La chiesa di Santa Maria del Casale, a 2 km dal centro e costruita all’inizio del Trecento, è un monumento di grande valore artistico, dichiarato monumento nazionale nel 1875. La struttura è nota per la sua sobria eleganza e i colori tenui del paramento murario che cambiano al variar della luce. Rimasta quasi intatta sia nella struttura che negli affreschi, la chiesa ha una storia ricca di eventi e restauri. La sua fondazione è incerta, ma nel 1310 ospitò il tribunale disposto dal pontefice Clemente V per giudicare l’ordine dei Cavalieri Templari, che venne soppresso, due anni dopo, con bolle papali conseguenti alla sentenza di condanna. Successivamente, il principe di Taranto, Filippo, costruì un altare per sé stesso e per la sua famiglia e donò il casale alla Curia vescovile di Brindisi. La chiesa restò sotto la protezione dei principi di Taranto fino al XVI secolo.
Nel 1568, l’arcivescovo Giovanni Carlo Bovio affidò la chiesa ai Frati Minori Osservanti Riformati che vi costruirono accanto, il convento.
Durante il XVII secolo, il monumento fu trascurato e deturpato. Furono chiuse le splendide monofore e aggiunti numerosi altari barocchi. Infine utilizzato come lazzaretto; in occasione di una violenta epidemia di peste gli affreschi furono ricoperti di calce e dimenticati.
La Chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e usata come “caserma per truppe di passaggio”. I frati tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni, facilmente immaginabili.
Il 7 luglio 1866 fu decretata una nuova soppressione.
Nel 1866 i Padri Riformati, dopo circa tre secoli di permanenza in Brindisi, dovettero lasciare la Chiesa. Nello stesso periodo si procedette alla demolizione di parte delle sovrastrutture barocche e allo scalcinamento delle pareti, operazione che portò al ritrovamento fortuito dei meravigliosi affreschi. Da quel momento gli affreschi costituirono l’elemento portante della Chiesa che nel 1875 fu dichiarata Monumento Nazionale.
Nel 1954, il Genio Civile di Brindisi riparò i danni bellici patiti durante le due guerre mondiali e la Sovrintendenza ai Monumenti della Regione Puglia avviò ulteriori restauri fino al 1987. Nel 1988, la Fraternità “Don Grittani” prese in gestione la chiesa per promuoverla come luogo di preghiera e cultura.
La chiesa rappresenta un capolavoro dell’architettura gotico-normanna in Puglia, fondendo elementi romanici e gotici con decorazioni siculo-arabe. L’esterno è ornato con motivi geometrici in pietra bianca di Carovigno e carparo locale, mentre l’interno è illuminato da finestre ad ogiva. Il protiro a baldacchino sopra l’unico portale è un elemento distintivo, anche se oggi il portale manca delle sculture originarie.
Nel panorama pugliese dell’architettura due-trecentesca non si trovano esempi simili; evidentemente l’ignoto maestro avrà qui sperimentato modelli che aveva avuto modo di studiare altrove, forse in Sicilia o nel senese o addirittura in Turchia dove analoghi edifici sono invece piuttosto diffusi.
La chiesa presenta una pianta a croce latina ad aula unica in cui l’accentuato transetto viene sottolineato mediante due splendidi archi a sesto acuto.
“L’ampio arco che unisce il transetto alla navata riprende la bicromia dell’esterno.
L’aula ha copertura a tetto mentre nel presbiterio vi è una grande volta a crociera costolonata. L’ampio presbiterio rettangolare è preceduto da un adorno arco trionfale, che in armonia con i due laterali spezza la rigidità delle linee. Ad illuminare l’interno concorrono sei monofore ogivali.
Immagini d’epoca della chiesa e del chiostro di S. Maria del Casale
Veduta della chiesa con edifici annessivi – Fine Ottocento (Fototeca Briamo presso Biblioteca De Leo)
Colonna dell’Osanna (Fototeca Briamo presso Biblioteca De Leo)
Colonna con croce greco-bizantina già nel sagrato di un tempio greco-cristiano in contrada Osanna (via Osanna) e attualmente all’interno della chiesa di S. Maria del Casale
Cartolina del 1912 con antichi altari barocchi (G. Candilera – Parliamo di Brindisi con le cartoline)
Baraccamenti post Bellici (Fototeca Briamo presso Biblioteca De Leo)
L’antico chiostro in una foto dell’agosto 1966 – (Fototeca Briamo presso Biblioteca De Leo)
Esterno – La chiesa oggi
Il chiostro
Interno ad aula unica con transetto
Decorazione della controfacciata
Il Giudizio Universale – aut. Rinaldo da Taranto
Uscendo dall’edificio, allo scopo di non far dimenticare ai fedeli i richiami evangelici e potessero scegliere una vita di sani costumi, l’ultimo sguardo doveva cadere verso una scena che servisse loro da monito: Il Giudizio Universale.
