Avevamo letto dell’antica Masseria di Restinco e della sua chiesetta dedicata a sant’Antonino. Ne conoscevamo bene la posizione, a solo 5 km da Brindisi, lungo la strada provinciale che porta a Restinco, proprio di fronte al grande edificio dove oggi ha sede il “Centro di prima Accoglienza per Emigranti”.
Eppure per trovare quello che cercavamo siamo dovuti tornare sul posto ben tre volte, tanto folta, intricata e impenetrabile è la vegetazione che ricopre i muri diroccati, ormai quasi completamente crollati, di quello che resta della grande masseria fortificata.
La chiesetta con il suo affresco murario che volevamo fotografare per le nostre ricerche sul Risorgimento a Brindisi, era praticamente introvabile, nascosta dall’altissima erba, da rovi e da muri diroccati crollatigli tutto intorno.
Per raggiungerla, dal momento che l’entrata era completamente occultata dalla vegetazione, ci siamo lasciati guidare dallo svettare del campanile a vela e abbiamo dovuto immergerci fino alla vita in questo intrico, percorrendo quello che un giorno doveva essere stato un sentiero.
L’ingresso è quasi completamente ostruito dai rami di un enorme fico selvatico cresciuto tra i tufi della costruzione. Riuscire ad entrare non è stato affatto facile, ma le nostre foto vi descrivono la situazione certamente meglio di tante parole.
Paradossalmente proprio questo fico, che praticamente occlude il vano della porta, potrebbe aver protetto dai danni dei vandali e delle intemperie il dipinto che cercavamo e che notiamo subito, in una nicchia quadrata di circa un metro alla destra dell’ingresso.
Si tratta di una pittura a tempera, realizzata probabilmente tra il 1850 e il 1860, dai colori vivaci e dalle linee semplici, raffigurante i Santi Pietro e Paolo, identificabili dalla iconografica che è quella tipica dei due apostoli, con le chiavi nella mano destra per San Pietro e la spada, il libro e il serpente per San Paolo.
La particolarità del dipinto però è nei volti dei due personaggi nei quali si riconoscono chiaramente rispettivamente Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi.
La raffigurazione pittorica dei due principali protagonisti del Risorgimento italiano nelle vesti dei santi apostoli è presente in altre zone del centro e del nord d’Italia, mentre è unica in Puglia e forse nell’intero meridione, all’epoca sotto il Regno di Napoli.
Anonimo, “Ritratto di Garibaldi nel 1850 trasfigurato in Redentore per eludere la censura”, litografia, 1850.
La presenza di questa pittura ci conferma che la masseria, conosciuta come Masseria Catanzaro, in quanto proprietà un tempo di Oronzo Catanzaro, Alfiere della Guardia Nazionale di Brindisi vissuto tra il 1825 ed il 1890, ha avuto una storia importante e svolto un ruolo rilevante per i patrioti brindisini durante il periodo risorgimentale, divenendo punto di riferimento per aderenti alla “Giovane Italia”, l’associazione politica insurrezionale fondata da Giuseppe Mazzini.
Il fratello di Oronzo, Giacomo, ebbe un ruolo ancora più attivo nel sostenere e divulgare gli ideali mazziniani e documentata è la sua partecipazione a riunioni che si tenevano, a sostegno dell’unità d’Italia, nei retrobottega di alcuni esercizi commerciali brindisini, in circoli che avevano contatti anche con patrioti esuli in Francia e Grecia tramite inviati che approdavano nel porto di Brindisi.
Nel periodo seguente l’unità d’Italia, forse proprio come conseguenza dell’impegno anti borbonico dei fratelli Catanzaro, la masseria subì una serie di assalti e di furti da parte dei briganti appartenenti a bande notoriamente contrarie alla causa nazionale italiana e favorevoli alla restaurazione del Regno Borbonico. Diversi sono i racconti che descrivono quegli episodi, le estorsioni, le ritorsioni, la distruzione di ogni cosa in quello che fu un periodo tragico della nostra storia che vide fronteggiarsi i proprietari terrieri, subito schierati con i vincitori, i Piemontesi, e quelli che furono definiti Briganti e che combatterono per difendere il territorio del Regno Borbonico dalla sete espansionista del Nord.
L’ignoto artista che ha operato nella chiesetta della Masseria Restinco ha certamente voluto magnificare con il travestimento di Mazzini in San Pietro e di Garibaldi in San Paolo il loro ruolo nel processo che portò all’Unità d’Italia forse proprio su committenza di qualche aderente ad uno dei gruppi brindisini eversivi attivi durante l’era risorgimentale.
All’inizio del novecento la chiesetta fu poi completamente ristrutturata conservando al suo interno l’altare settecentesco, oggi purtroppo non più esistente così come l’acquasantiera di cui restano solo le tracce dell’aggancio sulla parete accanto all’ingresso.
Si narra anche che negli anni successivi alla prima ed alla seconda guerra mondiale la chiesetta venne adibita a sede di riunioni, nel primo giorno di Primavera (il 21 marzo), della Loggia massonica di Rito Scozzese Libero ed Accettato. Quello che è certo invece è che all’interno di quello che dovrebbe essere un gioiello da custodire con cura, non fosse altro per rispetto alla sua storia, oggi regnano il disordine e l’abbandono, con il pavimento completamente divelto, la totale mancanza di infissi, l’umido, le muffe e sporcizia di ogni genere.
Il dipinto, raffigurante i due Santi Pietro e Paolo, con il volto di Mazzini e Garibaldi, già in condizioni precarie, non merita certo di venire lasciato marcire in quel tugurio in balia delle intemperie e di ogni possibile vandalismo. Ci uniamo per questo a quanti prima di noi lo hanno fatto chiedendo che le Autorità preposte per la salvaguardia dei Beni Culturali provvedano a rimuoverlo e ricollocarlo in un luogo più consono.
Si ringrazia l’amico Mario Carlucci per la collaborazione
Nostro intervento su facebook del 28/4/2020
Fonti
I santi eroi del Risorgimento. Il mito di Mazzini e Garibaldi in Italia e nel Canton Ticino alla fine del XIX secolo». In «Arte & Storia», 2002, N. 13
Antonio Trono – La masseria di Restinco e la Chiesa rurale di sant’Antonino
Giacomo Carito – Su una rappresentazione di Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini nella chiesa di Sant’Antonino a Restinco in Archivio storico pugliese. 1983
Giacomo Carito, A. De Castro – Le masserie dell’agro di Brindisi. Dal latifondo alla riforma. 1993