Da tempo immemorabile gli usi e le tradizioni relative al funerale variano secondo il luogo, la fede religiosa o il desiderio del defunto e dei suoi congiunti.
Il termine deriva dal latino funus, che ha molti significati e probabilmente associa il rito all’azione del calare il corpo nella sepoltura con delle funi. È celebrato in genere al cospetto della salma con la partecipazione di alcuni individui appartenenti al gruppo sociale di riferimento (famiglia, cerchia delle amicizie del defunto, conoscenti, colleghi, etc.).
I riti funebri sembrano essere stati celebrati sin da tempi remotissimi. Nelle grotte dello Shanidar in Iraq, sono stati scoperti degli scheletri di Neanderthal coperti da un caratteristico strato di polline, ciò ha suggerito che nel periodo di Neanderthal i morti potessero essere sepolti con un minimo di cerimoniale di cui il presunto omaggio floreale potrebbe rappresentare un già arcaico simbolismo; un’elaborazione possibile di tale assunto è che già allora si credesse in un aldilà e che in ogni caso gli uomini fossero ben consci ciascuno della propria mortalità e capaci di esprimere un lutto.
Nella nostra storia ritroviamo riti e consuetudini associati all’evento che possono anche far sorridere, come quello dell’antica Roma in cui mimi, danzatori e musici, come pure lamentatrici professioniste (prefiche) venivano assunti dall’impresa per prendere parte ai funerali; oppure l’usanza nata a fine ottocento della fotografia post mortem, (una pratica rimasta poco comune a causa dei suoi alti costi), in cui le famiglie desiderose di tenere un ricordo del morto, chiamavano il fotografo prima del funerale e, poichè si effettuavano anche dei ritratti di adulti in piedi, era stata sviluppata un’interessante tecnica per poterli sostenere, come si può vedere sull’illustrazione.
Aldilà di questo però, come si diceva, il funerale costituiva un importante momento di esibizione pubblica dello status familiare, durante il quale i discendenti e i parenti del defunto rivendicavano per sé le caratteristiche sociali del defunto stesso.
Le foto che si propongono – tutte tratte dal Fondo Famiglia Titi conservato presso la Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo” di Brindisi – sono relative al funerale del pilota Domenico Senatore, morto durante la seconda guerra mondiale, due volte medaglia d’argento al valore, in cui è possibile notare la presenza delle autorità dell’epoca, militari di grado alto in divisa e gerarchie fasciste, come in generale accade nei funerali di Stato.
Le foto diventano così un prezioso documento visivo degli usi funebri nel ’41, che appaiono profondamente diversi da quelli attuali. Offrono inoltre una testimonianza non solo degli edifici della città, ma anche della comunità che vi viveva e che si raccoglieva compatta soprattutto in occasione dei funerali.
Il funerale di Domenico Senatore
Domenico Senatore nasce a Barletta il 6 luglio 1902. Diventa comandante della 190 Squadriglia B.M. a Brindisi nel 1937. Durante la sua intensa carriera svolse almeno 100 missioni aeree.
Il 4 agosto 1941, nei cieli di Foggia, Domenico Senatore e il suo equipaggio, precipitarono con il loro aereo, per cause imprecisate. La vedova, Teresa Titi, dispose che salma del Maggiore fosse inumata nel cimitero di Brindisi.
Foto del Fondo Famiglia Titi conservato presso la Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo” di Brindisi