I tre Patriarchi (part.)
Nell’ultima fascia è raffigurato il Regno dei Cieli in cui campeggiano le figure dei tre Patriarchi. Abramo trattiene nel suo manto celeste Lazzaro vestito di bianco che ha candidi gigli tra le mani. Isacco e Giacobbe, accolgono nei loro mantelli gli uomini giusti.
Porta d’ingresso al Paradiso (part.)
San Pietro tiene per mano l’anima del buon ladrone mentre si accinge a passare la porta d’ingresso al Paradiso.
L’inferno (part.)
A destra, nelle ultime due fasce è rappresentato a fosche tinte, l’Inferno. Salta agli occhi la lunga lingua di fuoco che attraversa le ultime due fasce. Nell’angolo sinistro, un grande angelo color porpora con un lungo tridente, respinge le anime malvage. Ai piedi dell’angelo vi è l’anima di un peccatore che due demoni trascinano tra le fiamme, mentre in alto, una donna, viene tirata per i capelli. La scena atroce e minacciosa, abbonda di dannati, a volte riprodotti nell’atto di perseverare nel loro peccato, come la coppia lussuriosa che giace nel letto mentre un demone infierisce su di loro. Nell’angolo destro, su un trono fatto di draghi che strappano le carni dei dannati c’è Lucifero, e nel suo grembo il più malvagio dei peccatori: Giuda.
Psycostasia (part.)
Nella Psycostasia o Pesatura delle anime è raffigurato l’Arcangelo Michele che, in perfetto abito bizantino, con l’ausilio di una bilancia d’argento (stadera), valuta quali anime debbano ascendere al Paradiso e quali subire le penitenze del diavolo.
Etimasia (part.)
Nella seconda fascia, al centro campeggia l’Etimasia ossia la “preparazione del trono” di Gesù Giudice di tutti e della storia, alla fine dei tempi. La scena risulta caratterizzata dalla croce posta tra gli strumenti del martirio: lancia, spugna, corona di spine, al di sopra di un piccolo trono. Ai lati, Adamo ed Eva pregano per le anime dei loro discendenti.
Angeli arrotolano il cielo stellato (part.)
Il mare restituisce i morti (part.)
La terra restituisce i morti (part.)
La chiesa trionfante (part.)
Nella prima fascia orizzontale, Cristo in Trono ha ai suoi lati gli Apostoli e alle spalle gli Angeli; mentre la figura del Redentore è scomparsa, cancellata dal taglio operato nel muro per ingrandire la finestra; però si possono ancora distinguere la figura della Vergine Maria a destra e S. Giovanni battista a sinistra.
Decorazione della navata
Parete Nord
Annunciazione
La tradizionale scena dell’annuncio a Maria dell’imminente concepimento del Salvatore, simbolo della riapertura del Regno di Dio all’umanità, è qui ricondotta, come altrove, ai soli due protagonisti della scena: l’Arcangelo Gabriele e la Vergine.
Giglio Angioino
Si compone l’allegoria del grandioso Giglio Angioino, di matrice araldica, in cui la fusione tra natura sacra e profana ha lo scopo di magnificare la potente casata di origini francesi. È purtroppo logorato dallo scorrere del tempo che ne ha sbiadito i colori e ha fatto sparire alcuni personaggi; visibili sono però i quattro evangelisti che, insieme ad altri santi, emergono da uno sfondo ricco di vegetazione che allude, forse, al Paradiso terrestre.
Albero della Croce (o della Vita)
Sulla parete sinistra, in un riquadro di notevoli dimensioni, è dipinto l’Albero della Croce privo, purtroppo, della parte inferiore. Fortemente deteriorata anche la parte superiore.
Maternità benedicenti
L’affresco inferiore rappresenta la consacrazione di una armata nobiliare alla Vergine prima di una valorosa spedizione, capeggiata da una figura che indossa una ricca vesta porporina che con sguardo supplicante e mani giunte prega fervidamente la Maternità.
