A distanza di circa un anno e mezzo dall’inizio dei lavori di restauro alla chiesa di S. Paolo, vorremmo fare il punto della situazione. Ricordiamo che i lavori riguardano il consolidamento e il restauro conservativo sia delle parti esterne che di quelle interne, per un importo iniziale finanziato dalla Regione Puglia di 950.000 euro, P.O. Puglia FESR 2007-2013 su richiesta dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, successivamente aumentato a 1.292.387 comprendendo anche il chiostro.
La durata dei lavori prevista inizialmente in 365 giorni è stata superata a causa dei successivi e molteplici ritrovamenti avvenuti all’interno dell’edificio.
Durante l’esecuzione dei lavori diretti dall’arch. Luigi Dell’Atti con la supervisione dell’arch. Augusto Ressa del Mibact, mentre si rimuovevano le tele dagli altari barocchi sono venuti alla luce affreschi che facevano parte dell’intero apparato decorativo delle pareti, di una qualità elevatissima e così ben conservati che hanno fatto dire all’arch. Ressa intervistato dal giornale online Newspam:
“Ogni volta che vado in quella chiesa ho i brividi per la sua bellezza. E poi gli altari, che erano stati tutti banalizzati con queste vernici monocrome, in realtà hanno policromie, incarnati, dorature: insomma, qualcosa di davvero formidabile. Non solo, anche i prospetti (esterni), che erano completamente anneriti, adesso riportano in luce la bicromia, un po’ come la Chiesa di Santa Maria del Casale.”
Primi ritrovamenti
Il Sole e la Luna
Simboli che dopo un percorso iniziale di tradizione pagana entrano nella tradizione grafica cristiana. Presentati insieme, rappresentavano la notte e il giorno, quindi il passare del tempo, confermando l’entità divina del Cristo che è al di sopra del tempo e della storia.
Affresco del XIV secolo raffigurante Santa Caterina
Affresco raffigurante una città
Parti di affresco
Ultimi ritrovamenti
Quindi, la nuova previsione che, entro marzo 2018 la chiesa sarebbe stata aperta al pubblico.
Ma, anche questa ipotesi era destinata a cambiare in conseguenza del ritrovamento dietro un altare di un altro splendido affresco raffigurante la “Dormizione di Maria”. Per la verità quest’ultimo non è posto proprio dietro l’altare ma su una muratura più esterna, da cui è separato da un’intercapedine il che ne rende possibile la visione solo attraverso un ampio buco praticato nel muro.
Per questo motivo si prevede che una parte del dipinto resterà incastonata nella parte retrostante dell’altare ma potrà essere effettuata una riproduzione in 3D che darà la possibilità di poter ammirare l’opera nella sua completezza.
Oltre all’affresco, nel corso delle stonacature è stata rivelata anche la presenza di un Portale medievale e del Capitello di un piedritto.
Adesso la previsione di apertura al pubblico è per settembre, sempre che non intervengano fatti nuovi o ulteriori ritrovamenti per i quali, ne siamo certi, tutti sono disponibili ad aspettare ancora pur di avere il privilegio di poter visitare la Chiesa di S.Paolo Eremita in tutto il suo rinnovato splendore.
“Dormitio Virginis”
Secondo l’iconografia classica il sonno eterno della Vergine e la sua Assunzione al cielo, che qui è possibile vedere solo di sbieco attraverso un foro praticato nel muro dagli operai durante i lavori di restauro, poi subito sospesi; e una figura di Santo che dovrebbe essere San Francesco, sulla parete laterale.
Si vede la nuova parete che copre quella precedente, distanziata di circa una ventina di centimetri, e, anche se non si conoscono ancora i motivi che, all’epoca avevano portato alla sua costruzione è lecito pensare che abbia occultato anche altri affreschi tuttora giacenti dietro il muro.
In sagrestia
Portale medievale a sesto acuto ed epigrafe recante la data del 1558
Capitello di un piedritto a forma di volatile ripiegato su se stesso
Il volatile rappresentato dovrebbe essere un pellicano comune, a cui “si attribuisce sin dal medioevo un importante significato allegorico.
Il fatto che i pellicani adulti curvino il becco verso il petto per dare da mangiare ai loro piccoli i pesci che trasportano nella sacca, ha indotto all’errata credenza che i genitori si lacerino il torace per nutrire i pulcini col proprio sangue, fino a divenire “emblema di carità” (O. Wirth).
Il pellicano è divenuto pertanto il simbolo dell’abnegazione con cui si amano i figli. Per questa ragione l’iconografia cristiana ne ha fatto l’allegoria del supremo sacrificio di Cristo, salito sulla Croce e trafitto al costato da cui sgorgarono il sangue e l’acqua, fonte di vita per gli uomini.” (Wikip.)
Chi volesse vedere com’era la chiesa di S.Paolo Eremita prima dei restauri può leggere qui il nostro articolo relativo
Si ringrazia l’arch. Luigi Dell’Atti e la D.ssa Katiuscia Di Rocco che ci hanno accompagnato nelle visite