L’ingegnere Capo del Comune di Brindisi, Telesforo Tarchioni, nel 1933, mentre andava redigendo il piano della città e quello di ampliamento delle zone fuori Porta Mesagne, così parlava della nascita spontanea del quartiere Casale:
“in una zona ubertosa e amena, in prossimità del mare, si è venuto creando da più breve tempo, prima con la sola finalità di villeggiatura e dopo la guerra, per l’effetto degli impianti militari del periodo bellico, dello sviluppo dato al Reale Aeroporto Militare, della costruzione di un aeroporto civile, di un campo di fortuna e di un campo sportivo, anche con finalità di creare un nuovo agglomerato di popolazione, con costruzioni cinte da parchi o giardini e con un sistema regolare di strade, già per la maggior parte sistemate, mentre una nuova ne è sorta per dare accesso per via terra al Monumento al Marinaio d’Italia..”.
Il Casale, quindi, che nel XII secolo era una vasta campagna con qualche casa rustica (da cui la denominazione Casale), alla fine dell’800 era già divenuto la residenza estiva di ricchi signori, perlopiù commercianti, che vi avevano edificato le loro lussuose ville; mentre il resto dei brindisini lo sceglieva come meta di “scampagnate” per via dell’aria salubre che promanava dagli alberi e per la sua vicinanza alla città.
Al XIX secolo si fa risalire la costruzione di due famosi villini monumentali: villa Dionisi e villa Cocotò, dei quali solo il secondo è superstite anche se totalmente trasformato, in quanto villa Dionisi fu abbattuta per la costruzione del Collegio Navale.
A metà tra la nascita delle prime ville a fine ‘800 e il piano di ampliamento del 1933, sorge nel 1922 su progetto dell’ing. T. Tarchioni, il villino Priore-Oliva coevo al progetto di sopraelevazione, firmato dallo stesso ingegnere, di Palazzo T. Titi su Corso Garibaldi.
Dopo l’8 settembre 1943, con l’arrivo del re Vittorio Emanuele III, la regina Elena, il principe Umberto, il maresciallo Badoglio ed i ministri dell’intero governo, Brindisi diventò capitale del Regno del Sud. Non fu facile per loro trovare ospitalità in una città falcidiata dai bombardamenti, con migliaia di persone assiepate nelle baracche in attesa di poter rientrare nelle proprie case; tuttavia, la famiglia reale trovò ospitalità nella palazzina dell’ammiragliato e anche tutti gli altri al seguito, utilizzando gli alberghi Internazionale e Moderno, e requisendo i palazzi delle famiglie più in vista riuscirono a trovare una degna sistemazione.
“Il vecchio maresciallo Pietro Badoglio, dopo aver soggiornato per qualche giorno nella casermetta dei sommergibilisti, trovò ospitalità nella villa Oliva al Casale, il quartiere che gli ex alleati tedeschi avevano dimostrato di preferire quale residenza per i propri ufficiali”. (G. Carito)
Durante il soggiorno in villa, ebbe anche la visita del re in una delle sue rare uscite, ed egli si complimentò molto per la meravigliosa vista che dalla villa si godeva sul porto.
Al momento del trasferimento a Salerno per motivi di sicurezza, il maresciallo Badoglio consegnò una lettera di ringraziamento per l’ospitalità ricevuta al Cav. Pasquale Oliva.
Di seguito la villa oggi fotografata da Brundarte
Facciata lato nord
Facciata lato ovest
Facciata lato sud
Facciata lato est
Bibliografia:
G. Carito, Brindisi Nuova Guida;
AdS + 2, Brindisi 1927-1943..
AdS + 1, Il ritorno a Brindisi dei frati cappuccini..
Dal settembre del 1962 al settembre del 1968, ho abitato con la mia famiglia nella Villa Oliva di Via Margarito da Brindisi al Casale. Il ricordo che ne abbiamo è negativo per un motivo molto semplice: l’abitazione era adatta solo come luogo di villeggiatura nel periodo estivo perché durante l’inverno l’umidità trasudava dalle pareti e non essendoci impianti di riscaldamento, una stufa a legna poteva fare ben poco. I nostri gemelli di pochi mesi si ammalarono di reumatismo infantile curato per ben 5 anni dal Pediatra Dott. Francesco Mastro Pasqua che abitava nella villa dell’Ingegnere Cafiero avendone sposato la figlia.
PS. A me risulta per averlo sentito da residenti del luogo che il Re Vittorio Emanuele III, durante il soggiorno brindisino fu ospitato nella villa Bono, una costruzione vicinissima all’ingresso dell’Aeroporto Militare di via Umberto Maddalena.
Mi dispiace per la sua triste esperienza, ma erano altri tempi e altre persone. Per quanto riguarda il re, è stato accertato dalla stampa dell’epoca e dagli studiosi di storia brindisina che risiedeva all’interno del Castello di terra, da cui si mosse raramente.
Aprendo casualmente Bundarte ho visto la villa dove ho vissuro insieme con la mía famiglia i primi nove anni della mía vita dal ’45 al ’54..
(Dopo Badoglio ci sono stati gli americani⁰)
La villa si chiamava Rosa come il nome di mía madre, nipote di Pasquale Oliva.
Nel giardino sui lati ricordo che c’eramo due agrumeti ed un grande nespolo.
Chi se Francesco, figlio di Rosa, nipote di Pasquale Oliva? Dovrei conoscerti se anche mia madre era nipote di Pasquale Oliva. E comunque non mi risulta che in quella villa è in quel periodo ci abitasse qualche altro all’infuori di Pasquale Oliva. Io ero una bambina di tre, quattro anni, che abita a al Casale, poco distante dalla villa e molto spesso ci andavamo con i miei genitori a fare visita, x cui a me non risulta affatto questa cosa. No, tanto x precisare. Grazie
Buongiorno ,
Forse non si ricorda bene Lei, io non la conosco, ma stia certa che noi abbiamo abitato li’. La giardiniera si chiamava Cenzina ed il figlio Roberto con cui giocavamo a pallone nel giardino.
Ricordo i Sig.ri Cafiero e Rubini
( Pinuccio) che abitavano nelle vicinanze.
Si ricorda Lei di Padre Terenzio della
Chiesa Stella Maris?
Ho tanti cari ricordi di quel tempo che e’ difficile dimenticare, anche se e’ passato tanto tempo.