L’architrave è la tipologia di organismo architettonico più antica del mondo: il dolmen preistorico (o trilite) è basato proprio su questo modello statico composto da due elementi verticali e uno orizzontale.
E’ semplice da edificare, ma il trilite ha un limite: la lunghezza dell’elemento orizzontale, l’architrave, non può essere eccessiva pena la sua rottura. Ecco perchè, in architettura, l’arco diventerà presto così importante! Cos’ha di tanto speciale? Beh, è semplicemente una struttura geniale!
Normalmente l’arco è un elemento costruttivo dal profilo curvilineo in grado di sostenere i carichi sovrastanti che, a differenza dell’architrave, trasmette un’azione di spinta lateralmente sui piedritti; ma è davvero straordinaria l’idea che materiali “semplici” come la pietra o il mattone, possano essere organizzati nello spazio in modo tale da coniugare in maniera inscindibile arte e scienza per creare strutture che, come diceva il buon vecchio Vitruvio, riescono a possedere “firmitas, utilitas e venustas”: solidità, utilità e bellezza.
L’importanza dell’arco fu ben capita dai romani che, spesso, in ricordo di qualche vittoria o conquista edificarono gli “Archi di Trionfo”. Esempi importanti a Roma sono l’arco di Augusto, l’arco di Tito e l’arco di Settimo Severo. L’arco era posto generalmente trasversalmente ad una strada (per questo era chiamato fornice: “permette l’attraversamento”) e spesso situato all’interno della città.
Sulla superficie si era soliti compiere iscrizioni, statue, targhe, bassorilievi che esplicitavano il suo significato.
Ma “arco” vuol dire varco. E varco significa passaggio. Dunque le parole interpretano un significato non solo architettonico della struttura ma anche “logico e logistico” come intuisce il giornalista e scrittore Onofrio Pagine nel suo libro “Varchi di Puglia”.
A Brindisi, purtroppo, non ce ne sono più molti perché l’architettura moderna non li prevede, ma quei pochi che sono rimasti, siamo andati a cercarli!
Si premette che, in questa indagine sempre aperta a nuovi aggiornamenti, non sono stati presi in considerazione gli archi che introducono a palazzi e chiese, già oggetto di indagine in altri studi.
Archi scomparsi
Di Archi che ormai non esistono più ne possiamo documentare solo due:
Arco Sala
rientrante nella demolizione che avvenne nel 1940, del complesso di fabbricati che da Piazza Sedile portava all’altezza dell’ex Tribunale (ora Palazzo Nervegna), per la costruzione del palazzo INA.
Arco Sala – Fototeca Briamo presso BAD
Arco Vico de’ Lubelli
distrutto insieme all’intero fabbricato e sostituito da un “passaggio” architravato nel palazzo moderno
Foto dal libro “Toponomastica Brindisina” – Prof. A. Del Sordo
Odierno passaggio che ha sostituito l’arco in Vico de’ Lubelli
Archi recintati
Arco S. Maria delle Grazie in Via S. Margherita
Il Convento di S. Maria delle Grazie (o di S. Agostino) era contiguo al giardino di S. Margherita, nei pressi del Calvario a Porta Mesagne. N. Vacca in Brindisi Ignorata ci informa che la chiesa di S. Margherita alla fine del XVI secolo doveva essere già distrutta. Il complesso monastico di S. Maria delle Grazie invece fu utilizzato anche dagli arcivescovi per le cerimonie legate al loro solenne, primo ingresso in città. Con i provvedimenti napoleonici del 1809 la chiesa venne infine demolita e i locali del convento, convertiti in abitazioni private.
Foto d’epoca
Fototeca Briamo presso BAD – Residui del chiostro chiesa S. Maria delle Grazie, anno 1967
Oggi
Arco Via S. Giovanni al Sepolcro
La strada parte da via S. Barbara per immettersi in una piazzetta ove ha sede il Tempietto di S. Giovanni al Sepolcro che dà nome al luogo, e da lì prosegue fino alla confluenza in via M. Pacuvio. Gli archi che si vedono appartengono alla costruzione attigua al tempietto, di proprietà privata.
Foto d’epoca
Fototeca Briamo presso BAD – Arco Perez in Via S. Giovanni al Sepolcro, foto 1967
Oggi
Archi Monumentali
Archi del Portico de’ Cateniano
Il Museo Provinciale è preceduto da un portico, moderna e armonica continuazione dei due archi ogivali appartenenti ad una costruzione medievale. In esso trovano sistemazione vari elementi architettonici medievali, alcuni dei quali, come i grandi capitelli figurati, provenienti dalla distrutta chiesa di S. Andrea dell’Isola.
