L’Amministrazione Provinciale, erede del patrimonio di Antonino Di Summa, con l’onere di costruire un edificio di pubblica utilità, nel 1931 scelse di costruire un nuovo ospedale e, il 25 settembre 1932, conferì all’ing. A. Cafiero l’incarico di redigere un progetto di ospedale-sanatorio di 158 posti.
Il progetto, approvato nello stesso anno, prevedeva un padiglione per i servizi generali, e, un altro edificio con pianta a C, per il sanatorio e i reparti di medicina e chirurgia.
Un anno dopo l’avvio dei lavori, l’ing. T. Tarchioni presentò una variante al progetto originale “per rendere lo stile più consono all’epoca in cui viviamo, e più appropriato alla natura e destinazione del fabbricato”; la proposta fu approvata e la costruzione proseguì sulla base delle sue indicazioni.
Il corpo centrale di accesso era nettamente più avanzato rispetto agli altri e più alto, essendo dotato a piano terra di un alto atrio di ingresso tripartito ricoperto da un terrazzo, e di tre piani superiori, mentre le ali laterali erano costituite da un piano seminterrato e tre piani fuori terra.
Le finestre, più larghe e meno alte, avevano forme nette e squadrate come tutto l’edificio, e buona parte di esse era realizzata con mattonelle in vetro-cemento.
L’edificio, che aveva come unico decoro i segni del littorio sul corpo centrale d’accesso, costituiva dal punto di vista stilistico, un esempio di razionalismo coniugato al monumentalismo tipico dell’architettura di Stato.
Ultimato nel ’39, la guerra ne impose la requisizione quando era ancora privo degli arredi e delle ultime finiture.
L’8 novembre 1941 una bomba distrusse il vecchio ospedale di piazza Duomo, di conseguenza si riuscì ad ottenere dal Comando Militare alcuni locali del nuovo ospedale per uso civile con soli 50 letti. In seguito, occupato dai tedeschi e poi dagli alleati, fino al 1945.
Iniziò l’attività in maniera completa per i cittadini solo nel 1948 con una disponibilità di 250 posti letto, che diventarono 1.150 alla fine del 1972.
Dal 2002, con la nascita dell’Ospedale Regionale Perrino, è stato destinato a servizi sanitari diversi, ed ora fa parte del Presidio di Brindisi “Di Summa – Perrino”.
Bibliografia:
Brindisi 1927-1943 da Capoluogo a Capitale, Archivio di Stato – Brindisi e Ordine degli Architetti della provincia. Ed. Alfeo – 1994