Il Castello Normanno-Svevo
“Il nucleo più antico fu costruito nel 1062 da Roberto il Guiscardo. Quasi certamente si trattò di una rocca a protezione del centro abitato e del sistema viario, rimasto pressoché immutato per secoli. Nel 1256 il Castello fu danneggiato dai Saraceni al soldo di Manfredi, che probabilmente lo ricostruì nel 1258, munendolo di torri, mura e fossato.
Nel XV secolo il Castello era sottoposto all’autorità regia e vi dimorava un regio castellano.” (1)
“Fu completamente ristrutturato dal principe di Taranto, Giovanni Antonio Orsini del Balzo, intorno al 1430. Il principe trascorse a Mesagne la maggior parte della sua vita e, per maggior comodità e sicurezza, ampliò il Castello e ne migliorò le difese. Il Castello fu eretto su di un’area maggiore di quella precedente, ebbe una forma quadrangolare con due torri sui lati settentrionale ed occidentale di cui una, detta “il Polledro”, era maestosa, a forma quadra e molto alta, costruita da « cotale di casa Ignone di questa terra, comodo a facoltà e caro al principe ».
Il Castello aveva supportici, sale, ponti, logge, camere regali, nonché porte false ed attrezzature difensive. Mantenne questa fisionomia fino al XVII secolo.” (1)
Nella mappa cinquecentesca le mura della città disegnano la caratteristica forma a cuore
“Durante la guerra tra Francia e Spagna nel 1529 Mesagne dovette subire assedi e devastazioni. Il Castello rimase danneggiato da due cannonate sparate dalle bombarde della lega franco-veneta-papalina nel mezzo della facciata e dalla parte occidentale.
La ormai pericolante parte occidentale fu definitivamente demolita nel 1630 per ordine di Giovanni Antonio Albricci, signore di Mesagne.
Nel 1750, il marchese Barretta, signore di Mesagne, fece demolire la torre del “Polledro”, rimasta gravemente danneggiata dal terremoto del 1743, e fece aprire sei balconi sui tre lati della seconda torre.
Le mura rimaste furono abbattute nel 1780, e il materiale d’avanzo servi a riempire i fossati del Castello!
Nel 1791 il Castello divenne di proprietà del principe Imperiali.
Nel 1908 la marchesa di Serranova lo acquistò dai Caracciolo di Napoli.
Il Comune di Mesagne lo acquistò definitivamente nel 1973.” (1)
Mura del Castello dal lato piazza Orsini Del Balzo
Il grande portale visto da Via Castello
Il gigantesco torrione visto dall’esterno
Il gigantesco torrione visto dall’esterno
Vista da Via Marconi del torrione e il suo loggiato
Vista da Via Manfredi Svevo
Vista da Via Manfredi Svevo
Il Castello di Mesagne in una vecchia cartolina
L’interno
“Appena entrati nel castello, il primo ambiente che si incontra è l’attuale Auditorium, un tempo probabilmente ricovero militare. Sul pavimento si possono notare le bocche delle cisterne olearie. Sulla destra vi è l’accesso al torrione, diviso in cinque camerette in cui si nota la presenza di feritoie e di stipi. Esse sono dotate di grandi camini che hanno la canna fumaria in comune.” (2)
Ingresso
Auditorium
Una delle bocche delle cisterne olearie
Feritoia d’accesso al Torrione
Porte del Torrione
Ambienti del Torrione
I camini del vecchio Torrione
I camini del vecchio Torrione
“Nella stanzetta centrale vi sono le scale di accesso alle carceri, ed un pozzo di acqua sorgiva.
Le carceri del castello di Mesagne sono collocate alla base del torrione. Le celle erano sei, sebbene attualmente soltanto quattro siano accessibili. Vi si accedeva grazie a due ripidissime scale, oramai del tutto consunte a causa del tempo. Altra via di accesso era una angusta scala a chiocciola, in parte crollata e che oggi è stata ricostruita per un breve tratto per consentire l’accesso a questi ambienti. Le celle sono soffocanti, e si può immaginare in quale stato versassero i prigionieri, incatenati ad anelli di ferro infissi nel muro. Le celle collocate a nord sono dotate ciascuna di una piccola finestra, all’altezza della base della torre.
Nella prima stanza ad ovest si trova quella che si ipotizza essere una porta o una loggia; accanto alla finestra vi è un servizio igienico.” (2)
Una via d’accesso alle segrete sbarrata da una grata
Scala che conduce alle carceri sotterranee
Porta d’accesso alla cella
La finestra sotto al cui muro è infisso un anello di ferro
Presa d’aria
Sedile per le guardie
Servizio igienico del corpo di guardia
“Sotto il pavimento della sala nella quale oggi è stata ricostruita la tomba messapica a semicamera scoperta durante recenti scavi archeologici, è situata una neviera.