Foto d’epoca
Foto dal libro “Toponomastica Brindisina” – Prof. A. Del Sordo
Oggi
Archi sotto la Loggia Balsamo
Probabilmente della metà del XIV secolo. L’edificio si suppone sia stato sede della Zecca, istituita da Carlo d’Angiò nella città di Brindisi, ma in ogni caso doveva essere un importante edificio pubblico. Nella muratura sottostante la loggia, due begli archi ogivali inquadrano la porta architravata.
Foto d’epoca
Foto di V. Ribezzi Petrosillo, Guida di Brindisi
Oggi
Arco sotto il Campanile del Duomo
Alla base del Campanile che affianca la Cattedrale, c’è l’arco che conduce in via Colonne e su di esso lo stemma dell’Arcivescovo G. B. Rivellini che ne promosse la costruzione nel 1780.
Foto d’epoca
Fototeca Briamo presso BAD – anno 1924
Oggi
Arco Via Guerrieri
Questo splendido Arco Medievale posto alla confluenza di via Glianes con via Guerrieri, sembra essere una pertinenza della casa di A. De Leo a cui è affiancata; non risultano studi specifici.
Serie di Archi alle Scuole Pie
Il complesso monumentale delle ex Scuole Pie comprendente la chiesa di San Michele Arcangelo sorge in Via Tarantini.
Nel 1659 l’arcivescovo di Brindisi, Francesco de Estrada (1659-1671), acquistò con denaro proprio sia la chiesa di San Michele Arcangelo sia l’adiacente dormitorio costituito da quattro celle.
Nel 1664, dunque, giunse a Brindisi la missione educativa dei chierici regolari poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie, detti comunemente scolopi, con lo scopo di colmare, le lacune dell’educazione pubblica che nel XVII secolo appariva quasi del tutto inesistente.
Vi studiarono Annibale De Leo, Benedetto Marzolla e Teodoro Monticelli.
Foto d’epoca
Fototeca Briamo presso BAD – anno 1962
Oggi
Arco d’ingresso al Castello Federico II (o di Terra o Svevo)
Costruito da Federico II è attualmente sede del Comando Marina. Il suo aspetto originario fu alterato con l’aggiunta al tempo di Ferdinando I d’Aragona (sec. XV) di quattro torrioni angolari. Una serie di fortificazioni furono apportate da Carlo d’Angiò (sec. XVI). Ad inizi ‘800 fu trasformato in penitenziario.
Foto d’epoca
Fototeca Briamo presso BAD. Il Castello Svevo adibito a Penitenziario e l’antistante spiazzo detto “La Pezza”
Fototeca Briamo presso BAD. Il Castello Svevo – Ottobre 1968
Oggi
Arco di Porta Mesagne
Eretta su commissione di Carlo V d’Angiò nel secolo XVI. Gli archi congiungono le poderose mura di fortificazione che lo stesso imperatore aveva voluto per difendere la città di Brindisi.
Foto d’epoca
Fototeca Briamo presso BAD. Porta Mesagne
Fototeca Briamo presso BAD. Porta Mesagne, una guardia daziaria – inizio secolo XX
Oggi
Arco di Porta Lecce
Incassata in un’altura naturale troviamo Porta Lecce; costituita da un arco a tutto sesto, sul timpano reca lo stemma marmoreo di Carlo V inserito tra quello della città di Brindisi con le due colonne e quello di Alarcon.
Foto d’epoca
Fototeca Briamo presso BAD. Porta Lecce
Fototeca Briamo presso BAD. Porta Lecce vista dall’interno della città. Iniziano i lavori di sterro e di costruzione vicino alla scalinata per la chiesa di Cristo
Oggi
Arco di S. Pietro degli Schiavoni
Arco ad ogiva appartenuto presumibilmente all’antica chiesa di S. Pietro degli Schiavoni da cui il quartiere prendeva il nome
Archi del Monumento al Marinaio d’Italia
Il Monumento fu inaugurato il 4 novembre 1933 alla presenza del re Vittorio Emanuele III. L’edificio è in carparo e fu progettato dall’arch. Brunati; ha la forma di un timone di nave alto 53 m. posto al centro di un’esedra.
Nella scelta del progetto fu determinante il disegno della curva che scende dall’alto del timone e si immerge nelle cavee gradinate ai suoi lati per poi passare nell’attacco dei muraglioni. La linea curva è anche ciò che unisce interno ed esterno; la serie di arcate paraboliche che disegnano e strutturano la cripta come uno scafo capovolto, posto in asse col soprastante timone, sono richiamate all’esterno dai passaggi ad archi nelle ali dei muraglioni.
