La brutale realtà del traffico di esseri umani ai confini della Libia post-Gheddafi nel reportage fotografico del messicano Narciso Contreras è al centro della mostra Lybia – A Human Marketplace, fotografata da Brundarte nel giugno 2017 presso la Saatchi Gallery di Londra.
Contreras ha vinto la settima edizione del Prix Carmignac di fotogiornalismo, uno dei più prestigiosi premi internazionali il cui scopo è quello di sostenere ogni anno un reportage fotografico e giornalistico di inchiesta sulle violazioni dei diritti umani e della libertà d’espressione nel mondo. Con un fondo di 50.000 €, il premio permette al vincitore di realizzare il suo reportage con il sostegno della Fondation Carmignac che successivamente finanzia, al suo ritorno, una mostra itinerante e la pubblicazione di un libro monografico. Il tema proposto ai fotografi per questa edizione è stato la Libia, proprio perchè è sempre più difficile ricevere immagini fotografiche da questo paese.
Nelle sue foto, Narciso Contreras, che sempre focalizza il suo lavoro sui costi umani dei conflitti, mette in luce una nuova crisi umanitaria che vede migranti, rifugiati e richiedenti asilo ritrovarsi in balia delle milizie che li sfruttano a fini commerciali ed economici. Bloccati dentro centri di detenzione, queste persone sono sottoposte a condizioni di vita disumane dovute al sovraffollamento delle carceri, all’assenza di infrastrutture sanitarie e ai violenti pestaggi.
Il suo è un reportage molto duro, crudo, per raccontare cosa c’è dietro la crisi umanitaria del Paese. Per svelare che quel territorio non è una zona di transito dei migranti verso destinazioni europee, ma sede del traffico di esseri umani. Un luogo dove migranti, rifugiati e richiedenti asilo vengono bloccati in centri di detenzione, sottoposti a condizioni di vita disumane e letteralmente comprati e venduti.
Il titolo infatti è Lybia: A Human Marketplace e per realizzare questo lavoro Contreras ha vissuto sul posto dal febbraio al giugno 2016, ma aveva cominciato a fotografare i centri di detenzioni già due anni prima. “I centri di detenzione sono stati fotografati diverse volte nell’ambito del protocollo mediatico delle autorità di Tripoli”, spiega Contreras, “Questo protocollo mira a documentare «la crisi dei migranti» che sta colpendo la Libia, e a mostrare queste immagini per ottenere il sostegno della comunità internazionale”. Ma è allontanandosi da quel protocollo che si comincia a individuare il vero volto della crisi umanitaria. “E’ allora che si vedono migliaia di migranti illegali intrappolati nella spirale del mercato umano diretto da milizie e gruppi armati privati legati a reti mafiose”, spiega l’autore che con questo premio spera di attirare l’attenzione di gruppi di aiuto internazionale sulla situazione reale della Libia contemporanea.
Un progetto che racconta di un luogo di smistamento di merce umana: è da qui infatti che saranno venduti alle milizie della costa ovest della Libia. Le foto sono a colori, in gran formato. L’obiettivo punta dritto sul soggetto, e non servono più tante parole per raccontarci la loro agonia quotidiana.
Migranti Sub Sahariani e rifugiati in una cella del Garabuli Detention Centre
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Migranti e rifugiati subsahariani chiedono di essere liberati dal centro di detenzione di Zawiya. Il direttore del centro (che non compare in questa immagine) si trova davanti alla cella e minaccia di colpirli con un bastone se non fermano la protesta
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Un documento di identità tra le mani di un migrante africano del Gana in un campo di detenzione a Sorman nell’Ovest della Libia
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Fotografie di migranti clandestini subsahariani che giacciono morti nel deserto esposte in una bacheca per le informazioni della polizia all’entrata del centro di detenzione a Sorman. Ci sono anche immagini (non riprese in questa foto) di cadaveri di migranti sulla riva del mare
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Un migrante clandestino dell’Africa orientale, Ibrahim Mussa, si contorce dal dolore per un cancro terminale allo stomaco. Il suo amico lo sorregge tra le lacrime: vengono trasferiti in un altro centro di detenzione e non può in alcun modo aiutare Ibrahim, che non mangia ormai diversi giorni e soffre terribilmente tra urla e lamenti. In preda alla disperazione, il suo amico cerca di convincere le guardie a non trasferirli, ma le guardie rifiutano e li riportano sul bus. Non conosciamo la loro fine
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Migranti clandestini subsahariani mostrano le cicatrici e i segni di percosse presumibilmente provocate dalle guardie del centro di detenzione di Garabuli nella parte occidentale della Libia
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Migranti clandestini subsahariani guardano dalla finestra di una cella mentre aspettano che le guardie distribuiscano cibo ai detenuti nel centro di Sorman nell’Ovest della Libia
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Migranti clandestine subsahariane nel centro di detenzione per donne di Sorman nell’Ovest della Libia
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Un migrante con disturbi mentali in uno dei centri di detenzione di Sorman sulla costa occidentale della Libia
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Cadaveri di migranti clandestini subsahariani giacciono nell’obitorio della città di Sabha dopo essere stati raccolti nei giorni precedenti nelle strade e nel deserto nel sud della Libia
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Una migrante clandestina subsahariana con disturbi mentali si spoglia nella sua cella d’isolamento nel centro di detenzione di Sorman per mostrare la cicatrice di un aborto sul ventre. Un medico del luogo racconta che la donna, presumibilmente vittima di stupro, è detenuta da almeno due anni. Alla domanda sulla sua cicatrice, risponde che non è chiaro se sia rimasta incinta mentre era in custodia o prima
