Le immagini che pubblichiamo in questo articolo, appartenenti al Fondo Fotografico Briamo custodito presso la Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”, testimoniano l’abbattimento nel cuore di Brindisi dei vecchi fabbricati tra Piazza Sedile, Via Santi, Arco Sala e Via Maddalena visto da diverse prospettive. Le demolizioni in quell’area risalgono al 1940. Al loro posto oggi il Palazzo INA.
Da un articolo pubblicato sul settimanale politico indipendente della Provincia di Brindisi “La freccia” del 22 luglio 1950 ne raccontiamo inoltre “le conseguenze per la città”.
La zona prima della demolizione
I lunghi lavori di demolizione
La zona vista da Piazza Vittoria:
La zona vista da Via Duomo:
Un articolo pubblicato sul settimanale politico indipendente della Provincia di Brindisi “La freccia” del 22 luglio 1950 conservato presso la Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo” denuncia le conseguenze della demolizione e dei ritardi nella costruzione del palazzo INA per la città:
Di una demolizione e delle sue conseguenze
La demolizione del complesso di fabbricati che da Piazza Sedile portano all’altezza del Tribunale (NdR: attuale Palazzo Granafei Nervegna) è da tempo compiuta e i cittadini si attendono che quanto prima si ponga mano alle opere di costruzione del palazzo INA timorosi soltanto che per qualche tempo ancora dovranno subire la preoccupante prospettiva che la ricostruzione avvenga con la troppa consuetudinaria lentezza di alcune ben note opere pubbliche della nostra città.
Per intanto ci urge rendere noto ai troppo spesso inconsapevoli organi del Comune che da tempo il largo spiazzo in parola è diventato meta di non troppo lecite passeggiate che immondi esseri fanno sul calar del sole! In parole povere, specialmente l’interno muro di cinta che dà sul piazzale Sedile, è gravido di identificabili cumuli di ben determinabile materia che emana profumo non certo gradevole. Gli abitanti della zona vedono con terrore sempre più aumentare questa abbondante messe senza che alcuno se ne accorga e provveda in conseguenza.
Ed allora, visto che ormai è d’uopo segnalare il caso a chi di competenza, si invita il Municipio di Brindisi a dare immediate disposizione acchè lo sconcio sia evitato. Si provveda a rimuovere tutto quel pò pò di roba, e si inviti la Ditta appaltatrice dei lavori a recintare nella maniera più conveniente la zona, al fine di evitare il perpetuarsi di tale non simpatica abitudine presa da qualche inqualificabile individuo.
Tenga ben presente il Comune di Brindisi che con i calori eccezionali di questo volger di stagione, è facile che da un focolaio di tal genere si sviluppi qualche epidemia. Opportuno quindi sarebbe che i nostri solerti Vigili Urbani, invece di pensare a molte altre cose si convincano che anche evitando tali lordure fanno il proprio dovere. Sarà provveduto in merito? Ce lo auguriamo, Sig. Sindaco.
Frari
Questo il palazzo INA progettato, subito dopo la seconda guerra mondiale, dall’ing. Antonio Ferdinando Cafiero e costruito al posto dei vecchi fabbricati demoliti. Nel corso della sua edificazione emersero pregevoli manufatti, in particolare ceramica medievale del tipo ad uccelli. La progettazione rientrava nell’ottica del vecchio piano regolatore del periodo fascista che prevedeva l’impostazione di un asse stradale congiungente piazza Vittoria a Santa Teresa.
Ad angolo lo storico Caffè dei Portici chiamato anche Bar degli Uccelli per via di una voliera con centinaia di uccelli collocata in una vetrina. I titolari erano i due soci Nicola Mastrorosa e Cosimo Dell’Aglio.
Il palazzo INA visto dall’alto quando ancora era presente la Torre dell’Orologio
Qui il Palazzo INA visto dall’area di demolizione di S. Pietro degli Schiavoni
E questa l’area come si presenta oggi
In merito al bassorilievo presente sul palazzo Ina Casa di via Santi pubblichiamo questa breve nota relativa alla politica architettonica del Piano Casa del 1949 e alle formelle come “elemento distintivo in grado di generare benessere psicologico e creare maggiore appartenenza degli abitanti al proprio edificio”. Di seguito alcune nostre foto
Negli anni della ricostruzione postbellica (1949-1963), prende avvio il più significativo intervento di edilizia residenziale popolare su scala nazionale.
Il Piano, noto anche come Piano Fanfani, istituito nel febbraio del 1949, viene pensato non come strumento per la ricostruzione ma come programma per incrementare l’occupazione sfruttando l’esigenza di alloggi come volano del sistema economico.L’architettura del Piano INA Casa, è realizzata con caratteri urbani e architettonici distintivi, tali da rendere i quartieri facilmente riconoscibili per unità stilistica ed omogeneità compositiva, pur senza sovrastare l’originalità del linguaggio architettonico dei singoli progettisti.Ma ancor più immediata riconoscibilità è data dalla presenza delle targhe policrome in ceramica poste in corrispondenza dei portoni di accesso alle scale, delle testate o dei punti focali degli edifici.Elementi di particolare valenza artistica a cui lavorarono i più importanti artisti e ceramisti del dopoguerra, tra cui Burri, Morbiducci, De Laurentiis, Kowaliska, Tramonti.Pur nella semplicità di un elemento ceramico, le formelle commemorative si innestano pienamente nell’enunciazione programmatica del piano di realizzare un’edilizia in grado di generare benessere psicologico e creare maggiore appartenenza degli abitanti al proprio edificio. I soggetti rappresentati nelle targhe richiamano infatti il tema della casa e dell’abitare, attraverso forme simboliche o elementi naturali, evocativi della tranquillità e della sicurezza dell’abitazione.Il bassorilievo in terracotta dell’Ina Casa in via Santi costituisce indubbiamente una variante rispetto anche alle altre formelle presenti in città.
(dall’Intervento di Luca Rocchi “Le targhe INA-Casa. Quattordici anni di arte ceramica per l’architetura della ricostruzione post-bellica” agli Atti del XLVI Convegno Internazionale della Ceramica – 2013)
Rione Commenda
Rione Paradiso