Chi si pone a guardare il dipinto della Natività (per alcuni l’Adorazione dei pastori) esposto all’interno della chiesa di San Benedetto o la Visitazione presso la chiesa di San Paolo, si accorgerà per ambedue, della presenza alla base della tela, di un piccolo cartiglio che attesta l’identità dell’esecutore “Nobbilis Jacobus de Vanis de Brundisio pinxit“; nel dipinto più tardo questa formula è preceduta dalla massima latina “Ne sutor supra crepidam”.
Anche se non è del tutto eccezionale è comunque non comune per il Cinquecento trovare la figura del pittore di nobili origini. Erano i tempi in cui la pratica artistica e pittorica in particolare, mirava a riscattarsi dalla condizione artigianale per promuoversi al rango di arte liberale, facendo assumere al pittore una netta dignità culturale e, di riflesso, una maggiore considerazione sociale. Questo fece si che alcuni elementi del ceto dominante provassero curiosità per la pratica pittorica senza sentire indecoroso per il proprio ceto, maneggiare pittura e pennelli, ma anzi divenne per loro un semplice arricchimento culturale.
Aristocratico e colto, antiche biografie rivelano che il De Vanis avesse praticato l’arte per intima vocazione e non per necessità. Nei suoi quadri, il ricorso a fondali di architetture antiche invase da vegetazione è un espediente caro a tutta la pittura rinascimentale, prima ancora che manierista, e anzi, come tematica ricca di particolare suggestione che già la lezione del Mantegna aveva caricato di profonde valenze evocative e simboliche, fu, in anticipo e meglio che altrove, sviluppato proprio dalla scuola veneta, cui in effetti attinge anche il de Vanis con toni inconfondibili.
Non dimentichiamo infatti che Brindisi, negli anni dal 1496 al 1527-28, cadde sotto il diretto dominio della Repubblica di San Marco.
Quanto a quella sibillina espressione scritta sul cartiglio insieme al nome e alla data, di cui già s’è fatto cenno: “Ne sutor supra crepidam” (*), non è altro che un riferimento al celebre aneddoto di Apelle “il qual per non mancar nell’integrità, poste le sue tavole in pubblico, di nascosto ascoltava le diversità delle opinioni, le quali poi, considerate da lui con la qualità della cosa dipinta, l’ammetteva o la riprovava secondo il suo giudizio, e fra gli altri accettò una fiata (volta ndr) l’opposizione di un calzolaio perchè avea legate le scarpe d’una figura alla riversa, del che invaghito il calzolaio volendo procedere più oltre nel giudicare gli abiti delle figure, disse Apelle: “Fratello, questo s’appartiene al sarto e non a te”. Così restò il calzolaio confuso”.
Sempre a proposito della Natività, R. Jurlaro dice
“Questa tela, sconosciuta fino al 1965, è stata di recente restaurata dalla soprintendenza di Bari. Essa è opera che riscatta a Brindisi una cultura pittorica che validamente innesta alla tradizione locale le acquisizioni dell’arte rinascimentale. Al de Vanis, probabilmente della famiglia detta anche dei Vavotici di origine dalmata, possono attribuirsi la Visitazione che è nella chiesa di San Paolo, l’Annunciazione in deposito presso la Biblioteca De Leo (attualmente in Episcopio) e forse anche la Madonna del Dolce Canto che è nella chiesa di Santa Lucia.”
Su queste due ultime tele però la critica non è concorde con Jurlaro.
(*) Frase latina: «che il calzolaio non giudichi più in su della scarpa») che riproduce (sull’attestazione di Plinio Nat. Hist. XXXV, e di Valerio Massimo VIII, 12) la raccomandazione rivolta da Apelle a quel ciabattino che, avendo giustamente criticato un difetto nella raffigurazione dei sandali in un quadro dello stesso Apelle, voleva poi, forte di questo successo, criticare anche il resto; la frase è divenuta comune per sottolineare, o rimproverare, l’inopportunità di parlare e giudicare di cose di cui non ci s’intende (Treccani.it).
“Natività” presso la chiesa di San Benedetto, datata 1570
particolare di rovine antiche
“Visitazione” presso la Chiesa di San Paolo
particolare del cartiglio
particolare di rovine antiche
“Madonna del dolce canto” presso la chiesa di Santa Lucia
“Annunciazione” presso Episcopio
Bibliografia:
R. Jurlaro, Storia e cultura dei monumenti brindisini pp. 102-3
V. Pugliese, Giacomo de Vanis: una rara figura di nobile dilettante di pittura del Cinquecento pugliese (http://emeroteca.provincia.brindisi.it/)