Una delle principali strade di Brindisi romana, tuttora riconoscibile, è il decumano inferiore che partendo da via Carmine taglia alcune strade e costruzioni per terminare in via Casimiro.
L’importanza di via Carmine nell’antichità la deduciamo anche dal rinvenimento, proprio in questa via, di un pavimento musivo riproducente il Labirinto di Creta del II sec. d.C. Ecco come descrive G. Guarino la febbrile attività del Canonico Pasquale Camassa in seguito a quel ritrovamento:
“Il ritrovamento di un intero pavimento in mosaico, raffigurante il labirinto di Creta col famoso Minotauro affrontato da Teseo (..) lo fece disporre nel mezzo della sala e lo ritrasse in fotografia. Molte copie le inviò a stranieri e nazionali ispettori di monumenti e scavi, ai direttori di musei e ne ricevette approvazioni ed incoraggiamenti. Questo prezioso cimelio, che riusciva a confermare e a dare la precisa conformazione del mitologico labirinto, fu il principio della sua corrispondenza ed amicizia con tanti studiosi d’antichità, e di avvalorare e sviluppare con lui la conoscenza necessaria della storia dell’arte e della scienza archeologica…”.
Scoperto nel giugno del 1884, il mosaico rappresenta un labirinto a tessere nere su fondo bianco (visibile presso il Museo Ribezzo di Brindisi), corrispondente quasi per intero al rivestimento pavimentale di un vano, forse di rappresentanza, di una domus. Alla fine del XIX sec. vari mosaici di epoca romana furono individuati nel settore ovest della città interessato da intensi lavori di costruzione.
L’analisi decorativa dei mosaici mostra una particolare predilezione per il fondo bianco, i riquadri geometrici e motivi vegetali. Forma eccezione il Labirinto con la presenza figurata degli uccelli.
Nel nostro caso, attraverso un gioco di tessere nere e bianche è stata raffigurata una città con mura merlate, porte e torri sulle quali poggiano gli uccelli.
Il mosaico esibiva un emblema policromo il cui originale è andato perduto, con la scena di Teseo che abbatte il Minotauro.
Labirinto di Creta
Teseo che abbatte il Minotauro
La medievale Via Maestra che un tempo congiungeva il Porto con Porta Mesagne, era un’unica strada, la più importante del suo periodo nella città.
Poi, divenne per un tratto F. Consiglio, e, per il resto “degli Angeli” e del Carmine. Ma, anche la denominazione “degli Angeli” venne mutata in F. Fornari; mentre l’ultimo tratto verso la fine del XVII sec. prendeva il nome di via Carmine dalla chiesa e adiacente convento dei Carmelitani che, adesso non esistono più, ma, un tempo erano posti all’angolo di via Carmine con via C. Colombo, a pochi metri da Porta Mesagne.
Via Carmine vista da Porta Mesagne
Via Carmine vista da Piazza Angeli
Dunque, su questa antica via, sorgevano le più importanti costruzioni di cui oggi ben poco ci è rimasto.
Tra queste dobbiamo ricordare:
- Palazzo Cafaro dalle belle linee barocche, che, secondo la ricostruzione di G. Leanza sarebbe stato costruito alla fine del Seicento, dal dottor fisico Nicola Antonio, con lo stemma di famiglia dei Cafaro che sovrasta il sontuoso portale.
Alla sua morte il palazzo passerà alla figlia Anna sposata con Teodoro Ripa, a cui, al momento del suo decesso succederanno i figli. Da quel momento il palazzo sarà indicato correntemente come Ripa.
- Palazzo Ripa che, secondo lo storico G. Carito, era di proprietà della famiglia già dai primi anni del 1600 e, comunque anteriormente al 1650, allorchè l’immobile viene citato in un atto registrato.
Sul portale è lo stemma dei Ripa.
- Via Carmine 51, cogliamo l’occasione per far conoscere anche un altro palazzo che riteniamo possa essere di fattura Ottocentesca, quindi appartenente al periodo in cui veniva costruito il quartiere, ma di cui, purtroppo, non abbiamo notizie.
