Il Palazzo sorge in Largo Laviano, uno spiazzo oblungo fra via SS. Annunziata e via de’ Castaldo.
Fu eretto nel 1618, come accertato dalle iscrizioni poste sugli architravi delle finestre, ma nel corso del tempo ha subito molte modifiche come i piccoli balconi realizzati negli anni trenta del secolo scorso e la scomparsa del giardino che verdeggiava su tutto il lato destro fino a congiungersi a via Belvedere, costeggiando la chiesa dell’Annunziata.
Secondo la moda dell’epoca, come detto, troviamo delle incisioni sugli architravi che, di solito erano esortative, propiziatorie, topografiche o estemporanee, e così anche in questo caso sono dei versi in latino che gentilmente la prof.ssa Gina Lepore ha tradotto per noi:
“Invidus alterius macrescit rebus opimis” ORAZIO, Epistole, 1, 2, 57. Traduzione: L’invidioso si esaurisce alla vista dell’altrui opulenza 1618
“Virtus recludens, immeritis mori coelum, negata tentat iter via” ORAZIO, Libro III Ode II, 21-22. Traduzione: La virtù che schiude il cielo a coloro che son degni dell’immortalità, sperimenta il suo cammino per una strada non concessa ad altri – VII Cal(endas) Quinct(iles)
“Omnia si perea(n)t fama(m) servare meme(n)to” OVIDIO, Tristia. Traduzione: Se tutto fosse perduto ricordati di salvare la tua reputazione
Anche se non è stato possibile visitare l’interno del palazzo abitato da privati, Brundarte fotografa la sua facciata che si erge massiccia tanto da essere popolarmente indicato come la “fortezza”.
Si pensa che la sua costruzione sia stata commissionata dalla famiglia Pennetta che nel 1618 aveva la proprietà dei terreni, rimanendo nell’orbita della famiglia fino al 1704, quando Vittoria, figlia di Tommaso sposò Fausto Laviano a cui trasferì di fatto il patrimonio dei Pennetta.
Sul portale viene così inserito il blasone della famiglia Laviano che il Leanza descrive così:
“Lo stemma è formante due ovali e due gusci, guarnito di antichi ornati. Sopra al detto stemma vi appoggia una corona. Lo stemma rappresenta una sirena a due code con tre stelle sopra. Questa sirena sta tuffandosi nell’acqua con le due code alzate tenendole appoggiate sulle braccia… Detta famiglia è oriunda di Napoli.”
La famiglia Laviano, trapiantatasi a Brindisi agli inizi del Seicento, fu attiva fino al 1942, quando l’ultimo dei Laviano, Amerigo morì.
In periodo risorgimentale i Laviano svolsero notevole attività antiborbonica e per questo molti membri della famiglia vennero perseguitati e incarcerati, come Cosimo Laviano che fu massone e maggiore nel Battaglione dei Filadelfi, elencato tra i cugini che costituivano la vendita carbonara dei “Liberi Piacentini” o come Giovanni che fu processato con altri e poi liberato, ma sottoposto a continua sorveglianza.
Va ricordato anche che Francesca, figlia di Fausto, sposò Ottaviano Fiori il cui stemma è posto sullo spigolo del palazzo; mentre la sua nipote Rachele andrà a nozze con il giornalista Giustino Durano fondatore e direttore del giornale locale l’Indipendente.
Si ringrazia l’amico Mario Carlucci per la collaborazione
Bibliografia:
G. Carito, Brindisi – Nuova Guida. Ed. Prima, 1993 pp. 254-255
N. Cavalera, I Palazzi di Brindisi. Schena Ed. pp. 87-90
A. Del Sordo, Toponomastica brindisina. Schena Ed. 1988. pp-164-164
Giuseppe Maddalena C., Araldica della città di Brindisi nelle memorie di Giovanni Leanza. Martano Ed. Bari-Lecce nel maggio 2005