La “traduzione in dialetto napoletano della pagina più sublime del Vangelo”
Presso il Museo Nazionale di San Martino di Napoli si custodisce la principale raccolta pubblica italiana dedicata al presepe napoletano, tipica produzione che ha raggiunto i più alti vertici di qualità tra Sette e Ottocento.
La sezione presepiale, ubicata nella zona dove erano le cucine dell’antica Certosa, ruota intorno al grandioso presepe Cuciniello, certamente il presepe del Settecento più celebre di Napoli del tipo definito “colto”, conosciutissimo anche all’estero. Oggi occupa una intera sala a lui dedicata ed è senza dubbio un vero e proprio capolavoro di arte presepiale napoletana. Il grande presepe fu presentato il 28 dicembre del 1879 nel refettorio dei monaci della Certosa, utilizzando i personaggi dei pastori donati dall’Architetto Michele Cuciniello, che li aveva ereditati dal padre. Lo stesso Cuciniello curò personalmente assieme a Luigi Farina la composizione del presepio, dei pastori (oltre 800), animali ed accessori su un masso monumentale in legno, sughero, stucco, cartapesta e terracotta. Il presepe fu poi dipinto nel fondale e nel masso dallo scenografo Luigi Masi, mentre Fausto Nicolini ideò l’illuminazione del presepe che simula l’alternarsi di alba, giorno, tramonto e notte.
Lo “scoglio” del presepe Cuciniello comprende tre scene, dette scene madri, che corrispondono ai tre episodi tradizionali che compongono la storia del presepe: il luogo dell’annuncio ai pastori, la Natività, la taverna.
La Natività avviene, secondo la tradizione settecentesca, inaugurata dai presepi dei Padri Gesuiti, in un rudere di tempio romano. Ciò corrispondeva da un lato al gusto archeologico del Settecento, in seguito alla entusiasmante scoperta delle città sepolte dal Vesuvio, Ercolano e Pompei, dall’altro ad un certo spirito propagandistico, che nella nascita del Bambino in un tempio pagano ridotto a rudere, voleva simboleggiare il trionfo del Cristianesimo sulle religioni pagane dell’Impero Romano.
La taverna è in una casa a due piani; al secondo piano si accede mediante una scala all’aperto, come è ancora possibile vedere nelle architetture di campagna. La casa del presepe Cuciniello è diventata celebre anche grazie alle numerose repliche che ne sono state fatte dagli artigiani di San Gregorio Armeno.
L’episodio dell’annuncio ai pastori è invece collocato in un ambiente rustico, popolato di contadini e pastori intenti alle loro attività, quale si poteva vedere nei dintorni di Napoli.
Oltre al Presepe Cuciniello il Museo Nazionale di San Martino ospita il Presepe Ricciardi, con il magnifico Corteo di Orientali.
Eccezionale è poi il lascito dell’avvocato Pasquale Perrone che nel 1971 affidò al Museo di San Martino la sua raccolta di ben 956 oggetti di grandissima qualità, taluni montati e tuttora racchiusi nei caratteristici “scarabattoli”, vetrine lignee che permettono la vista del presepe da più lati.
Di manifattura trapanese invece questo piccolo presepe in avorio di carattere devozionale prodotto nel XVIII secolo
Questi due rilievi di legno policromo, raffiguranti San giuseppe e la Madonna, provengono invece dalla Chiesa di san Giuseppe al rione Luzzatti, dove erano stati trasferiti nel 1932 in seguito alla distruzione della Chiesa dei Falegnami, dove erano presenti a decoro dell’altare maggiore certamente fin dal 1624.
Recentemente sono stati inserite negli stessi ambienti testimonianze precedenti alla più nota produzione settecentesca: sono esposte infatti figure presepiali più antiche come la Vergine puerpera del ‘300 donata, secondo la tradizione, alle clarisse del convento di Santa Chiara da Sancia Maiorca, regina di Napoli. La Madonna è qui raffigurata distesa, secondo un’iconografia di provenienza siriaca, ancora pensosa per il solitario travaglio ed assorta nell’arcano mistero.
Napoli – Vergine puerpera
Antichissime anche le quattocentesche figure superstiti del presepe di San Giovanni a Carbonara. Della composizione originaria del 1478, oggi, rimangono quattordici pezzi sopravvissuti al passare del tempo e alle incurie dell’uomo. Sono i sei angeli, la Madonna, San Giuseppe, il bue, l’asino e altre quattro figure che rappresentano i magi e un nobile o profetessa. Un’opera unica nel suo genere: un presepe a grandezza naturale interamente intagliato nel legno, merito di due artigiani, i fratelli Giovanni e Pietro Alemanno che hanno dato una vera e propria codificazione alla Natività che, poi, è stata seguita nei secoli fino ad oggi.
Napoli – Il Presepe di San Giovanni a Carbonara
E per concludere la nostra visita non manca nemmeno una preziosa curiosità con il più piccolo presepe addirittura racchiuso in un guscio d’uovo. Si tratta dell’opera di autore ignoto del secolo XIX. Provenienza: dono Enrico De Renzis di Montanaro
Presepe microscopico in guscio d’uovo, sec. XIX
Presepe microscopico in guscio d’uovo, sec. XIX
Il presepe indicato come trapanese in avorio è ben altra cosa, decisamente più importante. Si tratta di un presepe in terraglia opera di Gennaro Laudato, che si rifà al modello del suo Maestro, Giuseppe Sanmartino, esposto al Bayerisches Nationalmuseum di Monaco di Baviera.
Grazie per la segnalazione