Scrisse don Pasqualino Camassa nel 1934:
“All’illuminata sapienza del Senato di Roma non sfuggì che per rendere utile, oltrechè al commercio, alle operazioni belliche il comodissimo porto di Brindisi occorreva metterlo in perfetta efficienza, corredarlo di ogni indispensabile attrezzatura, e fornirlo di un arsenale per la costruzione e il raddobbo delle navi. E tutto questo fu diligentemente eseguito non solo, ma di questo porto i Romani fecero una formidabile base navale, sede di difesa marittima con un Pro-pretore comandante della flotta, che aveva la vigilanza della costa salentina da Brindisi a Taranto. Fu inoltre scelta questa città come posto di rifornimento per le armate, che muovevano per l’Oriente, come risulta da una lapide dedicata a Lucio Aurelio Epafrodito, distributore delle armi e magazziniere dei generi alimentari per gli eserciti dell’Asia…” ( La romanità di Brindisi, pp. 22-23).
Uno dei personaggi più influenti passato dal nostro porto, molto amato dai brindisini, fu Lucio Silla. Di lui don Camassa racconta:
“In circa tre anni di guerra (contro il re Mitridate) aveva messo fuori combattimento sessantamila uomini, aveva sottoposto ai Romani la Grecia, la Macedonia, la Ionia e l’Asia, dove Mitridate aveva disteso il suo dominio. Ed essendosi impadronito di tutte le navi di quel re, ed obbligatolo a rientrare nei limiti del regno paterno, iniziò il ritorno, conducendo seco un ingente esercito, espertissimo nelle battaglie, a lui devoto, e per le gloriose gesta compiute giustamente orgoglioso. Lo storico Appiano afferma che Silla, dopo aver raccolto cinque legioni italiche, seimila cavalieri, ed altri combattenti, avendo ricevuto dal Peloponneso e dalla Macedonia un esercito di circa quarantamila uomini, con mille e seicento navi si mosse dal Pireo a Patrasso e da Patrasso fece rotta per Brindisi. Ad un esercito così numeroso fecero i Brindisini benevola accoglienza, e provvidero al relativo vettovagliamento durante la sua dimora in questa città.” (Ib.)
Silla non dimenticò mai il trattamento riservato a lui e ai suoi uomini e, quando raggiunse il supremo potere della dittatura, concesse a questa città l’esonero e la immunità da qualsiasi tributo. Tale privilegio fu goduto dai brindisini non solo finchè durò la repubblica, ma anche nell’età imperiale.
E’ ancora Camassa a dirci
“Un altro bel tratto della medesima via tornava alla luce (parlando dell’Appia-Traiana) nel 1919, nelle opere di sterramento a Ponte Grande, per il bacino di carenaggio.”
Ma forse con il passare del tempo il bacino si era già trasformato in un arsenale, poiché A. De Leo racconta che – “Un’altra testimonianza dell’arsenale esistente in Brindisi ce la fornisce Cesare (de bell. Civil. Lib. 3, n. 24) quando dice, che due triremi fece costruire in Brindisi M. Antonio, per tenere in esercizio i remiganti.” (Dell’antichissima città di Brindisi e suo celebre porto, p. 63”)
Di un altro arsenale voluto da Carlo I d’Angiò nel luogo Pizzuto, nel 1274, per il continuo passaggio di truppe in Oriente, parla F. Ascoli nella Storia di Brindisi (p. 114) ma, pare impossibile con così pochi dati stabilirne ubicazione, forma, e importanza.
Arrivati al giorno d’oggi, nel Seno di Ponente, proprio alla foce del canale Cillarese, troviamo per l’appunto la sede di un Cantiere Navale, il Cantiere Naval Balsamo, di cui di seguito vi mostriamo le nostre foto.