Nel libro Brindisi Ignorata si racconta che “la fontana sorse per iniziativa del governatore di Brindisi Pietro Luigi De Torres, nel 1618.
Pativa in quell’epoca la città per la mancanza di acqua. La popolazione, per fornirsene doveva recarsi fino al Torrione di S. Giorgio, dove c’era un antico condotto (per approfondire leggi QUI).
Scrive il Della Monica
« Pietro Aloisio De Torres, considerando tanto difetto in un’abitazione riguardevole si pose pensiero di darci opportuno rimedio che fu di condurre l’acqua dentro la città e distribuirla per diversi luoghi per utile dei cittadini, mentre per opera degli antichi romani e altri principi era stata portata da lontani correnti per via d’artificiosi e meravigliosi condotti presso la muraglia sotto il torrione di S. Giorgio che parte per la campagna e parte per le segrete vene della terra si comunicava al vicino mare ».
Il dinamico De Torres, senza gravare sulle finanze comunali, con provvedimento dittatoriale, addossando la spesa ai più cospicui cittadini – fece segnare sui muri delle loro case quante giornate lavorative, a seconda delle possibilità, dovevano pagare – provvide a prolungare l’acquedotto dal torrione di S. Giorgio alla Conserva e da questa nella Piazza di basso,
« in mezzo della quale — prosegue il Della Monica — si fabbricò il luogo della caduta dell’acque tutto di marmi, e prima si sollevò una colonna, che servì per base di una gran conca di bellissimo marmo, che da quattro teste di cavalli lavorate di bronzo, gitta abbondantissime acque e doppo s’inalzò più su un’altra colonna, benché più delicata della prima dalla quale scorressero l’acque nell’immediato vaso grande predetto dalla bocca di quattro mezzi cavalletti di bronzo col capitello vagamente lavorato e cinto di una corona reale ».
Nella vasca superiore della fontana fu fatta incidere la seguente iscrizione :
PETRO ALOISIO DE TORRES PRAETORI: QUOD ROMANOS EMULATUS, AUTHORITATE ET INDUSTRIA SUA, PHILIPPI TERTII REGIS, ET PETRI GIRONIS DUCIS OSSUNAE PROREGIS AUSPICIIS, AC CIVIUM LABORE ET IMPENSA AQUARUM DUCTUS TEMPORUM ET MALI GULIELMI INIURIA DESTRUCTOS RESTITUERIT, ATQUE REPURGATO FUNICULO VETERI, ET INSTAURATO FORNICE NOVOS ADSTRUXERIT, AC SINUOSO TRACTU PER TUBOS FISTULAS ET SALIENTES IN URBE PERTRAXERIT, ORDO POPULUSQUE BRUNDUSINUS PARTE COMMODITATIS ET ORNAMENTI MEMOR ET GRATUS POST ANNUM SALUTIS MDCXVIII.
Ma se la fontana fu posta in quel sito nel 1618, la sua fattura non è del principio del secolo XVII: è certamente molto più antica. Probabilmente era in qualche altro posto e fu in quell’anno riadoperata e restaurata. Il Toesca (Pietro Toesca viene ricordato fra i più importanti medievisti del novecento), che l’ha esaminata ripetutamente, così la giudica: « Viene attribuita al secolo XVII la fontana di Piazza della Vittoria in Brindisi, invece fu allora soltanto restaurata, ed appartengono forse al sec. XII il suo bacino marmoreo e lo stelo mediano di stile bizantineggiante ».” (1)
Lo stemma del governatore Pietro Luigi de’ Torres appartiene al “tipo sannitico, con piede arrotondato sormontato da cimiero frontale a due voluminosi lambrecchini (o svolazzi ndr) laterali. Araldica – di rosso a cinque torri d’oro trimerlate, fenestrate, aperte alla base, disposte 2,1,2 come da figura”(2)
Entrando più nel dettaglio sull’argomento:
“Sullo stelo marmoreo che si eleva dall’interno della vasca della fontana De Torres e dalla sommità del quale zampilla l’acqua, è abbozzato uno scudo che è inequivocabilmente attribuibile a Filippo III, regnante al tempo della costruzione della fontana. Nonostante la lettura sia resa difficoltosa dall’attuale stato di conservazione, si riconoscono oltre allo scudo, molto in risalto e inciso da una profonda fenditura verticale, tre elmi coronati che lo sormontano ed un cordone che lo circonda. I tre elmi, dei quali i due laterali sono ruotati verso quello centrale posto in maestà, sono segno di dignità reale. Il cordone che circonda lo scudo è il Toson d’oro. Tutto lo stemma appare come se fosse stato appena abbozzato; sicuramente non fu mai terminato come ci conferma il Della Monaca che lo descriveva ai suoi tempi vagamente lavorato. Sicuramente nello scudo non furono mai riportate le pezze onorevoli a causa della esiguità dello spazio disponibile.
