Scena Illustrata – Rivista d’Arte e Letteratura
15 marzo 1902
MONDO ed umanità rinnovati. Dei tempi, che furono, appena rimangono grottesche e disgraziate rimembranze. Noi, gente venuta dopo il 2000, non sappiamo comprendere come, lungo i due ultimi secoli, l’esistenza, com’era, fosse tollerabile.
Dopo la metamorfosi collettiva degli esseri, sorridiamo di compassione pei nostri proavi, la cui vita dalla culla al sepolcro, era una continua sventura. Poveri infelici, i quali non applicavano le nuove leggi della biogenia al di là delle uova di gallinacei!
Laddove noi vediamo funzionare perfettamente le incubatrici cooperative, a beneficio dell’uomo, da oltre un secolo, da quando cioè cominciò il crepuscolo della redenzione fisico-morale della donna: di quella redenzione, mano mano esplicatasi, ed oggi diventata il cardine della società nuova.
L’elettricità ha rifatta la terra. La locomozione terrestre e marittima odierna non suppone neppur più l’impiego del vapore. E se nei musei non si conservasse tuttora qualche cimelio degli antichi treni ferroviari, nessuno potrebbe credere che in quei tempi la civiltà fosse rappresentata da mostruosi carri di fuoco che strisciavano lenti e pesanti sulle rudimentali rotaie. Da cinquant’anni s’è trovata la direzione della navigazione aerea: e da quel giorno la terra ha abdicato in favore del cielo.
Le energie elettriche hanno conquistata l’atmosfera. L’aereonave, il telefonografo, il fonografo, il telefono, il telefonoscopo, hanno rivoluzionata la vita. Abbiamo i quartieri aerei e le sottane corte alle donne, col breve calzoncino di velluto o di seta – gli alberghi ed i giardini sospesi, i fotopittori, che invece dei pennelli e della tavolozza si servono degli obbiettivi istantanei, colla luce solare e colla elettrica.
Le vecchie e condannate linee metropolitane hanno dato luogo ai tubi sotterranei pneumatici spingenti i treni delle merci e dei passeggeri oltre i monti ed oltre gli oceani, che sopra vi si spalancano. Mediante la tessera d’abbonamento abbiamo il teatro a domicilio ad opera del meraviglioso telefonoscopo. Da Milano udiamo e vediamo, sulla lastra di cristallo della nostra sala, lo spettacolo del Grand’Opéra parigino o quello dello Imperiale di S. Pietroburgo. Qualche volta, toccando un bottone invece di un altro, succedono strane ed indiscrete combinazioni: quella, per esempio, di veder sulla lastra di cristallo, una bella signora che si uncina, levandosi di letto, la giarrettiera, invece di vedere – come avremmo diritto – il mattutino affollarsi del mercato napoletano.
Ma queste sono piccolezze, al confronto dei vantaggi immensi. L’associazione è il colore del tempo. La cucina non si fa più in casa. Le grandi cooperative alimentari ci servono i pasti a domicilio, deducendoveli negli appositi tubi ad aria compressa, col funzionamento degli antichi condotti dell’acqua potabile. Si paga una pensione mensile e si telefona ogni dì alla sede della cooperativa il menu richiesto.
Il divorzio esiste di diritto e di fatto. Sono impiantati splendidissimi restaurants sulle più alte torri, neutralizzate dal continuo su e giù degli insensibili ascensori elettrici, e dall’assiduo arrivo delle pubbliche aereonavi che a trecento metri dal suolo fanno da aperitifs alle persone che frequentano, per una vecchia usanza, le tavole degli alberghi.
Non esistono più le tenebre notturne. Da tutte le stazioni eccelse delle aereonavi, da tutta la infinita moltitudine di imbarcazioni atmosferiche, ormeggiate nel cielo, ed ancorate agli obelischi frenatori, scintillano centinaia di migliaia di fari, di stelle e di lampade elettriche. Addirittura un firmamento, un empireo luccicante, cui si può, in pochi secondi, salire, alzandosi fino ai vertici sublimi.
Non basta. Sui campanili delle chiese, sulle maggiori eminenze le autorità municipali hanno stabiliti gagliardi riflettori dal colore diverso: un colore per ciascun quartiere della città. Corriamo — talora — il pericolo dei ladri e delle aggressioni aeree — ma non manca la gendarmeria atmosferica che co’ suoi aereo-battelli, dà la caccia, specialmente di notte, ai malandrini.
Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. de Leo” – Scena Illustrata – Rivista d’Arte e Letteratura , 15 marzo 1902