Periodicamente la stampa locale si è occupata con giusta inquietudine, dello stato di degrado in cui versa l’antica masseria Villanova nel parco regionale di Saline Punta della Contessa. Acquisita al patrimonio immobiliare comunale vi sono stati spesi una enorme quantità di soldi pubblici, circa 1.500.000 euro, per ristrutturazione, arredo e efficientamento.
Purtroppo, come già accaduto per altri luoghi, in questo è d’esempio il Castello Alfonsino, non solo non è stata data alcuna destinazione d’uso al bene, ma si è trascurata ogni vigilanza lasciandolo alla mercè di ladri e sciacalli che hanno distrutto e portato via tutto.
Eppure l’attenzione di istituzioni e Soprintendenza non dovrebbe mancare attesa l’antichità del monumento.
Questa la descrizione da “Le masserie dell’agro di Brindisi dal latifondo alla riforma” di A. De Castro e G. Carito:
“I fabbricati della masseria hanno il loro fulcro in una torre, munita di caditoie, parapetti e postazioni che consentivano l’uso anche di artiglieria. Notevoli gli ambienti, con copertura a volta, del primo piano; in facciata sono sfinestrature con archi ad ogiva. La torre, nel complesso, fatte salve ovviamente le modifiche novecentesche, potrebbe intendersi quale relitto della medievale abbazia di Santa Maria de Ferulellis che possiamo, con certezza, qui ubicare.”
Ma, un’origine ancora più lontana viene ipotizzata da Maria Aprosio che scrive nella sua “Archeologia dei paesaggi a Brindisi dalla romanizzazione al Medioevo” (pp. 204-5):
“Per quanto riguarda il monastero e il Casale di Santa Maria di Ferorelle, o in Ferulis, la prima attestazione nei documenti risale al 1182 quando, oltre all’ente ecclesiastico, è ricordato anche un omonimo casale. (..) nel 1577 il monastero paga la decima sull’uso di saline alla Camera della Sommaria e nel XVII secolo parte dei terreni di Cerano sono sottoposti alla decima a favore dell’abbazia di Ferulellis.
Almeno dalla fine del Medioevo, infatti, una delle principali risorse del monastero era proprio il sale (..)”.
Di recente, “E’ stato proposto di identificare ciò che resta del monastero o del casale di S. Maria di Ferorelle in uno dei corpi di fabbrica della attuale masseria Villanova, forse una torre, che conserva nella facciata una finestra e un portale ad arco a sesto acuto. Questa ipotesi si presenta estremamente interessante per il fatto che la masseria Villanova è posta esattamente all’incrocio fra la strada interpretata come cardo massimo e il decumano più settentrionale della centuriazione identificata a sud est di Brindisi: solo a livello di congettura si può pensare che in quell’area fosse già esistito un edificio in età romana, la cui funzionalità rispetto alle infrastrutture e alla bontà delle risorse ambientali sia stata all’origine di una ripetuta o continuata frequentazione.
Sull’argomento anche R. Alaggi (Brindisi Medievale pp.55-6):
“In un importante documento cartografico, elaborato dal Reale Ufficio Topografico borbonico nel 1834, si evidenzia ancora con chiarezza come tutto il vasto territorio ad E-SE della città, tra l’alveo del Fiume Grande e la costa, fosse il luogo di una estesa salina che almeno fino al XVIII secolo è stata la Salina Regia. In questo vasto comprensorio che, procedendo dal margine del medio corso del Fiume Grande, sulla costa era compreso tra il capo di Torre Cavallo a nord, e Punta della Contessa a sud, nell’alto medioevo era stato fondato il monastero italo-greco di S. Maria de Ferurellis che sappiamo essere stato un importante polo di organizzazione del territorio. (nota 118): Di questo monastero rimane scarsa documentazione medievale, la sua prima attestazione documentaria risale solo al 1182, CDB, I, n.21, pp. 40-42. Le poche strutture sopravvissute sono oggi inglobate nella Masseria Villanova, sita a circa 6 km dalla città (IGM Porto di Brindisi). Quest’ultima fino al XVIII sec. era indicata come Ferorelli. In un privilegio di Ferdinando I d’Aragona, confermato ai brindisini nel 1466, tutto il comprensorio delle saline regie è denominato – de Forlelle et de la Contessa.