situata in uno dei posti più suggestivi della città, con vista sull’imboccatura del porto e impreziosita dal capitello della Colonna Romana che fa capolino tra le vette delle case, prende il nome dall’omonimo Palazzo.
Diciamo subito che, l’enorme costruzione di 1.250 mq con terrazze e giardini s’impone per il suo particolare prospetto in cui stili diversi si fondono con risultati piacevoli.
Il palazzo, costruito intorno al 1910, su progetto dello stesso Dionisio Dionisi, agente consolare di diverse nazioni, che aveva studiato a Londra ed era al corrente con le nuove tendenze in architettura, sorgeva su un comprensorio antico, forse aragonese, acquistato dalla famiglia Capece.
Di proprietà Dionisi anche la bella e famosa villa al Casale, nella quale si svolgeva l’attività consolare, abbattuta negli anni trenta per fare posto all’Accademia Marinara dell’Opera Nazionale Balilla (Collegio Navale).
Capostipite della famiglia fu Engelberto, sindaco di Brindisi dal 1890 al 1895, ricordato, tra le tante cose realizzate, anche per aver portato la luce elettrica nelle strade e fatto pavimentare le principali vie con basole di selce. A lui si deve la fondazione della Banca Dionisi e l’apertura dello sportello della Banca d’Italia.
All’interno del palazzo, definito dalla rivista “Vacanze” Casa-museo, trovavano posto un insieme innumerevole di opere pregevolissime, e, nella sala del camino, due opere del giovane Edgardo Simone. Una, lo stesso caminetto; l’altra la festa dionisiaca con rappresentazione sulle quattro pareti dell’intero ciclo scultoreo delle Baccanti.
Non è un caso che in questo palazzo siano stati ospitati il maharaja di Gwalior e sir Winston Churchill.
Ma, “Panta rei” dicevano gli antichi greci per significare che tutto scorre tutto si muove, e, purtroppo, anche il destino di questo palazzo è cambiato, passando letteralmente “dalle stelle alle stalle”, come si può ben vedere dalle nostre foto.
Bibliografia:
G. Carito – Brindisi Nuova Guida; ed. Prima 1993
N. Cavalera, I palazzi di Brindisi; Schena Ed. 1986