Si tratta di un ambiente sotterraneo interamente rivestito in legno, in modo tale da ottenere un discreto isolamento termico dove veniva immagazzinata la neve, raccolta sulle montagne delle Murge tarantine, utilizzata per conservare le vivande.
Le varie sale dell’ala meridionale erano utilizzate come magazzini. L’ultimo ambiente di quest’ala del castello era una cucina, e tuttora se ne osserva il forno. Esisteva in questa stanza una scala segreta, che conduceva al piano superiore.
Dalla cucina si esce nello splendido cortile interno.” (2)
Cortile centrale visto dall’alto
Cortile centrale
Cortile centrale
Cortile centrale
Cortile centrale
Una delle finestre del cortile
Una delle finestre del cortile
“Proseguiamo il nostro itinerario visitando la stanza che ospita, oggi, ciò che resta del mosaico pavimentale dell’impianto termale romano di Campofreddo, sito presso la masseria Malvindi.
La stanza attigua dà accesso alle cisterne olearie, grandi ambienti sotterranei del ‘700, che contenevano circa 5000 quintali d’olio.” (2)
Via d’accesso alle cisterne olearie
Cisterna per la raccolta dell’olio con pozzetto di decantazione e bocche-fori per la sua introduzione
Cisterne per la raccolta dell’olio con bocche-fori attraverso cui l’olio veniva introdotto
Cisterne per la raccolta dell’olio – particolare dello sfiatatoio
Al piano terra, entriamo nelle prime due sale del Museo Granafei dove “sono esposti alcuni reperti provenienti dalla necropoli individuata a sud dell’attuale centro storico tra cui, in particolare, quelli relativi ad un scavo condotto nel 1988 che ha restituito sei sepolture appartenenti a diverse epoche.
Tra di esse, spicca una tomba monumentale che fu rinvenuta sotto una palma secolare e che oggi è stata completamente ricostruita nella prima sala del Museo.
La tomba, del tipo a semicamera, coperta da sei lastroni, era intonacata all’interno e decorata con motivi geometrici, lineari e vegetali, colorati in rosso e blu.
Nella tomba furono rinvenuti, insieme ai resti di un maschio adulto, ben 33 oggetti di vari tipi appartenenti ad un arco di tempo compreso tra la fine del III e gli inizi del II secolo avanti Cristo. Tra questi, vasi di grandi dimensioni del tipo a figure rosse e dello stile di Gnathia, una ceramica che prende il nome da Egnazia che ne era il centro di produzione; piatti, tazze e lucerne a vernice nera; unguentari, anfore commerciali provenienti da Rodi e da Cnido, oltre a diversi oggetti in metallo.
Per le caratteristiche della tomba, per il numero, il pregio artistico e le dimensioni di alcuni reperti, la sepoltura può essere attribuita ad un membro dell’aristocrazia locale, in quest’epoca, ormai, fortemente influenzata dalla cultura romana.” (3)
Teche del Museo Archeologico
Teche del Museo Archeologico
Teche del Museo Archeologico
Teche del Museo Archeologico
Teche del Museo Archeologico
Teche del Museo Archeologico
Teche del Museo Archeologico
Teche del Museo Archeologico
Teche del Museo Archeologico
Teche del Museo Archeologico
Teche del Museo Archeologico
Teche del Museo Archeologico
Teche del Museo Archeologico
Ricostruzione della tomba messapica rinvenuta nel 1988 in Via S. Pancrazio, al di sopra degli ambienti in cui un tempo era ubicata la neviera (ambiente rivestito in legno in cui un tempo veniva immagazzinato il ghiaccio utilizzato per conservare le vivande)
Tomba messapica: particolare del corredo
Teche del Museo Archeologico
Teche del Museo Archeologico
“Imbocchiamo le scale che portano agli appartamenti nobiliari. A metà della rampa una porta dà accesso al piano ammezzato, un tempo utilizzato come dispensa, in cui è visibile una monofora strombata, ossia una finestra ad una sola apertura inserita in un taglio obliquo del muro. Questa monofora è del tutto uguale ad un’altra che è nascosta da un muro, e questi due elementi hanno fatto pensare ad un’antica chiesetta medievale in seguito inglobata nel castello. Continuando a salire, sulla destra, dopo aver attraversato un piccolo ambiente, si accede ad un’anticamera, dotata di un grande camino. Si possono notare le splendide decorazioni sulle porte ed anche ciò che rimane degli affreschi. Attraversando le due stanze da letto e la camera dove aveva sbocco “il Gajfo ”, ambiente con la scala segreta che metteva in comunicazione questo piano con quello inferiore, si giunge nella