“A Brindisi, accade assai spesso, che sotto incredibili intonaci a calce, sotto sguanci che cancellano ogni forma antica, si celano fregi, archi, pietre, movenze architettoniche, che farebbero invidia al più esigente amatore di cose d’arte” (1959, Claudia R. Taschetta, dir. Galleria Spada di Roma).
E’ quello che abbiamo pensato, trovandoci a passare in vico De’ Dominicis, una piccola discesa che da via Tarantini conduce a via De Leo. Archi a ogiva, inferriate e muri medievali su palazzo Leanza; sull’altro lato, i resti di un puttino affogato nella muratura di palazzo De’ Dominicis.
Palazzo Leanza – sulla destra
Palazzo De Dominicis – sulla destra
Della scultura non si hanno notizie precise, però, lo storico Giacomo Carito ci informa che era usanza del passato esporre sui palazzi tutto quello che veniva trovato durante gli scavi stradali, così come si era fatto per il busto di Faustina in via Colonne. E il puttino di via De’ Dominicis, secondo alcuni esperti che lo hanno studiato, potrebbe essere addirittura di epoca romana.
Ad avvalorare l’ipotesi il fatto che proprio in quella viuzza, nel 1987, durante alcuni lavori di sterro stradale fu intercettato un segmento di canale fognario, il cui definitivo interramento fu attribuito alla tarda età imperiale. (R. Alaggio, Brindisi medievale p. 91).
Ma, in Brindisi Nuova Guida p. 228, proprio Carito ci segnala che “la prima compra fatta da Francesco Balsamo (promotore dell’acquisto dei fabbricati dei Della Ragione e dei De’ Dominicis) comprendeva le stanze ora dette della scolia della nonna, la cappella, il passetto”.
Quindi potrebbe prendere corpo anche un’altra ipotesi: che quel puttino rimasto sinora sconosciuto, facesse parte della cappella privata venduta nel 1804, e che per un motivo a noi sconosciuto (allargamento della strada o altro), abbia perso le mura che lo rinchiudevano.