Il giorno 13 del mese di febbraio del 1956, nella foga distruttrice di ciò che era considerato “vecchio” che seguì la seconda guerra mondiale, fu demolita la settecentesca torre dell’orologio che per secoli era stata centro della vita civile, punto di riferimento e simbolo della città di Brindisi.
La torre era situata nella piazza principale della Brindisi che si andava configurando dopo gli interventi urbanistici del 1464-84, piazza dei nobili, in prossimità del palazzo comunale o Sedile e della Pretura cittadina. Chiamata affettuosamente “lu tirloci ti la chiazza” costituiva il cuore della città, quello in cui si svolgeva cioè la vita commerciale, civile, politica e amministrativa.
Questa torre campanaria di 4 piani, in carparo di Trepuzzi, dalle linee barocche sorse tra il settembre 1763 e l’aprile 1764 e fu posta in posizione d’angolo del quadrilatero di Piazza Sedile, in sostituzione di un’altra di più modeste proporzioni quasi completamente distrutta dal terremoto del 1743.
Ai lati della costruzione c’erano due carceri dove in epoca borbonica venivano rinchiusi, in fermo di polizia, i patrioti del Risorgimento. Una volta realizzata l’Unità d’Italia ed eliminate le prigioni, nel 1889 la massoneria brindisina (la “famiglia”) fece apporre al secondo livello della torre una epigrafe su lastra di marmo in onore di Giuseppe Mazzini:
A
GIUSEPPE MAZZINI
LA RICONOSCENZA DELL’UMANITA’
E DELLA PATRIA
LA FAMIGLIA BRINDISINA
TESTIMONIAVAA X MARZO MDCCCLXXXIX
Al terzo livello c’era il grande quadrante dell’orologio, illuminato di sera, con sfere grandi come lance e quindi ben visibili da lontano. Al quarto ed ultimo livello la cupola della cella campanaria, sovrastata da una minuscola banderuola.
Delle demolizione della Torre dell’Orologio era stato quasi profeta Agostino Chimienti, più noto come papa Iustino, che già nel 1891 aveva provocatoriamente richiesto l’abbattimento dellu tirloci ti la chiazza quando fu deliberata, sindaco Engelberto Dionisi, la demolizione della attigua loggia antistante il seggio del pubblico reggimento, appunto nella Piazza del Sedile:
LU TIRLOCI TI LA CHIAZZA
Lu tirloci ti la chiazza nò sta ssona pi lla bili,
Pirc’è persu lu cumpagnu ch’era appuntu lu Sitili.Amicuni ti tant’anni notte e giurnu sempre uniti
Nd’annu vistu contrabbandi, ntrighi e uerri ti partiti!No’ vvi dicu e no’ vvi cuntu, ti li schiaffi e scurfigghiuni,
Quando Brindisi ubbitia alli nobili marpiuni!Nd’hannu vistu carciarati, propria quasi fin’a ieri,
A ddo’ sta mo’ lu saloni ti Brancasi lu varvieri!Mo’ è rimastu sulu sulu; e di cchiù senza nu razzu,
Pi llu povuru Tirloci veramenti è ‘nnu mbarazzu!E di chiù Don Pietru Antoniu, ca dda’ ncucchiu è fabbricatu,
Senza tanti cumprimenti, l’uecchi drittu l’è cicatu.Mestru Pè, né ssient’à mei? Chianu chianu e doci doci,
Pi no’ ffarli tanto mali, Mena an terra lu Tirloci.Senza uecchi e senza razzu, e di cchiù senza l’amicu,
Mestru Pe’, no ffà lu tuestu, so’ do’ voti ci lu ticu.
