Raffaele Rubini – un brindisino illustre

Il 20 ottobre 1817 nasceva in Brindisi, da Settimio e Maria Giuseppa Gargiulo, Raffaele Rubini, matematico illustre. Raffaele ebbe solide basi culturali grazie a validi insegnanti, primo fra tutti Francesco De Castro, suo maestro fino alla fine della scuola secondaria.
Nel 1835 si trasferì a Napoli chiamato da un altro illustre brindisino, Teodoro Monticelli, vulcanologo e scienziato di fama internazionale. Qui fu allievo del Prof. Fortunato Padula con cui seguì il corso quadriennale di scienze superiori.
Classificatosi al primo posto nel concorso alla Scuola di applicazione di ponti e strade, se ne allontanò dopo appena due mesi per seguire le predilette scienze matematiche nelle quali si addottorò il 30 settembre 1844. Nello stesso anno conseguì anche la laurea in architettura. Venne quindi chiamato come docente di varie discipline matematiche al Collegio Militare della Nunziatella, che lo ebbe per quattro anni fra i suoi più valenti docenti.

Passò, quindi, nel 1848, a reggere la cattedra di Matematica nel Liceo di Lecce. Fu l’anno della confusione e del disordine; fu chiesta al re Ferdinando II, salito al trono nel 1830, la Costituzione perché non vi fosse più nel regno il dispotismo assolutista. Questi, che in un primo momento la concesse, sotto la pressione di ulteriori richieste da parte del neo-eletto parlamento napoletano, la abrogò. Poi, con la collaborazione dell’esercito austriaco soppresse ogni forma di resistenza liberale restaurando il vecchio regime.

Una curiosità raccontataci da R. Jurlaro ci dà conto del clima generale nel Paese: nel 1848 anche in Brindisi, vi furono movimenti politici e ideologici. Furono dati i cognomi Costituzione e Lombardia a due trovatelle nate in quell’anno. Ma la repressione scatenata da Ferdinando II fu feroce e colpì anche R. Rubini, che, aveva manifestato le sue simpatie per il movimento di unità nazionale. Fu privato della nomina, insieme ad ogni suo bene, non sfuggendo alla “tirannide borbonica”.
Gli fu consentito soltanto di rientrare a Napoli, dove potè aprire uno studio per impartire lezioni private.

“Per l’inaugurazione delle nuove opere nel porto di Brindisi, celebrata il 17 gennaio 1856, scrisse un componimento poetico stampato nella tipografia dell’intendenza di Lecce in cui definì provvido e pio re Ferdinando. L’esemplare del foglio, posseduto dall’autore e ora conservato nella biblioteca “A. De Leo” di Brindisi, contiene correzioni autografe ed espressioni di pentimento a margine dei versi in cui erano espressi giudizi favorevoli ed elogi per re Ferdinando II e per l’intendente Carlo Sozi-Carafa. Questo è un documento che esprime il travaglio umano e ideologico di uno dei più illustri personaggi dell’Ottocento brindisino.”

(R. Jurlaro, Cronaca dei sindaci di Brindisi 1787-1860)

Il 12 ottobre 1859, il Borbone, forse pentito, lo chiamò all’insegnamento di Meccanica razionale alla Scuola di Marina. Con l’unificazione d’Italia, nel 1861, fu nominato professore ordinario di meccanica razionale dell’Università di Napoli e l’anno successivo ebbe la cattedra di Algebra superiore di cui fu titolare fino al 1886 .