Di esso ci hanno colpito le decorazioni scultoree con “maschere grottesche”, utilizzate nei secoli scorsi per scopi apotropaici, cioè per proteggere ed allontanare il male dalla casa.
Abstract: B. SCiarra, Scavi e scoperte nell’area urbana di Brindisi; A. Marinazzo, Museo Arch. Prov. “F. Ribezzo” di Brindisi; Materiale illustrativo del Museo Ribezzo di Brindisi; G. T. Andriani: Pasquale Camassa e la “brigata”; G. Carito, Brindisi Nuova Guida; A. Del Sordo, Toponomastica Brindisina; Emeroteca Provincia di Brindisi, Brundisii Res 1980
English Translation:
Brindisi. A Treasure in Every Street. Via Carmine (7)
One of the main streets of ancient Brindisi, still recognizable today, is the lower decumanus that starts from Via Carmine, cutting through several streets and buildings before ending at Via Casimiro.
The significance of Via Carmine in antiquity is evident from the discovery of a mosaic floor depicting the Cretan Labyrinth from the 2nd century AD, right on this street. Here is how G. Guarino describes the feverish activity of Canon Pasquale Camassa following that discovery:
“The discovery of an entire mosaic floor, depicting the labyrinth of Crete with the famous Minotaur confronted by Theseus (…) had it placed in the middle of the room and photographed. Many copies were sent to foreign and national inspectors of monuments and excavations, to museum directors, and received approvals and encouragement. This precious relic, which managed to confirm and provide the precise configuration of the mythological labyrinth, was the beginning of his correspondence and friendship with many scholars of antiquity, and of developing with them the necessary knowledge of the history of art and archaeological science…”.
Discovered in June 1884, the mosaic represents a black tessellated labyrinth on a white background, almost entirely corresponding to the floor covering of a room, possibly a representation room, in a domus. At the end of the 19th century, various Roman-era mosaics were identified in the western sector of the city, which was undergoing intense construction work.
The decorative analysis of the mosaics shows a particular preference for white backgrounds, geometric patterns, and vegetal motifs. The Labyrinth, with the figurative presence of birds, stands out as an exception. In our case, a city with crenellated walls, gates, and towers on which birds perch was depicted through a play of black and white tiles.
The mosaic displayed a polychrome emblem, the original of which has been lost, depicting the scene of Theseus slaying the Minotaur.
The medieval Via Maestra, which once connected the port to Porta Mesagne, was a single road, the most important of its time in the city. Later, it became F. Consiglio for a stretch, and for the rest, “degli Angeli” and Carmine. However, the name “degli Angeli” was also changed to F. Fornari, while the last stretch toward the end of the 17th century took the name of Via Carmine from the church and adjacent convent of the Carmelites, which no longer exist but were once located at the corner of Via Carmine and Via C. Colombo, a few meters from Porta Mesagne.
Therefore, on this ancient street, the most important buildings once stood, of which very little remains today. Among these, we must mention:
Palazzo Cafaro, with its beautiful Baroque lines, which, according to the reconstruction by G. Leanza, was built at the end of the 17th century by Dr. Nicola Antonio, with the family crest of the Cafaro family above the sumptuous portal. Upon his death, the palace passed to his daughter Anna, married to Teodoro Ripa, and their children succeeded them upon their demise. From that moment, the palace came to be commonly referred to as Ripa.
Palazzo Ripa, which, according to the historian G. Carito, had been owned by the family since the early 1600s and, in any case, before 1650, when the property was mentioned in a registered document. The Ripa family crest is on the portal.
Via Carmine 51, we take this opportunity to introduce another palace that we believe may be from the 19th century, belonging to the period when the neighborhood was being built, but unfortunately, we have no information about it. What struck us about it are the sculptural decorations with “grotesque masks” used in past centuries for apotropaic purposes, that is, to protect and ward off evil from the house.