Lo scorrere continuo dell’acqua sulla sua superficie, ha rivestito lo stelo marmoreo di una patina di incrostazioni di calcare rossastro che attualmente copre i pochi elementi riconoscibili scolpiti nel candido marmo. Sicuramente un’auspicabile accurata pulizia rivelerebbe delle sorprese. Ogni dubbio, infine, sull’attribuzione dello stemma viene fugato dall’iscrizione scolpita sulla faccia esterna della vasca (v. De Torres). ” (2)
Abbiamo inoltre evidenziato con tratteggio giallo sull’immagine che segue, delle tracce di vernice azzurra sul monumento che, riteniamo andrebbero immediatamente rimosse e segnaliamo all’attenzione degli addetti ai lavori per un pronto intervento
e la sera… (immagini dell’11 dicembre 2017)
quando per pulire la fontana la vasca viene svuotata, a mio avviso, è possibile notare anche una leggera imperfezione della base che sembrerebbe non perfettamente in asse
Riguardo alla provenienza, scrive R. Jurlaro in Storia e cultura dei monumenti brindisini p. 28: “Recenti scavi condotti all’interno del monumento (San Giovanni al Sepolcro ndr) hanno fatto scoprire, quasi al centro del vano, un pozzo assorbente che può fare pensare all’adiacente vasca battesimale. Ora è certo che non altra nè più idonea collocazione, sia cronologica che ambientale, si potrebbe dare a quella conca di marmo che sta in piazza Vittoria come fontana ivi costruita nel 1617 dal governatore spagnolo della città, De Torres.”
Immagini storiche della Piazza
Le foto seguenti sono tratte dall’Archivio Briamo presso Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”
Brindisi. Cartolina di Piazza Vittoria dopo l’abbattimento dell’isolato che divideva Piazza Sedile (dei nobili) da Piazza Mercato (del Popolo)
Brindisi, Piazza Vittoria e il primo Monumento ai Caduti mai inaugurato
Brindisi. Piazza Vittoria, vista della Fontana de’ Torres, dando le spalle al corso Garibaldi (foto 1965)
Queste altre cartoline probabilmente di fine ‘800 e degli inizi del secolo scorso, ci danno preziose indicazioni sull’evoluzione dei costumi e della società; ci limitiamo a commentare le prime due per evitare di ripeterci. Nella prima è, infatti, possibile vedere che, erano le donne ad occuparsi di riempire gli otri e, probabilmente l’uomo seduto sulla colonnina ha solo accompagnato la moglie; i maschi in posa non hanno recipienti e probabilmente sono in fila solo per bere e/o rinfrescarsi.
Una griglia più grande circonda la vasca probabilmente per impedire di prelevare direttamente e/o di inquinare l’acqua e un’altra più piccola forse la preservava dagli uccelli. Meritevole di considerazione è una colonnina di marmo, a sinistra, completamente spezzata che ci fa pensare che probabilmente anche all’epoca la città era sottoposta ai vandalismi.
Nella seconda vediamo un carretto con una grande botte, probabilmente si tratta di un acquarolo intento a rifornire di acqua potabile a domicilio quelle persone facoltose che potevano permetterselo. Questa attività si è protratta fino a quando l’acqua corrente non è stata portata a tutte le abitazioni.
Bibliografia:
1. Nicola Vacca, Brindisi ignorata. Ristampa anastatica
2. Giuseppe Maddalena Capiferro – F.P. Tarantino, Delle insegne che ancora veggonsi nella città di Brindisi. Ed. Alfeo – Brindisi 1989