Scrisse molte opere e trattati. La sua prima opera fu del 1851, Trattato elementare di geometria analitica, che egli dedicò al suo maestro il prof. Padula. Da allora fu un susseguirsi di ricerche e contributi perché il Rubini era convinto che tutto fosse in funzione della matematica. Si interessò di geometria analitica, di trigonometria, della teoria delle forme, delle regole di aritmetica, algebra, geometria dello spazio, trigonometria rettilinea e sferica e di calcolo infinitesimale.
Il Rubini pubblicò molte note e memorie nel rendiconto del “Accademia delle Scienze di Napoli”, negli “Annali” del Tortolini e nel “Giornale di Matematiche” del prof. Battaglini. Nel 1861 pubblicò un corso di “Matematiche pure, dall’Aritmetica al Calcolo infinitesimale”, compiuto nel 1869 ristampato varie volte. Fu diffuso anche molto all’estero e il prof. Eugenio Marques Villarael, titolare di Geometria analitica all’Università di Siviglia, lo tradusse in spagnolo.

Nonostante i suoi studi, il Rubini non smise mai d’interessarsi della sua città. Nel 1886, infatti, propose nuovamente di costruire in Brindisi il nuovo teatro. Negli ultimi anni di vita il Rubini non limitò il suo interesse a Brindisi, infatti rielaborò il progetto urbanistico di Latiano.

Da quando si era ritirato in Brindisi per motivi di salute, aveva affiancato ai suoi studi, la pittura, la musica e la poesia. Socio corrispondente nazionale per cinque lustri della Reale Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli, fu socio anche dell’Accademia di Siviglia, dell’Accademia Pontaniana e dell’Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche di Bruxelles.

Fu prolifico autore di libri di testo per i licei e per l’università apprezzati in tutta Italia e anche all’estero. In particolare, molte delle sue opere furono tradotte in spagnolo dal prof. Marquez y Villaroed dell’Università di Siviglia.

Morì il 13 aprile 1890. L’elogio funebre fu letto in piazza Duomo dal sacerdote teologo Giovanni Taliento, dagli ingegneri D’Errico, Simone e Palma, dal dott. Elvino Chimienti e dal sig. Mariano Gigante .

Già poco dopo la sua morte gli era stato innalzato un busto, ora nella Biblioteca Arcivescovile “De Leo”, ma inizialmente nella piazzetta allo stesso intitolata.

Nel cinquantenario della morte, la città di Brindisi ha voluto eternare la sua memoria erigendogli una epigrafe marmorea attigua alla sua casa:

“Mente di scienziato e cuore d’italiano e Signore della cattedra e trattatista insigne.
Il Borbone gli precluse l’insegnamento pubblico. L’Italia risorta lo ebbe docente di Algebra Superiore nell’Università di Napoli.
Brindisi riconoscente nel cinquantenario della morte.
Brindisi 12 maggio 1940 XVIII.”

Per noi brindisini, il suo merito più grande per cui ricordarlo è l’essere riuscito a dare alla città un volto pulito, ordinato e accogliente tramite il suo progetto di sistemazione urbanistica della “Contrada del Pero” e del “Giardino di S. Crispieri” rispettivamente a nord e a sud del limite della città allora segnato dalla cosiddetta “Conserva”. Tali contrade, dove vegetavano erbacce d’ogni sorta, erano divenute col passar degli anni ricettacolo di rifiuti, costringendo i passeggeri della neonata stazione ferroviaria ad attraversare quell’area malsana. Non sfuggì agli amministratori dell’epoca il vantaggio che avrebbero potuto trarre da quell’area opportunamente risanata e, il 1870 deliberarono di porre in essere il progetto del prof. Raffaele Rubini. In quello stesso anno nacque quindi corso Umberto I, asse principale della città e alla sua destra e sinistra, sorsero edifici privati decorosi e nuove vie intitolate principalmente a personaggi e fatti del Risorgimento

Bibliografia/sitigrafia.
http://www.bibliotecadeleo.it/records/prodotti_dettaglio/30/6/1/raffaele-rubini.htm
Alberto Del Sordo, Toponomastica brindisina
Giacomo Carito, Brindisi Nuova Guida
G.T. Andriani, Brindisi da Capoluogo di Provincia a Capitale..

R. Jurlaro, Cronaca dei sindaci di Brindisi  1787-1860

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