Dai ricordi di Eduardo Musciacco, che visse per oltre 32 anni all’ombra della torre dell’Orologio, una innamorata descrizione della sua collocazione:
La “torre ti lu tirlosci” appariva più alta di quanto non fosse realmente, sovrastando vecchi, modesti e bassi fabbricati che le si affiancavano per tutta la lunghezza della Piazza. Al pianterreno si trovavano le botteghe artigiane con i barbieri Soppressa e Andriola e i sarti Bianchi, D Alò e Spagnolo; vi era anche la fornitissima merceria Brunetti e poco distante la rinomata maglieria Battaglia. Tra le quinte scenografiche del quadrilatero che delineava la piazza, sul lato opposto, in commistione tra il vecchio e il nuovo, in sostituzione della diroccata Pretura, venne elevata con l’avvento del Fascismo la sede del Comando della Milizia che non presentava alcun pregio architettonico, con chiaro aspetto di caserma. Sul lato corto, sulla sinistra guardando l’orologio, esisteva in origine il Convento donato nel 1304 da Carlo D’Angiò ai padri domenicani della Maddalena. Soppresso dalla dominazione francese rimase abbandonato fino a che nel 1836 venne acquistato da un funzionario borbonico di nome Ercolini che lo trasformò in dimora signorile. All’unificazione del Regno d’Italia divenne sede del Municipio. L’unico palazzo che rimane oggi in piedi è la residenza dell’antica famiglia Sala. Chiudeva lo scenario tra la via Maestra, ora Filomeno Consiglio, e vico Orologio, ora via Raffaele Rubini, Casa Musciacco che, facendo angolo, aveva sulla piazza un grande terrazzo, su cui spiccavano gli stemmi dei due consolati onorari di Portogallo e Olanda. Il fabbricato con il giardino interno, occupava l’intera area su cui ora sono le Assicurazioni Generali.
La progettata demolizione della torre che doveva lasciare spazio alla costruzione della nuova sede dell’INPS suscitò la vivace reazione dello storico Nicola Vacca rimasta purtroppo inascoltata:
Dopo tanti anni, il rabbioso perentorio invito di papa Ustinu a demolire la torre – espressione irata di grande amore per la sua città – sembra sia stato preso alla lettera dagli odierni barbassori del cemento armato che hanno progettato il solito scatolone che sarà adibito a sede della Previdenza Sociale. Gli accaniti congiurati, che impuniti imperversano sotto il segno della bruttezza contro le nostre belle città, hanno dannato alla demolizione la interessante barocca torre dell’orologio, poiché per loro è più facile demolire che creare opere che possano reggere il confronto con quelle, pur modeste, del passato. Io ho fatto il mio dovere dando l’allarme, gli organi preposti alla tutela del monumento facciano il loro. (Bibl. N. Vacca – Brindisi ignorata – Vecchi e C. Editori Trani 1954).
Non furono molti però i brindisini illuminati a protestare per la scelta operata e, dopo circa due secoli di vita, la mattina del 13 febbraio del 1956 ebbero inizio i lavori, in verità ad opera di maestranze non del luogo, per demolire lu tirlosci ti la chiazza.
Alcune note sulla Torre dell’Orologio
Sul pamphlet stampato da Studio Arco Sala, a cura degli Amici della De Leo e della città di Brindisi troviamo alcune interessanti note dello storico Giacomo Carito sulla Torre dell’Orologio da cuiabbiamo estratto una breve sintesi: Porta Reale, dal lato del porto, costituiva, in pendant con Porta Mesagne, il terminale del nuovo principale asse cittadino, leggibile attraverso le attuali vie: Carmine, Ferrante Fornari, Filomeno Consiglio. Quest’ultima denominazione si sovrappone a quella ancor viva di via Maestra.. Si allineano qui i simboli del potere civico..funzionale all’ubicazione in essa di nuove funzioni e nuovi valori emblematici delle mutate circostanze politiche: palazzi, chiese, monumenti sostituiscono le precedenti private dimore definendo un modello di città ideale proprio delle nuove classi dominanti.
