La Cronaca dei Sindaci di Brindisi di R. Jurlaro ci racconta che un viaggiatore francese del “Grand Tour” Antoine-Laurent Castellan, passato da Brindisi nel 1797, fu a lungo trattenuto per la quarantena nel Lazzaretto e confortato unicamente dalle visite del provenzale Giuseppe They e di sua sorella, che fu poi madre del cartografo Giuseppe Marzolla.
Nelle sue lettere scritte in quel periodo e diventate poi il libro “Viaggio di un pittore francese in Puglia alla fine del XVIII secolo”, da buon osservatore dava notizie sulla città e su tutto quanto vi accadeva. Prendendoci quasi per mano ci conduce in visita per Brindisi descrivendo con stile vivace le scoperte archeologiche, le locande alla turca o alla spagnola, le case private, le bestie che circolavano per le vie, i giardini con viti, fichi, melograni. Non gli tornò facile incontrarsi con i rappresentanti civici. Erano tutti infermi. Conobbe però l’arcidiacono che definì dotto. Valutò che metà della popolazione, circa 6000 anime in tutto, era costituita da religiosi annotando come ci fossero diversi monasteri e congregazioni di donne nobili, sotto la regola di S. Benedetto e S. Francesco, dai conventi degli Agostiniani, Domenicani, Minimi, Carmelitani Scalzi, Cappuccini di S. Francesco, un conservatorio di giovani donne e signore, un collegio di padri delle Scuole Pie, un vasto Seminario e infine sei confraternite.
Trovò che erano scarse le botteghe e che quelle poche vendevano solo beni di prima necessità, i cittadini che volevano avere un oggetto di lusso lo dovevano far venire con grandi spese da Lecce o Barletta o addirittura da Napoli. Scrisse che erano singolari i costumi degli uomini, copiati invece da quelli parigini d’altra epoca i costumi delle donne. Annotò i cibi più usati dal popolo e descrisse stuoli di mendicanti alle porte delle chiese e dei conventi. Assistette anche al ballo di una tarantolata la cui storia narrò in un racconto.
Sempre dalle sue lettere sappiamo che Venezia controllava ancora il traffico marinaro nell’Adriatico e gli stati rivieraschi pagavano una tassa perchè tenesse a freno la pirateria. Le canzoni veneziane, dette barcarole, erano allora cantate a Brindisi e in Grecia. Le donne a volte cantavano, accompagnate dalla chitarra o dal mandolino queste canzoni composte dai gondolieri di Venezia, le cui arie sono così semplici e melodiche da trasmettersi rapidamente di bocca in bocca, fino ad incantare tutta l’Italia e passare addirittura in Grecia.
Costumi usati dai cittadini di Brindisi nel secolo XVIII
Tempera a gouache conservata a Palazzo Pitti in Firenze, da Le vestiture del regno di Napoli nella Puglia del ‘700, calendario 1996, a cura di E. Angiuli ed E. Miranda, Bari, Caripuglia spa, 1995. Dalla Cronaca dei Sindaci di Brindisi di R. Jurlaro
Costumi popolari di Brindisi (acquarelli del secolo XVIII) – Collezione N. Vacca
Particolare
particolare