“Mena è termine dialettale e deriva da menare, buttare. Nel caso specifico aveva significato di collettore di acque piovane e di rifiuto che in esso dalle due colline della città, si convogliavano. Le quali acque in parte andavano a finire nel mare e parte impantanavano il sito. ” (1) I burocrati, credendo a un errore ortografico dei loro predecessori, trasformarono la parola in…Amena intitolando così una piccola strada che sbocca nel corso.
“La strada, come si potrà immaginare era tutt’altro che amena, con il lezzo delle acque che impantanavano! La strada della Mena divideva quasi in due Brindisi e, in origine, come ci attesta Strabone, era un seno di mare che s’internava nella città fino alla piazza di basso…” (1) Alla fine del ‘700, dopo i lavori di bonifica fatti dall’ing. Pollio, la Mena fu detta Strada Carolina, in onore della Regina, moglie di Ferdinando IV, che ne ordinò i lavori.
Furono formati dei canali sotterranei che per un declivio artificioso ricevessero le acque della città e le portassero a mare. “In occasione della visita fatta alle opere del porto dai reali borbonici fu eretto in fondo della nuova gran piazza che si è formata tra le ultime case della città e il porto, un obelisco” (1). Successivamente l’obelisco venne demolito.
Nostro intervento facebook del 12/12/2020
La Mena.
All’impaludamento del porto nel XVIII sec. oltre ai canali Patri e Cillarese, certamente contribuì anche la Mena, terzo canale che divideva in due la penisola su cui sorge l’antica Brindisi, a causa delle mancate opere di regimentazione e deflusso dell’acqua piovana e del cattivo uso di gettare i rifiuti dentro.
Alla fine del ‘700, dopo i lavori di bonifica fatti dall’ing. Pollio, la Mena fu detta Strada Carolina in onore della Regina, moglie di Ferdinando IV, che ne ordinò i lavori. Il giorno 7 giugno 1882, all’indomani dell’unità d’Italia, la via venne intitolata a Giuseppe Garibaldi diventando la strada principale della Brindisi moderna.
N. Vacca attribuisce ai burocrati dal ’60 in poi, la responsabilità di aver trasformato il nome, nel tentativo di ingentilirlo, da Mena (menare in dialetto equivale a buttare, quindi la Mena era il luogo dove si buttavano i rifiuti delle due colline della città) in Amena.
Ma nulla sappiamo del perchè fu dato il nome di Amena proprio a quel tratto viario. Ci sovviene in questo la Alaggio che ( Brindisi Medievale p. 144), ci informa: “Dalla documentazione di XII sec. la foce della Mena risulta essere, come nell’antichità, un porto-canale, e il tratto finale del suo corso spostato più verso nord-est rispetto all’assetto registrato nei rilievi topografici settecenteschi, doveva quasi lambire la curva di livello su cui insiste l’attuale via F. Consiglio. Una pergamena del 1194 segnala infatti la presenza di un approdo sulla riva sinistra della sua foce, definito portus Sancti Iacobi per la vicinanza all’omonima fondazione ecclesiastica, originariamente collocata alle spalle dell’attuale Piazza V. Emanuele (giardinetti ndr)(..)
La chiesa di S. Giacomo insisteva sullo stesso sito dove fu fondato il convento di S. Francesco di Paola, presso gli edifici della capitaneria di porto. Per l’ubicazione dell’edificio religioso nel XVII sec. è utile la veduta della città, erroneamente attribuita a Taranto, realizzata dal Mortier (in Blaeu, Nouveau Theatre d’Italie) nella quale la chiesa di S. Giacomo è individuata al n. 5 della legenda”.
Nelle foto:
1 – Brindisi. Palazzi Mazari e Zaccaria, Corso Garibaldi angolo Vico Amena. Cantiere di lavoro dopo la demolizione. Foto del 1963. (Fototeca F. Briamo – presso Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”)
2 – Via Amena oggi, con vista sul Caffè Ausonia da via Monte angolo Corso Garibaldi
3 – Via Amena vista da via F. Consiglio
Bibliografia: N. Vacca, Brindisi Ignorata, R. Alaggio Brindisi Medievale; A. Del Sordo, Toponomastica Brindisina; D. Caiulo, Storia e progetto della riqualificazione urbana
Potreste fornire un riferimento preciso su quello che riportate attestato da Strabone sulla Mena? Vi ringrazio.
La ringrazio per la segnalazione, perchè per mera svista era stata omessa la bibliografia. Ho rimediato subito. In ogni caso, la citazione è di N. Vacca in “Brindisi ignorata” p. 128, un testo che – secondo me – ogni famiglia brindisina dovrebbe avere nella sua casa. Saluti.
La ringrazio per la sua cortese risposta e seguirò il suo consiglio d’acquistare quanto prima il libro sulla nostra bella città. Tuttavia, non possedendolo, non riesco a vedere a quale passo di Strabone il Vacca si riferisca. Potrebbe fornirmelo? Ho infatti i libri V e VI di Strabone, “Geografia d’Italia” , ma il passo sulla “Mena” non riesco proprio a trovarlo. La ringrazio e La saluto cordialmente.
Vacca alla fine della citazione riporta D.M. 66, intendendo per D.M. le Memorie Historiche della città di Brindisi scritte da frate Andrea Della Monica, Maestro Carmelitano della stessa città, Lecce presso Pietro Micheli, 1674.In 8° pp. innumerate 48 + 716 di testo + 84 innumerate di catalogo e indice. La pagina dovrebbe essere la 66.
Purtroppo non possiedo il libro del Della Monica per andare a vedere personalmente, però lo stesso Vacca dice che dovrebbe essere disponibile presso la Biblioteca Arcivescovile A. De Leo.
Sa che temo che sia un’invenzione? A pagina 66 del testo di Della Monica si parla della Mena ma non c’è alcun richiamo a Strabone. Comunque farò ulteriori ricerche e mi permetterò di dirle cosa ne penso. La ringrazio.