In tale contesto si collocano le fabbriche del Sedile e della Torre dell’Orologio, simboli della buova città configurata dagli interventi urbanistici del 1464-84.. Della Torre dell’Orologio è menzione in un documento del 1615.. L’ubicazione corrisponde a quella ben nota considerando che è collocata nelle vicinanze della pubblica piazza ossia della chiesa e convento di S. Maria Maddalena sul cui sito sarebbe poi sorto l’attuale Palazzo di Città.. Nel 1729, sindaco Francesco Basimeo, l’orologio non funzionava e..la città è diventata una massaria, non sapendosi che ora sia, e specialmente quando non vi è il sole, essendo l’aria nuvolata. Nel 1742 fu dipinta nell’orologio della piazza la sfera, e i santi protettori dal sindaco Giovanni Leanza. Nel 1763 si decise la costruzione di una nuova Torre dell’Orologio in luogo dell’antica..
Il 10 febbraio 1846 il consiglio dei decurioni stabilisce l’acquisto di “una macchina nuova sia in Napoli sia nell’estero” per l’orologio pubblico.
Nel 1853 nelle carceri sotto l’orologio è incarcerato, la sera del 18 ottobre, Camillo Monaco (1819-96), patriota di Oria. Da otto mesi era “in domicilio forzoso a Brindisi”; il suo arresto si deve alla circostanza che, ricorrendo l’onomastico del sovrano e intonandosi in teatro dall’orchestra l’inno borbonico, sarebbe uscito dalla sala per tornarvi ad esecuzione avvenuta.
E’ interessante ricostruire attraverso le fonti dell’epoca come la politica e la cittadinanza stessa spinsero per questa demolizione e per la costruzione del Palazzo dell’INPS: sul numero del 21 gennaio 1950 del settimanale politico indipendente della Provincia di Brindisi “La Freccia” si legge:
Per la costruzione della nuova sede dell’INPS
Il Presidente della Deputazione Provinciale Dr. Perrino ed il Dirigente provinciale dell’INPS Dr. Lascaro hanno recentemente interessato l’On. Corsi Presidente dell’INPS per la costruzione della sede in Brindisi, costruzione resa urgente dalla critica situazione edilizia cittadina e dalle necessità funzionali dell’Istituto.
Prendendo in pronta considerazione tale richiesta, nei giorni scorsi sono stati inviati a Brindisi alcuni tecnici i quali hanno preso contatto con le Autorità cittadine e si è prescelta nella zona a ridosso del Banco di Napoli fino alla torre dell’orologio, l’area destinata alla costruzione del grande edificio.
Facilitata così, da parte delle Autorità locali il problema dell’area, la Direzione Centrale dell’INPS dovrà ora provvedere alla redazione del progetto e della pratica relativa per l’esecuzione. Tutta la cittadinanza fa voti perchè l’opera venga attuata al più presto, coronando così un’aspirazione ed una promessa di oltre un decennio.
Questo invece un articolo pubblicato sempre su “La freccia” il 15 aprile del 1950:
Questa volta, NO!
Abbiamo pubblicato, la scorsa settimana, un articolo di “Quidam», dal titolo “QUESTA VOLTA, NO*, riguardante l’edilizia cittadina e precisamente la possibilità che si offre a Brindisi che venga costruito da parte del tanto benemerito Istituto della Previdenza Sociale la propria sede se potrà essere acquistato a prezzo equo il suolo compreso tra il Banco di Napoli e la Torre dell’Orologio. “Quidam» ricordava in proposito che già nel 1921 si ebbe una occasione simile, occasione sfumata a seguito del rifiuto di un solo proprietario, ma che stavolta, NO, perdiana, non deve ripetersi una cosa simile che va a tutto danno della nostra cara città che in fatto di edilizia ha lasciato sempre a desiderare per mancanza di iniziativa privata a costruire ed a sopraelevare specie nelle strade o piazze principali.
All’articolo di “Quidam» facemmo seguire una nota di redazione augurandoci che “La Freccia» non fosse costretta in un prossimo domani a mettere alla gogna eventuali sabotatori dell’iniziativa bellissima, ma, al contrario, che potesse additare tutti i proprietari dell’area in questione, alla considerazione dei cittadini tutti.
