La costruzione del Convento e relativo Chiostro di S. Maria del Casale, fu iniziata dai Minori Osservanti che, nel 1568, furono chiamati da Monsignor Bovio. Il completamento però avvenne fra il 1635 e 1638, ad opera dei Minori Osservanti Riformati, subentrati ai primi, nel 1589.
Nel XVII secolo il monumento cominciò ad essere gradualmente trascurato e deturpato: vennero chiuse le splendide monofore, furono aggiunti numerosi altari barocchi ed in seguito ad una violenta epidemia diffusasi nel Salento, fu adibito a Lazzaretto.
In tale occasione, gli affreschi vennero ricoperti di calce e dimenticati, poichè si pensava che i muri fossero portatori di contagio (l’ispettore G. Tarantini nella sua relazione alla Commissione Conservatrice del maggio 1878, parlò di “tempi di stupida ignoranza”).
Successivamente I religiosi dovettero abbandonare le strutture ecclesiastiche in conseguenza dei provvedimenti murattiani del 1808; vi rientrarono nel 1824 per esserne definitivamente espulsi l’1 marzo 1868.
I Padri Riformati, dopo circa tre secoli di permanenza in Brindisi, dovettero lasciare la Chiesa. Nello stesso periodo, si procedette quindi alla demolizione di parte delle sovrastrutture barocche e allo scalcinamento delle pareti, operazione che portò al ritrovamento fortuito dei meravigliosi affreschi.
Fu, probabilmente, in conseguenza di tale straordinario ritrovamento che, nel 1875, l’intero complesso venne dichiarato monumento nazionale, ma, fu solo nel 1912, che tutte le opere d’arte furono completamente messe in luce.
Nel 1954 il Genio Civile di Brindisi si prodigò per la riparazione dei danni bellici derivanti dall’uso improprio dell’edificio durante le due guerre mondiali (deposito di armamenti) e la Sovrintendenza ai Monumenti della Regione Puglia iniziò i primi restauri che si sono protratti fino al 1987.
Nel 1988 è subentrata la Fraternità “Don Grittani” che ha tra i propri compiti quello di valorizzare la Chiesa e l’ex convento non solo come luoghi di preghiera, ma anche di promuoverne la fruizione in ambito nazionale ed internazionale.
Sul lavabo del refettorio è incisa un’iscrizione latina tardo rinascimentale che ammoniva i frati insistendo sul valore metaforico dell’acqua. La festa più solenne che vi si celebrava era quella dell’8 settembre, anniversario della Natività della Vergine. Per l’occasione si svolgeva una famosa fiera con molti “mercanti forestieri” e, per il timore di “qualche irruzione di corsari infedeli”, vi era un forte presidio militare
Nelle foto del T. Col Briamo che vi mostriamo (in custodia presso la Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”) si possono vedere le condizioni di estrema incuria in cui versava l’esterno della chiesa, nel 1966. Da alcuni anni, il chiostro non è più visitabile.
Qui, il nostro articolo completo sulla chiesa di S. Maria del Casale – http://wp.me/p8GemW-1K
Bibl. G. Carito, Brindisi Nuova Guida; S. Palano, Santa Maria del Casale; L. Casone, Restauri a Brindisi tra ‘800 e ‘900