STORIA
La Chiesa di Cristo Salvatore nasce dall’esigenza di offrire al popoloso quartiere di Sant’Elia in Brindisi una nuova parrocchia.
Viene canonicamente eretta il 23 Maggio 1999 dall’Arcivescovo Settimio Todisco, mentre il titolo della chiesa “Cristo Salvatore” fu ispirato dall’imminente giubileo del 2000.
La parrocchia si avviò all’autonomia pastorale in locali provvisori e fu poi scorporata dall’unica parrocchia del quartiere il 24 Agosto 2004.
Il 14 Settembre 2005 iniziarono i lavori di costruzione di questo tempio e fu posta la prima pietra, oggi visibile nel battistero.
Il 28 Ottobre 2007 il Vescovo Mons. Rocco Talucci aprì ai fedeli la porta della nuova chiesa che fu benedetta anche se non ancora ultimata.
Nel corso degli anni 2007 – 2016 i sacerdoti don Sergio Vergari e don Massimo Mengasi svilupparono un progetto pittorico parietale di stile Bizantino, incoraggiati anche dalle parole di papa Benedetto XVI in visita a Brindisi che esortava la città a proseguire la sua naturale vocazione ecumenica, definendo Brindisi porta d’oriente.
Tale progetto ha lo scopo di recuperare quel patrimonio storico, artistico e liturgico che ha interessato le nostre terre pugliesi nel primo millennio della chiesa e che si è protratto anche dopo lo scisma tra oriente ed occidente di cui le grotte rupestri in terra brindisina (S. Giovanni a Cafaro, S. Biagio a Iannuzzo) e le numerose chiese come Santa Maria del Casale, Santa Lucia… nella nostra città offrono ancora oggi una eloquente testimonianza.
Il 15 Novembre 2016 concluso il ciclo pittorico ed eretto l’altare marmoreo il Vescovo Mons. Domenico Caliandro con solenne rito dedicò questo tempio a Cristo Salvatore.
ARCHITETTURA
Il progetto della chiesa ad opera dell’ing. Pasquale Fischetto e dell’architetto Gian Luigi Consales, si ispira all’impianto basilicale a tre navate rivisitato nella prospettiva moderna e secondo le esigenze liturgiche attuali.
Pertanto l’aula sacra si presenta come un’unica grande navata mentre le volte a guscio definiscono l’idea delle tre navate: una centrale e due laterali con la convergenza all’interno della parete della navata a sinistra per focalizzare lo sguardo sull’altare sino ad annullare lo spazio della stessa navata e creare gradualmente un’area porticata.
In adiacenza alla navata destra è ubicata la cappella del Santissimo.
Sempre seguendo lo schema basilicale tre navate e tre absidi, lo spazio del presbiterio è sormontato da una grande abside, le due absidi laterali diventano funzionali alle esigenze liturgiche nuove. La prima a sinistra spostata lateralmente converge verso l’altare divenendone il battistero, grembo della chiesa da cui nascono i suoi figli invitati al banchetto dell’agnello. La seconda abside a destra è dedicata alla Mater Salvatoris.
IL CICLO PITTORICO
La caratteristica principale della chiesa di Cristo Salvatore è il prezioso e ricco patrimonio artistico agiografico di stile tipicamente Bizantino Italico che ricopre totalmente le superfici murarie della chiesa.
La tradizione sviluppatasi sin dai primi secoli della chiesa di affrescare le pareti con le scene bibliche più significative, partiva dall’esigenza di offrire a tutti una Bibbia raffigurata anche a chi non poteva o non sapeva leggere le sacre scritture, e svolgeva una funzione mistagogica, coinvolgendo l’assemblea nei misteri celebrati dalla liturgia.
I dipinti sono stati realizzati dalla bottega agiografica dei fratelli Androutzou Michali e Dimitri di Ioannina, città greca dell’Epiro.
E’ stata utilizzata una delle tecniche più antiche già diffusa in Grecia dal 1500 che sostituiva all’affresco il dipinto su tela di cotone finissimo integrato con stucchi e colle alle pareti creandone un corpo unico.