cucina anch’essa dotata di un forno. Ripercorrendo queste stanze si accede alla gran sala, detta anche sala a capriate per il particolare tipo di copertura con travi lignee lasciate a vista. Attira l’attenzione, sulla destra, una piccola cameretta decorata con stucchi. Forse fu costruita in seguito al terremoto del 1743 come ex-voto per il miracolo della Madonna del Carmine. La gran sala era decorata con affreschi raffiguranti stemmi araldici, che ci sono giunti piuttosto rovinati. Questa stanza era adibita a ricevimenti o riunioni, mentre, per la stanza successiva, il regio tavolario Pietro Vinaccia ci dice che, nel 1731, questa era una cucina. La collocazione e la tipologia del camino, tuttavia, fanno ipotizzare che in epoca successiva all’Apprezzo da lui compilato l’ambiente avesse cambiato funzione. La stanza seguente è dotata di una sorta di oculo sulla volta, probabilmente canna fumaria di un focolare centrale. Proseguendo, si accede al primo piano del torrione, dotato di una grande sala, probabilmente un soggiorno. Sulla destra di tale sala vi è una cucina con le scale che collegavano tutti i livelli della torre. Segue un piccolo magazzino, ove sono presenti varie nicchie utilizzate anticamente come armadi a muro.” (2)
Portale d’accesso al piano superiore
Scale che conducono al piano superiore
Scale che conducono al piano superiore
Piano ammezzato
Monofora del piano ammezzato
Decorazioni murarie esistenti in alcune sale del piano nobile
Decorazioni murarie esistenti in alcune sale del piano nobile – part. stemmi
Mostra sull’Unità d’Italia
Sala a capriate
Vista della Chiesa di S. Anna
“Infilata di porte”
Porte del piano nobile
Decorazioni murarie esistenti in alcune sale del piano nobile
Decorazioni murarie esistenti in alcune sale del piano nobile
Decorazioni murarie esistenti in alcune sale del piano nobile (part.)
Piccola Cappella decorata con stucchi
Piccola Cappella decorata con stucchi
Piccola Cappella decorata con stucchi
Porte del piano nobile
Salone
Nelle Sale Nobili è possibile anche ammirare, i reperti riferiti al sito archeologico di Muro Tenente, (quale nucleo abitativo risalente ad epoca japigia sino ai più recenti insediamenti romani), a Muro Maurizio e alle Terme Romane di Malvindi.
Museo del territorio
Museo del territorio
Museo del territorio
Museo del territorio
Museo del territorio
Museo del territorio
Museo del territorio
Museo del territorio
Panorama visto dalla balconata del Castello
Panorama visto dalla balconata del Castello
Panorama visto dalla balconata del Castello
Panorama visto dalla balconata del Castello
Panorama visto dalla balconata del Castello
Panorama visto dalla balconata del Castello
Ritornando nell’atrio, si può salire sulla loggia la cui copertura era impostata su una doppia fila di colonne: essa è ubicata esattamente sulle cantine a cui si accede attraverso una scala laterale. Il loggiato sorge nell’ala occidentale del castello, esattamente sopra la cantina. Esso fu fatto costruire dal principe Giannantonio Albricci e venne terminato nel 1661. Si ha testimonianza di questa data, oltre che in alcuni documenti, anche su un frammento di mosaico collocato sul pavimento. Nel Seicento la loggia era coperta da un grande tetto in legno, sorretto da una duplice fila di colonne. Nel mezzo si trovavano vasi con piante decorative.
Dalla loggia è ora possibile ammirare il porticato rinascimentale e la garitta. Queste strutture furono edificate contemporaneamente al loggiato, sulle rovine di una antica fortezza.
Portale d’accesso al loggiato lavorato in bugnato
Portale d’accesso al loggiato lavorato in bugnato
Porticato rinascimentale
Porticato rinascimentale
Garitta
Panorama
Panorama
Panorama
Loggiato
Doppia fila di colonne che reggeva il loggiato
Frammento di mosaico su cui si può leggere la data del 1661 fatta con tocchetti di pietra colorata
Un ringraziamento a Mario Carlucci per la collaborazione
Bibliografia e sitigrafia:
“Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica.”
(1) M. Ignone, A. Nitti, A. Sconosciuto, D. Urgesi, Mesagne – Guida storico turistica. Stampato da Grafischena Fasano (Br) – Dic. 1987
(2) Ist. Culturale Storia e Territorio, Mesagne – il centro storico (Testi a cura di T. Cavallo, A. Sconosciuto, M. Vinci). Tip. GUarini – Mesagne (Br)
(3) http://www.comune.mesagne.br.it/content/view/70/109/