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Un gruppo di vigilanti effettua operazioni di sorveglianza sulla costa di Zuwara, cercando i cadaveri di migranti e rifugiati illegali riportati a riva dalla marea durante la notte. Dal 10 al 17 giugno 2016, duecentoventisei corpi di migranti clandestini, richiedenti asilo e rifugiati, sono stati ritrovati sulle coste di Zuwara e Sabratah. Tra i morti ventisei donne incinte e un bambino
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Il cadavere di una migrante africana in stato di gravidanza giace sulla spiaggia di Zawara riportata a riva dalla marea durante la notte. Dal 10 al 17 giugno 2016, duecentoventisei corpi di migranti clandestini, richiedenti asilo e rifugiati, sono stati ritrovati sulle coste di Zuwara e Sabratah. Tra i morti ventisei donne incinte e un bambino
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Il cadavere di una migrante africana in stato di gravidanza giace sulla spiaggia di Zawara riportata a riva dalla marea durante la notte. Dal 10 al 17 giugno 2016, duecentoventisei corpi di migranti clandestini, richiedenti asilo e rifugiati, sono stati ritrovati sulle coste di Zuwara e Sabratah. Tra i morti ventisei donne incinte e un bambino
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Un camion civile coperto di simboli del sedicente Stato Islamico, trivellato di colpi e abbandonato sulla strada di Abu Grein, nell’Ovest della Libia
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Miliziani di Toubou fotografati a un posto di blocco alla periferia di Qatrun, nel sud della Libia
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Il relitto di un gommone bruciato nel mar Mediterraneo, al largo delle coste libiche
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Apolidi di origine maliana raccolgono le loro cose dalle macerie nel quartiere di Tinkineien, nella città di Awbari. L’area è stata distrutta da pesanti bombardamenti
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Una giovane immigrata clandestina infettata dalla scabbia fotografata nella sezione femminile del centro di detenzione di Sorman, sulla costa occidentale della Libia
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Un emigrante clandestino subsahariano con disturbi mentali in isolamento in uno dei centri di detenzione per migranti clandestini di Sorman, sulla costa occidentale della Libia
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Alcune clandestine, vendute dalle milizie che dirigono il campo di detenzione di Sorman nell’Ovest della Libia, fanno la coda nel cortile della prigione per prepararsi al trasferimento in un altro centro di detenzione
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Una migrante subsahariana sulla riva di Tagiura, dopo il suo arresto avvenuto nel mar Mediterraneo da parte delle guardie costiere libiche
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Migranti e rifugiati clandestini subsahariani sulla spiaggia di Tajoura, poco dopo essere stati arrestati nel Mar Mediterraneo dalle guardie costiere libiche. Appartengono ad un numero crescente di persone che rischiano la vita in pericolosi viaggi attraverso la Libia tentando di raggiungere l’Europa via mare. Vengono poi comprati in Europa e trasportati da milizie armate. Le milizie sono collegate alle reti criminali che controllano i mari. Le acque libiche sono sotto sorveglianza da parte di queste organizzazioni che rendono l’area pericolosa e inaccessibile a testimoni come giornalisti o fotografi. Le guardie costiere libiche, mal equipaggiate e impotenti, nel timore delle milizie si limitano a svolgere operazioni di salvataggio quando migranti clandestini e rifugiati vengono abbandonati in mare dai gruppi di miliziani
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Migranti e rifugiati clandestini subsahariani sulla spiaggia di Tajoura dopo essere stati arrestati nel Mar Mediterraneo dalla guardia costiera libica
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Immigrata clandestina aspetta con un gruppo di donne di essere trasferita in un altro centro di detenzione, dopo essere stata venduta dal gruppo di milizie che controlla un campo di detenzione di Zawyah nella parte occidentale della Libia
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Migranti e rifugiati clandestini subsahariani aspettano in fila di essere portati nei centri di detenzione dopo essere stati prelevati dal Mar Mediterraneo dalla guardia costiera libica. Quella mattina furono riportati al porto di Tripoli in centoventi. Vi arrivarono esausti e disidratati e qui ricevettero un primo soccorso da un’équipe medica
(Narciso Contreras, Fondazione Carmignac)
Le sedi europee in cui è stata ospitata la mostra del Carmignac Photojournalism Award sono l’Hôtel de l’Industrie de Paris, la Saatchi Gallery di Londra (dove Brundarte ha scattato queste foto), il Fotografie Forum Frankfurt di Francoforte e il Festival Les Rencontres d’Arles.
“Platone si sedeva e scriveva per interpretare la realtà. Un fotografo di guerra non spiega il mondo parlando o pensando, ma mostrandolo. È così che contribuisce a creare un senso della realtà. Le immagini aiutano a creare interesse verso un tema, una situazione. Con questa spinta continuo a fare quello che faccio.” (Narciso Conteras)
Narciso Contreras è nato nel 1975 a Città del Messico. Dopo gli studi in filosofia, fotografia e antropologia visiva, comincia a lavorare come fotografo documentarista in Asia del Sud e in Medio Oriente. Nel 2013 è stato insignito del Premio Pulizter e il Pictures of the Year International; attualmente collabora con le principale testate internazionali e sta realizzando un reportage sulla crisi dei migranti nell’Africa del Nord, parte di un progetto documentario a lungo termine sul fenomeno del traffico di esseri umani nel mondo.
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