Orbene, ci risulta che è stata promossa in Prefettura una riunione dei suddetti proprietari e che tutti – TRANNE UNO – (brindisino d’importazione) si sono mostrati molto disposti e ben lieti di contribuire col loro gesto e con pretese umane al miglioramento di quel tratto di piazza che veramente è un “punto nero» di Brindisi per l’occhio sia nostro che dei forestieri.
Dunque, anche stavolta, si tratta, di un solo elemento, il quale antepone ogni e qualsiasi suo interesse personale alla sua città che dimostra, così continuando a fare, di non amare affatto. Ciò è incontrovertibilmente riprovevole e ci procura una certa nausea e un certo malumore.
Oggi i tempi son cambiati, oggi deve essere tutto un fervore ricostruttivo al quale non bisogna partecipare soltanto a chiacchiere, chiusi nel solito, riprovevole, disgustevole egoismo conservatore. Bisogna andare coi tempi, bisogna modernizzarsi, bisogna avere una mentalità più elastica ed una intelligenza più sveglia, bisogna seguire il passo se non si vuole restare indietro e vilipesi da quanti hanno maggior senso di amor proprio e un più deciso ritmo di marcia.
Non facciamo nome, per adesso. Con l’augurio che la persona ostinata addivenga a migliore consiglio, pensandoci su.
Per il bene, nel nome di Brindisi e, in conseguenza, pensiamo, anche per il suo bene.
Se per bene non intendiamo soltanto quello materiale, ma anche e soprattutto quello morale!!!
Questa invece la posizione della federazione del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani in un telegramma inviato all’On. Corsi, Presidente dell’INPS:
“Nome compagni et lavoratori brindisi et provincia pregoti approvare costruzione sede Previdenza Sociale scopo lavoro disoccupati et dare sede Istituto” Ft Spina
Le foto d’epoca della Fototeca Briamo – conservate presso la Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo” – che testimoniano la bellezza della Torre dell’Orologio e i lavori di demolizione.
Questi i primi colpi di piccone della demolizione
Unico resto dell’intera costruzione è il mascherone di Crono che sormontava il quadrante dell’orologio, un reperto dimenticato per anni nel deposito esterno di San Giovanni al Sepolcro e che, grazie all’interessamento del Gruppo Archeologico Brindisino, è stato restaurato ed è oggi esposto in una saletta di Palazzo Granafei Nervegna.
Nel 2006, nel luogo dove sorgeva l’antico campanile, è stato collocato un bassorilievo in bronzo rappresentante la torre dell’orologio e il popolo brindisino che si agita ai suoi piedi, realizzato e donato dal maestro Giuseppe Marzano al fine di conservare la memoria storica del monumento e dello scempio operato. La fusione del bronzo per la realizzazione del pannello è stata ottenuta con i soldi donati dai brindisini (un euro a testa), un modo per rimpossessarsi simbolicamente dell’antica Torre.
Questa invece la foto dell’inaugurazione della Sede dell’INPS con l’Arcivescovo Mons. Margiotta, il Can. Pizzigallo, l’On. Caiati e l’On. Corsi, presidente dell’INPS.
Così si presenta oggi il Palazzo INPS. La Torre dell’Orologio rimane nei ricordi degli anziani e nelle testimonianze fotografiche.
(*) I Sedili napoletani, detti anche Seggi o Piazze, furono dei parlamenti rappresentativi, nei quali si riunivano i delegati dei vari rioni, gestendo dalla seconda metà del ‘200 per più di cinque secoli ampie attribuzioni amministrative, giuridiche e giudiziarie.
Fonte
La Torre dell’Orologio – Come recuperare una memoria, Amici della Biblioteca Arcivescovile “A. De Leo”, Studio “Arco Sala”, piazza Matteotti 10 dicembre 2015