Teodoro Monticelli

Accadde Oggi a Brindisi
05/10/1759 – Nasceva l’insigne scienziato Teodoro Monticelli, nell’antico quartiere delle Sciabiche.

Figlio del barone Francesco Antonio e di Eleonora dei conti Sala, fu affidato fanciullo ai padri Scolopi di Brindisi che lo avviarono agli studi umanistici. Trasferitosi da giovane al Collegio dei Celestini di Lecce, compì i primi studi scientifici che rivelarono le sue sorprendenti doti d’ingegno. Maturata la vocazione al sacerdozio, si trasferì a Roma, nel collegio di S. Eusebio per gli studi di teologia, senza trascurare la filosofia e la matematica.
A 23 anni ritornò a Lecce per insegnare nel Monastero di S. Croce ma, dieci anni dopo, si trasferì a Napoli ove accedette alla cattedra di Filosofia. Lì, prese l’onorifico titolo di Abate del suo ordine.
Intanto, a Napoli, il brindisino Carlo De Marco, ministro di Stato, lo introdusse negli ambienti intellettuali dell’epoca.
Nel 1794, pervaso dalle nuove idee politiche che attraversavano l’Europa, venne arrestato con l’accusa di far parte della congiura giacobina; per questo processato e poi prosciolto, per mancanza di prove. Ma, un anno dopo, fu detenuto nuovamente per aver partecipato a riunioni segrete nella “scuola di chimica” di Carlo Lauberg, punta di diamante del giacobinismo napoletano ove venivano diffusi gli ideali della Rivoluzione francese. Dopo 3 anni di prigionia in Castel Sant’Elmo, fu condannato ad altri sette anni da passare nella Torre dell’isola di Favignana. In quegli anni scrisse “Del trattamento delle api in Favignana”, pubblicato nel 1807.
Soffocata nel sangue la rivolta, Ferdinando di Borbone, aprì le porte del carcere ai detenuti politici.
Teodoro Monticelli si stabilì, quindi, a Roma per curare i suoi studi di mineralogia, che gli meritarono di essere acclamato socio delle maggiori accademie d’Europa e d’America.
Ritornato a Napoli, ebbe da Giuseppe Bonaparte l’incarico di dirigere il Collegio Reale del Salvatore, tenendo contemporaneamente la cattedra di Etica dell’Università, di cui fu pure rettore. Fu, inoltre, segretario perpetuo della celebre Accademia delle Scienze, che conserva tutti i suoi preziosi lavori.
Il 5 ottobre 1845, compiendo l’86° anno di età, finiva la sua esistenza. Negli anni 1923/4 veniva demolita la palazzina in cui era nato, che si spingeva come uno sperone verso il mare, prima di porre mano alla costruzione della banchina, alla risvolta Montenegro.

Porto di Brindisi 1875


La misura del suo attaccamento alla terra d’origine, la rileviamo in questo suo contributo per la coltivazione delle uve e per la migliore produzione di vini di qualità.
La locale vitivinicultura, a quel che ne riferisce nel 1792 Teodoro Monticelli, non poteva in effetti considerarsi di gran qualità;

“il tenere viti basse tre palmi, e non più, produce del vino abbondante di parti terree, assai vigoroso e simile ai liquori, onde si rende indigesto, tarda a maturarsi e riesce di un sapore forte”.

Occorreva un ritorno al passato, al sistema descritto da Varrone e Plinio e tener le vigne

“alte un poco più del solito da terra ed aiutarle con pali o canne, affinchè le uve non toccassero la terra, come si usava un tempo in dette provincie nelle quali, e nominatamente in Brindisi sin dai tempi di Catone si sono tenute basse”.
“Si sbagliava ancora nella produzione stessa del vino; era uso tagliar l’uva di una gran vigna in un giorno, si getta in una gran vasca di pietra (chiamata palmento) e si pesta: ivi scoverta resta per un giorno e poi si fa scolare il mosto in altre vasche di pietra donde si cava per metterlo nelle botti. Manca così la fermentazione tanto necessaria per la delicatezza e la salubrità de’ vini e quella che si fa serve unicamente a far isvaporare la parte più spiritosa delle uve e da far inacidire le vinacce che restano esposte all’aria.”

La mancata fermentazione , che si stimava si compisse nel brindisino in 36 ore, determinava la produzione di vini che, secondo Monticelli, potevano essere la causa delle “ostruzioni” e delle “febri intermittenti così generali e feroci” nell’area di Brindisi.

Abstract: A. Del Sordo, Toponomastica brindisina pp. 37 e segg.
G. Carito, Brindisi Nuova Guida p. 173

Teodoro Monticelli presso Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”

Lungomare

Dove passa oggi la strada c’era un tempo palazzo Monticelli che si congiungeva allo stabile che si vede a sinistra dopo Pal. Montenegro.

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