Parete Sud
Madonne benedicenti le armate
Gesù Bambino benedice, per ordine della Madre, da sotto un’edicola gotica in cui siedono su uno scomodo sostegno. Nelle loro immediate vicinanze si intravede un soldato in ginocchio, con mani giunte, che sembra perorare la sua causa dinanzi alla divina Maternità, sostenuto da un Santo, vestito da guerriero, che potrebbe essere San Michele Arcangelo. L’affresco è fortemente deteriorato.
Cristo in maestà
Il Pantocratore è seduto su un trono — trasposizione degli scanni bizantini — all’interno dì una edicola gotica dotata di alte guglie laterali e sorretta da due deboli colonne.
Alla destra del Pantocratore vi è una Maternità venerata da ben tre devoti.
Maternità venerata da tre devoti
Decorazione del transetto
Ala Nord – Tracce di affreschi
Ala Sud
Il versante meridionale del transetto è particolarmente ricco di personaggi, tuttavia manca loro un vero e proprio nesso logico.
Nella parte centrale vi è riprodotta un’architettura cinquecentesca. Si tratta di una struttura con colonne lisce in facciata, capitelli di ordine corinzio poste su basamenti lievementi aggettanti; tra le colonne due nicchie sormontate da pannelli che dovevano contenere delle iscrizioni.
Nelle nicchie due statue: a sinistra Santa Caterina e a destra Santa Lucia.
S. Marina, S. Michele Arc., Santi Stefano e Lorenzo diaconi (da sin. a destra)
Si intravede la figura di Santa Marina, l’Arcangelo Michele vestito con ricco abito bizantino di colore azzurro che trafigge, con lunga e sottile asta, il dragone, simbolo del Male. Accanto a San Michele, i Santi Stefano e Lorenzo diaconi.
Crocifissione
Decorazione della zona presbiteriale
Santa Caterina
La Santa, insieme con gli episodi più significativi della sua vita, è posta in due zone attigue della chiesa: una al di sopra e l’altra a fianco dell’arco che separa dal presbiterio il braccio destro del transetto. ll primo affresco presenta delle evidenti lacune nella zona centrale che, tuttavia, non prevedeva al centro la figura della Santa che in effetti compare, quasi per intero, alla sinistra dell’apice dell’arco sottostante, e ciò potrebbe far presagire che al centro doveva esserci un’altra figura.
Santa Caterina – Episodi della vita della Santa
La struttura narrativa è tipicamente bizantina: la Santa campeggia, grande, al centro, e gli episodi della sua vita tutt’attorno.
Santa Caterina si presenta, ancora una volta, in abito regale di colore rosso, bordato di ermellino, molto ricco per tessuto, ricami e preziose guarnizioni che la costringono a sollevare la veste dal suolo con la mano destra, mentre con la sinistra regge la ruota dentata, simbolo del suo martirio.
Maternità, Sant’Erasmo di Capua e la Maddalena
La Madonna in trono è poco caratterizzata espressivamente mentre il Bambino, benedicente, è molto ridotto nelle dimensioni e ragguaglia la figura dell’offerente che si insinua lateralmente al trono.
S. Erasmo, dal volto bruno e barbuto, è in posa ieratica ma dipinto con colori vivaci accostati tra loro in maniera gradevole.
La Maddalena sembra una falsacopia di Santa Caterina in quanto a postura, eleganza ed impatto visivo, con lunghi capelli bruni che ricadono sul seno, tiene nella mano destra la croce astile mentre nella sinistra l’ampolla degli aromi. La sua è un’iconografia formale, tipica del XIV secolo, perche’ successivamente, e anche da artisti di fama nazionale, le vicende legate alla condotta dissoluta antecedenti alla sua conversione, crearono i presupposti per una rappresentazione di tipo sensuale.
Tutte le figure hanno caratteri di stampo bizantineggiante, che denunciano la mano di un unico artista. Comune è l’uso del colore rosso terroso.
Adorazione della Maternità
Adorazione della maternità da parte di una coppia di giovani devoti, forse gli stessi committenti dell’affresco che si fanno accompagnare da due Santi che intercedono per loro.
San Nicola di Myra
San Nicola di Myra vescovo di Bari
Decorazione dell’Arco Trionfale
Maternità
La Vergine è seduta su trono cuspidato con in braccio Gesù Bambino e, ai lati del trono, le miniature di due altri personaggi, una donna e, probabilmente, un diacono. Gesù Bambino si rivolge verso il personaggio a sinistra del trono con atto di benedizione della mano destra, mentre con la sinistra accarezza il capo del supplice che protende le mani.
Crocifissione
La Crocifissione che si sovrappone all’affresco della natività, pur nella sua frammentata conservazione, mostra una delicatezza, bellezza e semplicità compositiva che sembra essere un’opera senese. L’iconografia è classica ma la preziosità dell’esecuzione lo rende sicuramente tra gli affreschi più apprezzabili della chiesa. (..) Consuete sigle latine contrassegnano i protagonisti della scena.
In fondo al Coro
Cristo Giudice
Parete sud dell’Abside
In alto: Il miracolo delle nozze di Cana
In giù a seguire: Ciclo di S. Anna
Consegna della missione apostolica, il Cenacolo, Scena di banchetto
Consegna della missione apostolica
La scena, così come si presenta, sembrerebbe essere la consegna della missione apostolica da parte del risorto Gesù ai suoi fratelli terreni, rimasti in undici dopo l’allontanamento di Giuda. Il Messìa, posto dal pittore in basso a destra, è seduto e poggia una mano sulla spalla di Pietro futuro capo della chiesa cattolica. Tutti hanno tra le mani il rotolo sigillato, segno della missione ricevuta.
Il Cenacolo
ll momento riprodotto dal pittore è quello in cui Cristo, annunciando il tradimento, indica con la mano destra Giuda che si allunga sul tavolo per prendere un pesce. L’annunzio sembra non aver colpito ancora gli apostoli posti alla sinistra del Cristo che infatti continuano tranquillamente a pasteggiare, mentre solo tra gli apostoli alla sua destra l’inquietudine lascia a mezz’aria le mani che stringono i calici e il cibo.
l discepoli posti in alto a sinistra dell’osservatore sembrano irritati e colpiti dalle parole di Gesù, nonostante la loro bocca resti serrata in un ostinato ammutolimento.
La figura di Giuda è abbastanza insolita: imberbe, ha il volto più delicato e bello fra tutti i commensali ma si ravvisa subito nel suo sguardo una certa malizia.
Scena di banchetto
L’affresco, purtroppo, risulta mancante della parte superiore con grave danno alla sua lettura.
La tavola, centro nevralgico della scena, risulta imbandita con stoviglie, vasellame, coppe, pani, cibi vari, che il pittore si cura di restituire con dovizia di particolari. Si noti, ad esempio, il tipo di tovaglia utilizzata molto simile a quelle ancora oggi prodotte nelle manifatture salentine.
Parete Nord absidale
Frammenti diversi
Ciclo della Passione
Deposizione
Secondo quanto riferito dai quattro Evangelisti, Giuseppe d’Arimatea discepolo di Gesù, chiese a Pilato di poter prendere in custodia il corpo del Messìa e, dopo averlo deposto dalla Croce, avendolo avvolto in un lenzuolo, s’incaricò di seppellirlo.(..)
La scena si presenta come un drammatico assembramento di figure in una composizione sobria, priva di elementi aggiuntivi. I protagonisti sono disposti ad arco intorno al corpo esanime e livido di Gesù dai lunghi arti cadenti e smagriti. È l’abbraccio silenzioso della Madre il punto focale della rappresentazione, il vertice del dramma che si è ormai irrimediabilmente consumato.
Compianto sul Cristo morto
Rispetto alla scena precedente, l’inumazione del corpo di Cristo ha più i toni sentimentali della rassegnazione. L’attenzione si concentra nell’abbraccio estatico, nell’angolo sinistro della composizione, tra Madre e Figlio morto. Il corpo del Cristo rivela un buon modellato che riprende, soprattutto nel perizoma e nell’addome, fìgurazioni stilistiche bizantine. La scena si svolge, come vuole il Vangelo di Giovanni, in un luogo aperto.
Pie donne al sepolcro
Quando le Pie donne si recano al Sepolcro per ungere il corpo di Gesù, trovano il Sepolcro vuoto e sulla pietra che lo chiude scorgono un angelo luminoso che annuncia loro il miracolo della Resurrezione: si tratta di una formula indiretta per rappresentare la resurrezione di Cristo.
Abstract dal libro di Silvia Palano, Santa Maria del Casale in Brindisi, ed. Neografica Latiano Luglio 2007
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Grazie per il vostro prezioso contributo alla valorizzazione del patrimonio regionale. Vorrei condividere con voi un lavoro che ho fatto durante il covid a riguardo una iscrizione lapidea del transetto sinistro per arricchire la storia di questa bella chiesa. Magari lo troverete utile.
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