II programma agiografico realizzato, segue la tematica del Cristo Salvatore e si concentra sui misteri della storia salvifica del nuovo testamento. Il fedele che entra nella chiesa si sente subito investito dal mistero e avvolto dalle braccia e dagli occhi del Cristo Pantocratore (che tiene in mano tutto) e che domina nell’abside.
Il salvatore del mondo, il Cristo totale, quando alla fine dei tempi consegnerà tutto al Padre e Cristo e il Padre saranno tutto in tutti. Il volto del pantocratore ha i tratti severi del giudice, ma le braccia allargate della misericordia. Nella parte inferiore dell’abside i dodici apostoli già entrati nella gloria del Padre, testimoni fino al martirio, gli apostoli hanno tra le mani alcuni simboli distintivi della loro attività apostolica e del loro martirio.
Al centro Maria nella posizione dell’orante colei che intercede presso il figlio e accompagna la Chiesa, come per gli apostoli a Pentecoste, nel cammino verso l’incontro definitivo con Dio.
Guardando l’altare, a destra e a sinistra sulle pareti perimetrali si snodano i racconti evangelici che narrano la missione salvifica di Cristo. Esigenze architettoniche e intuizioni teologiche collocano la prima scena, l’Annunciazione, sul lato destro vicino alla statua della Mater Salvatoris e accanto all’ultima scena del ciclo pittorico l’Apparizione del Risorto a Maria Maddalena e, secondo una sensibilità dei padri della chiesa, a Maria, la madre di Gesù, che ha visto il figlio risorto. Dal si di Maria all’annuncio dell’angelo, al premio di partecipare alla gioia del Risorto.
Spostandoci sul lato sinistro il ciclo pittorico continua con la Natività e prosegue per tutta la chiesa in senso antiorario.
Il Battesimo al Giordano nel battistero, inizio della vita pubblica di Gesù, costituisce il messaggio evangelico della prima domenica dopo l’Epifania.
Le Nozze di Cana di Galilea, primo miracolo di Gesù,
la Chiamata dei dodici apostoli o annuncio del Regno,
la Moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Seguono i racconti di forte spessore battesimale e già usati nei primi secoli nel cammino dei catecumeni ancor oggi proclamati nelle liturgie del tempo quaresimale, il Cieco nato,
Gesù al pozzo di Giacobbe con la Samaritana,
la Trasfigurazione sul Tabor
La scena della Trasfigurazione sul portale della chiesa narra tre momenti significativi dell’evento; da sinistra il dubbio di Pietro, Giacomo e Giovanni che vengono accompagnati da Gesù sul Tabor, nel centro Gesù trasfigurato che dialoga con Elia e Mosè, gli apostoli impauriti ed avvolti dalla luce radiosa del Cristo che anticipa l’evento Pasquale. A destra Gesù che esorta a scendere dal monte per proseguire il cammino verso Gerusalemme.
La scena del Tabor è fortemente legata al mistero Pasquale ecco perché viene sormontata dal grande dipinto della Resurrezione, in greco “Anastasi”, risalita del Cristo che prima scende agli inferi e risale vittorioso come Salvatore, strappando alla morte coloro che erano nelle tenebre, primi fra tutti Adamo ed Eva, primi a tradire Dio, primi a ricevere l’amore salvifico di Dio, la morte è vinta e il diavolo incatenato.
All’evento salvifico della trasfigurazione celebrato il 6 Agosto, la chiesa sia orientale che occidentale, attribuisce la festa di Cristo Salvatore.
Si prosegue poi dopo la Resurrezione di Lazzaro
con l’Ingresso di Gesù a Gerusalemme (Domenica delle Palme),
l’Ultima cena nella versione di Giovanni dove si sottolinea con spessore fortemente eucaristico il gesto di Gesù nel lavare i piedi agli apostoli.
Gesù e Pilato, “Ecco l’uomo”, viene presentato lo sposo dell’umanità; la Crocifissione e la Morte, la Deposizione; la Prima apparizione del Risorto, Pietro e Giovanni al sepolcro vuoto con la Sindone (copia della Sindone di Torino) e l’incontro del Risorto con Maria Maddalena. Ecco che quest’ultima scena si riaggancia simbolicamente con la prima, l’Annunciazione.
