I lavori di costruzione del Monumento al Marinaio iniziarono il 28 ottobre 1932 diretti dall’arch. Brunati (vedi il nostro articolo QUI).
Il monumento fu realizzato in carparo e pietra di Trani, usando il travertino bianco per i bassorilievi dei due grandi fasci littori laterali.
Il Giornale di Brindisi del 29 giugno 1933 scrisse:
“In un primo momento i progettisti avevano ideato di porre nel posto ove vennero piazzati i cannoni due statue di marinai, ma poi si è giustamente pensato che dato il complesso simbolico del monumento, due opere di scultura avrebbero stonato presso la caratteristica costruzione, quindi si è venuti nella determinazione di sostituirle con due pezzi d’artiglieria navale che armonizzeranno meglio con tutto l’insieme conferendogli effettivamente un aspetto più consono alla modernità dell’azione grandiosa”.
Ai piedi della scalinata che conduce al piazzale superiore infatti sono situate, secondo lo storico G. Carito (vds. Guida di Brindisi p. 117),
” le ancore appartenute alle corazzate austro-ungariche Tegetthoff e Viribus Unitis, questa affondata dagli italiani nella rada di Pola il primo novembre 1918 e, sul piazzale, ai due lati del monumento da cui sono separati dalla lunga scalinata che scende verso il mare, due cannoni delle officine Krupp in dotazione a sommergibili pure austro-ungarici.”
Questa tesi, però, sembrerebbe parzialmente contestata dall’ articolo SMS Tegetthoff (1912) su Wikipedia a firma degli studiosi Franco Favre, La Marina nella grande guerra, e Decio Zorini, SMS Viribus Unitis, in Storia militare, nº 239, in cui si dice che:
“la Tegetthoff fu assegnata come preda bellica all’Italia con l’obbligo di provvedere alla sua demolizione: la nave rimase ormeggiata a Venezia fino al 1923, quando fu poi trasferita ai cantieri di La Spezia dove fu poi smantellata tra il 1924 e il 1925. Dei vari pezzi della nave, la campana fu montata nel 1942 sull’incrociatore pesante tedesco Prinz Eugen e si trova oggi a Graz, mentre un’àncora e un cannone fanno parte del Monumento al Marinaio d’Italia a Brindisi; un’altra ancora è tutt’oggi esposta davanti alla facciata del Museo storico navale di Venezia, insieme a quella della gemella Viribus Unitis, ed un’ultima è esposta a Roma all’ingresso ammiragli dello Stato maggiore della Marina sempre insieme a una della Viribus Unitis.”
Inoltre, sempre secondo Wikipedia: “SMS Viribus Unitis” a firma di AA.DD. Le “due ancore della Viribus Unitis sono esposte rispettivamente all’ingresso del Museo storico navale di Venezia e del Ministero della Marina Militare Italiana a Roma. Il relitto fu fatto a pezzi con esplosivi e parzialmente ripescato negli anni successivi ma ancora ne rimangono parti sul fondo che non vengono recuperate per non bloccare il porto durante i conseguenti lavori”.
A complicare ulteriormente le cose, sempre per Wikipedia, nell’articolo dedicato al Monumento al Marinaio, di AA.DD. si afferma:
“Sul piazzale superiore del monumento sono situate due ancore che appartenevano all’incrociatore leggero austro-ungarico SAIDA (rinominato Venezia avuto in riparazione dei danni di guerra insieme ad altre unità), nonché due cannoni appartenenti a sommergibili austro-ungarici.”
Insomma, forse non sapremo mai come sono andate veramente le cose, però l’impatto maestoso del Monumento su chi guarda, corredato di “Ancore e Cannoni” è sempre grandemente efficace. Di seguito le nostre foto: