostri luoghi da parte dell’ordine cavalleresco, che ne aveva introdotto il culto.
Quando, con il 1600, si ritornerà a parlare della chiesa di san Leonardo abate nelle visite pastorali degli Arcivescovi di Brindisi, si vedrà che la sua esistenza era lontana negli anni. «Non si conosce l’epoca della fondazione», scrisse Mons. Palmieri (1893).
Probabilmente la chiesa fu edificata, nella prima metà del Seicento, su un preesistente edificio fatto costruire sul finire del XII secolo dall’Ordine Teutonico. Anonimo il progettista. Il primo documento ufficiale è la relazione della visita effettuata da Mons. Francesco Surgente in Mesagne nel 1639 con la quale ordinava urgenti lavori di riparazione che, furono eseguiti nel decennio tra il 1640 e il 1650 portando la chiesa alle dimensioni attuali.
Corre l’obbligo precisare che, Mons. Sersale con la Santa Visita del 1744, cioè nell’anno successivo al terremoto che colpì il Salento, accertò di aver trovato la cappella in perfette condizioni ed essa – come tanti altri edifici – non subì danni tanto gravi quanto enfatizzati nei racconti popolari.
“Durante questo secolo la chiesa di S. Leonardo fu coperta di volta in muratura in sostituzione della copertura “da cannizzate” così come descritta nell’Apprezzo del tavolario ( erano tecnici, di solito ingegneri o architetti incaricati di redigere mappe accurate ndr) Pietro Vinaccia. Ed ancora in quegli anni “l’antico e pregevole affresco, rappresentante Gesù Cristo Crocifisso, che prima era nelle antiche prigioni di Piazza Municipio demolite nel 1834” venne trasferito nella chiesa ed ora si trova inserito nella pala d’altare accanto al pergamo, completato da una tela di buona fattura, che ritrae l’Addolorata, San Giovanni e Santa Maria Maddalena ai piedi della Croce, sullo sfondo di Gerusalemme. Una singolare curiosità è costituita dalla scritta riportata sul cartiglio posto sull’arco di volta della cappella stessa. L’ingenuo e corrotto “Regnavit a legno Deus” (Dio regnava dal legno) è rimasto a testimonianza della religiosità popolare, nonostante gli ultimi restauri.” (1)
Affresco del Crocifisso
La facciata
L’edificio presenta una facciata a campo unico priva di particolari aspetti decorativi. “Sul fastigio terminale del timpano si erge l’antica statua in pietra di San Leonardo, tra due vasi decorativi, pur essi in pietra. Le sculture sono state ripulite e conservate intatte.
La cappella, infine, ospita un’altra immagine di San Leonardo, dipinta su vetro dal prof. Egidio Ribezzi. L’autore si è ispirato agli elementi biografici, ritraendo il Santo in lineamenti giovanili e con i tratti iconografici emergenti dal culto secolare, ritraendolo con il segno delle catene, da lui infrante, attraverso la sollecita cura verso i prigionieri dei quali è protettore.” (1)
Chiesa di S. Leonardo – facciata
San Leonardo dipinto su vetro del prof. Egidio Ribezzi
L’interno
“Nell’aula, modesta per ampiezza, l’originario rapporto volumetrico dei muri e delle volte dà slancio all’intero complesso, arricchito dalle colonne adorne di originali capitelli che reggono il cornicione, dal quale parte la fuga delle cuspidi svettanti del tetto. Spiccano nell’architettura interna i rilievi ornamentali, fatti dalle decorazioni in oro che ben si intonano con il pergamo settecentesco.
Il ripristino dei numerosi stucchi ornamentali distribuiti sulle pareti e sulla volta, seriamente compromessi e a tratti distrutti, venne affidato al decoratore mesagnese Raffaele Murra, il quale, insieme al lavoro pittorico e decorativo, ha portato a compimento, in maniera egregia, l’opera di restauro. Egli, con fine gusto cromatico, nel rispetto dell’antico e in fedeltà alle direttive impartite dai tecnici del Genio civile di Brindisi e della Soprintendenza alle belle arti della nostra regione, ha dato il giusto risalto agli elementi architettonici, che adornano le strutture murarie. Elementi essenziali della chiesa sono gli altari: essa ne contiene tre.
Veduta della navata verso l’altare
Veduta della controfacciata
Veduta della volta
Pergamo settecentesco
Capitello con decorazioni in oro del decoratore mesagnese Raffaele Murra
Stucchi ornamentali del decoratore mesagnese Raffaele Murra
Stucchi ornamentali del decoratore mesagnese Raffaele Murra
“Al centro l’altare maggiore, dominante l’aula nella sua sontuosità barocca, conservato nella piena fedeltà originaria di colori ed ornati.
La pala contiene al centro una nicchia, in cui era situata la statua del Sacro Cuore, ora conservata nella chiesa di Sant’Anna, e si eleva fino al tetto con il rilievo degli stucchi ornamentali, con al vertice l’ovale con il dipinto del Sacro Cuore. Conserva pure la scritta Altare privilegiatum. Nella nicchia vuota il 5 gennaio 1991 è stata intronizzata una nuova immagine di S. Leonardo; è una statua scolpita su legno di noce nostrano, opera della professoressa Luigia Rizzo-Leuzzi di Salice Salentino.
Il gentile dono dell’artista completa opportunamente l’altare maggiore con la figura del Santo titolare, tornato nella chiesa da sempre a lui dedicata.” (1)
S. Leonardo, scultura in legno della prof. Luigia Rizzo-Leuzzi
L’altare sinistro, nel periodo in cui la cappella fu officiata dai Padri carmelitani, aveva l’immagine della Madonna del Carmine e conserva, sulla sommità, lo stemma di quell’Ordine.
“Degno di rilievo è l’altare destro, la cui pala è costituita da una grande tela, che circonda l’affresco del Crocifisso. Questo affresco viene citato dagli storici di Mesagne e dalle relazioni delle Visite pastorali. È di buona fattura, della dimensione di un metro quadrato, ed è incastonato nella citata tela. Questa, suppongo, sarà coeva al trasferimento del Crocifisso dal carcere comunale alla cappella. Essa raffigura la scena del Calvario, con le immagini della Vergine Addolorata, di San Giovanni Evangelista e, in ginocchio, di Santa Maria Maddalena. In alto c’è Dio Padre, seduto su una nuvola, circondato da una schiera di angeli, mentre sullo sfondo è ritratta la città di Gerusalemme.
L’olio, di autore ignoto, viene datato al XVII secolo ed è un buon dipinto. Pur ritraendo, infatti, un soggetto diffusissimo nella tematica pittorica della Passione del Signore, contiene forti tratti di originalità. Traspira dalle figure un’intensa umanità, sublimata dalla commossa partecipazione alla sofferenza del Redentore .
Nel restauro generale del tempietto, il recupero di questa tela è indubbiamente l’opera di maggior rilievo.” (1)
Dio Padre circondato da una schiera di angeli
Affresco di Gesù Crocifisso
Vergine Addolorata
San Giovanni Evangelista
S. Maria Maddalena
Oggi è possibile visitare la Chiesa di San Leonardo su appuntamento telefonando al n. 340 3050446 (sig- Paolo Summa – Puglia4U.it)
Un ringraziamento a Mario Carlucci per la collaborazione
Bibliografia e sitigrafia:
“Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica.”
(1) Angelo Catarozzolo, La chiesa di San Leonardo in Mesagne tra storia e culto. Italgrafica Oria (Br) Marzo 1991