Agli appassionati di musica interesserà sapere che nel Museo Archeologico Provinciale “F. Ribezzo” di Brindisi, su una stele funeraria con iscrizione del magistrato C. Antonius Achaicus, si rileva la raffigurazione del “Sistro” (*), strumento musicale simbolico del culto di Iside, documentato a Brindisi.
Anche chi non è appassionato di musica potrà però cogliere l’occasione per avere le maggiori informazioni sulla stele, sul Magistrato e sull’organizzazione della Brindisi romana che ci fornisce il Museo F. Ribezzo: “Brindisi dopo la guerra sociale (90-89 a.C.) fu organizzata come Municipio. Generalmente i Municipi (e Brindisi è tra questi) erano retti da un collegio di quattro magistrati (quattuorviri), da un consiglio costituito da decuriones (una sorta di senato locale) e da un’assemblea popolare. Erano presenti, inoltre, una serie di sacerdozi. Il collegio dei quattuorviri era distinto in due coppie con differenti funzioni: i “quattuorviri iure dicundo” costituivano la magistratura suprema e avevano poteri giurisdizionali; i “quattuorviri aedilicia potestate”, di rango minore si occupavano dell’approvvigionamento della città (cura annonae), della sorveglianza delle strade, dei mercati, degli edifici pubblici (cura urbis) e dello svolgimento dei giochi (cura ludorum). Ogni cinque anni i due magistrati superiori (quattuorviri quinquennales) assumevano funzioni censorie. Le magistrature erano annuali e regolate secondo una gerarchia predeterminata (cursus honorum).
L’iscrizione sepolcrale di C. Antonius Achaicus, inserita in una stele in pietra calcarea a timpano con rosetta al centro e pseudoacroteri laterali a palmette, rinvenuta a Tuturano nel 1873, costituisce un bell’esempio di una carriera municipale: Achaicus fu, infatti, “quattuorvir aedilicia potestate” e poi “quattuorvir iure dicundo”; in seguito fu anche “quattuorvir” in un anno di censimento.
(*) da Treccani.it – sistro s. m. [dal lat. sistrum, gr. σεῖστρον]. – Oggetto rituale di bronzo o di più nobile metallo, caratteristico del culto egiziano della dea Iside, che ne era considerata l’inventrice e che lo aveva perciò (così come i suoi sacerdoti, sacerdotesse o fedeli) come attributo; nella forma tipica (ne esistono numerose varianti), consisteva in una lamina a ferro di cavallo, con fori per il passaggio di asticciole mobili trasversali (3 o 4), ripiegate all’estremità, e con manico diritto assicurato alla base, agitando il quale le asticciole, urtando contro la lamina, producevano un suono.