E’ noto che la Giornata della Memoria è una ricorrenza internazionale che si celebra il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime dell’Olocausto. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha infatti stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché, in quel giorno del 1945, le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
In tutta Italia, da allora, si svolgono eventi e manifestazioni e si innalzano monumenti per ricordare l’evento.
Il giorno 8 maggio 1994, a Forlì, veniva inaugurata nel Parco della Resistenza una scultura in bronzo dell’artista Leonardo Poggiolini da Tredozio,
“per ricordare ai posteri in figure visibili e riconoscibili, i volti di alcuni Internati Militari Italiani (I.M.I.), i deportati civili, compresi ebrei e zingari, i parenti lontani in attesa, e finalmente l’epilogo. (..) Gli ispiratori dell’opera hanno voluto immortalare nel bronzo, oltre ai volti di Anna Frank, di padre Kolbe e di alcuni internati italiani, anche “il gruppo che idealizza il concetto del partner, che risponde al bisogno di trovare un compagno di sventura per scambiare con lui ogni sostegno materiale e morale.”
A rappresentare il Gruppo ci sono anche due volti barbuti affiancati, nella seconda fila in alto a sinistra. Uno è Tommaso Bosi, autore di un libro in cui ha narrato le umilianti condizioni dei deportati e degli internati nei lager nazisti dal 1943 al 1945; l’altro è quello dell’ufficiale brindisino Felice Maellaro.
Felice Maellaro nacque a Brindisi il 31 gennaio 1914. Richiamato durante la guerra fu mandato in forza al deposito misto truppe R.E. Egeo a Barletta col grado di Tenente del Genio. Fu catturato il giorno della resa del Comando FF.AA. di Rodi l’11 settembre 1943 e deportato in Germania il 3.2.44 e rinchiuso nel lager di Cutrin campo III C il 18.3.1944.
Il 6.8.44 fu trasferito a Sambostel dove rimase fino al 28.01.1945, giorno in cui fu trasferito al campo 83 di Wietzendorf. Non sfugge la volontà dei tedeschi di voler continuare a combattere, perché il trasferimento avvenne proprio il giorno successivo alla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. E fu qui che incontrò Tommaso Bosi, autore del libro che ha immortalato il suo compagno di prigionia in un artistico e suggestivo disegno, schizzato con inchiostro nero pochi giorni prima della fine della guerra e precisamente il 16 aprile 1945.
La “vignetta” è stata pubblicata sul libro di memorie nel 1991. Questa è la descrizione che l’autore fa del suo compagno di prigionia:
“Il Partner – si chiamava Felice ed era di Brindisi. Fu il mio “partner” per l’ultimo anno di prigionia. Era un “ercole”: un omone grande e grosso che mi sovrastava di tutta la testa. Una testa che vista da dietro sembrava di “peluche” tanto era folta di capelli ramati. Grossi baffi ed un’ampia barba che arrivava al petto, gli conferivano un aspetto fiero che incuteva rispetto a tutti, anche ai tedeschi. Forse a me sembrava ancora più grande di quanto lo fosse realmente, specialmente quando il mio peso si ridusse da 72 a 34 chili; ed ero rinsecchito e minuscolo come uno scimmiotto. Era paziente e buono; buono come è difficile immaginare, ed era forte. Le sue risorse quasi infinite gli pemettevano perfino di risparmiare piccole dosi della già minima razione che ci veniva data, che riponeva gelosamente in previsione di momenti più difficili, come i trasferimenti. In quei casi, divise con me quanto lui, da solo, aveva racimolato giorno per giorno. Era forte…e mi sembrava indistruttibile; mi ha salvato la vita almeno tre volte. Eppure, povero Felice …è morto prima di me…5 anni fa. Ex I.M.I. (Internato Militare Italiano) nr. 4432/366″
Al figlio, ingegner Vito Maellaro l’onore di scoprire il monumento, coadiuvato dalla madrina della manifestazione Giuseppina Anselmi.
Abstract dal libro di Giuseppe Teodoro Andriani, Brindisi da Capoluogo di provincia a Capitale del regno del sud pp. 271/6
Disegno di Tommaso Bosi
Monumento ai Caduti del Parco della Resistenza – Forlì (foto Wikipedia)
Monumento ai Caduti del Parco della Resistenza – Forlì (foto Wikipedia)