Scrive G. Carito (Brindisi Nuova Guida pp. 13-14) che “Fra il XV e XVI secolo l’intero perimetro difensivo è aggiornato e ripensato al fine, fra l’altro, di comprendere anche i pianori di levante. Il Torrione dell’Inferno e la cortina che lo collega al Castello Grande furono costruiti nel 1484 su progetto di G. Antonio Acquaviva. La cortina è scarpata e caratterizzata dall’ancora visibile cammino di ronda, originariamente merlato e su sporti a beccatelli. (..)
Solo nel 1677, fu realizzata la muraglia tuttora visibile su via De’ Carpentieri. La parte bassa è incamiciata a scarpa ed il toro funge da elemento di partizione fra il basamento e la parete verticale che su questo s’innalza.”
Dalla corrispondenza scambiata tra l’amministrazione comunale e il Demanio in merito alla possibile acquisizione da parte della città, della cinta muraria fortificata scopriamo che, nel 1867, “la Cortina tra il Bastione n. 2 detto dell’Inferno vecchio ed il Bastione di Porta Napoli (era) della lunghezza di m. 190, altezza m. 6, grossezza m. 1,40 in mediocre stato” (G. T. Andriani, Brindisi da Capoluogo di Provincia…).
La diatriba tra Comune, Demanio e Ministero della Guerra in merito a responsabilità e spese andò avanti per molti anni e, infine, gli amministratori brindisini accettarono le condizioni imposte. Purtroppo, tutte le amministrazioni comunali che da allora si sono avvicendate non sono riuscite ad evitare che tanti cittadini “simpadronissero dei terreni sottostanti le mura per usi propri, o recintandoli, o ancora peggio, costruendo a ridosso case e palazzi” (id.). Così oggi ci ritroviamo, con questi pochi metri di cinta muraria fortificata, in un parcheggio privato, seppellito tra i fabbricati.