SIMBOLOGIA
Sulla parete d’ingresso nella parte superiore della navata di destra e di sinistra sono rappresentati i Quattro Evangelisti e posizionati in modo da gettare lo sguardo sulle pareti della chiesa frutto delle loro narrazioni.
Restando su questa parete risaltano sui capitelli, l’antico simbolo dei Pavoni mutuato da un mito pagano secondo cui la bellezza del pavone e le sue piume che si rigenerano lo rendevano incorruttibile attraverso una continua metamorfosi. I cristiani ripresero questo simbolo per esprimere la resurrezione di Cristo e la vita eterna.
Alle quattro colonne poste agli angoli della chiesa troviamo l’Ancora della salvezza e i Pesci simboli cristologici ed ecclesiologici: l’ancora è Cristo stesso speranza di tutti coloro che credono in lui, come il pesce dal greco ichthys è l’acronimo della frase greca Gesù Cristo di Dio figlio salvatore.
Ancora esprime la missione della chiesa inviata da Cristo nel mare del mondo per gettare l’ancora della salvezza (Cristo) per una pesca miracolosa di tutti gli uomini nei quattro punti della terra. Infine sul capitello adiacente al presbiterio i due colombi che attingono l’acqua, simbolo dell’innocenza e purezza dell’anima per chi attinge alla fonte della salvezza, ma anche la più antica rappresentazione di Dio stesso.
L’ALTARE
Centro di tutta la vita della chiesa è il sacrificio di Cristo che si celebra sull’altare simbolo di Cristo altare – sacerdote – vittima.
L’altare costruito secondo le norme vigenti, rivaluta gli antichi altari paleocristiani come ara del sacrificio e mensa di comunione.
L’altare è interamente scolpito a mano su lastre di marmo dal maestro Christakis Valeras nella città di Patrasso (Grecia).
E’ stato usato il pregiatissimo marmo detto dioniso estratto dalle cave del monte Penteli a 5 km da Atene; sin dall’antichità la cava è stata famosa per il suo marmo utilizzato nella costruzione dell’acropoli e di altri edifici dell’antica Atene. Il marmo dioniso è di un bianco impeccabile con una uniforme, debole colorazione gialla, che lo fa brillare di un colore dorato sotto la luce solare e presenta talvolta venature verdastre. Il verde scuro delle colonne è un marmo rarissimo estratto in modiche quantità nell’isola di Tinos nelle Cicladi e viene detto verde di Tinos.
L’altare è eseguito sempre nello stile Bizantino e si presenta come un finissimo ricamo intagliato sul marmo.
La lastra frontale riprende la simbologia dei pavoni che sono strettamente ancorati ai tralci. Al centro la croce è la vite o l’albero della vita che si dirama formando una serie di tralci che producono frutto, “chi rimane in me e io in lui porterà molto frutto” (Gv. 15,1-8) e ancora “chi mangia di questo frutto vivrà in eterno” (Gv. 6).
La lastra dal lato del celebrante è aperta da una finestrella dove si intravede l’urna delle reliquie dei Santi Martiri di Otranto. I Martiri, coloro che più di tutti sono inseriti nel mistero di Cristo morto e risorto e uniti per sempre al Maestro godono nella gloria dei Santi.
La finestrella riporta le lettere greche Alfa e Omega, “Cristo l’inizio e la fine” e i simboli delle foglie di vite e le spighe di grano come gli acini spremuti danno vino e i chicchi macinati di grano pane, così i Martiri nell’offerta della vita partecipano al sacrificio di Cristo.
Le due palme da dattero richiamano la vita eterna come canta il salmo: “i giusti fioriranno come palme” (Sal. 92:12-15).
Altri arredi presenti nella chiesa
Alla chiesa è annessa anche una piccola Cappella
Si ringrazia l’amico Mario Carlucci per la collaborazione.
L’articolo è tratto per intero dal pieghevole fatto e distribuito da:
Parrocchia Cristo Salvatore BRINDISI – Via Severini, 1 Tel./Fax 0831.508010
“Altri arredi presenti nella chiesa…Alla chiesa è annessa anche una piccola Cappella…”
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