Giovanni Papagiorgio è un pittore del 1600 che forse, dopo questa segnalazione, sarà citato nelle storie dell’arte italiana come tipico divulgatore, in aree estreme alla cultura operante, di quelle espressioni figurative maturate un secolo prima nelle grandi città dell’Italia centrale. Egli sarà valutato come divulgatore tipico perchè greco di Atene; è però in antitesi con tutte le scuole pittoriche della sua patria ed anche con quelle dei suoi connazionali operanti all’estero.
Giovanni Papagiorgio non è un bizantino, nè un «bizantineggiante». Le sue spaziose composizioni, rispetto a quelle del suo concittadino Demetrio che operò in Lecce, anch’egli nel secolo XVII, pongono quest’ultimo nel novero dei primitivi, estranei al secolo ed all’ambiente in cui, scavalcando a piè pari il Rinascimento, esplodeva l’architettura barocca.
Eppure la lezione del Rinascimento italiano, in Brindisi era stata bene accolta nella seconda metà del secolo XVI da un altro orientale di origine slava, Giacomo De Vanis (vedi il nostro articolo QUI) che nelle sue due superstiti opere, l’Annunciazione e la Natività, conservate la prima nella biblioteca De Leo e la seconda nella parrocchia di Sant’Anna in Brindisi, riproponeva, a suo modo si intende, modelli pittorici di gusto toscano e specialmente leonardesco. La singolare presenza del De Vanis non costituisce, però, l’allineamento dell’arte salentina a quella italiana del Rinascimento; e questo anche se a Gianserio Strafella da Copertino, l’antica storiografia locale ha dato il vanto d’essere stato uno dei discepoli di Michelangelo.
Giovanni Papagiorgio resta quindi il più sicuro propagatore della pittura rinascimentale nella Puglia mediana, ossia tra Brindisi e Taranto. Di lui, comunque, non si sa niente. Le ricerche, fatte eseguire anche ad Atene tramite l’amico Prof. Paolo Stomeo, non hanno dato alcun esito.
Niente si sa della sua vita e soltanto la sua presenza di pittore si impone nel Salento con tre quadri dei quali uno non è datato e gli altri due portano la data del 1641. Questi quadri stanno, il primo nella chiesa di Santa Maria degli Angeli in Brindisi, l’altro nel palazzo Imperiali, ora Comunale, di Latiano; e, l’ultimo, non datato, ma firmato come gli altri due, con caratteri latini ed in latino, nella chiesa Matrice di Manduria. Questo quadro, Leonardo Tarantini nella sua Manduria Sacra, dice che fu eseguito nel 1620.
Il quadro che sta nella chiesa di Brindisi, rappresenta, sotto una doppia ala d’angeli e l’empireo con la colomba dello Spirito Santo, Sant’Antonio in piedi sopra una stuoia di vimini, con il giglio nella sinistra ed il libro, con sopra Gesù Bambino, nella destra. Sul plinto della colonna dipinta a sinistra del Santo vi è la firma e la data: IOANNES PAPAGEO(RGIU)S ATE(NIENSIS) / FA CIEB. A.D. MDCXXXXI /
Il paesaggio, mosso all’orizzonte da varie colline, è animato da pesci ed uccelli tra laghi, fiumi e vegetazione ubertosa.
Il secondo quadro, quello conservato nel palazzo comunale di Latiano, rappresenta la caduta di San Paolo ed è impostato con simmetria tale da distinguere in due gruppi i cavalieri che fanno ala al Santo caduto con il cavallo al centro della scena sotto uno squarcio di luce che piove dalle alte nuvole ove è il Cristo inquirente. Anche questo quadro ha una notevole profondità di campo ed un paesaggio movimentato da colline e ricco di acque.
Il terzo quadro, ora nella sacrestia della chiesa Matrice di Manduria, rappresenta, in un ovale raggiato e sorretto ai quattro estremi da quattro angeli, la incoronazione della Vergine che, a mani giunte tra nuvole e puttini alati, sotto l’immagine antropomorfa dell’Eterno Padre e zoomorfa dello Spirito Santo, sta alla destra del Redentore con globo e scettro.
Da questi documenti pittorici potrebbero essere derivate le varie botteghe artistiche che nel secolo XVIII resero Francavilla un centro importante per l’arte cristiana.