Foto d’epoca
Tratto da “Architettura – Rivista del Sindacato Naz. Fascista Architetti diretta M. Piacentini – Milano. F.lli Treves editori, Roma. Febbraio 1934 – fasc. II e IX” (Brindisi 1927-1943 da Capoluogo a Capitale)
Oggi
Arco della darsena al Castello Alfonsino
Se è nel febbraio 1481 con Ferrante d’Aragona che si avvia la costruzione del Castello a guardia del porto, è solo nel 1558 che si avvia la costruzione del forte che durerà 46 anni. Nel corso dei lavori si pensò anche di mettere in comunicazione il Forte con il Castello Alfonsino che prima erano congiunti da un ponte levatoio, tramite una darsena, a cui veniva assicurato riparo e copertura nella parte esterna da un muretto.
Foto d’epoca
Oggi
Archi comuni
Arco di Piazza Mercato
Il 2 febbraio 1911, dopo circa 30 anni da quando se ne parlò la prima volta in consiglio comunale, potè finalmente aprirsi al pubblico la nuova struttura del mercato coperto, che rispondeva all’esigenza di liberare la principale arteria di traffico cittadina con lo spostamento del mercato dalle aree di Largo Anime e Piazza Vittoria al luogo attuale. I due padiglioni che furono realizzati, con tettoia in ferro e lamiera ondulata sono opera della ditta Luigi Saverio. Nel 1931 venne realizzata anche la struttura per il mercato del pesce, dall’impresa G. Minunni di Brindisi al costo di lire 359.000, progettista E. Ricci.
Foto d’epoca
Fototeca Briamo presso BAD. Brindisi. Le prime pensiline del Mercato Coperto
Fototeca Briamo presso BAD. Brindisi. Nuovo mercato del pesce nella “Piazza coperta”, da “Puglia in linea” volume celebrativo del lavoro della gente di Puglia (1939)
Oggi
Arco Vico de’ Raimondo
Nel 1900 la tabella viaria che contrassegnava il vico II S. Giuliano fu sostituita con l’attuale, recante il nome di Raimondo o Raimundo, una famiglia importante nei secoli XV e XVI al punto che, nel 1571, un tal Teodoro de Ramundo divenne anche Sindaco di Brindisi.
Foto d’epoca
Arco Vico de’ Raimondo – 1964. Fototeca Briamo presso BAD
Arco Vico de’ Raimondo visto da Via S. Lorenzo – 1964. Fototeca Briamo presso BAD
Oggi
Arco Via Colonne
Costruzione probabilmente degli anni ’50, quindi coeva al Museo Provinciale di cui rappresenta la continuazione congiungendosi alla confinante costruzione.
Serie di archi tra Via Cittadella e Via Cittadella Nuova
Tra Via Cittadella e Via Cittadella Nuova troviamo un edificio contrassegnato da una serie di archi, probabilmente costruito nella prima metà del secolo scorso. In “Toponomastica Brindisina” Alberto Del Sordo ci informa che il toponimo nasce dal complesso di fortificazioni, muraglie e cortine, poste intorno al Castello Svevo che costituirono una specie di acropoli brindisina. Per il Moricino la “Cittadella” fu anticamente “refuggio e fortezza della città”.
Arco Lacòlina
La via prende il nome dall’arco che la sovrasta e che è parte integrante del cinquecentesco Palazzo Lacòlina. I documenti che parlano di tale famiglia risalgono al ‘500, ma solo nel ‘700 il palazzo prese il nome dei Lacòlina perchè fino a quel momento era appartenuto alla famiglia Morena.
Foto d’epoca
Fototeca Briamo presso BAD
Oggi
Arco in Via Pompeo Azzolino
Via Pompeo Azzolino è un budello cieco, un breve solco fra caseggiati fatiscenti, che la demolizione delle Sciabiche ha fortunatamente risparmiato, lasciandoci il ricordo di questo eroe brindisino che cinque secoli fa salvò la città di Brindisi dalla furia dei Veneziani. (vedi il link http://wp.me/p8GemW-2t0)
Foto d’epoca
Si ringrazia l’amico Mario Carlucci per la collaborazione
Bibliografia:
G. Carito, Brindisi Nuova Guida. Ed. Prima 1993
A. Del Sordo, Toponomastica brindisina. Ed. Schena
B. Sciarra, Guida Storico Artistica di Brindisi e Provincia. Tip. Ragione 1964
V. Ribezzi Petrosillo, Guida di Brindisi. Congedo Ed. 1993
AdS – Mostra documentaria, Brindisi 1927-1943 da Capoluogo a Capitale. Ed. Alfeo
Grazie per la documentazione fotografica, per le informazioni sulla – misconosciuta – storia della nostra citta’, ma soprattutto per gli stimoli che date a chi vi legge.
Buon 2018, se posso permettermelo. In fondo, siamo solo alla meta’ di gennaio…
Grazie e Buon 2018 anche a te!