“Tra porta Lecce, che fu edificata sotto Carlo V, e il ponte piccolo, era la chiesa di Santa Maria del Ponte, che era chiamata anche Madonna del dolce canto, col suo monastero.
Secondo il Moricino, che raccoglie una tradizione non so quanto attendibile, questa chiesa esisteva al tempo della lotta tra Longobardi, Greci e Saraceni per il possesso di Brindisi (anno 845), anzi dice che fu l’unica, con la chiesa di S. Leucio, a rimanere in piedi in quella feroce guerra.
Comunque sia, è certo che la chiesa ed il monastero di Santa Maria del Ponte furono fondati da Margarito da Brindisi, il celebre ammiraglio normanno, come rilevasi da una lettera del Pontefice Celestino III del 4 febbraio 1195 confermata da un Onorio III. Fu questo un monastero di padri premonstratensi, uno dei pochissimi in Italia, ai quali, cosa rara in quei tempi, era affidata l’educazione dei bambini poveri della città.
La chiesa doveva essere di stile romanico. Affermo ciò sia perché quello era lo stile dell’epoca in cui sorse e sia perché la cattedrale romanica di Brindisi, edificata sotto il vescovo Bailardo nella prima metà del secolo XII con gli aiuti del re Ruggero II e rovinata dal terremoto del 20 febbraio 1743, fu esemplata su questa di Santa Maria del Ponte, come ricorda il Moricino. (N. Vacca, Brindisi ignorata pp. 116-7)
In un post precedente, abbiamo già parlato del polittico con il dipinto della “Madonna del dolce canto”, attualmente nella chiesa di S. Lucia (o della SS.ma Trinità), proveniente da questa antica chiesa oramai scomparsa.
Ma c’è anche un’altra reliquia che proviene dalla chiesa di S. Maria del Ponte, una Pisside attualmente conservata nella chiesa dell’Annunziata di Mesagne, databile al secolo XV.” Alla sua base sono attaccati due scudi con incisioni: sul primo è l’immagine della Madonna a mezzo busto ed il ponte; sull’altro l’arma della città costituita dalle due colonne. E’ probabile che quest’arredo liturgico sia stato donato alla predetta chiesa di Brindisi dai sovrani aragonesi.” (R. Jurlaro, Storia e cultura dei monumenti brindisini)
Lo studioso Angelo Lipinski, interessato da R. Jurlaro a dare un giudizio sul reperto, così commenta su Brundisii res – MCMLXXV-VII: “Nella chiesa dell’Annunziata di Mesagne è conservata un’interessante pisside in argento dorato, proveniente da S. Maria del Ponte in Brindisi, la quale presenta tutta una serie di caratteristiche, che ne giustificano un’esauriente descrizione, oltre ad una valutazione critica e simbologica che ne accresce l’interesse tanto sul piano della storia dell’arte orafa a Napoli, fiorita durante la dominazione della dinastia degli Aragona, quanto su quello dei riferimenti all’espressione figurata di significati cosmici e cristologici; significati che, in ultima analisi, si compenetrano vicendevolmente. (..)
Ad opera compiuta, sul piede della Pisside vennero applicati due scudi con stemmi: il primo con chiaro riferimento al porto di Brindisi, cioè le due colonne che segnavano il termine della via Appia, dal quale un’ampia scalinata discende, ancora oggi, alla banchina del porto. Le due colonne sostengono una croce gigliata, mentre sotto le colonne le acque del porto sono agitate da una brezza. Il secondo scudetto presenta un parapetto segnato da tre arcate, oltre il quale s’innalza a mezzo busto un’immagine della Vergine con il Bimbo, mentre sotto le arcate si leggono le quattro lettere: S.M.D.P., da leggersi certamente “Santa Maria Del Ponte”. (..)
La Pisside sferica di Santa Maria del Ponte in Brindisi appare, così, quale opera di una ben precisata importante bottega orafa di Napoli, fiorita in immediato contatto con la corte di Alfonso I d’Aragona”.