Questa ipotesi nasce dalla considerazione che il Papagiorgio abbia lavorato qui per conto degli Imperiali, principi di Francavilla che furono anche feudatari di Manduria (allora Casalnuovo) e poi di Latiano. Del resto, pittore per committenti di riguardo egli dipinge per gli Imperiali della famiglia alla quale appartenne il cardinale Giuseppe Renato, la Caduta di San Paolo; e per le Clarisse di Brindisi, protette dai nobili che avevano aiutato San Lorenzo ad edificare la chiesa e l’annesso monastero, il Sant’Antonio. Se il Papagiorgio abbia soggiornato, e quanto tempo, in Brindisi, o in Francavilla, o in altri paesi della provincia, non è ancora possibile accertarlo.
Tre altri quadri che rispettivamente rappresentano San Francesco in estasi, Santa Barbara con la palma nella sinistra e la croce nella destra elevata, ed i Santi Cosimo e Damiano in costumi del 1600, con alle spalle le due basi delle colonne di Brindisi e sullo sfondo il mare con il castello ed il Forte dell’Isola protetti da un angelo con cartiglio iscritto, conservati nella cappella del castello dell’Isola di Brindisi, potrebbero essere attribuiti a suoi diretti discepoli.
In questi quadri vi è una imitazione compositiva e una certa ripetizione di particolari paesaggistici ed iconografici come l’uccello sul ramo dell’albero presente nel quadro firmato di Sant’Antonio ed in quello non firmato di San Francesco, la posizione della figura, presenti nel Sant’Antonio e nella Santa Barbara. Inoltre, nel quadro con la rappresentazione dei Santi Cosimo e Damiano, la formula degli anargiri, sta scritta in lingua greca con caratteri greci sul libro tenuto in mano da uno dei due santi.
Se questi ultimi tre quadri, commissionati dal governatore spagnolo De Medina nell’anno 1674 potranno poi ritenersi, anch’essi autografi del Papagiorgio, bisognerà considerare che la sua presenza attiva in queste zone deve aver coperto giusto queste testimonianze estreme più di trent’anni, dal 1641 al 1674.
Dove il Papagiorgio si sia formato nell’arte pittorica non è nemmeno possibile ancora precisare, si può però dire, tenendo presenti i tre quadri che portano la sua firma, che egli abbia soggiornato in molte città d’Italia con possibilità di vedere, presso collezionisti, anche i disegni di Leonardo, e tra questi quello per la battaglia di Anghiari, ora conservato nel Museo dell’Accademia in Venezia. La composizione del quadro in cui è rappresentata la caduta di San Paolo, con la divisione dei cavalieri in due gruppi, ripete perfettamente lo schema di quel disegno. Di più, i cavalli ed i cavalieri sbigottiti che stanno a destra del santo disarcionato, sono troppo simili a quelli del disegno di Leonardo tanto da far pensare che questo quadro del Papagiorgio costituisce una copia seicentesca di quel prezioso disegno o di una sua rara e sperduta riproduzione. Inoltre, i ruderi che stanno su un colle nello stesso quadro, ricordano quelli dell’Adorazione dei Magi dipinta dallo stesso Leonardo ed ora conservata nella Galleria degli Uffizi di Firenze.
Per rimanere nelle comparazioni tra i particolari di questo quadro del Papagiorgio ed altri contenuti in capolavori del Rinascimento italiano, è da aggiungere come l’immagine del Cristo che dalle nubi appare al Santo, non è che la traslazione dell’immagine di Dio che crea l’uomo affrescato in Roma da Michelangelo sulla volta della cappella Sistina.
Che il Papagiorgio sia stato un pittore di scarsa inventiva è certo. Lo prova il quadro di Manduria copiato da un affresco che nella stessa chiesa era stato eseguito nel 1608 e che è rimasto coperto dalla tela del pittore greco fino a pochi anni addietro,
e l’altro di Brindisi con l’immagine di Sant’Antonio iconograficamente ripresa da stampe popolari delle quali una, assai aderente si trova sul frontespizio delle « Sentenze » del Santo scritte da fra Diego da Lequile e stampate in Napoli nel 1646, a spese del parroco di San Giovanni a Porta don Giò Battista Fulino da Copertino.
La caduta di San Paolo però, ricca di riferimenti alle più nobili opere del Rinascimento italiano è da considerare un’antologia con la quale questo inedito pittore greco-salentino, greco di origine, salentino di elezione, ha voluto attirare l’attenzione della critica che certamente si occuperà ancora di lui e delle conseguenze che la sua opera ebbe sulla scarsa pittura pugliese.
Rosario Jurlaro – Giovanni Papagiorgio, Pittore ateniese ed il rinascimento in Puglia. Estratto da “Arte Cristiana” – 1971