Porta Mesagne: impresa di Carlo V con cartiglio e legenda
Araldica
“Estremamente complesso dal punto di vista araldico è lo stemma di Carlo V. In esso sono rappresentati tutti i suoi numerosi dominii espressi per simboli e strutturati in gran inquarti, controinquarti e inquarti (a).
In particolare il I ed il IV grande inquarto rappresentano i regni ereditati per parte materna (Castiglia, Leon, Aragona, Sicilia, Navarra, Granada, Gerusalemme, Ungheria).
Nel II e III gran inquarto trovano posto le insegne di eredità paterna relative ai regni degli Asburgo (Fiandra, Borgogna antica e moderna, Austria e Brabante).
Antichi resti a Porta Mesagne
I viaggiatori stranieri in Puglia nel Settecento e nel secolo successivo che vennero a visitare la nostra città, furono i primi ad accorgersi del contrasto stridente tra le tante vestigia classiche abbandonate per le strade e la infinita miseria delle abitazioni di chi ci abitava. Henry Swinburne nel suo Viaggio in Italia, negli anni 1777 e 1778, offre di Brindisi questo ritratto: “Dell’antica Brundisium è rimasto ben poco, se si eccettuano le numerose colonne spezzate disposte agli angoli delle strade per difendere le case dai carri, qualche frammento di rozzo mosaico, già pavimento di antiche dimore, la colonna del faro…qualche iscrizione, dei ruderi di un acquedotto..”
Ancora prima, nel 1717, George Berkeley, letterato di origine irlandese: “Aranceti alla periferia di Brindisi, dalla parte dove siamo entrati in città. Il porto era bloccato e l’aria irrespirabile. Pochi abitanti. Perimetro della città vecchia 7 miglia. Le mura sono molto fortificate, i resti molto meno, strade e piazze deserte.. Parecchi frammenti di colonne antichi sparsi per la città.. camminiamo lungo le mura, una parte è ancora costruita da antiche rovine..
Victor Delpuech de Comeiras, un ecclesiastico francese di passaggio a Brindisi alla fine del XVIII secolo, osservava: “Dell’antica città rimangono pochissime cose, tranne un’infinità di tronchi di colonne che servono da confini per le abitazioni”.
Scriveva l’abate di Saint-Non: “Ci occorrerebbe molto tempo per disegnare e rilevare la pianta di tutte le rovine di cui eravamo circondati: terme, tombe, mosaici, vecchi pezzi di mura, cui si assegnano denominazioni fastose..”.
Il manufatto marmoreo accostato all’esterno di Porta Mesagne, crediamo appartenga di buon diritto a questo genere di resti di antichi edifici, di cui però non ci azzardiamo a fare alcuna ipotesi riguardo alla provenienza e all’utilizzo.
Al riguardo ci dispiace soltanto osservare, come già accaduto in altre circostanze e all’uopo vedasi il piazzale della chiesa di Cristo, che queste “antiche spoglie” sono lasciate indifese alla mercè degli eventi naturali e alle azioni di malintenzionati, quando potrebbero trovare rifugio ed essere mostrate nei nostri musei a beneficio del pubblico e degli studiosi.
(Bibl. Rosanna Alaggio, Brindisi Medievale)